sabato 31 marzo 2012

DAVIDE COMINCIA A GATTONARE


 DAVIDE COMINCIA A GATTONARE                           
 caspita come siamo precoci! 

Sabina 

mercoledì 28 marzo 2012

VIAGGIO DEL PAPA

L’inviato: ora so perché a Cuba la Chiesa è sopravvissuta a Fidel Castro
INT. Giacomo Galeazzi mercoledì 28 marzo 2012
Tornielli: la fede di Benedetto è più grande di tutti i soprusi


Duecentomila fedeli hanno affollato ieri plaza Antonio Maceo a Santiago de Cuba per ascoltare le parole di Papa Benedetto XVI. Un incontro storico a 14 anni dalla visita di Giovanni Paolo II, con Raul Castro in prima fila ad applaudire mentre Fidel forse si vedrà oggi con il Santo Padre. Nel suo discorso di ieri, Papa Ratzinger ha sottolineato la sua piena disponibilità a collaborare con Cuba, ma nello stesso tempo ha rivendicato il diritto della Chiesa a giocare un ruolo nella vita pubblica del Paese. Intervistato da Ilsussidiario.net, il vaticanista de La Stampa, Giacomo Galeazzi, sottolinea che “la testimonianza più forte della fede viva dei cubani è che i regimi passano, Cristo rimane. Il nuovo umanesimo cristiano proposto da Benedetto XVI altro non è che il ritorno a quella visione evangelica che le prime comunità perseguitate dei cristiani avevano 2mila anni fa. E’ questa la lezione della Chiesa cubana: hanno cercato in tutti i modi di annientarla, ma è rimasta talmente viva da proporsi come modello per noi europei”.

domenica 25 marzo 2012

COMMENTI

Ciao posso chiederti perché non condividi ciò che dice?
Mi piacerebbe leggere il tuo pensiero !
Una curiosità il tuo libro è intatto o ha le pagine tipo tagliate male?
Mi chiamo Michela
Ciao

Libro con fogli incollati!!!!!

Un grande coraggio , non tanto a scriverle quanto a pubblicarle!
La vita con un disabile è così come la descrive questo padre , anzi questo padre è anche fortunato perché è una persona istruita e senza problemi economici , almeno è quello che si intuisce dal libro .
Avere un figlio o nel mio caso un fratello con quel tipo di problemi , ti fa vedere la vita da una prospettiva diversa , cresci in modo diverso ! La paura del domani la riconosco sul volto dei miei genitori.... Spero solo che la vita sia più benevola e ci dia , a noi fratelli , forza e mezzi per garantirgli una vita bella come quella che ha oggi con i miei !

RISPONDO
Al primo commento:
Avresti potuto leggere come la penso sfogliando il blog.
Ho gia' messo vari commenti e il bello di vivere in uno stato libero e' poter avere un pensiero libero e non doversi sentire omologati.
La battuta finale la lascio perdere perche' credo si commenti da sola!!!

Secondo commento:se i tuoi sanno proporre una vita bella a tuo fratello certamente vivono un bel rapporto con lui.Auguri !vedrai che anche tu con i tuoi fratelli continuerai l'opera.





mercoledì 21 marzo 2012

Da un padre ai figli: IL PROBLEMA DELL’EDUCAZIONE


.....«Io ti amo così come sei, io ti affermo per quello che sei, però sto facendo questa strada, sappi che io sto andando in questa direzione, sto guardando queste cose che rendono felice me, se vuoi vieni»....,

da: la Bussola
Tratto da Libertà e persona il 19 marzo 2012

Letture dal libro di Franco Nembrini, Di Padre in Figlio. Conversazioni sul rischio di educare (prefazione del card. Camillo Ruini, Ares, Milano 2001)

IL PROBLEMA DELL’EDUCAZIONE

Se è vero quel che ho cercato di dire, che i figli vengono al mondo come Dio comanda, vengono al mondo con ciò che è davvero necessario, tutto il problema dell’educazione è spostato su di noi. Il problema dell’educazione sono gli adulti, non i ragazzi, non i bambini. Il mestiere del bambino è guardare. Non lo sanno, non lo sanno quando hanno un anno, quando sono nel grembo materno; ma credo che fin dal grembo materno i nostri figli ci guardino, sempre, con la coda dell’occhio. Ci guardano sempre. Sembra che facciano altro, sembra che giochino fra loro, che facciano i capricci, sembra che mangino, che dormano, che siano all’asilo, che vadano a scuola; ma l’attività vera che fanno è guardare: guardano sempre l’adulto che hanno di fronte, prima il genitore e poi mano a mano le altre figure di adulti che incontrano – cioè la maestra, gli insegnanti –

martedì 20 marzo 2012

Padre Aldo, risposta alla suora innamorata:

«La chiamata di Dio è irreversibile»
«Non esiste differenza tra il matrimonio e la vita consacrata. Il problema non è la forma di una convivenza, ma il contenuto che dà origine a questa forma. Stiamo insieme perché Cristo ci ha chiamati o per una simpatia, un sentimento?».

Di Aldo Trento
Carissimo padre Aldo, sono una religiosa e leggo la sua rubrica su Tempi, in cui trovo un grande aiuto per la mia vita. Per questo le scrivo per avere un aiuto. Ho abbracciato la vita di consacrazione da circa vent’anni ed anch’io, come lei, ho sentito la “chiamata” fin da giovane, anche se mi ha sempre attratto la possibilità di una vita familiare con un buon marito e dei figli. Non sono mai stata un tipo tranquillo, anzi direi che mi hanno sempre caratterizzato una grande irrequietezza e, nello stesso tempo, un grandissimo desiderio di radicalità. In questi anni, pur attraversando mille difficoltà e vivendo mille amari tradimenti, non mi ha mai nemmeno sfiorato il dubbio di aver sbagliato strada. Finché pochi anni fa i miei superiori mi hanno proposto di cambiare comunità per andare a sostenerne una in difficoltà. Cosa non facile, essendo la comunità composta da 15 suore, da 15 donne, la cui maggioranza supera i settant’anni.

lunedì 19 marzo 2012

Un padre come Dio comanda

di Roberto Marchesini

Oggi è la festa più politicamente scorretta dell'anno. È la festa di san Giuseppe, padre di Gesù, sposo di Maria.

È una festa politicamente scorretta perché celebra un padre proprio quando si è finalmente realizzata la «società senza padri» di sessantottina memoria; quando per allevare i figli serve il posto fisso, ma non il papà fisso; quando vanno bene anche due mamme e anzi, i figli sono più felici; quando il welfare ha ormai reso inutile la presenza del padre in casa; quando le mamme restano incinte senza conoscere uomo (e senza alcun intervento divino di sorta).

È una festa politicamente scorretta perché san Giuseppe non era un «mammo»: non ha mollato il lavoro per occuparsi di pannolini e poppate, ma ha continuato a lavorare per mantenere la famiglia. Volendo dirla tutta, doveva essere proprio un padre all'antica, perché ha educato Gesù secondo il motto «Impara l'arte e mettila da parte»: tu impara un mestiere, poi magari diventi il Messia e non ti serve, però intanto...

È una festa politicamente scorretta perché Giuseppe tace. Non conosciamo un discorso, una frase, nemmeno una parola di san Giuseppe, nemmeno un «Bah...». Anni e anni di lamentele muliebri («Mio marito non spiccica una parola nemmeno a martellate...»), di psicologia spicciola sulle riviste femminili («Gli uomini devono imparare a esprimere i loro sentimenti... le loro emozioni...») e si festeggia un uomo che è l'apoteosi del silenzio maschile. Bah.

È una festa politicamente scorretta perché il padre di Gesù è un uomo «giusto» (Mt 1,19). Significa che se ne impippa del legalismo, del politicamente corretto, del rispetto umano, dei sentimenti degli altri eccetera eccetera. Come un ispettore Callaghan qualsiasi, fa ciò che è giusto a dispetto delle regole e delle opinioni altrui.

È una festa politicamente scorretta perché san Giuseppe non solo non ha mai pensato di liberarsi di una gravidanza «scomoda»; non solo ha rifiutato l'adulterio; non solo non è scappato con una ventenne mollando moglie e Figlio; ma ha vissuto castamente tutta la vita, alla faccia della classica scusa (utilizzata indifferentemente sia dagli uomini che dalle donne) delle famose, leggendarie «esigenze maschili».

È una festa politicamente scorretta perché Giuseppe ha protetto la Sacra Famiglia dai malvagi (e non ha tentato di dialogare con loro, cercando ciò che unisce invece di ciò che divide).

È una festa politicamente scorretta perché Giuseppe era un uomo pio. Non solo si è fidato ciecamente di Dio, ma ha imposto al Figlio tutti i riti dell'iniziazione religiosa (circoncisione, imposizione del nome, presentazione al tempio...) e non si è sognato nemmeno una volta di dire «Quando sarà grande deciderà lui...».

In conclusione, per tutti questi motivi politicamente scorretti, buona festa del papà. Con l'augurio a tutti i papà di imitare san Giuseppe; a tutte le mogli di avere un marito come l'ebbe Maria; a tutti i figli un padre terreno come il padre putativo di Gesù.

"Il tuo cervello è una Zigulì", Il libro choc sul figlio disabile

Il racconto «senza retorica» di un professore di Sociologia Sei insopportabile. Quando urli così non ho scelta. O ti sbatto in camera e chiudo la porta, oppure ti prendo a sberle. Quasi sempre finisci in camera (da Il Corriere)


MILANO - «Se Moreno potesse leggere o capire quello che ho scritto, avrebbe tutto il diritto di incazzarsi con me. Ma, per mia fortuna, non può leggere, perché è cieco. E neppure capire, perché la Zigulì che ha sotto i capelli gli consente di riconoscere soltanto le tre parole che servono per sopravvivere: pappa, acqua, nanna. Insomma, uno dei vantaggi di avere un figlio handicappato è che puoi permetterti di essere un idiota e di trattarlo anche male. E io mi concedo spesso questo vizio».
Massimiliano Verga non ricama. Spiazza. E verrebbe da darglieli al posto di Moreno quegli schiaffi che il figlio di otto anni non potrebbe. Però è coraggioso. Duro e disperato quando scrive: «Sei insopportabile. Preferirei masticare la sabbia piuttosto che sentirti. Anche dei chiodi nelle mutande sono più piacevoli della tua voce. Quando urli così non ho scelta. O ti sbatto in camera e chiudo la porta, oppure ti prendo a sberle. Quasi sempre finisci in camera. La ritengo una conquista». Ma c'è un senso di resa quando ammette: «Moreno incarna l'idea del figlio che nessuno vorrebbe avere».

domenica 18 marzo 2012

Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Dire no al libro di Massimiliano Verga: «Zigulì»":

Così come si è diversi nell'affrontare figli normali, si è diversi anche verso i figli disabili. Anch'io ho un figlio disabile e i pensieri sono molto simili a quelli di Verga. Anch'io a volte mi ritrovo a volte ad adorare mio figlio e a volte a maledire il momento in cui abbiamo preso la decisione di adottarlo (ma la disabilità è stata una cosa di cui abbiamo avuto coscienza dopo... niente eroismi... avremmo voluto un figlio normale). Sebbene abbia sempre pensato che tra le cose più terribili che possano capitare a una persona vi sia la morte di un figlio, sarei contenta se mio figlio morisse prima dell'ultima persona che si possa occupare di lui (e credo che saremo io e mio marito....). E questo perché gli voglio bene....
Non ho apprezzato il libro da un punto di vista letterario, perché altro non è che un diario reso pubblico, ma la sua lettura mi ha mostrato come i miei sentimenti non siano unici. Non lo pensavo neppure prima di averlo letto, ma diciamo che questo libro l'ha messo nero su bianco.
Niente cattiverie perciò, ma solo umanità.

RISPOSTA

Penso che tutti si possano ritrovare con gli stessi pensieri dell'autore,siamo uomini esseri incapaci di vero amore.
Chi non ha avuto segni di impazienza,disperazione,rassegnazione,dolore durante il compito genitoriale?
Non e' necessario avere un figlio disabile per provare questi sentimenti.
Basta una notte in bianco e i nostri nervi saltano ,il nostro equilibrio ne risente.
Non dobbiamo scandalizzarci per certi pensieri!!! Nemmeno pero' cullarli e ritenerli giusti per la situazione.
I figli sono sempre diversi da quelli pensati ed immaginati.
E' difficile che ci corrispondano e quando hanno una disabilita' questi sentimenti
queste difficolta' si amplificano,possono riempire tutti i nostri pensieri.
Giustamente l'anonimo diceva che il libro e' piu' un diario .
E' lo sfogo di un padre che lascia pero' aperte molte domande.
Il lettore puo' rischiare di soffermarsi piu' sugli sfoghi,le parolacce.
L'autore ci comunica altro.
"la scuola (non ho lottato per te)" la gente ti guarda (forse mi sento io guardato)"
"I figli i tuoi fratelli(che fatica declinare le varie situazioni)
la moglie(camminare insieme sarebbe stato bello!!!ma i primi diversi siamo noi.)
Ci comunica una lotta che caratterizza la sua giornata.
Un frullato di pensieri puliti e sporchi che generano situazioni strane faticose.
Ci consegna un grido che accomuna tutti gli uomini.
Non credo che desideri il nostro consenso o dissenso lascia aperta la domanda.
La vita e' una lotta e una costante domanda .La diversita' non fa altro che riaccendere questa domanda questo desiderio di comprendere il senso del vivere.
Diciamo che tutto sommato ci rende piu' veri ,forse piu' vulnerabili ma piu' veri.
E' necessario pero' aiutarci domandare aiuto camminare insieme verso il destino che accomuna tutti gli uomini e che per chi crede ha la D maiuscola.
Per il dopo? affidiamoci non siamo noi gli unici che possiamo accompagnare i nostri figli.
Amare ,dopo avergli dato la vita , e' accompagnarli per un pezzo di strada comunicandogli la positivita' della vita .

venerdì 16 marzo 2012

"Mia figlia mi costringe a dire che non so"

Sophie Lutz, scrittrice e madre di una bimba malata, racconta il rapporto con sua figlia.
di Alessandra Stoppa
www.tracce.it
13/03/2012 – Si è sgonfiata in fretta la polemica sull’articolo di due ricercatori italiani che teorizzava “l’aborto post-parto”. Sophie Lutz, scrittrice e madre di una bimba malata, racconta il rapporto con sua figlia. E perché si rischia un «esame di umanità»…
Sophie Chevillard Lutz con Philippine.
«Io non so che cosa accade in lei. Non posso saperlo». Sophie Chevillard Lutz parla della figlia Philippine, ha dodici anni e un handicap mentale molto grave. «Io non capisco quello che lei è». Poi è folgorante: «Potrei dire lo stesso di tutte le persone che frequento».

mercoledì 14 marzo 2012

ZIGULI'

............ Per Guido Trinchieri, dell'Unione famiglie handicappati - la stessa alla quale era iscritto Salvatore Piscitello, che nel 2003 a 76 anni uccise con due colpi di pistola il figlio autistico di 39 e che fu poi graziato dal presidente Giorgio Napolitano - «il senso di questo libro è forse far capire a chi non vive una storia così pesante quanto invece lo sia e quanta attenzione sociale meriterebbe». Massimiliano Verga non si illude: «Che cosa è la disabilità puoi saperlo soltanto se hai un figlio handicappato». Ha intercalato il racconto con scampoli di fede nerazzurra, forse per alleggerirlo: «Ecco due certezze: la prima è che mi farai dannare per tutta la vita; la seconda è che tiferò Inter per sempre, per tenermi allenato». La verità è che nel suo diario c'è anche tanta grazia: «Con Moreno è come camminare in un prato pieno di margherite: non sai dove mettere i piedi, per paura di schiacciarle».

