lunedì 31 maggio 2010

SCUOLA PER OPERE DI CARITA'

.......Nella Vita di san Benedetto scritta da san Gregorio Magno, si dice che san Benedetto,
desideroso di piacere solo a Dio, nei primi anni della sua vocazione si ritirò in una grotta sui monti di Subiaco e lì vi rimase tre anni, fino a quando il suo nascondiglio fu scoperto da alcuni pastori.
Questi, vedendolo così malandato nelle vesti e nell’aspetto, lo scambiarono prima per una bestia,ma quando lo udirono parlare si scoprirono loro bestiali nel cuore. Così cominciarono a frequentarlo e a portargli i loro figli, affinché li istruisse secondo la sua sapienza. Segno, questo,che quei tre anni che Benedetto passò in solitudine, non li passò senza fare niente, annoiato, non li passò per fuggire le problematiche sociali, ma per vivere più profondamente la responsabilità
personale di fronte al mistero di Cristo, per tutti gli uomini. Questo l’ha fatto aderire potentemente alla realtà, tanto è vero che san Benedetto non ha letto questo suo essere stato scoperto con la preoccupazione di proteggere un passato, ma come l’inizio di una risposta nuova davanti al Mistero presente. Che libertà!.....



10 aprile 2010 Stefano Giorgi
Come dicevamo nell’invito per la Scuola Opere di Carità di quest’anno il nostro obiettivo,con la realizzazione di una scuola, è quello di «introdurre [chiunque ne avverta il bisogno] al metodo di lavoro che caratterizza le opere di carità: metodo incentrato sulla condivisione del bisogno e sulla costruzione di luoghi di reale accoglienza».Dallo scorso anno, raccogliendo la sfida che ci fece don Carrón nell’assemblea conclusiva dell’edizione che aveva come titolo “La carità alla radice della risposta ai bisogni”, la modalità con cui procede la nostra Scuola è quella di lezioni che affrontino un tema cruciale per la vita delle opere a partire dal racconto di un’esperienza viva in atto.

COMPLEANNO LORENA 80 ANNI


AUGURI CARA LORENA BUON COMPLEANNO!LA FESTA E' STATA BELLISSIMA
OLTRE CHE COMMOVENTE.
RINGRAZIO TUO MARITO DI AVERCI CHIAMATO PER LA FESTA A SORPRESA.

domenica 30 maggio 2010

DAL PAPA :APPELLO PER LA FAMIGLIA

.....La preoccupazione del Papa è dunque prima di tutto per l'attuale «contesto culturale» che anche in Italia «mette spesso in dubbio la dignità della persona, la bontà della vita, il significato stesso della verità e del bene». Ma la Chiesa Italiana non deve scoraggiarsi, raccomanda il Pontefice, nemmeno davanti all'emergere degli scandali causati dalla pedofilia.......


Dal Papa appello per famiglia, scuola e occupazione Sostenere scuola, famiglia e parrocchie. Fare quanto possibile per salvaguardare l'occupazione ma anche promuovere un rinnovamento nella comunità ecclesiale dopo la profonda ferita causata dalla scandalo dei preti pedofili. Papa Benedetto XVI segnala le priorità per l'Italia nel suo discorso ai vescovi riuniti in Vaticano per la 61/a assemblea generale della Cei.

GIOVANNI


Giovanni ha fatto un controllo lunedi' e hanno trovato la pressione dell'occhio destro buona si sta alzando un po' quella dell'occhio sinistro ma speriamo che con il dosaggio superiore delle gocce rientri anche quella.
La buona notizia e' che non deve fare per il momento l'intervento e che fino a settembre possiamo lasciarlo in pace.
Chiedo a tutti i lettori di pregare per lui ,sono convinta che don Gnocchi stia lavorando sodo per aiutarlo.

PERCHE' C'E' QUALCOSA ANZICHE' NIENTE?

....Secondo la prospettiva della fede cattolica, c’è nell’editoriale un’osservazione che suggerisce la strada da seguire, anche se il redattore non se ne è reso conto. È il commento che la domanda di Heidegger è la domanda di un bambino. Infatti, è soltanto attraverso la semplicità e lo stupore di un bambino che possiamo sperimentare quell‘ordine centrale chiamato dall’Evangelista Giovanni il “Logos”, che è poi diventato un bambino umano.......




Lorenzo Albacete mercoledì 26 maggio 2010

In quale quotidiano dell’establishment americano vi aspettereste di trovare un editoriale ufficiale (quindi non firmato) intitolato “L’Essere di Essere”? Francamente non me ne viene in mente nemmeno uno, e sono rimasto quindi molto sorpreso nel trovare un editoriale di questo genere sul The New York Times pochi giorni fa (il 21 maggio).

APPUNTI SCUOLA DI COMUNITA DON CARRON 26 MAGGIO 2010

.....«Se non vi è un cambiamento nel modo di percepire, di giudicare la realtà, vuol dire che la radice dell’io non è stata investita da alcuna novità, che l’avvenimento cristiano è rimasto esterno all’io». La settimana scorsa c’è stato un incontro con padre Aldo; quando ha raccontato un dramma che ha vissuto, io
ho sentito questa cosa come analoga a quello che stavo vivendo io: avevo lo scandalo di questa mancanza del gusto del vivere; pur essendo del Movimento, circondato dalla grazia di un sacco di gente che mi vuole bene, non riuscivo né a perdonare a me stesso questo scandalo né a confessarlo apertamente, fino in fondo, anche agli amici più cari. A un certo punto, padre Aldo ha detto: «Io sono cambiato quando dopo tanti anni in cui chiedevo perfino di morire ho incominciato a guardare me stesso non come mi guardavo io, ma come mi guarda Dio». Io avevo già sentito altre volte padre Aldo, anche quest’anno, però uscivo sempre dagli incontri dicendo: «Lui è un santo, io
no»; invece questa volta sono uscito e mi sono detto: «Se è possibile a lui, perché non a me?». Di fatto, lui aveva realmente toccato la radice del mio essere e io ho fatto l’esperienza di sentirmi liberato perché lui in pratica mi ha ribaltato, però non ha distrutto me, ma il mio moralismo e lo scandalo che avevo per il mio peccato, tanto è vero che la prima cosa, il giorno dopo, è stata, alzandomi, dire a mia moglie: «Il rapporto tra te e me deve ricominciare imparando a guardarci
come ci guarda Dio».

Mi sembra che tutti abbiate capito la portata di quello che dice. Questo è un esempio – e lo ringrazio

– di che cosa vuol dire, che significato ha la parola lavoro di cui parliamo tante volte; perché noi possiamo essere qua per anni, come lui, in una appartenenza cordiale – nessuna obiezione –, ma senza prendere in mano neanche come ipotesi ciò che ci offriamo ogni volta: guardarci come ci guarda Dio. E per questo, tante volte, ci lamentiamo che non cambia la radice dell’io, non cambia niente; stiamo lì aspettando che capiti qualcosa (ciascuno può immaginarla secondo la propria
sensibilità: sentimentale, più o meno impattante). Invece qui mi colpisce il riconoscere che quello che a lui ha fatto veramente compagnia è stato questo giudizio di padre Aldo; non è che abbia parlato personalmente con lui o l’abbia abbracciato: semplicemente, sentendo raccontare quello che aveva cambiato padre Aldo, anche lui ha incominciato a guardare sé come lo guardava Dio, ha
preso in mano l’ipotesi che ci diciamo qua in continuazione: quel “prima” che è entrato nella storia con l’avvenimento cristiano. E questo è decisivo. Perché? Perché noi tante volte siamo colpiti dalle persone – questo è un passaggio decisivo! –, vediamo testimoni; ma la differenza è che lui in questa
occasione ha percepito la strada da fare, la strada! Tante volte che cosa diciamo? Quello che diceva lui: «Padre Aldo è un enorme testimone, grandissimo testimone, lui è santo e io sono uno stupido; sto davanti a una personalità eccezionale, lui è grandissimo, io sono un niente». E dopo aver sentito il contraccolpo di questa sua grandezza io vado a casa con il mio niente, senza che possa neanche immaginare, avere una briciola, un lumicino di che strada fare per raggiungerlo: lui rimane un
gigante e io rimango un nano. Invece quel che mi ha colpito subito del Movimento è stato proprio questo: io avevo già incontrato personalità grandi, ma loro erano giganti e io un nano, e non sapevo come raggiungerli, mentre don Giussani a noi dà una strada. Il cristianesimo propone una strada: incomincia a guardarti come ti guarda Dio. Appena l’ho percepito mi sono sentito libero. Ma uno può stare qua per anni arrivando tutti i mercoledì devotamente – per carità –, come uno può andare
a Roma sul tapis roulant perché lo fa il Movimento, perché andiamo tutti, senza neanche fare un percorso, senza neanche lasciarsi sfidare dalla ragione, e questo non lascia entrare nessuna novità. Questo è decisivo perché, come abbiamo detto agli Esercizi, questo contenuto diventa mio solo attraverso la mia libertà, quando io incomincio a prendere in mano quell’ipotesi, quella proposta che mi viene fatta sentendo uno come padre Aldo: incominciare a guardarmi come mi guarda Dio. E
subito percepisco quel cambiamento che non sapevo come sarebbe potuto arrivare. Questa è la sfida che abbiamo davanti, perché altrimenti è come se l’avvenimento cristiano non toccasse, come citava lui, la radice dell’io; possiamo partecipare a tante cose, qualche volta ci colpiscono anche emotivamente, ma non toccano la radice dell’io. Questa volta in lui è stata toccata la radice dell’io perché ha imboccato la strada, perché ha colto che la questione non era l’imponenza della personalità del testimone, ma che uno gli faceva intravedere la strada da percorrere; senza questo non penetriamo la crosta e possiamo partecipare a tante cose, ma poi andiamo a casa guardandoci come prima; e uno, a un certo momento, si stufa. Che cosa ci dice questo? È bastato un minuto di sequela per vedere l’effetto. Chi – qualsiasi sia la situazione, qualsiasi sia la difficoltà che attraversa, qualsiasi sia la circostanza brutta in cui si trova, lo stato psicologico in cui si trova,quando è giù, giù, giù –, chi di quanti siamo qua presenti o di quelli che ci ascoltano, chi può dire
che non resta un briciolo di libertà per incominciare a guardarsi come Dio ci guarda? Basta dare spazio – dicevamo agli Esercizi – a questo sguardo; non occorrono particolari doti, circostanze, energie, è semplicemente questa decisione della libertà di lasciarsi guardare così. Questo è il lavoro. È complicato? Lo fanno perfino i bambini: lasciarsi guardare dalla mamma, lasciar entrare quello
sguardo quando sono tutti chiusi su se stessi......



Milano, 26 maggio 2010
Testo di riferimento: «Può un uomo nascere di nuovo quando è vecchio?», Esercizi della Fraternità
di Comunione e Liberazione (Rimini 2010), Società Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo, Milano
2010.
• Canto “Al mattino”
• Canto “Give Me Jesus”
Io voglio raccontare un fatto che mi è accaduto. Faccio questa premessa: gli ultimi anni li ho

BENEDETTO XVI UDIENZA GENERALE

....Generalmente, si dice che il significato della parola gerarchia sarebbe “sacro dominio”, ma il vero significato non è questo, è “sacra origine”, cioè: questa autorità non viene dall’uomo stesso, ma ha origine nel sacro, nel Sacramento; sottomette quindi la persona alla vocazione, al mistero di Cristo; fa del singolo un servitore di Cristo e solo in quanto servo di Cristo questi può governare, guidare per Cristo e con Cristo. Perciò chi entra nel sacro Ordine del Sacramento, la “gerarchia”, non è un autocrate, ma entra in un legame nuovo di obbedienza a Cristo: è legato a Lui in comunione con gli altri membri del sacro Ordine, del Sacerdozio......




Piazza San Pietro
Mercoledì, 26 maggio 2010
Munus regendi
Cari fratelli e sorelle,
L’Anno Sacerdotale volge al termine; perciò avevo cominciato nelle ultime catechesi a parlare sui compiti essenziali del sacerdote, cioè: insegnare, santificare e governare. Ho già tenuto due catechesi, una sul ministero della santificazione, i Sacramenti soprattutto, e una su quello dell’insegnamento. Quindi, mi rimane oggi di parlare sulla missione del sacerdote di governare, di guidare, con l’autorità di Cristo, non con la propria, la porzione del Popolo che Dio gli ha affidato

UDIENZA ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA (C.E.I.)

.....Chiamato per grazia ad essere Pastore della Chiesa universale e della splendida Città di Roma, porto costantemente con me le vostre preoccupazioni e le vostre attese, che nei giorni scorsi ho deposto – con quelle dell’intera umanità – ai piedi della Madonna di Fatima. A Lei va la nostra preghiera: "Vergine Madre di Dio e nostra Madre carissima, la tua presenza faccia rifiorire il deserto delle nostre solitudini e brillare il sole sulle nostre oscurità, faccia tornare la calma dopo la tempesta, affinché ogni uomo veda la salvezza del Signore, che ha il nome e il volto di Gesù, riflesso nei nostri cuori, per sempre uniti al tuo! Così sia!" (Fatima, 12 maggio 2010). Di cuore vi ringrazio e vi benedico......

DISCORSO DEL SANTO PADRE
Venerati e cari Fratelli,
nel Vangelo proclamato domenica scorsa, Solennità di Pentecoste, Gesù ci ha promesso: "Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Gv 14, 26). Lo Spirito Santo guida la Chiesa nel mondo e nella storia. Grazie a questo dono del Risorto, il Signore resta presente nello scorrere degli eventi; è nello Spirito che possiamo riconoscere in Cristo il senso delle vicende umane.

GUARDA COSA FA DIO CON I DEPRESSI

.....In quel luminoso istante si aprirono gli occhi della mia anima e mi resi conto che il mio ragazzo malato, e anche quello precedente, erano Gesù. Che Gesù non mi aveva mai abbandonato, non mi aveva mai lasciato sola. Che Lui si era fatto infermo per farsi incontrare e saziare la mia sete. Sentivo l’irrefrenabile urgenza di recuperare quell’idea che avevo avuto a 13 anni e di cominciare a vivere fino in fondo quella poesia scritta in così tenera età: “Signore, che sarebbe la mia vita senza di te?”. Divisa tra due amori, quello per il mio ragazzo e Cristo, mi vidi avvolta in un momento terribilmente combattuto: ero innamorata di un uomo, ma più innamorata di Cristo. Però Cristo vinse e, facendomi innamorare ancora di più, mi liberò, col suo Spirito mi rese forte e mi spinse a fare i primi passi, di vittoria in vittoria. Solo Lui poteva colmarmi, solo Lui poteva rendermi pienamente felice.......

Il male di vivere dei due fidanzati. Poi il suo. Come un incontro ha ricomposto le tessere di una vocazione perduta

di Sonia Marìa de la Cruz

Tempi 18 maggio 2010

Questa è la storia di un’anima che, sedotta da Dio, si lasciò sedurre e che, pur sentendosi immensamente piccola, fu avvicinata dal suo amore e davanti a tale fascino si arrese alle sue braccia, per essere tutta e solamente sua, e vivere unicamente in Lui e per Lui. Questa storia d’amore passa tra mari di sangue, fiumi di dolore e ghirlande di sofferenza. Dio ha scelto un sentiero molto stretto per attrarmi al suo cuore.

PADRE ALDO

Noi poveri preti, la carne di Gesù in Paraguay

di Aldo Trento

Da tempo desidero approfittare dello spazio che mi regala Tempi per parlare dei miei fratelli sacerdoti che formano la comunità della Fraternità sacerdotale “San Carlo Borromeo” in Paraguay. In particolare mi sembra una necessità, dato il momento che noi sacerdoti stiamo vivendo nel mondo d’oggi, nel quale esiste una campagna il cui fine è l’inutile tentativo di distruggere la Chiesa, Corpo di Cristo. Noi quattro che formiamo questa comunità stiamo soffrendo molto; essa si pone come punto di riferimento non solo per la parrocchia ma per tutto il Paraguay e anche per molte persone di tutto il mondo. Teniamo gli occhi fissi sull’esperienza che viviamo, perché gli attacchi quotidiani al Santo Padre e alla Chiesa ci colpiscono terribilmente. Noi viviamo giorno per giorno in contatto con la morte e tutto ciò che la precede: malati terminali di cancro e Aids (fra i quali prostitute, omosessuali, travestiti, pedofili), anziani abbandonati, medicanti, bambini violentati, bambini poveri, bambine incinte a causa di stupri, eccetera.


domenica 23 maggio 2010

CI VORREBBE ANCHE OGGI UN SAN BENEDETTO CONTRO LA NOSTRA SOLITUDINE


.....La pretesa di rendere l’uomo artefice del proprio destino, padrone di sé e del mondo, ha finito per distruggere la società. Lo spiega bene MacIntyre: «L’Io specificamente moderno, nell’acquistare la sovranità nel suo proprio reame, ha perduto i confini tradizionali che gli erano stati forniti da un’identità sociale e da una visione della vita come processo orientato verso un fine prestabilito». L’individuo sprofonda in una drammatica dimensione di solitudine e tenta disperatamente di trovare in se stesso una dimensione trascendente. La tentazione di sostituirsi a Dio, del resto, è antica quanto l’uomo......


.......La visione dell’individuo artefice del proprio destino, in realtà, lascia senza adeguata risposta i quesiti più profondi dell’animo umano. Infatti, è soltanto attraverso l’apertura al mistero di Dio, puro Amore, che può colmarsi la sete di verità e di felicità del cuore dell’uomo. E solo la prospettiva dell’eternità riesce a conferire valore autentico alla realtà, alla Storia e soprattutto al mistero della fragilità umana, della sofferenza e della morte. Senza questa prospettiva l’uomo è destinato a smarrirsi.......

di Gianfranco Amato
Tratto da Il Sussidiario.net il 17 maggio 2010

Una recente indagine IARD-SWG spiega, in termini numerici, quanto la bioetica funga da spartiacque tra credenti e non credenti.


venerdì 21 maggio 2010

E' PIU' GRANDE ODIARE O AMARE L'INFINITO?

DA TEMPI 19 Maggio 2010
di Aldo Trento
Caro don Aldo, come ti avevo accennato mi sono laureata in infermieristica. Dal mese scorso lavoro in un ospedale pediatrico. Sono in Medicina generale e vedo tanti bambini con le malattie più svariate. Anche i bambini dell’Oncologia vengono appoggiati da noi e a volte è difficile mantenere la faccia rilassata, far finta che tutto scivoli giù quando invece vorrei gridare forte: Cristo dove sei? Quando la morfina non riesce a far niente per impedire il dolore dei bambini, quando sono davvero deformati, quando sai che non riusciranno a vivere più di trent’anni con la fibrosi cistica, mi scoppia il cuore. Cristo dove sei? Io odio Dio, perché penso che mi voglia fregare. Uno che ti ama non dovrebbe comportarsi così. Un amico, una mamma non lo farebbe. Perché Dio sì, don Aldo, perché? A volte sono così giù che non vedo prospettive nel mio futuro, vedo solo buio. Forse mi sta mancando la fede o non so. Non ce la faccio ad amarlo da quando mi ha fatto soffrire così tanto un anno fa, ancora porto i segni della storia che ha visto il mio fidanzato scegliere di farsi monaco. Io odio Dio per questo, perché mi ha portato via una persona che amavo. Tutti trovano la propria strada e io no. Sono infelice, arrabbiata, mi sento scoppiare, e forse non riesco ad accettare il dolore degli altri, farmi carico del loro dolore, perché non riesco a farlo con il mio. Perché non trovo pace? Perché preferirei morire piuttosto che continuare a vivere così? Non trovo la strada. Aiutami don Aldo, perché penso che sei l’unico che mi possa aiutare adesso.
Lettera firmata

Cara amica, stavo meditando su alcuni salmi quando la segretaria mi ha portato la tua lettera, così apparentemente piena di odio verso il Signore, ma di fatto una supplica, come quella dell’Innominato dei Promessi sposi che diceva: «Dio, se ci sei, rivelati a me».

LA NOSTRA CLAUSURA E' LA VOSTRA LIBERTA'


....Non è un’opera nostra o una nostra scelta l’essere in clausura. Si viene perché ci si sente chiamate da un Altro che, a volte, chiamandoci, ci scombina la vita. Si viene perché s’intuisce la profonda e pura bellezza che si cela dietro le grate del monastero. Si viene perché si subisce un fascino, come quando ci si innamora. E poi si varca la soglia, si passa dall’altra parte della grata, e si scopre un quotidiano terra terra, che non ha nulla di mistico, che è molto concreto, che a tratti può apparire meschino......


.....Stare in clausura significa andare al cuore dell’esperienza cristiana, ridotta all’essenziale: l’esperienza della salvezza donataci da Dio – esperienza che ha nome conversione, mendicanza e rendimento di grazie – e l’esperienza della fraternità che attorno a Lui nasce – rimanete nel mio amore. Non c’è altro, non c’è davvero altro, perché questo basta, perché Dio solo basta.....


...Non si viene in clausura a cercare un luogo quieto, appagante, a cercare il proprio benessere spirituale. No. Si viene e si rimane perché bisognose di salvezza, di senso per la propria vita, di amore, di perdono. E più si conosce la propria povertà e il dono della salvezza del Signore, più si desidera che questo dono raggiunga ogni uomo, ogni fratello in umanità. Stare in clausura non ci allontana dai problemi che affliggono il mondo, anzi, ce li fa percepire come nostri, come una responsabilità. Guardare con gli occhi della fede, a partire dalla propria debolezza, il dolore che c’è nel mondo ci fa intuire il nesso tra questo e il mistero della Croce di Cristo e ci introduce in una dimensione di offerta, di domanda, di intercessione che ci rende capaci, nostro malgrado, di abbracciare il mondo, che fisicamente è fuori di qui, ma che pulsa dentro di noi e che vive nel cuore di Cristo......
Vivere in un quotidiano spoglio e senza svaghi con addosso gli scandali della Chiesa e degli uomini. Vivere la maternità «nel modo che Dio vuole da noi». Scrivono le trappiste di Vitorchiano
TEMPI 11 Maggio 2010
di Le suore di Vitorchiano
Silenzio, lavoro umile e manuale, preghiera liturgica e personale, canto corale, studio della Parola di Dio, vita fraterna molto stretta, questi i tratti fondamentali della nostra vita di monache di clausura. Niente di eclatante.

mercoledì 19 maggio 2010

DA FATIMA A ROMA LA "RIVOLUZIONE" DI BENEDETTO CHE CAMBIA IL VOLTO DELLA CHIESA

....Il Papa non si è messo a denunciare il complotto. Anzi: Benedetto XVI è convinto che gli attacchi della stampa siano stati quasi una via usata da Dio per purificare il suo popolo. Ha cercato e sta cercando di far capire che la Chiesa non è un partito che ha bisogno di aver ragione, un’associazione umana che tiene innanzitutto a provare la bontà dei suoi membri. Quella del Papa è un’umiltà che difficilmente qualcun altro, dopo un secolo di orrori umani e politici, si può permettere come lui....















....Questo Papa, proprio come Giovanni Paolo II, ha potuto chiedere perdono perché ha fede. Lo ha fatto capire nello scandalo pedofilia. La Chiesa non è una cosca mafiosa che ha bisogno di omertà: bisogna dire la verità sempre, anche quando è scomoda, imbarazzante o addirittura umiliante. Anche se ci fosse stato un solo caso di pedofilia, Benedetto XVI avrebbe pianto con le vittime e avrebbe confessato la verità.....


....La sfida si gioca non fuori, ma dentro il mondo cattolico. La condotta di certi vescovi su vicende di pedofilia negli anni passati, in cui hanno agito con buona intenzione ma decidendo di lavare i panni sporchi in famiglia, il Papa l’ha stigmatizzata. Non soltanto perché non è giusto nei confronti delle vittime, ma anche perché denota una concezione della Chiesa che manca di fede: sembra che la Chiesa per stare in piedi abbia bisogno della nostra menzogna. Ma Dio - ci fa capire il Papa - è più grande del cumulo di peccati che noi portiamo dentro la Chiesa. Dio non ha bisogno delle nostre menzogne, ma del nostro attaccamento alla verità e della nostra conversione. Con questa umiltà il Papa ha vinto gli attacchi e anche giornali che lo hanno attaccato, come il New York Times, lo hanno riconosciuto....

PAPA/ Socci: Antonio Socci
mercoledì 19 maggio 2010

Domenica, in occasione del Regina coeli, 150mila fedeli si sono stretti attorno al Papa. Antonio Socci ha fatto con il sussidiario un bilancio dell’ultima «maratona» di Benedetto XVI, dal pellegrinaggio in Portogallo a piazza San Pietro per la preghiera coi movimenti.


martedì 18 maggio 2010

PENSIERO BREVE


Cosa ci sta insegnando il Papa?
Spesso ci domandiamo come educare i nostri figli?
Come intervenire di fronte agli sbagli?
Condannare l'azione senza perdere quello sguardo misericordioso nei confronti della persona.
Nessun buonismo,nessuno sconto sulla condanna per quello che hanno compiuto,ricordando pero' sempre che la persona ha comunque bisogno di misericordia per potersi redimere.
Se uno non si sente amato,al di la' dei suoi errori,non ha piu' nulla da perdere e non puo' che peggiorare se scartato da tutti.

lunedì 17 maggio 2010

I FIGLI SONO COME GLI AQUILONI DI ERMA LOUSE


Aquiloni
I figli sono come gli aquiloni, passi la vita a cercare di farli alzare da terra.
Corri e corri con loro fino a restare tutti e due senza fiato.
E tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni.
Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri che presto impareranno a volare.
Infine sono in aria: gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne.
E a ogni metro di corda che sfugge dalla tua mano, il cuore ti si riempie di gioia e di tristezza insieme.
Giorno dopo giorno, l'aquilone si allontana sempre di più, e tu senti che non passerà molto tempo che quella bella creatura spezzi il filo che vi unisce e si innalzi, come è giusto che sia, libera e sola.
Allora soltanto saprai di avere assolto il tuo compito...

BAGNASCO RIFUGGIRE IL PECCATO MA L'ITALIA VUOLE BENE AL PAPA



....."un grande atto d' amore di tutta la Chiesa per il suo pastore in un momento tanto difficile"......

Il presidente della Cei commenta l'arrivo di 200 mila fedeli in piazza San Pietro per esprimere solidarietà a Benedetto XVI. "Dopo i casi di pedofilia ci vuole un profondo rinnovamento spirituale"
di ORAZIO LA ROCCA
Angelo Bagnasco, presidente della Cei
CITTA' DEL VATICANO - "Affetto filiale per il Papa; purificazione per tutta la Chiesa attraverso rinnovamento spirituale e ricerca della santità rifuggendo il peccato origine di ogni forma di male". Ma anche "solidarietà, vicinanza e giustizia per tutte le vittime di violenze sessuali e per le loro famiglie; e condanna per ogni forma di abuso e per chi si macchia di delitti tanto abominevoli".

REGINA COELI 16 MAGGIO

.....E' bello vedere oggi questa moltitudine in Piazza San Pietro come è stato emozionante per me vedere a Fatima l'immensa moltitudine, che, alla scuola di Maria, ha pregato per la conversione dei cuori. Rinnovo oggi questo appello, confortato dalla vostra presenza così numerosa! Grazie! Ancora una volta grazie a voi tutti!......

Cari fratelli e sorelle, grazie
oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra l'Ascensione di Gesù al Cielo
, che avvenne il quarantesimo giorno dopo la Pasqua. In questa domenica ricorre, inoltre, la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema: "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola".

sabato 15 maggio 2010

BENEDETTO XVI GUIDA SICURA NELLA PROVA

Un popolo in preghiera, non un’armata, forte della fede in Cristo. Sono i fedeli presenti a piazza San Pietro per il Regina Coeli del Papa domenica 16 maggio di Paolo Ciani

In questa domenica dell’Ascensione, in cui ancora risuona l’annuncio straordinario della Resurrezione di Gesù, migliaia e migliaia di cristiani, da Roma e da ogni parte d’Italia, si radunano in piazza San Pietro in preghiera con il Papa. Sono uomini e donne, giovani e anziani, famiglie, bambini, disabili, immigrati. Vivono la loro fede nelle associazioni, nelle comunità, nei movimenti ecclesiali, nelle parrocchie. Tutte queste persone - e sono davvero tante - sono un unico popolo, fatto di gente diversa, ma unito. È il popolo di Dio. Unito dalla fede in Gesù Cristo e oggi, in modo tutto speciale, manifestano un affetto profondo e filiale al Papa, vescovo di Roma e successore dell’apostolo Pietro.

BUON COMPLEANNO SABINA 28 ANNI


AUGURI!Buon compleanno da tutti i lettori!

VERONICA SCRIVE

Ciao tiziana!
Sono Veronica di San marino, mamma di Martino.
Ti scrivo per ringraziarti per il post "uno specchio basterà", segnalatomi anche da Alessandra, moglie di Francesco.
Mi ha colto in un momento di grande fatica e di grande gioia. Aspettiamo un altro bimbo, sono appena al terzo mese, sono felicissima di questo dono, ma molto preoccupata perchè ho una grande fragilità fisica.
Proprio ieri ero ricoverata in ospedale con la flebo, per forte attacco di emicrania e iperemesi e mi chiedevo come mai il Signore aveva deciso di donarmi Martino, un bimbo così bisognoso di aiuto e di una mamma forte, anche fisicamente, e ora mi sta donando un altro bimbo, da custodire nel mio grembo, evidentemente così fragile.
Mi sentivo profondamente inadeguata e continuavo a pensare che non ero una buona mamma nè per il bimbo che sta faticosamente crescendo nella mia pancia, nè per Martino che era a casa ad aspettarmi e che in questi giorni non ho nemmeno la forza di sollevare .
Poi stamattina ho letto il tuo post e mi sono profondamente rincuorata.
Forse non ci sceglie perchè siamo perfette o perchè siamo le più brave....ma ci ha scelte Lui e dobbiamo fidarci e affidarci.
Vi chiedo una preghiera per tutti noi
Un abbraccio
Veronica

Grazie Veronica
ti siamo vicini e preghiamo per te,per Martino,per il prossimo nascituro e per tuo marito.
Chiedo anche a tutti i lettori di ricordare nelle loro preghiere questa giovane famiglia.
"la domanda,"perche' proprio a me"e' difficile che si spenga nel cuore di una mamma.
La nostra amicizia ci permette di tenerla viva e di trasformarla con il tempo nella certezza che tutto cio' che accade e' per un positivo.
Nostro compito e' aderire con sempre maggior consapevolezza e rinnovare il nostro SI quotidianamente.
Un abbraccio Tiziana

venerdì 14 maggio 2010

L'ERA DI APASIA

DA CLANDESTINO ZOOM

Mariti che accoppano d'improvviso le mogli. Quando non anche i figli piccoli. E viceversa. Coltelli, spari improvvisi. Famiglie che si stavano separando. Gente spesso giovane. Amori che diventano inferno. Dichiarazioni di amore che diventano sentenze di morte.
Che cosa può trasformare le famiglie o gli amori nel loro sanguinoso opposto? Un raptus, dicono, una follia. Come se questi raptus o follie avvenissero improvvisamente e non per lenta inesorabile preparazione, abissi preparati da lievi ma continui smottamenti, scelte, opinioni accettate o macerate dentro di sé, pensieri, ossessioni. Punti di vista che generano chiusure di angolo. In una sua poesia ad Aspasia, il grande Leopardi aveva capito come l'amore che viene vissuto come idolatria (tu sei tutto per me, sei il compimento di tutto ciò che desidero) si trasforma facilmente in violenza. La persona amata in modo idolatrico viene presto accusata di essere - come l'idolo - una entità che non mantiene la promessa che abbiamo veduto in lei. E così subentra la mancanza di accettazione, l'amara delusione, e a volte la violenza "inspiegabile".

INTERVISTA A IRENE VILAR

.....Lei aveva amici chic, girava in barca, vinceva premi letterari, frequentava i salotti liberal, i suoi scritti venivano pubblicati dal New York Times. Eppure dice che la sua vita, all’apparenza ricca e libera, era una vita disperata. Perché?

Perché una vita senza confini sembrava riempire il mio bisogno di libertà e di essere amata. In realtà era disperante perché illudendomi di rimarginare le mie ferite le lenivo dimenticando e diventando schiava delle barche, dei salotti, delle idee. Così, a lungo andare, invece che rimarginarsi le ferite si aprivano ancora di più. ....



«Io, ex drogata di aborto, dico che solo chi sa chiamare le cose con il loro nome sfugge alla schiavitù del male»
di Benedetta Frigerio
La madre suicida. Il padre eterno bambino. La nonna che predicava la rivoluzione armata. Poi la perversa avventura con l’anziano insegnante progressista che la spinge a “liberarsi” tagliando tutti i legami. Anche quelli con i figli che porta in grembo. Per quindici volte.

«In un’ora imparai che la famiglia era un nodo di sofferenze, l’istruzione una presa in giro, Dio un sogno scaduto. Il mio compagno mi diceva che per essere libera dovevo dimenticare il passato e non avere figli, così abortii quindici volte in soli dieci anni. Mai avrei pensato di reinnamorarmi e avere due figlie». Lo racconta a Tempi Irene Vilar, 42 anni, americana di origini portoricane, direttrice della collana The Americas per la Texas Tech University Press, autrice di Scritto col mio sangue, (Corbaccio, 254 pagine, 17,60 euro). Autobiografia che esce ora in Italia dopo essere stata pubblicata negli Stati Uniti, tradotta in trenta lingue e aver venduto oltre un milione di copie. Un bestseller che però a stento ha trovato un editore. Ben cinquantuno case editrici lo hanno respinto, sebbene i precedenti della Vilar siano stati guardati con favore dal New York Times e i suoi libri abbiano goduto delle buone recensioni dei giornali più illustri degli States. Finché Irene Vilar ha raccontato «di una donna del sud, oppressa dagli adulti e tormentata dal passato», tutto è filato liscio. Lo scandalo di Scritto col mio sangue è che non è un sequel di quella bambina portoricana sbarcata a New York che si emancipa grazie al college progressista, alla cultura femminista, alla filosofia di Bertrand Russell e ai libri di Borges. Non è più solo la “vittima” di una madre morta suicida davanti ai suoi occhi, di un padre alcolista, di due fratelli tossicodipendenti e di una nonna idealista. Irene è una ex quindicenne che da una relazione amorosa intrecciata con un cinquantenne, professore liberal e sintesi di molte “cose democratiche”, diventa donna al passo di quindici aborti. Fino a maturare la coscienza di «un’aborto-dipendenza, di un’autodistruzione di sé e dell’altro ».

