giovedì 29 dicembre 2011

SULLE PISTE CANADESI

                                              PAOLETTO SCIA E CADE
                                                PAOLETTO PATTINA

MIRIAM

                                                         E' NATA MIRIAM



Oggi alle 11.14.
3.040 Kg
La mamma é stata molto brava ed ora sta bene.
Ciao,

FESTA DI SANTO STEFANO PROTOMARTIRE

....Il Santo Natale suscita in noi, in modo ancora più forte, la preghiera a Dio affinché si fermino le mani dei violenti, che seminano morte e nel mondo possano regnare la giustizia e la pace. Ma la nostra terra continua ad essere intrisa di sangue innocente. Ho appreso con profonda tristezza la notizia degli attentati che, anche quest’anno nel Giorno della Nascita di Gesù, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese della Nigeria. Desidero manifestare la mia sincera e affettuosa vicinanza alla comunità cristiana e a tutti coloro che sono stati colpiti da questo assurdo gesto e invito a pregare il Signore per le numerose vittime. Faccio appello affinché con il concorso delle varie componenti sociali, si ritrovino sicurezza e serenità. In questo momento voglio ripetere ancora una volta con forza: la violenza è una via che conduce solamente al dolore, alla distruzione e alla morte; il rispetto, la riconciliazione e l’amore sono l'unica via per giungere alla pace.....
Cari fratelli e sorelle!All’indomani della solenne liturgia del Natale del Signore, oggi celebriamo la festa di Santo Stefano, diacono e primo martire della Chiesa. Lo storico Eusebio di Cesarea lo definisce il «martire perfetto» (Die Kirchengeschichte V,2,5: GCS II,1, Lipsia 1903, 430), perché è scritto negli Atti degli Apostoli: «Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo» (6,8). San Gregorio di Nissa commenta: «Era un uomo onesto e pieno di Spirito Santo: con la bontà dell’animo adempiva l’incarico di nutrire i poveri e con la libertà della parola e la forza dello Spirito Santo chiudeva la bocca ai nemici della verità»

Card.Angelo Scola : GESÙ È NATO PER VOI



Pubblicato ildicembre 26, 2011

Tracce 22 dicembre 2011
«L’Altissimo ha fatto irruzione nel tempo per andare incontro, infragilendosi Lui stesso che era Dio, a chi è nella fragilità e nel bisogno». Con questo annuncio l’arcivescovo di Milano Angelo Scola ha visitato il 21 dicembre i reparti di Geriatria e Medicina dell’Ospedale Policlinico di Milano. Si è fermato letto per letto a benedire, accarezzare, pregare insieme a quei malati che – per età, condizioni mediche e, spesso, anche per solitudine – rappresentano la parte più bisognosa della comunità ospedaliera. L’immedesimazione dell’Arcivescovo nella sofferenza di queste persone, nel loro destino, nella domanda di salute che è ultimamente domanda di salvezza, è ciò che ha colpito tutti. Poi il Cardinale ha celebrato la Messa nella cappella dedicata ai Santi Innocenti all’interno della Clinica Mangiagalli, ben nota come luogo di tante nascite ma anche di tanti aborti.
Richiamando la storia di Erode che ordina un massacro di bambini allo scopo di uccidere Gesù “re di Giudea”, Scola commenta che il dolore innocente, quello di 2000 anni fa come quello di oggi, «urge una risposta di salvezza e speranza».
In questo solco si inserisce l’opera di chi lavora in ospedale, che ha il compito di documentare quotidianamente la positività ultima della vita, custodendola dal primo istante fino all’ultimo. Da un punto di vista innanzitutto medico-sanitario, ma anche umano e affettivo: «Oggi, dimenticando la dignità dell’uomo, si sopporta tranquillamente la tragedia dell’aborto e si specula su come si debba far morire chi è irreversibilmente segnato dalla malattia».

domenica 25 dicembre 2011

LA TENTAZIONE A NATALE

La tentazione del Nataledi Julián Carrón24/12/2011 - L'articolo di don Julián Carrón pubblicato sull'Osservatore Romano del 24 dicembre 2011
Per descrivere la nostra umanità e per guardare in modo adeguato noi stessi in questo momento della storia del mondo, difficilmente potremmo trovare una parola più adeguata di quella contenuta in questo brano del profeta Sofonìa: «Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele». Perché? Che ragione c’è di rallegrarsi, con tutto quello che sta accadendo nel mondo? Perché «il Signore ha revocato la tua condanna».Il primo contraccolpo che hanno provocato in me queste parole è per la sorpresa di come il Signore ci guarda: con uno sguardo che riesce a vedere cose che noi non saremmo in grado di riconoscere se non partecipassimo di quello stesso sguardo sulla realtà: «Il Signore revoca la tua condanna», cioè il tuo male non è più l’ultima parola sulla tua vita; lo sguardo solito che hai su di te non è quello giusto; lo sguardo con cui ti rimproveri in continuazione non è vero. L’unico sguardo vero è quello del Signore. E proprio da questo potrai riconoscere che Egli è con te: se ha revocato la tua condanna, di che cosa puoi avere paura? «Tu non temerai più alcuna sventura». Un positività inesorabile domina la vita. Per questo - continua il brano biblico - «non temere Sion, non lasciarti cadere le braccia». Perché? Perché «il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente». Non c’è un’altra sorgente di gioia che questa: «Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia» (Sof 3,14-17). Che queste non sono rimaste solo parole, ma si sono compiute, è ciò che ci testimonia il Vangelo; nel Bambino che Maria porta in grembo, quelle parole sono diventate carne e sangue, come ci ricorda in modo commovente Benedetto XVI: «La vera novità del Nuovo Testamento non sta in nuove idee, ma nella figura stessa di Cristo, che dà carne e sangue ai concetti - un realismo inaudito» (Deus caritas est, 12). Ed è un fatto talmente reale nella vita del mondo che non appena Elisabetta riceve il saluto da Maria, il bambino che porta nel grembo – Giovanni – sussulta di gioia. Quelle del Profeta non sono più soltanto parole, ma si sono fatte carne e sangue, fino al punto che questa gioia è diventata esperienza presente, reale: «Ha sussultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1,39-45).

GESU' E'VIVO E CAMMINA CON TE

..... Adesso si capisce perché a Natale ci facciamo gli auguri. Dire agli altri «Buon Natale» è ricordare a tutti che Gesù Bambino è il regalo più bello che gli uomini hanno ricevuto. Le cose che ti ho scritto, un po’ difficiline, sono forse più interessanti che limitarsi a ripetere che a Natale bisogna essere buoni e aiutare i più bisognosi! Infatti per essere buono bisogna capire chi è Dio nella propria vita e cosa vuol dire che Dio è con noi tutti......Auguri a te e a tutti i tuoi.
Lettera ai bambini del Cardinal SCOLA\Carissima, carissimo,ti scrivo per farti gli auguri di Natale.Gli auguri di Natale sono diversi da quelli del tuo compleanno, quello per cui la mamma e il papà organizzano in tuo onore una festa a cui tu inviti gli amici.Ascolta un po’ in cosa consiste questa differenza.A Natale io e te ci scambiamo gli auguri, ma la festa non è anzitutto per noi. È per un altro: Gesù Bambino. Noi siamo gli invitati. Il Natale infatti è il Suo compleanno. Tu mi dirai: «Anche alla mia festa di compleanno ci sono degli invitati: i miei amici». Sì, ma anche il tuoi invitati non si scambiano fra loro gli auguri. Li fanno a te che compi gli anni.Per cogliere bene il senso del compleanno di Gesù, del Natale, tu ed io, insieme, dobbiamo fare un passo. Dobbiamo riconoscere che Gesù è vivo e cammina con noi. Ci accompagna a scuola, in casa, nel gioco con gli amici... in una parola: nella vita. Se è presente in mezzo a noi si capisce che ci inviti al suo compleanno. Qualche anno fa mentre dialogavo con un gruppo di bambini che, come molti di voi, si preparava alla Prima Comunione, uno di loro mi domandò: «Tu parli di Gesù come se fosse qui tra noi, ma io non lo vedo come vedo te, non lo sento parlare come sento te, non lo posso toccare come ho toccato te quando prima mi hai dato la mano.Come fai a dire che è vivo ed è qui?». Io ho risposto così (prova a vedere se questa risposta ti convince): «Il tuo papà e la tua mamma adesso non sono qui: tu non li vedi, non li senti, non li tocchi: vuoi dire forse che non esistono? Tu sai bene che loro ci sono e spesso senza neanche accorgerti, soprattutto nei momenti un po’ più difficili, come durante un compito in classe o quando scoppia qualche piccolo litigio con i tuoi amici, tu pensi a loro; e questo ti aiuta. La presenza di Gesù è un po’ di questo tipo». Il bambino che mi aveva rivolto l’obiezione però era vispo e subito replicò: «Sì, ma Gesù è vissuto 2000 anni fa e poi è morto». E io di rimando: «I tuoi nonni sono ancora vivi?». «Sì», mi ha risposto. «E i tuoi bisnonni?». «La mia bisnonna è morta un anno fa». «Allora tu l'hai conosciuta. E adesso hai ancora un qualche legame con lei?». «Sì», non ha avuto dubbi. «Vuoi provare a dirmi di cosa si tratta?». «Mi ricordo di lei perché spesso la nonna le porta i fiori al cimitero». «Perché lo fa?». «Perché continua a volerle bene». «Quindi - ho aggiunto io - c è qualcosa nel rapporto coi nostri cari che non finisce con la morte. C'è qualcosa che sopravvive alla morte».

Scola: chi è l’uomo che non desidera capire se stesso fino in fondo?



L'INTERVISTA/ Scola: chi è l’uomo che non desidera capire se stesso fino in fondo?


Una lezione profonda e al tempo stesso confidenziale sulla «notizia» più grande di tutta la storia: l’evento del Natale, nel quale «Dio si fa bambino per accompagnare la vita singolare e personale di ciascuno di noi». Nel suo pomeriggio fitto di impegni, il cardinale Scola ha dedicato un’ora del suo tempo ai giornalisti. Per continuare una «tradizione» che ho iniziato a Venezia, dice, un momento di incontro e dialogo al quale tengo molto.Un dialogo a tutto campo, ma dove tutti i temi affrontati dal cardinale trovano senso nell’unico evento che redime il tempo, la festa cristiana del Natale. Al temine, il cardinale ha risposto brevemente anche alle domande delSussidiario. Come può l’evento del Natale, eminenza, toccare anche al vita dei non credenti? «Per il semplice fatto» risponde Scola «che l’evento di Gesù non è qualcosa che si aggiunge all’esperienza dell’uomo. Facendosi carne, assumendo la nostra carne mortale, Gesù spiega compiutamente la nostra vita. La domanda diventa: chi è l’uomo che non ha il desiderio di capirsi fino in fondo? Ecco, il paragone con Gesù è la grazia donata all’uomo di tutti i tempi per capire il senso della propria vita». Non finiremo mai di immedesimarci in questo mistero. È questo il Natale, dice Scola: «Un Dio che si fa piccolo per raccogliere la nostra piccolezza, in questo scambio misterioso assumere la nostra umanità, in tutto, tranne che nel peccato, per consentirci di vivere nella speranza certa dell’eternità. Ma donandoci fin d’ora un anticipo dell’eternità stessa: un modo più gustoso di amare, di lavorare, di riposare, di costruire la città dell’uomo, di affrontare la nostra fragilità».Ne ha avuto per tutti, il cardinale. Anche per chi gli ha chiesto un piccolo «bilancio» di questi suoi primi mesi nella nuova diocesi. «Sono stanco, ma al tempo stesso sempre più a mio agio. Sono tornato a casa mia, in un certo senso, questo di solito fa sempre piacere e credo che piaccia a ciascuno di voi». E ancora: «Ho trovato negli incontri che ho fatto finora un popolo di Dio molto solido. Il mio desiderio è uno solo: far fronte come posso, al di là dei miei limiti e delle mie capacità, al compito che il Signore mi ha dato, accompagnare il popolo di Dio che è in Milano a vivere secondo la bellezza, la bontà e la verità del Dono che ha ricevuto».

mercoledì 21 dicembre 2011

AUGURI

Vi facciamo tanti auguri per il Natale che presto arriverà.
Un grande abbraccio a Giovannino e a tutti i bimbi Caggioni
Luigi e Brunella con Giulia,Barbara e Silvia,

NATALE


Natale 2004
Contributo di don Luigi Giussani per il Tg2 Rai del 24 dicembre

Perché Gesù viene?
Come può l’uomo di oggi stare davanti a questa notizia?
E il Natale, che cos’è?
Natale è l’amore di Cristo all’uomo.
L’Essere nuovo entra nel mondo.
L’Essere nuovo come prima non c’era, nella novità del suo comunicarsi agli uomini.
Un Essere nuovo entra nel mondo, il mondo del Dio vero.
Un Essere nuovo in tutto il profilo del mondo, in quel luogo, fiorì.
Tutto viene da Lui, ma qui la novità di una vita predomina. Una nuova creatura vince l’antica. L’antica creazione alla nuova si oppone, ma col Natale il calore ritorna nel mondo, e tutto riecheggia all’appello divino, al Mistero che c’è.
L’impossibile, cioè il Mistero, è immeritato dall’uomo. Eppure qui avviene un fuoco, una affezione che avvolge, un calore che predomina nell’immenso atrio del mondo, nello spazio eterno.
Qui è il presentimento di una cosa nuova che infervora, e tutto tende a fare diventare concreto. E proprio per questo suscita una grande devozione.
Come grazia divina, in tempi stabiliti, il Figlio di Dio è diventato un bambino nella storia umana, si è appropriato di canoni e formule di una esistenza.
Nel ricordo e nella memoria di quel Fatto, la testimonianza del Figlio di Dio emerge sempre più forte e l’impotenza del male diventa la figura dominante di tutta la storia. E il popolo di Jahvè sorge a investire il mondo. Così, per ogni giorno di vita, nelle mani del popolo cristiano resta la scommessa del potere di Dio nel tempo, e la preghiera alla Madonna che si realizzi in ogni circostanza

NATALE IN FAMIGLIA

                                            FESTEGGIAMO IN ITALIA IL NATALE
                                          FESTEGGIAMO CON I NIPOTINI A BOSTON
                                            MUSEO DEL GIOCO
                                            A CASA
                                          CON MICHELE ABBIAMO FATTO UN PROGETTO
                                           GIOCHIAMO INSIEME

martedì 20 dicembre 2011

L’etica del Dr House e quel dolore che aiuta a capire

.....Cerca la verità, perché capisce e sa che esiste una verità. E per questo House piace, per questo è seguito e osannato; perché, che lo si sappia dire o no, House è l’araldo di quello che più profondamente ognuno di noi porta in sé, l’araldo della ricerca piena di certezza della verità, l’araldo del senso religioso.Dunque ci addentreremo con filmati e storie nel mondo di Gregory House, mondo che affascina proprio perché ci è più vicino di quanto pensassimo, più vicino televisivamente di tante trasmissioni apparentemente “moralmente corrette”, ma che mancano di quel passo in più che non è solo tecnico, ma che tocca l’umano, laddove l’umano raggiunge le sue corde più forti nel dolore e nella capacità di invocare la manifestazione di un significato.....
 IL CASO/ L’etica del Dr House e quel dolore che aiuta a capire
Carlo Bellieni lunedì 19 dicembre 2011

 Lunedì 19 dicembre a Pavia, un dopocena speciale in università: si parla dell’ “Etica del dottor House”.

 Cosa attrae tanto del telefilm sull’eccentrico dottore da doverne parlare in Università? Chi l’ha visto lo sa ma forse non sa dirlo; per questo è bene che venga… chi non lo ha visto venga lo stesso perché sentir parlare di etica non come una cosa dogmatica, ma viva e divertente non è cosa da tutti i giorni. E capirà il perché di tanto interesse.

Lo strano "coraggio" della donna che ha preferito abbandonare il figlio

...Oggi si è tentato di imitare la pratica, con le “culle rosa” fuori da qualche ospedale. Inesorabilmente vuote, perché chi mi assicura che mentre lascio il mio bambino qualche telecamera non riveli il mio nome, qualche malintenzionato non mi segua e lo rapisca per sé. Come lasciare una creatura in una cella metallica, aspettando che una luce lampeggiante avvisi il reparto d’urgenza che è arrivato un fagotto? Ci vogliono due braccia, che lo abbraccino subito. Ci vuole una donnaa cui batta il cuore, e che corra ansiosa alla prima casa di suore. Stupite, incantate, premurose intorno a Gesù Bambino, incarnato per loro, quest’anno ancora di piu...
IL CASO/ Lo strano coraggio della donna che ha preferito abbandonare il figlio


Monica Mondo giovedì 15 dicembre 2011
Scusate se non mi indigno. Una ragazza, l’altra notte, a Monza, ha incrociato una donna, sconosciuta, e le ha messo in mano un fagottino. C’era il suo bambino, lì dentro. Si è scusata, dicendo che non poteva tenerlo, ed è volata via. La donna, confusa, ha portato il piccolo in un istituto religioso. E dove, se no. E le suore l’hanno prontamente fatto ricoverare in un reparto di neonatologia, dove il bimbo, in perfetto stato di salute, attenderà che la più presto una mamma e un papà chiedano di guardarlo negli occhi e prenderlo in braccio.

Da san Tommaso e don Giussani la più grande lezione sul cuore e la giustizia

... Non è forse vero, del resto, che i malfattori stessi formano dei piccoli Stati? Uomini comandati da un capo e tenuti assieme da un patto comune, si spartiscono un bottino secondo una legge tacita. Se questo male si allarga a un numero più grande di scellerati, se dilaga in un’intera regione, conquista città e soggioga popoli, allora assume più apertamente il nome di regno: non certo per la rinuncia alla cupidigia, semmai per la tranquilla impunità. Questa la franca risposta che un pirata aveva dato ad Alessandro Magno. Gli sembrava giusto, aveva chiesto il Macedone, infestare i mari? Per quale motivo continuava a nuocere? E quello, con spregiudicata fierezza: «Per lo stesso motivo per cui tu infesti la terra; ma poiché io lo faccio con una barca insignificante, mi chiamano malfattore, e poiché tu lo fai con una potente flotta, ti chiamano imperatore»”...
Francesco Ventorino giovedì 14 aprile 2011“Esiste un bene che saremmo lieti di possedere perché ci è caro per sé e non per i vantaggi che ne conseguono?”. La questione insorge in uno dei dialoghi di Platone, La Repubblica. Glaucone riflette sul bene e sul male, interroga il suo maestro Socrate. “Ho una grande voglia di sentire -

Angelo, nella carezza al piccolo Alfredino c'è tutto il senso del mondo

...Speriamo che Licheri trovi pace. Fece benissimo allora e fa male oggi a disperarsi. E' stato uno strumento e ha impegnato tutto se stesso nella lotta contro il male. Ma quella storia dimostrò anche con non sta a noi decidere il destino. Licheri fu la proiezione dell'amore di un intero popolo verso un bambino, che lo rese comunque un simbolo positivo.
Che la Grazia di un altro bambino, quello del Santo Natale, porti anche a lui adesso pace e luce.....


