lunedì 29 agosto 2005
E' disponibile sul nostro sito l'intero documento relativo ad un ritiro fatto da alcune famiglie all'Abbazia di Hauterive – il 31.7.05
La meditazione di P. Mauro-G. Lepori O. Cist. è un materiale prezioso per ripensare ai rapporti di coppia e al tema del perdono nella relazione familiare.
Non pensate al perdono come al bel gesto di chi magnanimo perdona la grande colpa all'altro. Si dice "perdono" e si pensa al tradimento della fedeltà coniugale, sono ben altri i tradimenti quotidiani di cui abbiamo bisogno di essere perdonati e che dobbiamo imparare a perdonare…
Riportiamo alcuni stralci della meditazione di P. Mauro, ma vi invitiamo a stampare e leggere l'intero documento, magari utilizzandolo per un confronto di coppia o per dei momenti di riflessione. Appena uscirà il testo completo ve ne daremo notizia.
Salvare la relazione
(…) Sposandosi non ci si promette giustizia, equa distribuzione delle cose, assenza di difetti, impeccabilità, salute e bellezza, capacità organizzative o educative, simpatia e gentilezza, e tutto quel che volete, ma ci si promette relazione esclusiva, privilegiata e perenne di comunione nell'amore.
Il perdono è necessario
Nei momenti di crisi che, anche non estremi, ci sono sempre - perché una relazione che si approfondisce e si dilata si trova necessariamente sempre nello spazio drammatico del "perdersi per ritrovarsi" - nei momenti di crisi è allora necessario riprendere coscienza del fatto che la relazione personale è la sostanza vera e propria della vocazione matrimoniale, e che tutto il resto è accessorio e accidentale. Se si è coscienti di questo, allora diventa evidente che nessuno può vivere e crescere in questo spazio senza la dimensione del perdono. In fondo, la giustizia si occupa di ciò che si trova fra le persone; il perdono è relativo alle persone stesse, alla relazione fra le persone in quanto tale. (…)
La natura dell'avvenimento cristiano
Per noi è difficile capire che l'avvenimento di Cristo si è verificato essenzialmente per questo. Facciamo fatica a credere veramente che il Figlio di Dio è morto in croce, cioè ha dato tutta la sua vita, per questo. Cioè noi facciamo fatica a capire che il perdono in Dio non è un atto esteriore, ma è Lui stesso, coincide con il suo Essere, perché Dio è Amore, è Misericordia. (…)
E il sacramento del matrimonio?
Anche il matrimonio è un sacramento di redenzione, cioè un gesto della Chiesa in cui la presenza e l'azione di Cristo salva l'umanità dal peccato e dalle sue conseguenze. Il matrimonio salva e redime la relazione fra l'uomo e la donna, l'intima unione a cui la natura li dispone, e le relazioni famigliari che scaturiscono dall'unione dell'uomo e della donna.(…)
Il perdono e la vera natura dell'"io"
Cosa vuol dire perdonarsi nei rapporti famigliari? Come si coltiva e si vive il perdono?
Se leggiamo i brani in cui san Paolo tratta della vita domestica, del rapporto marito e moglie, genitori e figli, ecc., si vede che ciò a cui è rimandata ogni esigenza morale di perdono, di obbedienza, di rispetto, di servizio, di sottomissione, è la presenza del Signore. Di per sé le esigenze che elenca Paolo non sono molto originali rispetto alla morale giudaica, e in fondo neanche rispetto alla morale pagana. Ma il tutto è come immerso "nel Signore", il tutto è situato dentro il rapporto con Cristo. (…)
Perdonati per perdonare
Ma affinché questa logica evangelica del perdono come vera affermazione dell'"io" possa imporsi, possa introdursi in ogni rapporto e ambito di vita, e sconfiggere la logica alienante e disumana della sete di dominio e di vendetta, è importante imbattersi nel perdono di Cristo. In ogni situazione, la salvezza viene quando uno sceglie di perdonare. Allora la logica distruttiva della vendetta, del dominio sull'altro, è come disinnestata, e chi è perdonato scopre gratuitamente il vero volto del suo "io" redento da Cristo. Lo vede come riflesso nell'altro che lo perdona. (…)
"Perdonatemi? io domandar perdono? a una donna? io...!"
Anche noi a più riprese nella vita ci dobbiamo trovare a dirci: "Io domandar perdono? A quel tale, a quella tale?" Perché è alla fine di questa domanda, di questo dilemma, che uno comincia a dire "io" in modo nuovo, trasformato, secondo Cristo, aderendo a Cristo, come se fosse Cristo e non più noi a dire "io" dentro di noi. (…)
Il perdono amplifica il dono
(…) Perché il perdono è un compimento e non una mortificazione dell'"io"? Perché è come un'amplificazione del dono. Il perdono non è, come lo si può percepire psicologicamente, una via di riserva, una mortificazione della nostra capacità di amare; il perdono è piuttosto un accentuarsi del dono, è un dono più grande, un donarsi più profondo. (…)
Non c'è perdono senza abbandono
(…) Ma proprio a causa di questa totalità, di questa compiutezza di dono che è il vero perdono, dobbiamo riconoscere che ci è impossibile, che non è in nostro potere di poterlo esprimere fino in fondo. Il perdono vero è impossibile all'uomo; ma tutto è possibile a Dio. (…)
Una "piccola via"
(…) Dopo tutto quello che ho detto, non vorrei però che corressimo il pericolo di un'eccessiva sublimazione. La via del dono della vita fino al perdono è normalmente una "piccola via", come direbbe santa Teresa di Lisieux. Normalmente nella vita di famiglia, come nella vita di una comunità religiosa, non si tratta di perdonarsi grandi colpe, grandi mancanze. (…)
Il perdono è vitale
Ma tutta questa insistenza sul perdono non è solo finalizzata a una bella armonia di coppia e di famiglia. Lo scopo della vostra vocazione non è quello di essere "la coppia più bella del mondo". Il perdono cristiano non è solo per creare armonia, per star bene. Il perdono cristiano è per una fecondità, è per dare la vita, per generare la vita nel mondo. (…)