IRENE VILAR HO SCOPERTO DON GIUSSANI

Dopo l’intervista apparsa su Tempi numero 17, Irene Vilar, autrice del best seller Scritto col mio sangue, ha voluto reincontrare la nostra giornalista Benedetta Frigerio che l’ha invitata a pranzo a casa sua con parenti e amici. Benedetta ha regalato a Vilar una copia de Il senso religioso di monsignor Luigi Giussani. Ecco la lettera che Irene Vilar ha scritto a Benedetta Frigerio in seguito a quel pranzo.
di Irene Vilar

Cara Benedetta,
sono appena arrivata a casa e volevo ringraziarti infinitamente per il magnifico pranzo a casa tua con i tuoi e gli amici del tuo movimento (Comunione e Liberazione, ndr). Mi sento piena di calore, ritornando con la memoria a te e alla tua famiglia, è qualcosa di così profondo, come di una famiglia mia, persa, antica e appena ritrovata! Ho letto e letto Il Senso religioso durante il viaggio di ritorno qui in America e ho quasi finito.

SALUTO DEL SANTO PADRE GLI AMMALATI

.....Come è possibile? Le sorgenti della potenza divina sgorgano proprio in mezzo alla debolezza umana. E’ il paradosso del Vangelo. Perciò il divino Maestro, più che dilungarsi a spiegare le ragioni della sofferenza, ha preferito chiamare ciascuno a seguirlo, dicendo: «Prendi la tua croce e seguimi» (cfr Mc 8, 34). Vieni con me. Prendi parte, con la tua sofferenza, a quest’opera di salvezza del mondo, che si realizza mediante la mia sofferenza, per mezzo della mia Croce. Man mano che abbracci la tua croce, unendoti spiritualmente alla mia Croce, si svelerà ai tuoi occhi il significato salvifico della sofferenza. Troverai nella sofferenza la pace interiore e perfino la gioia spirituale......

Cari Fratelli e Sorelle malati,

...Prima di avvicinarmi a voi qui presenti, portando nelle mani l’ostensorio con Gesù Eucaristia, vorrei rivolgervi una parola di incoraggiamento e di speranza, che estendo a tutti i malati che ci accompagnano mediante la radio e la televisione e a quanti non hanno neppure questa possibilità, ma sono uniti a noi tramite i vincoli più profondi dello spirito, ossia, nella fede e nella preghiera:....


Fratello mio e Sorella mia, agli occhi di Dio hai «un valore così grande da essersi Egli stesso fatto uomo per poter com-patire con l’uomo, in modo molto reale, in carne e sangue, come ci viene dimostrato nel racconto della Passione di Gesù. Da lì in ogni sofferenza umana è entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; da lì si diffonde in ogni sofferenza la con-solatio, la consolazione dell’amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza»

ATTO DI AFFIDAMENTO E CONSACRAZIONE DEI SACERDOTI AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

.....La tua presenza faccia rifiorire il deserto
delle nostre solitudini e brillare il sole
sulle nostre oscurità,
faccia tornare la calma dopo la tempesta,
affinché ogni uomo veda la salvezza
del Signore,
che ha il nome e il volto di Gesù,
riflesso nei nostri cuori,
per sempre uniti al tuo!.....


PREGHIERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

SANTA MESSA SUL SAGRATO DEL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI FÁTIMA

....Infine, sono venuto a Fatima, con gli stessi sentimenti dei Beati Francesco e Giacinta e della Serva di Dio Lucia, per affidare alla Madonna l’intima confessione che «amo», che la Chiesa, che i sacerdoti «amano» Gesù e desiderano tenere fissi gli occhi in Lui, mentre si conclude quest’Anno Sacerdotale, e per affidare alla materna protezione di Maria i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i missionari e tutti gli operatori di bene che rendono accogliente e benefica la Casa di Dio.....


....Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della terra, in particolare al passaggio della Vergine Pellegrina, i quali si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna. Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità.....

Alle ore 10.00, sulla spianata del Santuario, il Papa presiede la Santa Messa della Solennità, nella ricorrenza del 10° anniversario della Beatificazione di Giacinta e Francesco. Quest’anno ricorrono anche il 5° anniversario della morte di Suor Lucia e il 100° anniversario della nascita di Giacinta.

BENEDIZIONE DELLE FIACCOLE, RECITA DEL SANTO ROSARIO

......Però sia Maria che noi stessi non godiamo di luce propria: la riceviamo da Gesù. La presenza di Lui in noi rinnova il mistero e il richiamo del roveto ardente, quello che un tempo sul monte Sinai ha attirato Mosè e non smette di affascinare quanti si rendono conto di una luce speciale in noi che arde però senza consumarci (cfr Es 3,2-5). Da noi stessi non siamo che un misero roveto, sul quale però è scesa la gloria di Dio.
A Lui dunque sia ogni gloria, a noi l’umile confessione del nostro niente e la sommessa adorazione dei disegni divini, che verranno adempiuti quando «Dio sarà tutto in tutti» (cfr 1 Cor 15,28). Serva incomparabile di tali disegni è la Vergine piena di grazia: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38)......

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Spianata del Santuario di Fátima
Mercoledì, 12 maggio 2010

GLI ABUSI DEI SACERDOTI COME FRECCE E PALLOTTOLE

.....Chi darà questa lettura non avrà visto le parole di papa Ratzinger nella loro interezza. La persecuzione di cui parla Fatima, rileva il Papa, può venire da fuori, come è annunciato nel testo noto, ma anche dall’interno. Le sofferenze della Catholica, a cominciare dallo strazio del Papa, sono inflitte da chi sta «fuori» ma pure da chi sta «dentro».
Questi abusi di sacerdoti sono per il Capo della Chiesa comparabili alle «pallottole e alle frecce» tirate dai miscredenti......

....Finendo, così, per dimenticare che tutto, alla fine, è molto semplice e si riassume in due sole parole: «Preghiera, penitenza»......

di Vittorio Messori
Corriere della sera, 12 maggio 2010
Adesso, nella schiera vasta, talvolta inquietante dei «fatimisti» ci sarà fermento per mostrare che papa Benedetto XVI si è tradito, che ha smentito il cardinal Ratzinger quando fiancheggiò Giovanni Paolo II nella rivelazione del mitico Terzo Segreto. In effetti, molte parole si sono accumulate da quel 2000 in cui il Segretario di Stato, Sodano, diede lettura del testo, accanto al Papa che aveva appena beatificato i piccoli Francisco e Giacinta.

PERCHE' IL PAPA SMENTISCE BERTONE E (MESSORI)


.....“Oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Papa Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano … e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano… Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa”.......


....In realtà Benedetto XVI, come per lo scandalo pedofilia, vuol farci capire che non bisogna mai aver paura della verità, anche quando è dolorosa o imbarazzante.
Perché non si serve Dio con la menzogna. Quando si pretende di mentire per Dio in realtà lo si fa per se stessi: Dio non ha bisogno delle nostre menzogne per difendere e costruire la sua Chiesa. Meglio fare mea culpa, perché Dio è più grande e più potente di tutti i nostri peccati.......


Antonio Socci
Libero 12 maggio 2010

E’ incredibile che i giornali abbiano “bucato” le due clamorose notizie che arrivano dal Portogallo. Una (drammatica) è implicita nelle parole del Papa: la profezia sul papa ucciso e il macello di cardinali e vescovi riguarda non il passato, ma il nostro futuro prossimo (ne parlerò dopo).
Invece un’altra sta nero su bianco ed è questa: il “quarto segreto” (cioè una parte finora non pubblicata del Terzo Segreto) esiste e le parole del Papa sullo scandalo della pedofilia ne sono la prova.

giovedì 13 maggio 2010

Benedetto XVI al santuario di Fatima

"Sacerdoti siano fedeli alla missione"
Il Papa salutato da circa diecimila fedeli. Durante la cerimonia dei Vespri celebrata con il clero portoghese ha lanciato un monito ai religiosi: "La principale preoccupazione di ogni cristiano, specialmente della persona consacrata, deve essere la fedeltà alla propria vocazione". Poi la veglia con 200 mila pellegrini

DAL PAPA IL 16 MAGGIO

AVVENIRE
a voi la parola
Caro direttore, vado a Roma perché ho più di cin quant’anni, una moglie, due bravi fi gli già adulti e la vita mi ha insegnato molte cose, la prima è che ancora non ho trovato chi davvero possa scaglia re la prima pietra; la seconda invece è che esiste un luogo, che è la Chiesa, in cui uomini miseri come me sono amati per quel che sono e per grazia dello Spirito fanno cose davvero gran di. In questo tempo di «giustizieri e giustizialisti» che ancora gridano –

Crucifige! – io preferisco questa Chiesa; voglio seguire chi la guida e fargli sapere che sono, anzi siamo con lui! Grazie Santo Padre per quello che ci stai insegnando!

Medardo Benghi

DAL PAPA IL 16 MAGGIO / 2 «PER SANARE LA FERITA»

Caro direttore, sono a scriverle e a condividere il perché ho deciso di accogliere l’invito del 16 maggio a pregare con e per il Pa pa. Sono tre i punti fondamentali. Pri mo: come mi insegnano la fede, Cristo e la Chiesa, io non decido nulla di ciò che accade. Partecipare al Regina Coeli è prima di tutto affermare che voglio seguire il Mistero di Dio nella modalità che Lui decide. Ora mi chiede di andare dal Papa. Ieri di andare alla processione, domani a scuola ecc... c’è un «prima» che si impone ed è la realtà. Don Giussani mi ha sempre insegnato e fatto notare questo «prima». È un’obbedienza alla realtà e alla chiesa che mi spinge a dire sì. Secondo: il Papa è per me il «dolce Cristo in terra» (S. Caterina da Siena). Andare da lui, dopo averlo visto tan te volte alle Gmg, è per me riafferma re che Dio si è incarnato, che Dio è presente. Pregare, meditare e raffor zare la mia fede affermando che l’av venimento cristiano è per me, ora. C’è un punto, un volto dove il cielo e la terra si toccano. Un volto a cui guar dare e domandare la pace, la giusti zia e la misericordia. Questa unità ho nel cuore, questa unità ho incontra to, questa unità voglio testimoniare. Dio con noi. Terzo: un pellegrinaggio per le ferite della Chiesa. Proprio per ché devo rispondere alla realtà, ora mi trovo con confratelli e laici che so no feriti per i peccati commessi o su biti. Io non ho fatto nulla, ma forse Dio mi chiede di offrire la mia vita proprio per sanare questa grave feri ta della Chiesa. È come quando in fa miglia un fratello incomincia a stare male perché ha subito un incidente. Non è colpa tua, ma gli stai accanto, lo aiuti, lo curi. Ti prendi a carico il suo dolore e offri. Come Cristo ha of ferto la sua vita per la nostra salvez za. Questo pellegrinaggio è un’offer ta per la Chiesa, per il corpo di Cristo. Si parla tanto di educazione. Questo gesto, già fin da ora, mi sta educando a dare le ragioni del presente. Per me non è facile andar via dalla parroc chia di domenica, ma ringrazio il par roco per questa attenzione e questa disponibilità. Segno concreto di una comunione più profonda.

don Samuele

DAL PAPA IL 16 MAGGIO / 3 «15 MINUTI DI COMPAGNIA»

Caro direttore, il 16 maggio andrò a Roma dal Papa. Mi è stato proposto in università dai miei amici. Ho scelto di andare proprio perché accompagnata da loro. Una proposta «volutamente sproporzionata » della quale non comprendo totalmente la portata, ma capisco che è un’occasione per conoscere di più il luogo a cui appartengo: la Chiesa. Un luogo che mi fa amare tutto quello che c’è, anche il Papa. Pur sentendolo come lontano da me, fa parte dell’origine dell’esperienza che vivo. Andare a Roma è l’occasione per non scordarmi di questo. Ho accetta to di fare un lungo viaggio in pullman per far compagnia al Papa appena per 15 minuti. Questo è possibile grazie all’amore che ricevo tutti i giorni da alcune persone che oggi, nelle dram matiche circostanze che stiamo vi vendo, mi chiedono di andare con loro da quell’uomo senza il quale la compagnia che vivo non ci sarebbe.

M. Agnese

DAL PAPA IL 16 MAGGIO / 4 «IL NOSTRO SÌ A PIETRO»

Caro direttore, non appena nel mio gruppetto di Fraternità di Cl è stato proposto di andare il 16 maggio a dimostrare la no­stra affezione a Benedetto XVI, ab biamo quasi tutti detto subito «sì». Il Papa, per me, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI, indica la rotta, o come dice la canzone di Claudio Chieffo, 'La strada': abbiamo accettato serenamente la faticaccia del viaggio a Roma per pregare il Regina Coeli in Piazza San Pietro con l’obiettivo di testimoniare al mondo (non solo quello geografico) la grazia dello Spirito do nataci con la Pentecoste. Sono certo che i richiami potenti di Benedetto X VI rappresentano un ostacolo anche a certi gruppi di potere ideologico, e conomico e politico, presenti anche in Italia, ecco perché dobbiamo dire il nostro «sì» a Pietro ora più che mai, per salvare anche le giovani generazioni dai pericoli incombenti su loro e su ciascuno di noi.

Ugo Tapponi

DAL PAPA IL 16 MAGGIO / 5 «MIO FIGLIO MI HA SPINTO»

Caro Direttore, domenica prossima andrò in pullman a Roma al Regina Coeli del Papa: partiremo da Bologna alle 4 e torneremo alle 20. Dato che ho quasi 58 anni, so che sarà un viaggio molto faticoso e la mattina del lunedì dovrò andare a scuola per 5 ore. Ero titubante, ma mio figlio ha insistito perché mi decidessi: il desiderio di essere là per far capire al Papa, che è stato tanto in giustamente offeso, che siamo con lui, è stato grande e mi ha fatto superare la mia preoccupazione. In questi anni ho avuto tante occasioni di conoscere il suo pensiero leggendo encicliche e discorsi: sono stata molto colpita dalla sua capacità di spiegare in modo semplice e vero la proposta cristiana che coincide con il bene ve ro dell’uomo. Mi sono decisa anche perché ho grazie da chiedere per la salute di un mio familiare e di una mia alunna e penso che qualche santo mi ascolterà di più se porto questa domanda fino in Piazza San Pietro.
Annalisa Pezzi

Caro direttore, quando mi è stato proposto, non ho avuto esitazione: vado a Roma per ché la persona del Papa è il segno tangibile della presenza di Gesù.

Daniele Bassi

Caro direttore, domenica prossima non vedo l’ora di andare al Regina Coeli dal Papa. Voglio stare con lui in questo momento così delicato e difficile. Mi chiedo come fa a reggere, cosa lo sostiene, cosa lo rende così certo. È la mia stessa domanda di fronte a tutto ciò che accade. Sarò a Roma domenica per guardare quello che lui guarda, per guardare Cristo come lui lo guarda, per sostenerci assieme in quello sguardo, l’unico che ci salva dalla barbarie incipiente.

P. Filippo Belli

INCONTRO CON IL MONDO DELLA CULTURA NEL CENTRO CULTURALE DI BELÉM A LISBOA

....Cari amici, c’è tutto uno sforzo di apprendimento da fare circa la forma in cui la Chiesa si situa nel mondo, aiutando la società a capire che l’annuncio della verità è un servizio che Essa offre alla società, aprendo nuovi orizzonti di futuro, di grandezza e dignità. In effetti, la Chiesa ha «una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione. […] La fedeltà all’uomo esige la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà (cfr Gv 8,32) e della possibilità di un sviluppo umano integrale. Per questo la Chiesa la ricerca, l’annunzia instancabilmente e la riconosce ovunque essa si palesi. Questa missione di verità è per la Chiesa irrinunciabile» (Enc. Caritas in veritate, 9). Per una società formata in maggioranza da cattolici e la cui cultura è stata profondamente segnata dal cristianesimo, si rivela drammatico il tentativo di trovare la verità al di fuori di Gesù Cristo. Per noi, cristiani, la Verità è divina; è il «Logos» eterno, che ha acquisito espressione umana in Gesù Cristo, il qual ha potuto affermare con oggettività: «Io sono la verità» (Gv 14,6). La convivenza della Chiesa, nella sua ferma adesione al carattere perenne della verità, con il rispetto per altre «verità», o con la verità degli altri, è un apprendistato che la Chiesa stessa sta facendo. In questo rispetto dialogante si possono aprire nuove porte alla trasmissione della verità....




Questa mattina, dopo aver celebrato la Santa Messa in privato nella Nunziatura Apostolica di Lisboa, il Santo Padre Benedetto XVI si trasferisce in auto al Centro Culturale di Belém dove alle ore 10.00 ha luogo l’incontro con il mondo della Cultura.

SANTA MESSA AL TERREIRO DO PAÇO DI LISBOA

.....Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista. Si è messa una fiducia forse eccessiva nelle strutture e nei programmi ecclesiali, nella distribuzione di poteri e funzioni; ma cosa accadrà se il sale diventa insipido?

Affinché ciò non accada, bisogna annunziare di nuovo con vigore e gioia l’evento della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza via qualsiasi paura e indecisione, qualsiasi dubbio e calcolo umano. La risurrezione di Cristo ci assicura che nessuna potenza avversa potrà mai distruggere la Chiesa.....




Nel pomeriggio, alle ore 17.30, il Santo Padre Benedetto XVI lascia la Nunziatura Apostolica e si reca in auto al Terreiro do Paço (Piazza del Palazzo) di Lisboa, per presiede la Santa Messa. Al suo arrivo è accolto dal Sindaco della città che Gli consegna le chiavi della capitale.
La Celebrazione Eucaristica inizia alle ore 18.15 ed è introdotta dal saluto del Patriarca di Lisboa, Card. José da Cruz Policarpo. Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE
Carissimi Fratelli e Sorelle,
Giovani amici!

«Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, […] insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). Queste parole di Cristo risorto si rivestono di particolare significato in questa città di Lisbona, da dove sono partiti in grande numero generazioni e generazioni di cristiani – Vescovi, sacerdoti, consacrati e laici, uomini e donne, giovani e meno giovani -, obbedendo all’appello del Signore e armati semplicemente di questa certezza che Egli ha loro lasciato: «Io sono con voi tutti i giorni».

BENEDETTO XVI

...Con una parola, dobbiamo ri-imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali. Così rispondiamo, siamo realisti nell’attenderci che sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che, alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia....

INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON I GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO IL PORTOGALLO (11 MAGGIO 2010),

......La ragione come tale è aperta alla trascendenza e solo nell’incontro tra la realtà trascendente e la fede e la ragione l’uomo trova se stesso.
Quindi penso che proprio il compito e la missione dell’Europa in questa situazione è trovare questo dialogo, integrare fede e razionalità moderna in un'unica visione antropologica, che completa l’essere umano e rende così anche comunicabili le culture umane.

Perciò direi che la presenza del secolarismo è una cosa normale, ma la separazione, la contrarietà tra secolarismo e cultura della fede è anomala e deve essere superata. La grande sfida di questo momento è che i due si incontrino e così trovino la loro vera identità. Questa, come ho detto, è una missione dell’Europa e la necessità umana in questa nostra storia.......


Così direi, anche qui, oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Papa Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano.
Perciò è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano. Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarebbe stata sempre sofferente, in modi diversi, fino alla fine del mondo.

L’importante è che il messaggio, la risposta di Fatima, sostanzialmente non va a devozioni particolari, ma proprio alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù cardinali: fede, speranza e carità. Così vediamo qui la vera e fondamentale risposta che la Chiesa deve dare, che noi, ogni singolo, dobbiamo dare in questa situazione.


Ieri mattina, nel corso del viaggio aereo verso il Portogallo, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i giornalisti del Volo Papale. Pubblichiamo di seguito la trascrizione dell’intervista concessa dal Papa agli operatori dei media:

TESTO DELL’INTERVISTA

mercoledì 12 maggio 2010

ADUNATA DEGLI ALPINI

Un fiume in piena,gente in ogni angolo della citta' e della periferia.
Tutte le piazzuole erano occupate da tende o gazebi.
Un clima gioioso,sereno,accogliente.
Il traffico cittadino aumentato all'improvviso non infastidiva nessuno.
In questi giorni abbiamo potuto sentire la nostra citta' accogliente.
Gente sorridente,giovani,bambini,anziani tutti hanno potuto godere di questa grande festa.
L'evidenza di un avvenimento cosi' ha messo in luce quali sono le vere esigenze dell'uomo.
Se giravi in citta' potevi sperimentare l'accoglienza.
Che cosa univa tutti in quelle giornate se non il desiderio di amicizia?
Non era lo spettacolo in particolare che richiamava la gente ma la voglia di esserci,di poter dire c'ero anch'io.
Giovedi' 6 hanno prtato in cattedrale le spoglie di don Carlo Gnocchi,cappellano degli alpini nell'ultima guerra.
Ha partecipato anche lui a questo grande evento in compagnia degli alpini(l'hanno sempre vegliato)e del popolo che si radunava in preghiera.
Tradizione e religione in queste giornate erano un unica fusione,e nemmeno lo scorrere di tanto vino ha creato problemi.
Davvero credo che l'esigenza di tutti noi sia quella di far riemergere le proprie radici e di essere aiutati a scoprire cio' di cui veramente abbiamo bisogno.

UNO SPECCHIO BASTERA'


dal blog amici di Simone Pubblicato da Alessandro /
Brano della scrittrice americana Erma Bombeck,

La maggior parte delle donne diventano madri accidentalmente, altre per scelta, altre ancora per passioni sociali ed a volte per abitudine. Quest'anno quasi centomila donne diventeranno madri di bambini con problemi particolari. Vi siete mai chiesti come vengono scelte le madri di bambini con problemi particolari?

martedì 11 maggio 2010

LETTERA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II ALLE DONNE

...Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.

Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.

Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.

Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.

Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.

Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.......


A voi, donne del mondo intero,
il mio saluto più cordiale!

1. A ciascuna di voi e a tutte le donne del mondo indirizzo questa lettera nel segno della condivisione e

MICHELE NEL GIORNO DELLA SUA PRIMA COMUNIONE

UDIENZA GENERALE 05.05.2010

S. S. Benedetto XVI
Negli ultimi decenni, vi sono state tendenze orientate a far prevalere, nell’identità e nella missione del sacerdote, la dimensione dell’annuncio, staccandola da quella della santificazione; spesso si è affermato che sarebbe necessario superare una pastorale meramente sacramentale.
[...] E’ necessario riflettere se, in taluni casi, l’aver sottovalutato l’esercizio fedele del munus sanctificandi, non abbia forse rappresentato un indebolimento della stessa fede nell’efficacia salvifica dei Sacramenti e, in definitiva, nell’operare attuale di Cristo e del suo Spirito, attraverso la Chiesa, nel mondo.
[...] Cari sacerdoti, vivete con gioia e con amore la Liturgia e il culto: è azione che il Risorto compie nella potenza dello Spirito Santo in noi, con noi e per noi. Vorrei rinnovare l’invito fatto recentemente a "tornare al confessionale, come luogo nel quale celebrare il Sacramento della Riconciliazione, ma anche come luogo in cui ‘abitare’ più spesso, perché il fedele possa trovare misericordia, consiglio e conforto, sentirsi amato e compreso da Dio e sperimentare la presenza della Misericordia Divina, accanto alla Presenza reale nell’Eucaristia"

sabato 8 maggio 2010

CIAO MICHELE OGGI DA LONTANO CONDIVIDIAMO CON TE LA GIOIA DI RICEVERE NEL TUO CUORE PER LA PRIMA VOLTA GESU'


Carissimo Michele nessuno di noi oggi sara' fisicamente vicino a te in questo giorno cosi' importante.
Ti siamo comunque vicini e con te preghiamo.Ho saputo dal tuo babbo che hai espresso il desiderio ,ad una amica che ti domandava cosa poteva regalarti, di desiderare la sacra bibbia.
Sentire cio' ci ha riempito di gioia,non e' facile in questi tempi che un bimbo chieda la Bibbia in regalo.Conserva sempre nel tuo cuore questo desiderio.Conoscere sempre piu' Gesu',approfondire l'amicizia con Lui non puo' che facilitare il tuo cammino e riempire le tue giornate di significato.
un bacione dai nonni Tiziana e Claudio
dallo zio Antonio e Giovanni
dallo zio Lorenzo con Sabina e Giacomo
dalla zia Simona con Habib e Sherin
dallo zio Marco con Simona Tommaso Matteo e Alessandro

OGGI GESU' ENTRA PER LA PRIMA VOLTA NEL CUORE DI MICHELE

“Riunirsi insieme con i fratelli, ascoltare la Parola di Dio e nutrirsi di Cristo, immolato per noi, è un’esperienza che dà senso alla vita, che infonde pace al cuore”.



.....Per questo il Santo Padre ha sollecitato i genitori a “far scoprire ai loro figli il valore e l’importanza” della Messa domenicale, dove Cristo “convoca l’intera famiglia cristiana” E “tappa quanto mai significativa” di questo “cammino educativo” è la prima Comunione, “una vera festa” per la comunità parrocchiale che accoglie per la prima volta i suoi figli più piccoli alla Mensa del Signore......

......."Una bella domenica di marzo del 1936, 69 anni fa. Era un giorno di sole, la Chiesa era molto bella, c'era musica. Il ricordo più bello è l'aver capito che Gesù era entrato nel mio cuore, aveva visitato me, e con Gesù, Dio stesso era con me. Questo è un dono di amore che realmente vale più di tutto il resto della vita". "Da quel giorno" - ha detto il Santo Padre - "ho promesso al Signore: vorrei essere sempre con te, e l'ho pregato: però Tu stai sempre con me".......

.....Ad un'altra domanda sulla presenza di Gesù nell'Eucaristia, nonostante non lo si veda, il Santo Padre ha risposto:"Non lo vediamo, ma ci sono tante cose che non vediamo, che esistono e che sono essenziali. Per esempio" - ha spiegato - "non vediamo la nostra ragione, la nostra intelligenza, che però esistono perché possiamo parlare e pensare. Non vediamo neanche l'elettricità, ma ne percepiamo gli effetti, come la luce. Non vediamo le cose più profonde, ma possiamo vederne e sentirne gli effetti"......

.....adorare è "riconoscere che Gesù è il Signore, il centro delle nostre vite. Pregare" - ha continuato il Santo Padre" - è dire: Gesù sono tuo, non voglio perdere mai questa amicizia, questa comunione con te". "L'assenza di Dio" - ha concluso Papa Benedetto - "è una lacuna distruttiva. È Lui la luce, la guida per la nostra vita, della quale abbiamo bisogno".....

venerdì 7 maggio 2010

VOLTI E STUPORE


.....Conservate dunque, figli, l’amicizia che avete stretta con i vostri fratelli, perché è la più bella tra le cose di quaggiù. Infatti è un conforto in questa vita avere una persona cui aprire il proprio cuore, confidare i propri segreti, affidare gli intimi pensieri del proprio animo, così da poter contare su un uomo fedele che nella prosperità si rallegri con te, condivida il tuo dolore, nelle persecuzioni ti incoraggi. (…)
Questo è il frutto dell’amicizia, non già che per l’amicizia si calpesti la fede: non può essere amico di un uomo chi è stato infedele a Dio. L’amicizia è custode della pietà e maestra dell’uguaglianza, cosicché il superiore si fa uguale all’inferiore e l’inferiore al superiore. Fra chi ha costumi diversi, non può esserci amicizia; perciò deve essere corrispondente la condiscendenza di entrambi. Non manchi all’inferiore l’autorevolezza, se le circostanze la esigono, né l’umiltà al superiore. Questi lo ascolti come un suo pari, un suo eguale; quello da amico, lo ammonisca, lo rimproveri, non per il gusto di mettersi in mostra, ma per sentimento d’amore.»
(Sant’Ambrogio, I Doveri)

«Nihil nisi per amicitiam cognoscitur»: questa profonda verità è ancora più convincente a proposito di questo libro “Volti e stupore. Uomini feriti dalla bellezza”, che nasce proprio da una intensa esperienza di amicizia, e che proprio questa vuole generare.


Cavallari, F. Riva M. G. - Volti e stupore: «Nihil nisi per amicitiam cognoscitur»
Autore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it

E' stato presentato al Meeting di Rimini il 20 agosto 2007, alle ore 15, alla presenza di sr. Maria Gloria Riva, Fabio Cavallari e Magdi Allam.
Edizioni San Paolo, 20 euro



DON GNOCCHI SACERDOTE EROICO NEL CUORE DELLE PENNE NERE


La vita che gli è stata risparmiata appare come un patrimonio inestimabile, da spendere fino in fondo. Don Carlo assume la direzione dell’Istituto Grandi Invalidi di Arosio dove accoglie i primi orfani di guerra. Una sera una giovane donna disperata gli affida il suo bambino mutilato di una gamba. Una folgorazione. In pochi anni l’Opera di don Carlo cresce prodigiosamente, a Cassano Magnago, Parma, Pessano, Torino, Inverigo, Roma, Salerno, Firenze. E’ nato l’angelo dei mutilatini: don Carlo Gnocchi.





Bergamo, 5 maggio 2010 - Era magro, quasi diafano. Eppure era un lombardo solido, tenace, nato in quel di San Colombano al Lambro. Altrimenti non sarebbe ritornato dalla Russia e don Carlo Gnocchi non sarebbe diventato, semplicemente, don Gnocchi. Prima di arruolarsi volontario allo scoppio della guerra è stato assistente spirituale al Gonzaga, la scuola frequentata dall’alta borghesia milanese, dove lo chiamano affettuosamente "el pret di sciùri", il prete dei signori. Eccolo allora quel prete dal volto fine, scavato, la figura gracile, i capelli aerei, gli occhi che paiono acqua chiara, con gli alpini sul fronte greco-albanese e poi in Russia, con la Tridentina. Eccolo di fronte all’orrore più assoluto della guerra, immerso nel pieno della ritirata.

LE SPOGLIE DI DON GNOCCHI IN CATTEDRALE A BERGAMO

La sua, una grande missione educativa
6 maggio 2010 Cronaca
L'urna con le spoglie di don Gnocchi in Cattedrale


Il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, in raccoglimento davanti all'urna con le spoglie di don Gnocchi in CattedraleE' arrivata attorno alle 17 di giovedì 6 maggio in Cattedrale la salma del beato don Carlo Gnocchi.

LA ZIA SABINA SCRIVE AD ALESSANDRO

Bellissimo!
Sei davvero stupendo tesoro della zia!Un bacio e un abbraccio a te ai tuoi fratelli.
Sabi

mercoledì 5 maggio 2010

martedì 4 maggio 2010

SCUOLA DI COMUNITA' DON CARRON

.....Speriamo che quest’anno con il lavoro sugli Esercizi riusciamo a superare queste contrapposizioni che facciamo di solito, ma che non c’entrano niente. Quando voi vedete qualcosa in contrapposizione è perché non avete capito; vi do questo come aiuto: quando c’è qualcosa che sentiamo in contrapposizione, significa che non abbiamo capito da dove sorge. Per questo è interessante e conveniente immedesimarsi con don Giussani: perché lui ci fa fare tutto il percorso fin dal suo sorgere (e per questo se uno pensa di essere più furbo e arrivare alla conclusione senza fare il percorso, fa pasticci, ma è soltanto la conseguenza del non aver seguito la modalità con cui don Giussani nella sua genialità, che non è altro che la sua semplicità di seguire come accadono le cose, ci fa imparare)......

Milano, 28 aprile 2010
• Canto “Errore di prospettiva”
• Canto “Only Our River Runs Free”
Prima di incominciare voglio leggere due righe di una e-mail che ho ricevuto rispetto all’ultima Scuola di comunità, dice: «In tanti siamo rimasti perplessi e anche un po’ infastiditi da parecchi interventi prolissi». Chiaro? Allora basta interventi prolissi. Vi chiedo di essere concisi, dire una cosa con un giudizio; questo è parte del lavoro da fare: occorre arrivare al dunque, dare i dati precisi
per capire e dire quel che uno ha imparato.

Io volevo dire un’esperienza che ho fatto agli Esercizi della Fraternità. Mi ha colpito molto che tu chiudessi tutte e due le lezioni con la domanda allo Spirito. Mi è sembrata la cosa più ragionevole e necessaria, per niente in contrasto con il lavoro e con la mia libertà, e mi ha stupito perché io non ero così una volta, anzi, quando don Gius chiedeva: «Domandate allo Spirito», sentivo un fastidio,
come dire: «Io non devo far niente?». Invece adesso non solo non è un fastidio, ma è come una liberazione e un sollievo, perché mi sono resa conto che non sono capace di niente; infatti tu dicevi di chiedere di desiderarlo, di conoscerlo e di essere disponibile. E siccome c’è stata un’obiezione nell’assemblea in albergo – «Ma come, adesso che Carrón ha fatto tutta la lezione del pomeriggio dicendo di non scaricare, torniamo a scaricare?» –, io dico che come giudizio non sono assolutamente d’accordo, perché mi sembra non uno scaricare la libertà, ma anzi il culmine della
libertà.

domenica 2 maggio 2010

PADRE ALDO

30 aprile 2010
Cari amici,
più di qualcuno mi chiede come mai non scrivo più tanto come prima. La risposta è molto semplice: è sempre più necessario che ci educhiamo a seguire e a prendere sul serio ciò che Carròn ci insegna con il suo modo di vivere il carisma di Giussani, arricchito dal suo personale dono di entrare nel cuore della realtà facendoci cogliere tutta la strepitosa positività che contiene.

sabato 1 maggio 2010