LETTERA/ Alessandro Banfi martedì 20 dicembre 2011

Ci sono storie che non finiscono mai. Trent'anni dopo la storia di Vermicino, paesino vicino a Velletri, ad un passo da Roma, dove un bambino era caduto in un pozzo, che poi era profondo 60 metri, fa ancora riflettere. Commuove. L'altro giorno a “Domenica Cinque” era ospite Angelo Licheri, il volontario che si era calato nel pozzo per salvare la vita del piccolo Alfredino Rampi. Licheri è anziano e malato, senza un gamba, non ha ancora trovato pace con se stesso. Ha detto: “Se tornassi indietro, non lo rifarei”. Che cosa lo tormenta a distanza di più di trent'anni? "Non rifarei quello che ho fatto perché sono molto sensibile.

lunedì 19 dicembre 2011

Anzitutto diciamo la verità: non è in corso una crisi, ma una guerra

....Il primo passo per capire e uscire fuori dalla foresta oscura è dare il giusto nome alla cose. Diciamo allora la verità. Quella in cui ci troviamo non è una “crisi”, ma una “guerra”. Passa un’enorme differenza tra le due situazioni.

Una “crisi” infatti è come un disastro naturale (terremoto o alluvione) o come la traversata di un deserto: ci fa sentire uniti da un compito comune e fa dire a delle persone in gamba che è addirittura “un’opportunità” (espressione che io però userei sempre con cautela o mai perché ci sono delle vittime).

Ma una “guerra” invece non è “un’opportunità” per nessuna persona perbene (solo loschi potentati bramano guadagnarci, ma di certo nessun uomo che abbia una moralità)...


di ANTONIO SOCCI

18 DICEMBRE 2011
“Sembra che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno”, scrive il Papa nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace.

Ma da dove viene questa tenebra che produce ansia e insicurezza? Cosa esattamente sta accadendo e perché?

I saputelli di casa nostra indicano il nostro “debito pubblico”, ma la risposta è sbagliata (e provinciale) perché era a questi livelli anche dieci anni fa.


segnalazione e osservazione

......Al compagno Napolitano, onestamente, va dato atto di essersi sempre comportato con coerenza e senza ipocrisia, tanto che pure stavolta ha risposto spontaneamente, senza neanche rischiare la cortesia che l’occasione – il concerto di Natale – il luogo – la Basilica di Assisi – e il personaggio citato – il Patrono d’Italia, cioè il santo deputato a proteggere il nostro paese – avrebbero potuto suggerire......



dicembre 19th, 2011
Una segnalazione per una lettura importante, e un’osservazione.

SEGNALAZIONE: E’ importante essere consapevoli di quello che sta succedendo, nel mondo. Non possiamo certo pensare che abbiamo un governo di banchieri e nominati che ci stanno affogando di tasse solo per colpa della presunta nipote di Mubarak. Noi stiamo in guerra. E non esagero. Oggi ne ha scritto chiaramente Antonio Socci su Libero, in un pezzo molto interessante e molto chiaro, che vi consiglio di leggere con grande attenzione. Ci torneremo su.



sabato 17 dicembre 2011

Negli occhi della nonna il nostro futuro

La vecchiaia come valore
di Massimo Camisasca
Tratto da L'Osservatore Romano del 12 dicembre 2011

Pubblichiamo uno stralcio dal volume Amare ancora. Genitori e figli nel mondo di oggi e di domani (Padova, Edizioni Messaggero, 2011, pagine 144, euro 14).

Fino a qualche decennio fa, gli anziani abitavano insieme ai giovani. Erano le famiglie patriarcali. Possibili soprattutto nella civiltà contadina, quando si lavorava tutti in campagna e si viveva nelle case disseminate tra i campi. Quando venivano meno le forze si passava dalla poltrona al letto. Oppure il nonno era messo su una sedia, nel cortile, tra le galline che razzolavano e i bambini che giocavano. A poco a poco sono cresciute le città dove molti trasferivano la loro abitazione e il loro lavoro. Lì tutto è cambiato. Gli appartamenti erano troppo piccoli per ospitare più di tre-quattro persone. Marito e moglie stavano fuori casa, al lavoro, fino a sera. Non c'era più spazio per i nonni.

Oggi gli anziani stanno facendo il loro ritorno nell'orizzonte delle famiglie. Positivamente, come nuovi e indispensabili educatori dei nipoti. Il tempo del pensionamento non deve essere per nessuno un tempo vuoto. Dobbiamo aiutare gli anziani a scoprire nuove ragioni di vita. Grande è ancora il contributo che essi possono dare sia alle nuove generazioni sia a tutta la società.


Il grande campo della vita

Lunedì 12 Dicembre 2011 09:58
Recensione dal mondo dei blog: Perlesparse
Il grande campo della vita

La prima volta che ho sentito, anni fa, la parola hospice, quello che immediatamente mi è venuto in mente è stato che, ancora una volta, si era trovato un sinonimo apparentemente più gentile per nascondere una realtà che non ci piace.
Un po’ come accade con diversamente abile et similia.


Quando mi ha accennato al suo nuovo libro Il grande campo della vita – Storie da Hospice mi son chiesta se il mio amico Fabio Cavallari, come per Vivi – dove si racconta della voglia di vita di persone la cui esistenza, secondo molti, sarebbe degna solo della morte, di essere accompagnata alla morte il prima possibile e "disturbando" il meno possibile il mondo dei c.d. sani – sarebbe riuscito a trasformare in un inno alla vita quello che in genere è considerato l’anticamera della morte.

Certo, già il titolo la dice tutta: Il grande campo della vita. Vita! Parola così chiara, luminosa, piena… io quando la pronuncio ho sempre una sensazione positiva: la vita può essere problematica, dura, finanche dolorosa, ma è vita. Anzi, se proprio voglio dare un senso negativo io dico "vitaccia" (i dispregiativi esistono per questo, no?), alla parola "vita" ho difficoltà ad associare perfino gli aggettivi negativi.

DIFENDESSERO LA FEDE IN GESU’ CRISTO (E I DOGMI) CON LA STESSA TENACIA CON CUI SI BATTONO PER ICI E OTTO PER MILLE…

Il problema è che quando si parla di Ici e di otto per mille, si scatena una reazione furibonda nel mondo ecclesiastico.

Perché? Non si capisce.

...Si può dire però che se la stessa vivacissima reazione scattasse anche in difesa della fede in Gesù Cristo e dei dogmi (messi in discussione pure da tanti teologi), il cristianesimo sarebbe fiorentissimo.