martedì 13 marzo 2012

La Chiesa cattolica e il Pil d'Italia

DA IL CLANDESTINO
Cronaca di una normale giornata in piazza S.Pietro a Roma. Marzo 2012. Udienza del mercoledì. Gli oratori e il Papa salutano le decine di migliaia presenti in 7 lingue, citando i gruppi presenti di città da almeno 3 o 4 continenti. Il Papa di suo c'aggiunge saluti in altre 4 lingue slave, sempre perché ci sono in piazza presenti di quelle nazioni. Ora, senza a stare a fare troppi calcoli, questi pellegrini o turisti da tutto il mondo, per poco che spendano, hanno viaggiato o volato, mangiato, alloggiato, comprato, bevuto e visitato qualcosa in Italia, sia nel tragitto che a Roma. Senza considerare il contorno altalenante ma spesso fitto di giornalisti, tv, media, delegazioni, che vengono, spendono, notiziano, diffondono. E, nota bene, senza considerare che tra i monumenti più visitati in tutt'Italia oltre a Roma, ci sono in testa Chiese, arte sacra e dintorni. Ciò avviene tutto l'anno, da decenni. Anzi, da secoli. Quanto pesa col segno più tutto ciò sul Pil della nazione italica e della nostra sgangherata capitale? Quanto contribuisce alla ricchezza (e alla promozione nel mondo) dell'Italia? Qualcuno potrebbe quantificarlo al Monti e al Parlamento e a qualche intellettuale. Altro nota bene: non serve una laurea alla Bocconi. Restando insomma terra terra nel becero economicismo - non ce ne vogliano i credenti autentici - quanto sarebbe più povera l'Italia senza la Chiesa cattolica?
gv

Jump buffalo. Si chiama così il luogo in Canada dove seimila anni fa i nativi pellerossa spingevano i grandi bisonti dopo aver fatto lunghe corse in sentieri segnati da loro fantasmi e da agitazioni di pelli di lupo, e li facevano precipitare, per poi finirli a colpi di lancia e spellarli e disossarli. Qualcosa del genere hanno fatto i mercati finanziari con noi.

L’ULTIMO CAPOLAVORO DI LUCIO

L’ultimo capolavoro di Lucio
da Il clandestino

Il funerale di Lucio Dalla e' stato bello e lieve. Popolato da gente di tutti i tipi. Ed e' stata una messa, una preghiera come doveva essere. E come Dalla avrebbe voluto. Le polemiche rilanciate da tristi chierici dell'ideologia gay sono state fuori luogo. Scambiare la discrezione con l'ipocrisia e' un segno di grevità del pensiero. Ma la cosa importante è un'altra ed è da questa che le polemiche hanno voluto distogliere l'attenzione. Esiste in Italia un luogo, ed è la Chiesa, dove ci si può trovare, tutti. Un luogo fisico, oggi. Questo fa imbufalire chi vorrebbe dimostrare che invece la Chiesa è una cosa di ieri, è una cosa da poveri dementi, una cosa da sorpassare in vista di una radiosa umanità. La quale radiosa, dolente, varia, peccatrice, santa e cantante umanità invece era lì in piazza Maggiore e in san Petronio

DA BOSTON SCRIVE

Wow !!!
Grazie di aver messo il tema !!!
Un abbraccione a Gio.
Francesco

lunedì 12 marzo 2012

DA CINCINNATI


 
Ciao bellissimi la nonna e' sempre orgogliosa di voi anche se non parlate l'italiano!!!!
Se lo parlate pero' la nonna e' piu' contenta e puo' sentirvi al telefono.
photo 2.JPG
photo 3.JPG
Ciao,
Ieri faceva cosi caldo che abbiamo pranzato fuori, costruito una tenda e disegnato.
Tommaso ,domenica scorsa ,ha detto a colazione: mamma parliamo italiano!!
Saresti stata davvero orgogliosa!spero stiate bene!
SIMONA

