mercoledì 27 luglio 2011

GRAZIE ALLA MAMMA DI ANDREA CHE CI HA PERMESSO DI CONDIVIDERE LA SUA ESPERIENZA

Ho letto con grande attenzione l’articolo di«Bologna Sette» che riporta questo titolo:«Miracolo Agata 2. Quando vince la vita», edanche il commento di Stefano Andrini. Mi sonorispecchiata tantissimo nella storia di Agata 2 (lamamma Giovanna che racconta), perché anche io ho vissuta questa esperienza quando è nato Andrea il
23/11/2008 al Sant’Orsola. Andrea è un bimbo down che dopo la nascita ha presentato un problema all’intestino (aganglia rettale-megacolon) e grazie a Dio abbiamo incontrato il professor Mario Lima, il professor Cocchi e tutto lo staff del reparto di chirurgia neonatale. Andrea è stato operato ed oggi è un bambino bellissimo, dolce e molto vivace . La degenza in ospedale è stata dura, ma grazie a mio marito e tutti gli amici che ci hanno sostenuto tantissimo e hanno pregato tanto per noi abbiamo
superato questa tappa/prova della vita. Con questa lettera voglio salutare
tantissimo le due mamme (sia Maria Grazia che Giovanna) e far sapere loro
che mi piacerebbe incontrarle con il mio Andrea per potere testimoniare che la verifica della fede è qui ogni giorno affrontando quello che il Signore ci manda, con la gioia della fede che Giovanni Paolo II ci ha sempre testimoniato. Infine, quello che vorrei comunicare è che in quei tre mesi di ospedale mio marito e io siamo stati alle circostanze che si presentavano con un desiderio di abbracciare tutta la
realtà per come si è rivelata. Da circa venti anni io ho incontrato Comunione e liberazione, ma solo in questa circostanza, in questo fatto, mi si è svelato il
mistero della grande Presenza. Egli c’è, è un fatto, come è un fatto mio figlio. Da questa nostra posizione sono nati tanti bellissimi incontri, rapporti, si è svelata
l’unità con i nostri amici. Per questo mi ha colpito quando don Giussani dice: «Stare dentro la realtà chiedendoci chi ce la dà,standoci fino in fondo e
chiedendo,domandando fino in fondo da che cosa sono costituita, desiderando,
attendendo Colui che mi fa».

Elisabetta

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