In questi giorni perfino “Famiglia cristiana” – che di solito è pappa e ciccia con la sinistra – si è messa a scagliare anatemi contro la “provocazione laicista” sull’Ici allestita dai “soliti radicali, qualche politico socialista e qualche agit-prop di Rifondazione comunista, ampiamente seguiti dalla stampa laica e di sinistra”.

Com’è che “Famiglia cristiana” si scaglia contro i “laicisti”, la “stampa di sinistra” e perfino “i comunisti” solo quando si occupano dei soldi degli enti ecclesiastici?

Siamo sicuri che il “tesoro” della Chiesa sia nell’Ici e nell’otto per mille? Ovviamente no. L’unico vero “tesoro” della Chiesa è Gesù Cristo.....

10 DICEMBRE 2011
La campagna sull’ “Ici della Chiesa” è stata lanciata dai radicali per anticlericalismo, ma gli ecclesiastici hanno dato una risposta così disastrosa che alla fine la Chiesa – oltre a doversi piegare sull’Ici – ne ha ricavato pure un grande danno di immagine e di credibilità.

Parlavo di faziosità radicale. Scrive Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, che la scorsa estate i radicali presentarono un emendamento alla manovra-bis che voleva colpire esclusivamente “gli enti religiosi cattolici”.

In modo da negare “soltanto ad essi i benefici stabiliti dalla legge” per le opere “senza fini di lucro. Neanche citati tutti gli altri soggetti (altre religioni, associazioni laiche, patronati, realtà politiche e sindacali)”.

Questo, dice Tarquinio, dimostra che i radicali sono mossi da ostilità discriminatoria contro la Chiesa.

venerdì 16 dicembre 2011

DA BOSTON

Ciao a tutti
il viaggio e' andato molto bene.
Giovanni e' contento e gioca con i nipotini.
Michele e Anna ora sono a scuola,non vogliono bigiare.
Paoletto e, molto bravo
ciao a tutti.
Tiziana

mercoledì 14 dicembre 2011

CIAO A TUTTI

Fra qualche ora partiamo!!
Giovanni ha passato alla grande la visita agli occhi!!!
Andiamo a trovare i nipotini a Boston poi a Cincinnati
Per scaramanzia non avevo detto ancora nulla !!
I preparativi mi hanno tenuta occupata riprendero' a scrivere appena giungo in America!!!
CIAO

domenica 11 dicembre 2011


«La Chiesa non paga l'Ici? Falso. E comunque lo Stato ci guadagna»

«Apsa e Propaganda Fide sono tra i primi contribuenti di Roma. Si ignora non solo la realtà ecclesiale, ma anche quella sociale e civile. E anche le esenzioni riconosciute non sono privilegi, sono risorse che tornano moltiplicate allo Stato». Il giurista Giuseppe Dalla Torre spiega che cosa prevedono le leggi italiane e che cosa paga davvero la Chiesa
09 Dic 2011
Anche la Chiesa paghi l'Ici. È questo il senso e l'obiettivo della mozione presentata da venti deputati del Pd che vorrebbero che anche i locali della Chiesa cattolica «non esclusivamente commerciali» fossero soggetti alla tassa sugli immobili. Il tutto in nome dell'equità. «Il problema di fondo è che si ignora non solo la realtà ecclesiale, ma anche quella sociale e civile» afferma in un'intervista al Corriere della SeraGiuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale dello Stato del Vaticano. «Leesenzioni riconosciute alla Chiesa come in genere al "no profit" sono risorse che ritornano moltiplicate allo Stato e alla società. Non sono privilegi. Dagli oratori alle mense dei poveri alle iniziative antiusura, c'è un pezzo importante di welfare fatto di attività assistenziali e sociali di cui forse non si è consapevoli. Sarà che non è nello stile cristiano battere la grancassa. Ma il mondo cattolico è chiamato su questo a un impegno più forte. La carità ha creato l'identità italiana prima che ci fosse lo Stato».

Secondo il giurista è importante fare le dovute distinzioni. Lo Stato Città del Vaticano e laSanta Sede «pagano l'Ici, altroché, per i loro immobili in territorio italiano. Ci sono invece zone extraterritoriali, stabilite dagli articoli 13, 14, 15 e 16 del Trattato del Laterano. Ma sono poco cosa, rispetto alle proprietà. Il grosso paga: è soggetto al normale regime fiscale italiano, Ici compresa. Apsa e Propaganda Fide sono tra i primi se non i primi contribuenti di Roma».

Per quanto riguarda, invece, le proprietà della Chiesa in giro per l'Italia, «pagano le attività commerciali e tutte le proprietà che non svolgono attività sociali, assistenziali o culturali:esenzioni che valgono per tutto il no profit. Come le esenzioni per edifici di culto valgono per tutti i culti. Del resto è interesse dello Stato». Ma se è così, da dove vengono fuori le polemiche che impazzano in questi giorni? Risponde Dalla Torre secco: «Spesso nelle polemiche c'è anche un residuo di mentalità statalistica, oltre che qualche dose di faziosità».

lunedì 5 dicembre 2011

La vera patrimoniale

dicembre 4th, 2011 Posted in Uncategorized | Commenti disabilitati
E’ vero quel che ha scritto Antonio Socci oggi su Libero. Purtroppo.

Leggete tutto, perché il momento è veramente difficile, e mai come adesso bisogna stare con gli occhi bene aperti.

P.S. ho appena sentito parte della conferenza stampa sulle misure del governo Monti.

Quando potremo leggere nel dettaglio i provvedimenti, li commenteremo con più attenzione, ma per ora è bene mettere a fuoco almeno una cosa: la tassa più pesante è quella sulla casa, che va a colpire le famiglie, tutte. E’ questa la vera patrimoniale, la tassa sulla casa di proprietà con la RIVALUTAZIONE DEL 60% DEGLI ESTIMI CATASTALI.

Si sa, l’ottanta per cento degli italiani ha la casa di proprietà, i risparmi delle nostre famiglie vanno tutti lì. E molto spesso la seconda casa non è un bene di lusso, ma piuttosto la casa dei genitori ereditata, magari quella del paese di origine, dove non l’avresti mai comprata ma la tieni perché era dei tuoi.

Colpire la casa significa colpire le famiglie.

Le imprese non sono colpite dalle tasse, per cui i patrimoni della Marcegaglia e di Montezemolo, tanto per capirsi, non saranno tassati, perché i loro beni sono intestati alle loro imprese, che non sono colpite dalla manovra Monti.