domenica 11 marzo 2012

QUANDO IL LIMITE DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE VIENE SPACCATO DALLA SEMPLICITA' DEI BAMBINI


A settembre ,davanti alla scuola media di Brusaporto c'era un ragazzo che nel silenzio manifestava in favore del fratello.
Teneva in mano un cartello con scritto "Giovanni non e' a scuola"
Non diceva nulla ma per giorni e' stata una presenza simpatica per i ragazzini e scomoda per molti adulti.
Nel silenzio pero' suscitava in tutti una domanda,tutti si chiedevano cosa stesse accadendo.
Perche' quel cartello?
Non sto ora ad andare nei particolari perche' quel cartello,quella presenza denunciava certamente una poca attenzione nei confronti di uno scolaro che da quando e' nato porta un fardello sulle spalle pesante ,tanto pesante.
Gli adulti,i buon pensanti,quelli che forse noi senza tanto pensarci scegliamo per metterli a governare i nostri comuni,non per problemi economici(sarebbe stato semplice avremmo capito anche noi)ma per semplice demagogia avevano gia' deciso come giocare le loro carte.
La domanda che il cartello aveva suscitato aveva pero' destato in molti adulti il desiderio di capire ,di andare a fondo.
Cosi' i buon pensanti ,senza pensarci molto, hanno deciso di buttare in pasto ai cittadini dati sensibili del ragazzo,(calpestando cosi' i diritti del cittadino Giovanni)hanno anche sentenziato che un ragazzo cosi' provato doveva essere messo in una scuola potenziata.
Che cos'e' una potenziata? E' una scuola certamente.
Il rapporto in queste scuole e' 1 a 1 cioe' tanto il ragazzo sta a scuola tante ore un insegnante laureato lo segue.
Il ragazzo e' solo non vive in un contesto di normalita' e l'impegno economico sostenuto dalle amministrazioni e'forte (certamente piu' forte di quello che il cartello davanti alla scuola chiedeva)
La differenza!!! quest'impegno viene assunto dallo stato.
Quali sono state le evoluzioni?

Giovanni frequenta la prima media con orario ridotto( nessuno dell'amministrazione ha avuto il tempo di rispondere alle varie lettere in cui si richiedeva il motivo della scelta.)Le amministrazioni d'altra parte sono molto oberate di lavoro!!!!(specialmente quelle piccole )

Maggior sensibilita' c'e' stata da parte dell'amministrazione provinciale.
Una assistente sociale in particolare,leggendo la relazione fatta da esperti, e' riuscita, attraverso un progetto, a dare le ore mancanti.
Giovanni cosi' nel pomeriggio puo' lavorare con la sua assistente.

Mentre gli adulti si arrabattano fra scartoffie e burocrazie i ragazzi ,liberi ancora da pregiudizi vivono la presenza di questo compagno un po' "diverso",regalandogli una grande amicizia..
Miracoli di generosita' di bonta' guidati da cuori semplici
Giovanni ha trovato un gruppo di compagni che si e' trasformato in gruppo di amici che lo fanno sentire a casa amato e benvoluto .
Un atteggiamento talmente fuori dalle righe che nuovamente sa interrogare il cuore e la mente di molti.Un esempio di bonta' gratuita che ha coinvolto anche tutto il corpo insegnanti.
Come si fa a rimanere indifferenti quando si vedono ragazzini e ragazzine che fanno a gara per accompagnare fuori dalla scuola Giovanni,che con lui giocano e trascorrono in letizia l'intervallo,che appena hanno tempo vanno a casa sua a giocare.....!!!!
Come si fa a rimanere indifferenti leggendo questo tema svolto in classe dal suo amico del cuore?

DESCRIVO UN MIO AMICO
Gio e' il mio amico speciale .
Per avere quattordici anni non e' molto alto,ha i capelli biondi e quando va al mare diventano quasi bianchi.
Ha le orecchie piccole,il naso corto e stretto su cui tiene sempre degli occhiali rossi.
Ha gli occhi azzurri,la bocca normale senza barba anche se suo fratello Antonio gli ha regalato un rasoio.
Ha la voce grossa come un tenore pero' lo sentiamo di rado.
Ha il corpo robusto mangia verdure e pescema il cibo che preferisce e' la pizza fatta da mamma Tiziana.Gio ha quattro fratelli e una sorella .Lui e' anche zio di dieci nipotini e per natale ne' arrvera' un altro.Nel pomeriggio si appende sugli anelli per fare ginnastica e fa anche acrobazie.
Quando sono andato al mare con lui ho imparato tante cose:
  1. Ascoltare il mare
  2. Annusare la pineta
  3. Ho sentito il sapore della sabbia
  4. Toccare il vento con le mani
  5. Ho imparato a vedere con il cuore proprio come fa Giovanni perche' lui ti vuole bene e basta.
Considero Giovanni un grande amico perche' quando sto con lui mi sento bene.
Filippo

martedì 6 marzo 2012

FERRARA



Giuliano Ferrara attacca Lucia Anunziata per l’intervento sull’ipocrisia della Chiesa per i solenni funerali di Lucio Dalla in un ‘puntuto’ editoriale che ha costituito il nerbo della puntata di Qui, Radio Londra di questa sera, lunedì 5 marzo. ‘Che senso ha tanto rancore nei confronti di Lucio Dalla?‘ chiede ‘retoricamente’ Ferrara all’Annunziata di cui giudica scandaloso, irriverente e inappropriato l’outing nei confronti del cantante proprio nel corso del suo funerale. ‘Un gesto di efferata violenza‘ lo definisce Ferrara. In alto il video di Qui, Radio Londra di lunedì 5 marzo.

ANNA FESTEGGIA IL SUO COMPLEANNO


LONTANI MA VICINI
UN BACIONE DAI NONNI

domenica 4 marzo 2012

francesca (prov. taranto) ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "MARGHERITA CANNIZZARO SCRIVE":

ciao Tiziana,
come ti avevo promesso sono passata per il tuo blog.
e mi soffermo qui, sul pensiero di una logopedista e sulla tua risposta.
Ci siamo conosciute alla lega del filo d'oro poche settimane fa e ne abbiamo anche parlato. Sai che su alcuni punti non la penso come te e che rientro nella categoria di chi pensa che verga abbia usato questo mezzo per sfogare un sentimento che da PADRE e quindi UOMO non riesce più a tollerare. nonostante ammetta, e voglio credergli, che senza Moreno non riuscirebbe a vivere.il pensiero di questa logopedista, con tutto il rispetto, non lo comprendo nè condivido. sono un'educatrice e se, come hai detto tu, ho un piccolo stipendio è grazie alla disabilità dei vostri figli. ma spero sia riuscita a farti capire, che la mia presenza vicino a quelle principesse che hai conosciuto, non è mossa dal fine economico. io con loro dormo, gioco, sogno, sperimento, mi metto in gioco, andiamo al mare, in piscina, al parco, le assisto nelle situazioni buie e difficili, che sono difficili anche per me.
vorrei solo dire alla logopedista che noi "terapiste" seguiamo questi bambini per una o due ore al giorno (io anche di più) ma le famiglie vivono tutta la giornata in questa situazione. lei non si è mai trovata davanti ad un Moreno che le ha lanciato un pannolino pieno di feci. neanche io, nonostante ci sono stata nella fase successiva.io non ho mai pensato a quello che la mia Monica (nome di fantasia) non potrà mai fare, ma a quello che ogni giorno apprende. spero che lei cambi il suo modo di pensare, perchè alle mamme non servono terapiste pessimiste, non ha senso e non potranno portare dei miglioramenti. perchè questi piccoli sentono, più che le parole, i battiti del cuore.

Grazie Francesca
salutami tutti .La convivenza alla lega e' stata veramente una bella esperienza.
Un bacione alle bimbe.

sabato 3 marzo 2012

Michele ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "BAMBINI CON SPINA BIFIDA LA PROVOCAZIONE DEL PAPA": Michele ha lasciato un nuovo commento sul tu

Esattamente quello che 25 ANNI FA hanno vissuto i miei genitori...Dopo 25 ANNI (NON due giorni...) io sono ancora al mondo e mi sono tolto le mie soddisfazioni (diploma,patente, e se Dio vuole entro il 2013 laurea...)!!!
La vita merita SEMPRE di essere vissuta....