martedì 30 dicembre 2008

PADRE ALDO CI SCRIVE

PADRE ALDO TRENTO MAIL 28 DICEMBRE 2008
Carissimi amici,

oggi è la festa della Sacra Famiglia, e per noi della parrocchia è il giorno nel quale durante la Santa Messa dei bambini, alle 8 della mattina, benediciamo le scope (vedi foto) e le consegnamo ad ogni bambino. Il motivo è educativo.

Non dimenticate le tre regole fondamentali del cammino educativo che ha portato questo non-popolo a essere popolo, comunitá viva. Tre regole che nascono dalla coscienza di “Io sono Tu che mi fai” e che “la realtá è grande amica dell’Uomo” come ci ricorda ogni giorno Carron.



1) Calli nelle ginocchia: l’Uomo è supplica, preghiera.

2) Calli nelle mani: il nesso fra la realtá e il Destino si chiama lavoro. E la scopa è il primo strumento perché la casa, la memoria del Signore, possa essere pulita e bella. Mia madre è stata la prima a regalarmi una scopa. E così, fin da piccino, la scopa è diventata per me lo strumento principale di relazione con la realtà quotidiana. Per questo è uno strumento che tanto apprezzo e stimo, fino al punto di riservarle un posto tutto suo nella mia casa. Per di più non posso dimenticare che san Martin de Porres, il Santo Peruviano, si è santificato usando la scopa e per questo è rappresentato sempre stringendone una tra le mani. E per i miei bambini è un onore ricevere la scopa benedetta. In fondo è una piccola applicazione del “rischio educativo”.

Tutto si gioca nei minimi dettagli...però se uno non vive drammaticamente le 24 ore del giorno rimane un elefante o un intellettualoide. E certamente non educa.

3) Calli nel cervello: il valore dello studio, che permette di contemplare le leggi del cosmo e la bellezza della realtà. Guardate la facciata della nuova clinica (vedi foto): è una replica tutta in pietra di una chiesa delle Riduzioni Gesuitiche. Mancano ancora due piani e molti dettagli. Nella pietra vedete raffigurati i motivi floreali dell’Eucarestia: l’uva e il “flor de Mburucuya” o passionaria, fiore sacro per il popolo Guaranì. Ancora: gli angeli cantori che adorano il bimbo Gesù in braccio alla Vergine. Questo lungo bassorilievo è uguale a quello che si trova nella grande e bella chiesa di Trinidad, una riduzione in cui ha lavorato il grande architetto gesuita milanese Primoli. Dalla lettura dei bassorilievi, adesso visibilissimi nella clinica, si è potuto capire quali strumenti musicali si usavano nelle riduzioni.

Ebbene i miei bambini, i miei vecchi e i miei ammalati, vivono oggi in un ambiente culturale che ricorda l’Europa Medievale (la scuola e la pizzeria sono le due parti di un edificio che ricorda un castello della Lorena) e le riduzioni gesuitiche (la clinica). Una sintesi fra il vecchio mondo della fede e quello nuovo creato dalla fede. Come dire che questa piccolissima cittá dell’amore educa anche con le pareti, con le pietre e con i mattoni.

Ma il cuore di tutto è solo ed esclusivamente la Divina Provvidenza che “move il sol e l’altre stelle”. Non ho in assoluto altro principio economico, me lo hanno insegnato mia madre e mio padre.

Provvidenza che si muove in particolare con il prendere sul serio quanto Carron ci ripete continuamente. Che bello il suo articolo! Il Natale e la Speranza. L’ho letto in tutte le Messe di questi giorni, me lo sono tradotto, ho fatto migliaia di copie e l’ho distribuito dovunque. Uscirà come editoriale sulle pagine settimanali che abbiamo all’interno del quotidiano nazionale “Ultima Hora”. Mi ha commosso, mi commuove, perchè Carron in maniera bellissima descrive la mia storia, descrive l’elezione che Dio ha fatto e fa di me, l’opera che la Divina Provvidenza mediante questo asino sta realizzando. Sì, perchè come dice il vice presidente della Repubblica del Paraguay: “In quest’opera si vede l’inizio del Paraguay a cui tutti aspiriamo. Non posso cambiare il paese con un decreto, ma si vede quello che puó cambiare la Provvidenza Divina...”

Per questo sono riconoscente a Carron, perchè mi fa rivivere quella compagnia di Giussani che non mi ha dato consigli, non ha inviato controllori o esperti per vedere ció che facevo o non facevo...mi ha fatto solo e sempre compagnia. Come Julian oggi, richiamandoci continuamente al cuore di tutto: l’obbedienza al proprio cuore, alla propria umanitá.

Che commozione ricevere questo breve scritto della sorella di don Giussani alla Vigilia di Natale:

“Voglio inviare il mio augurio natalizio all’amico che ha voluto tanto bene al mio amatissimo fratello e che ho conosciuto a Rimini. Mi ricordo nella preghiera perchè il Signore benedica la tua missione sempre sotto lo sguardo sorridente del Gius!. Livia”

Non me l’aspettavo, mi sono scese le lacrime. Ecco in queste parole c’è tutto...in quel “sotto lo sguardo sorridente del Gius” c’è il miracolo della mia vita. E oggi quel sorriso è quanto Carron ci indica, ci sottolinea, non lasciandoci mai tranquilli. In questi ultimi giorni dell’anno ringrazio Dio per questi due grandi amici e padri, assieme ad alcuni altri (non importa quanti) amici che mi sono di consolazione, di compagnia e che mi indicano con chiara voce come l’apostolo Giovanni quella notte sul lago: “È il Signore!”.

Auguro alla schiera di amici che mi scrivono i loro drammi, le loro grandi e piccole sofferenze, che la mia insignificante persona possa essere, assieme a questo popolo che Dio mi ha donato, motivo di conforto e di certezza. Aiutiamoci a ripetere all’infinito: “Io sono Tu che mi fai.”



Buon Anno Nuovo



Padre Aldo


1 commento:

factum ha detto...

Buon Anno a tutti Voi!