Grazie RITA

carissimi Tiziana e Claudio,
ogni mattina vi penso sfogliando il Blog; vi voglio mandare gli auguri della nostra famiglia per questo importante anniversario,guardando la foto mi viene in mente che la frase di Mounier sarebbe la giusta didascalia: la vita è dura, ma mettere il muso non serve, stare insieme da così tanti anni è segno che il Signore ci accompagna per un destino buono.
Rita Stefano Luigi e il piccolo Carlo

sabato 3 dicembre 2011

venerdì 2 dicembre 2011

ANNIVERSARIO NOZZE GABRIELLA E MAURIZIO

AUGURI!

11 anni di matrimonio Alessandra e Francesco



AUGURI BUON ANNIVERSARIO!
CI VEDIAMO PRESTO!
Francesco porta un cartello all'aereoporto perche' dopo cosi' tanto tempo(1 anno e mezzo?)che non ci vediamo rischiamo di non riconoscerti!!!! ah! ah! ah!
L’amore durevole tra l’uomo e la donna è l’esperienza umana primaria per eccellenza, il segno più eloquente che l’uomo si realizza pienamente attraverso un legame con l’altro, che l’io è costitutivamente aperto all’incontro con un tu, che l’io si esprime in una relazione. Oggi va di moda la parola autorealizzazione: ebbene, il matrimonio ricorda che l’uomo non si fa da sé, ma realizza la sua identità entro una relazione privilegiata, un legame amoroso con un altro profondamente diverso da sé (un altro genere) eppure a sé simile. Questo legame non è un fatto privato tra due persone. Tutte le culture hanno dato un riconoscimento pubblico all’amore tra l’uomo e la donna: la presenza dei testimoni alle nozze sta a sottolineare che c’è un “terzo” che riconosce questo legame. E l’unione tra uomo e donna in una prospettiva generativa è essenziale per la sopravvivenza della società.

giovedì 1 dicembre 2011

LA STORIA DI ABRAMO

....«Il sacrificio di Isacco – spiega – è un avvenimento molto duro. Ma i ragazzini non si spaventano. Quando lo racconto in prima media, dico che Abramo era pieno di gratitudine, sapeva che tutto ciò che aveva gli era dato da Dio. Dico che secondo me quel giorno piangeva, ma era troppo ragionevole fidarsi, dato che aveva visto tutta la bontà di Dio. Loro, al racconto, diventano seri, ma capiscono. Alcuni sanno già che poi Dio non toglierà il ragazzo ad Abramo. Chi invece non conosce la storia ha qualcosa dentro che gli fa dire: “È impossibile che Dio sia così crudele, ha in mente di sicuro qualche sorpresa”. Loro partono già da un’ipotesi positiva».....


Libri per educare alla fede:
Pubblicato ilnovembre 30, 2011

Scritto da Benedetta Frigerio – tempi.it il 30 novembre 2011 ·
Sono libri per bambini delle elementari e delle medie. Essenziali nei contenuti e dalle immagini splendide. L’autore è don Andrea Marinzi, mentre le illustrazioni sono di Anna Casaburi e Arcadio Lobato. I volumi sono i primi di una collana, Storie di uomini, storia di Dio, pensata per parlare ai più piccoli della fede in modo semplice, ma senza mancare in verità e profondità.

BENEDETTO XVI: UDIENZA GENERALE 30 NOVEMBRE 2011 La preghiera attraversa tutta la vita di Gesù

Pubblicato il novembre 30, 2011

Cari fratelli e sorelle,
nelle ultime catechesi abbiamo riflettuto su alcuni esempi di preghiera nell’Antico Testamento, oggi vorrei iniziare a guardare a Gesù, alla sua preghiera, che attraversa tutta la sua vita, come un canale segreto che irriga l’esistenza, le relazioni, i gesti e che lo guida, con progressiva fermezza, al dono totale di sé, secondo il progetto di amore di Dio Padre. Gesù è il maestro anche delle nostre preghiere, anzi Egli è il sostegno attivo e fraterno di ogni nostro rivolgerci al Padre. Davvero, come sintetizza un titolo del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, «la preghiera è pienamente rivelata ed attuata in Gesù» (541-547). A Lui vogliamo guardare nelle prossime catechesi.

Marco Gallo: «Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?»

....«Mio figlio Marco avrebbe voluto che vi facessi sapere questo: solo se Cristo è risorto è accaduto qualcosa di veramente nuovo che cambia il mondo e la situazione di ogni uomo, anche la più disperata». «Ora finalmente – dice – mi sono tolto la maschera delle convenzioni per cui in fondo non si dice mai ciò che ci sta a cuore davvero, quelle convenzioni che mio figlio detestava. Ora che Marco è morto, sto diventando un uomo»......




Tempi n.47/2011 Marina Corradi.
In quella frase scritta sul muro della camera da letto il giorno prima di morire c’è tutto Marco Gallo. Il ragazzo che impazziva per i botti, per il Francesco della Cavani o per un albero americano di 4500 anni. Aveva il fuoco di una domanda addosso.
Monza. Una palazzina bianca a ridosso di Villa Reale. Dal parco nella prima mattina sale e si scioglie la nebbia. Esiti ad allungare il dito sul citofono. Cosa si domanda alla madre e al padre di un ragazzo morto in un incidente in moto mentre andava a scuola? Marco Gallo avrebbe compiuto 18 anni a marzo. Faceva l’ultimo anno di liceo scientifico. È un bel ragazzo, quello che sorride dalle foto attaccate sul frigo con le calamite, in cucina.


IL SUICIDIO ASSISTITO

IL PAPA BENEDETTO XVI

Il papa: profondamente addolorato per la tragedia di Kiremba

Benedetto XVI è profondamente addolorato per l'uccisione del volontario italiano e della suora croata in Burundi. Lo dice il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in un messaggio indirizzato al vescovo di Ngozi, alla Congregazione delle Ancelle della Carità di Brescia, alla famiglia e ai parenti di Francesco Bazzani, ucciso durante la rapina nella missione di Kiremba, nella quale ha perso la vita una religiosa e una suora bresciana stata ferita.

“Addolorato per l'assassinio di suor Lukrecija Mamic e del signor Francesco Bazzani, Benedetto XVI esprime - si legge nella nota - le sue sincere condoglianze alla Congregazione delle Ancelle della Carità di Brescia, alla famiglia ed ai parenti del signor Bazzani, e a tutta la comunità diocesana di Ngozi. Il Papa chiede a Dio, Padre di ogni misericordia, di accogliere nel suo Regno questi defunti che hanno consacrato la loro vita al servizio dei malati e dei poveri, e di dare coraggio e speranza a suor Carla Lucia Brienza affinché superi questa prova”.


mercoledì 30 novembre 2011

37 anni matrimonio

Ciao Babbo e Mamma, Buon Anniversario !!!
Mentre aspettiamo con trepidazione la vostra visita, vi mandiamo gli
auguri di Buon Anniversario.
Un abbraccio
Francesco, Ale, Michele, Anna e Paolo !!!

Ciao
Auguri per l'anniversario!
Grazie per la testimonianza che ogni giorno, anche se a volte inconsapevolmente, ci date.

Ciao,
Lorenzo, Sabina e Giacomo

Non abbiamo tanto bisogno dell'aiuto degli amici,quanto della certezza del loro aiuto
Tantissimi auguri buon anniversario con affetto
Betty e family

domenica 27 novembre 2011

Il governo dei monaci



lunedì 14 novembre 2011
Certamente lo scorso 9 novembre avevamo altro da pensare che non celebrare la Giornata mondiale della libertà, ricorrendo in quel giorno l’anniversario della caduta del muro di Berlino. Eppure la coincidenza dell’inizio della crisi di governo con la data della fine dell’impero sovietico ha qualcosa di evocativo. Si è parlato di «fine del berlusconismo» e lo si è connesso col tramonto di tutto il mondo occidentale, che scopre sempre più acutamente le sue debolezze, la perdita del primato planetario, la fragilità del suo modello esistenziale, la vacuità della sua proposta culturale. Così, dopo la fine - per fortuna non sanguinosa -
dell’utopia marxista nella sua versione sovietica, stiamo assistendo al declino della versione capitalistica della modernità, caratterizzata da cieca fiducia nel progresso, da stili di vita gaudenti, dall’abbandono della tradizione, da quello che è stato chiamato «nichilismo gaio».

Il governo dei monaciFoto Fotolia

Qual è il compito dei cristiani in un simile frangente? La nostra lunga storia ha già presentato situazioni analoghe, e forse quella che più chiaramente ha mostrato i fattori in gioco è la crisi dell’impero romano. Cos’hanno fatto, allora, i cristiani? Rispondo con le parole di Alasdair MacIntyre: «Un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l’imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale imperium. Il compito che invece si prefissero (spesso senza rendersi conto pienamente di ciò che stavano facendo) fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita morale potesse essere sostenuta, in modo che sia la civiltà sia la morale avessero la possibilità di sopravvivere all’epoca incipiente di barbarie e di oscurità. Ciò che conta, in questa fase, è la costruzione di forme locali di comunità al cui interno la civiltà e la vita morale e intellettuale possano essere conservate attraverso i nuovi secoli oscuri che già incombono su di noi. E se la tradizione delle virtù è stata in grado di sopravvivere agli orrori dell’ultima età oscura, non siamo del tutto privi di fondamenti per la speranza. Questa volta però i barbari non aspettano al di là delle frontiere: ci hanno già governato per parecchio tempo. Ed è la nostra inconsapevolezza di questo fatto a costituire parte delle nostre difficoltà. Stiamo aspettando: non Godot, ma un altro San Benedetto, senza dubbio molto diverso».

Il compito dunque è che nel buio della crisi continui a splendere una luce, una luce pur piccola come quella di un accendino, ma irriducibilmente diversa dall’oscurità. Non la luce di una teoria più sgamata o di un’analisi più raffinata; la luce di una diversità umana già in atto, già sperimentata. Esattamente come quella che brillava nei nascenti monasteri benedettini, dove uomini normali mostrarono possibile la stabilità in un mondo travolto da irrefrenabili migrazioni, la fraternità in mezzo alla violenza, la costruttività alternativa al crollo di tutto. E poco importa se i professionisti della politica diranno che è un’illusione e gli intellettuali che è un’ingenuità. Resta il fatto: quei monaci hanno costruito, senza neppure pensarci, una civiltà.











Cattolici senza Cristo




mercoledì 23 novembre 2011

Cattolici senza CristoFotolia

Rachel Maddow è una delle persone più istruite (dottorato in Scienze politiche all’Università di Oxford) nel mondo dei notiziari politici delle TV via cavo. È anche una persona arguta, tagliente, ma tranquilla e divertente, capace di analisi e con verve satirica. E moderatamente political correct.

Il suo show va in onda sul canale MSNBC ogni sera dal lunedì al giovedì in prime time, e viene ripetuto in tarda serata. Poi c’è la moltitudine di blog, suoi, contro di lei, che lei apprezza o detesta, etc. La sua ideologia è senza dubbio di sinistra o progressista, come si può immaginare, ma con una dimensione intellettuale che manca ad altri commentatori politici nelle TV, sia progressisti che conservatori.


La settimana scorsa, Maddow ha incluso nel suo show un’analisi del recente documento vaticano intitolato “Per una riforma del sistema finanziario internazionale nella prospettiva di un’Autorità pubblica a competenza universale", emesso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Per quanto ne so, questa è solo la seconda volta che nei notiziari delle TV via cavo si parla a fondo di questo documento, anche se i media conservatori hanno spesso riportato notizie sul suo rifiuto da parte di ambienti conservatori, specialmente cattolici. L’altra discussione favorevole sul documento è avvenuta alla CNN da parte di Wolf Blitzer.

Non sono rimasto sorpreso per l’opinione favorevole di Maddow, perché su alcuni punti il documento è, in effetti, “alla sinistra” dell’attuale pensiero progressista americano. A quanto pare, Maddow è cresciuta in un ambiente cattolico conservatore, ma adesso, come molti altri intellettuali cattolici progressisti, è in forte disaccordo con l’insegnamento della Chiesa sulle questioni relative alla vita e alla sessualità. Infatti, nella stessa occasione in cui ha elogiato il documento vaticano, ha anche attaccato duramente i vescovi cattolici americani per non aver dato a questo documento un’importanza primaria nella loro dichiarazione sulle materie rilevanti per la scelta di voto dei cattolici nelle prossime elezioni, preferendo invece dare evidenza al problema dell’aborto, ad altri temi collegati alla vita, alla contraccezione e alla natura del matrimonio. (La dichiarazione dei vescovi è stata resa pubblica durante l’annuale assemblea tenuta a Baltimora la scorsa settimana).


Non indignati, ma costruttori

Non indignati, ma costruttori

giovedì 24 novembre 2011

Ci saranno i vecchi e i giovani. Pensionati, casalinghe, operai, impiegati. Italiani e stranieri. E tanti studenti. Senza cartelli, senza striscioni, senza slogan. Senza viva e senza abbasso. Né indignati, né rassegnati, ma costruttori. Tutti lì, davanti a centinaia di supermercati di tutta Italia, a chiedere di donare un po’ della spesa per chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Sono gli uomini e le donne che sabato prossimo, come accade da tanti anni, daranno vita alla Colletta nazionale promossa dal Banco alimentare.

Un gesto semplice, che costa poco e vale molto. Vale perché permette di sfamare migliaia di bocche - sempre di più, in questi tempi amari - nelle mense per i poveri, nelle case di accoglienza, nei luoghi abitati dalla miseria. Vale perché dimostra - con un fatto, non a parole - che ci sono tante persone che non chiudono la porta e il cuore di fronte al bisogno. E che si può stare di fronte alla realtà con uno sguardo positivo, lasciandosene provocare, non rinchiudendosi nel lamento o nel cinismo, ma facendo della crisi un’occasione di cambiamento, per sé e per chi ci sta attorno.

Scrive Hannah Arendt che “la crisi ci costringe a tornare alle domande, esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto; e si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, ossia pregiudizi, aggravando così la crisi e per di più rinunciando a vivere quell’esperienza della realtà, a utilizzare quell’occasione per riflettere, che la crisi stessa costituisce”.

È un gesto totalmente laico, la Colletta. Ma non è un caso che nasca da un humus cristiano, e che trovi così forte rispondenza nella nostra società (saranno almeno 120mila i volontari all’opera). Come a testimoniare che nella memoria profonda di questo Paese è impressa una traccia che lo ha segnato in maniera indelebile. Una traccia lasciata dal popolo cattolico e che ha contagiato molti perché corrisponde al sentire profondo, alle esigenze elementari di giustizia e di bene che abitano le profondità di ogni cuore.





Non indignati, ma costruttori

Non indignati, ma costruttori

giovedì 24 novembre 2011

Ci saranno i vecchi e i giovani. Pensionati, casalinghe, operai, impiegati. Italiani e stranieri. E tanti studenti. Senza cartelli, senza striscioni, senza slogan. Senza viva e senza abbasso. Né indignati, né rassegnati, ma costruttori. Tutti lì, davanti a centinaia di supermercati di tutta Italia, a chiedere di donare un po’ della spesa per chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Sono gli uomini e le donne che sabato prossimo, come accade da tanti anni, daranno vita alla Colletta nazionale promossa dal Banco alimentare.

Un gesto semplice, che costa poco e vale molto. Vale perché permette di sfamare migliaia di bocche - sempre di più, in questi tempi amari - nelle mense per i poveri, nelle case di accoglienza, nei luoghi abitati dalla miseria. Vale perché dimostra - con un fatto, non a parole - che ci sono tante persone che non chiudono la porta e il cuore di fronte al bisogno. E che si può stare di fronte alla realtà con uno sguardo positivo, lasciandosene provocare, non rinchiudendosi nel lamento o nel cinismo, ma facendo della crisi un’occasione di cambiamento, per sé e per chi ci sta attorno.

Scrive Hannah Arendt che “la crisi ci costringe a tornare alle domande, esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto; e si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, ossia pregiudizi, aggravando così la crisi e per di più rinunciando a vivere quell’esperienza della realtà, a utilizzare quell’occasione per riflettere, che la crisi stessa costituisce”.

È un gesto totalmente laico, la Colletta. Ma non è un caso che nasca da un humus cristiano, e che trovi così forte rispondenza nella nostra società (saranno almeno 120mila i volontari all’opera). Come a testimoniare che nella memoria profonda di questo Paese è impressa una traccia che lo ha segnato in maniera indelebile. Una traccia lasciata dal popolo cattolico e che ha contagiato molti perché corrisponde al sentire profondo, alle esigenze elementari di giustizia e di bene che abitano le profondità di ogni cuore.





La ragione profonda della carità


.....“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono… un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione”. La nostra civiltà occidentale è intrisa, più ancora che dei segni di violenze e guerre, delle tracce del Buon samaritano, di San Martino che dona metà del suo mantello al povero che ne ha bisogno. La tradizione cristiana chiama tutto questo “carità”, dono di sé commosso per il bene dell’altro, perché non ci si può dimenticare che tutto quel che abbiamo ci è stato donato da un Dio che si è fatto uomo e ha accettato di soffrire e morire per salvarci......


Giorgio Vittadini venerdì 25 novembre 2011

Che senso ha, sabato 26 novembre, regalare parte della propria spesa a uno sconosciuto, uno dei 120mila volontari della Rete Banco Alimentare, che la farà arrivare a uno o più persone tra il milione e 400mila indigenti, attraverso più di 8mila strutture caritative sostenute? Che senso ha farlo in un momento di crisi in cui per molti anche un euro è prezioso per sopperire ai problemi della disoccupazione o dei difficili bilanci familiari? E poi non ha forse più ragione chi, confidando sui poteri taumaturgici della finanza e della “politica dei giusti” ha ripetuto per anni che “non serve la carità, ci vuole la giustizia”? Sono domande a cui paradossalmente questa crisi mondiale aiuta a trovare risposta.

COLLETTA ALIMENTARE

L'operaio Fiat e lo "spettacolo della carità" Gianluigi Da Rold sabato 26 novembre 2011

Al via la giornata della carità nei supermercati di tutta Italia La ragione profonda della carità
Quando don Luigi Giussani evocò con una bellissima immagine la Giornata della Colletta alimentare, “lo spettacolo della carità”, l'ultimo sabato di novembre era già una realtà, un'evidenza sotto gli occhi di milioni di italiani. Ma “lo spettacolo della carità” consegnava a chi aveva voglia di guardare e ragionare qualche cosa in più. Davanti ai moderni centri di distribuzione, a questi nuovi “templi” del consumo di massa della società postindustriale, della società della comunicazione globale, si rinnovava perfettamente il gesto antico, bimilennario, della tradizione cattolica e italiana della carità.

Il semplice atto di donare del cibo a una persona che ha bisogno. Un'esperienza senza tempo, che sta nel fondo del cuore degli uomini e che fa dimenticare qualsiasi crisi economica, qualsiasi tipo di contrarietà si debba affrontare nella vita quotidiana. Ad esempio, questa mattina, un operaio Fiat ha partecipato come volontario alla Colletta davanti a un supermercato («Non so se l'anno prossimo potrò ancora farlo - ha esclamato -, ma voi del Banco non mollate perché mi date speranza»).