lunedì 14 marzo 2011

FUORI L'IDEOLOGIA PARLI LA REALTA'

.....Ma indipendentemente dai provvedimenti esistenti, è bene fare chiarezza, e sgomberare il campo da equivoci o comodi alibi: il testamento biologico non nasce in risposta a un’assistenza sanitaria carente, né la richiesta del 'diritto a morire' viene da chi patisce sofferenze insopportabili. Le storie di Terry Schiavo ed Eluana Englaro, così come di Piergiorgio Welby e di tutti quei 'casi' che hanno determinato una svolta sul fine vita, non hanno mai avuto niente a che fare con difficoltà economiche, con un’assistenza insufficiente, o con dolori fisici insopprimibili. Sono tutte vicende sorte dalla precisa volontà, dei diretti interessati o di alcuni familiari, di interrompere una vita che non si giudicava più valesse la pena di essere vissuta.......


di Di Assuntina Morresi
Tratto da Avvenire del 10 marzo 2011

Iniziata la discussione alla Camera dei deputati sulla legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), parte dell’opposizione e singoli deputati hanno chiesto di fermare tutto, cioè di non arrivare al voto in aula ma di rimandare indietro il testo per una sua riformulazione.





Le motivazioni sono diverse, a volte pretestuose: se il testo tornasse in commissione probabilmente non ne uscirebbe più, e questa legge non sarebbe approvata, come si augura chi dice che «meglio nessuna legge che una cattiva legge», a volte molto più preoccupato della coesione del proprio partito – messa in pericolo dalla conta finale delle votazioni – piuttosto che dei contenuti effettivi delle Dat.

Ci sono comunque argomentazioni per cui vale la pena entrare nel merito. Per esempio Livia Turco, in un suo recente intervento, ha chiesto alla maggioranza di fermare l’iter della legge per costruirne una condivisa – tornando in commissione, appunto – affermando, tra l’altro, che nel testo corrente il medico pare sospettato di poter «provocare interventi eutanasici». Eppure una delle maggiori critiche – condivise anche dalla Turco – è proprio il fatto che il medico abbia l’ultima parola: un segno inequivocabile che invece questa legge si basa sulla fiducia nei medici, nel loro agire in scienza e coscienza per il bene dei pazienti.

a contestazione principale, però, è un’altra: la Turco definisce addirittura «cinico» il legislatore quando non prevede nella stessa legge contenuti riguardanti l’assistenza alle persone in stato vegetativo e l’impegno per la diffusione delle cure palliative e terapie anti­dolore. Questo stesso argomento era stato utilizzato da Ignazio Marino per bloccare le Dat in Senato, chiedendo di inserirvi all’interno una parte sulle cure palliative. La maggioranza invece voleva due leggi differenti, e così è stato, con una norma ad hoc per le cure palliative e la terapia del dolore già approvata e finanziata lo scorso anno, prima di questa sulle Dat.

Per quanto riguarda lo stato vegetativo, Ministero della Salute e Regioni hanno lavorato a un accordo che è in dirittura di arrivo, e comunque fondi per quasi 70 milioni sono stati assegnati alle Regioni già lo scorso

LPanno (e ce ne sono anche per quello in corso). Ma indipendentemente dai provvedimenti esistenti, è bene fare chiarezza, e sgomberare il campo da equivoci o comodi alibi: il testamento biologico non nasce in risposta a un’assistenza sanitaria carente, né la richiesta del 'diritto a morire' viene da chi patisce sofferenze insopportabili. Le storie di Terry Schiavo ed Eluana Englaro, così come di Piergiorgio Welby e di tutti quei 'casi' che hanno determinato una svolta sul fine vita, non hanno mai avuto niente a che fare con difficoltà economiche, con un’assistenza insufficiente, o con dolori fisici insopprimibili. Sono tutte vicende sorte dalla precisa volontà, dei diretti interessati o di alcuni familiari, di interrompere una vita che non si giudicava più valesse la pena di essere vissuta.

Le suore che assistevano Eluana, così come i genitori di Terry Schiavo, avrebbero continuato ad accudire le due donne indipendentemente da ausili e supporti, così come Piergiorgio Welby non ha certo chiesto l’eutanasia per mancanza di assistenza. È l’esasperazione ideologica del principio di autodeterminazione, spesso insieme a considerazioni sulla qualità della vita al limite dell’eugenetica, a creare il 'diritto a morire'.





Nessun commento: