venerdì 15 giugno 2012

Il valore dell’istante



Il valore dell’istante ci fa emergere un altro pensiero: proprio qui è l’origine del nostro peccato: noi ci ribelliamo al Dio che emerge nelle circostanze. Noi non ci ribelliamo a Dio, anzi; ma – più o meno coscientemente – ci ribelliamo al suo emergere, al suo manifestarsi, al comunicarsi della sua volontà che è la circostanza; ci ribelliamo alla circostanza, vorremmo che fosse diversa la circostanza. Non diciamo “Fiat”, “Si” come la Madonna e la mamma di Pinuccio.
La resistenza si mostra soprattutto nella incapacità di stare nell’istante.
Stare nell’istante: tu, madre che sei a casa; tu, operaio che sei in…; tu, imprenditore che sei in…; tu, marito che sei…; tu, moglie, con quel marito, adesso, che ti percuote col suo modo di fare. La resistenza si mostra soprattutto nella incapacità di stare nell’istante. L’immaginazione nostra fugge o nel futuro o nel passato e lascia inquieta, timorosa o rabbiosa l’ora. Per avere una consistenza noi disobbediamo alla circostanza; cerchiamo la nostra consistenza nel fare quello che pensiamo o vogliamo, poniamo la nostra consistenza nella reazione alla circostanza invece che nella obbedienza alla circostanza. E così incorriamo in quello che dice il libro dei Proverbi: “Chi pecca contro di me danneggia se stesso, quanti mi odiano amano la morte”.
Luigi Giussani, Guardare Cristo

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