mercoledì 4 novembre 2009

PADRE ALDO TRENTI

Amici, Dio voglio che comprendiamo quanto Giussani e Carron ci ripetano e lavorando, vedete che cosa accade.

la lettera di Carron, o meglio, la omelia in occasione del funerale di Pontiggia, assieme al messaggio pervenutoci quando le condizioni del caro amico si aggravarono, mi stanno, ci stanno accompagnando come una Grazia eccezionale.

Il messaggio parlava della consegna alla modalitá con cui il Mistero ci indica la meta, il destino.

L´omelia, con quelle tre domande iniziali, ci ha fatto vibrare fino alle lacrime. La parte finale, dove parla della morte, mi ha riempito di allegria, perché mi rimanda alla veritá della vita. Se vivessimo ogni attimo con la consapevolezza che Carron ha del senso della vita e del vero destino anche il Liceo Berchet tornerebbe quello di Giussani. Non posso non nascondere il dolore provato nel ricevere la notizia di quanto accaduto al Berchet, ma non per il risultato delle votazioni, ma perché ho come la percezione di una assenza, della mancanza di quella umanitá, di quella drammaticitá, di quella passione per Cristo, per il destino dell´uomo che vibrava in Giussani, in don Giorgio, don Danilo e oggi in modo spettacolare e profondo Carron ci testimonia sfidandoci nell´umano. È l´umano che manca, ci diceva Carron.
Ed é verissimo, perché dove l´umano é vibrante anche l´intera creazione torna vivere, e non solo la scuola , i ragazzi. Lo vedo con i miei bambini, con i miei anziani, con gli ammalati.


Con i miei bambini: l´altro giorno ci sono stati consegnati due fratellini, Noemi di 7 anni e Antonio di 8. Violentati dal “padre” di 60 anni, la mamma suicidatesi a 18 anni. Il vecchione del “padre” trasforma la capanna in prostibolo dove abusano di altre bambine, insieme ad altri uomini. Non solo, ma essendo questo “uomo” malato di zoofilia, i bambini vedevano questo “uomo” avere rapporti sessuali con animali. Quando la Polizia ce li ha portati sono rimasto esterefatto, pietrificato. Ho preso nel mio cuore i due bambini, con tutto il loro dolore e la loro tristezza... ripetendomi: “Io sono Tu che mi fai”. Sicurissimo, certissimo che questa coscienza di me avrebbe rimesso in piedi la personalitá distrutta di questi bambini. Quanto Carron ci ricorda: “L´uomo non é il risultato dei suoi antecedenti, non importa quali e quanto violenti siano stati, ma é relazione con il Mistero”, giá dal primo istante ha incominciato a cambiare il piccolo “io” dei miei due bambini. Si, perché il problema é sempre lo stesso: Giussani mi ha incontrato, con tutto il carico di tonnellate di miserie, mi ha abbracciato e quell´abbraccio ha cambiato radicalmente la mia vita. Cosí é ora con questi bimbi che sono tornati a sorridere e perfino con la voglia di tornare a scuola. Come vedete non è prima di tutto questione di psicologia, ma che il nostro “patrimonio genetico” coincida con “Io sono Tu che mi fai”. Ascoltate questa letterina scritta da una ragazzina pluriviolentata. È un documentario di “Io sono Tu che mi fai”.
"Ti voglio molto bene e spero che abbia fatto un buon compleanni. Io sono felice qui con i miei fratelli e sorelle delle Casetta di Betlemme. Mai sono stato cosi felice. Quando stavo con mia mamma [quella naturale] stava malissimo perche mi vendeva agli uomini, ma adesso che sono qui con te e mamma Cristina sto veramente bene. Mia mamma [quella naturale] é sempre ubriaca e non le importa niente di me e dei miei fratellini. Adesso sono felice perche ho una mamma buona come te e anche papa Aldo… credo che rimarro sempre con voi. Ho sofferto molto ma adesso [l'io è Io sono Tu che mi fai e non frutti dei suoi antecedente) sono felice…"

Amici, Dio voglio che comprendiamo quanto Giussani e Carron ci ripetano e lavorando, vedete che cosa accade.

Gloria, 28 anni, metastasi generale. Da 15 giorni viveva nel panico per paura della morte. Durante la scuola di comunitá per ammalati terminali che facciamo ogni mercoledi parlava del terrore che aveva per la morte. Gli ammalati nelle stesse sue condizioni cercavano invano di farle compagnia raccontando come stanno vivendo queste ultime settimane o giorni di vita, ma inutilmente. Il terrore della morte sembra soffocarla. Passavano alcuni giorni, Gloria sembra peggiorare, ma il 24 di ottobre una sorpresa. Mi avvicino al suo letto, mi inginocchio con il Santissimo Sacramento in mano e le chiedo: “Gloria, come va?”. E lei con il volto piú sereno mi risponde: “Presto me ne vado via con Gesú”. Sorpreso e commosso le chiedo: “Ma non hai piú paura?” e lei “No, padre”. Da allora é lí sul letto, con tutto il dramma della certezza di morire, ma consegnato al Mistero. Perché per lei, come per me, la certezza di essere dentro un disegno piú grande ha vinto.
Chiediamo alla Madonna che ogni circostanza sia per affermare questa certezza, come instancabilmente ci ripete Carron.

P. Aldo

Nessun commento: