mercoledì 3 agosto 2011

VERSO IL MEETING

......Perciò, quando si vedono cose come il Meeting, questa insistenza nell’unire, connettere, costruire, guardare oltre il capriccio individualistico e l’interesse di bottega, fa bene al cuore. E fa bene all’Italia. Una mostra di Madonne abruzzesi ricorda con nitida maestosità che il cristianesimo non è una moneta di valori kantiani, ma è un figlio che ha cominciato in una pancia, che ha succhiato latte da sua madre e poi, più in là, ha investito il mondo con la sola forza del fascino di una personalità che non si trova da nessuna parte. E, appunto, qui comincia l’educazione e tutto il resto.......


di Luigi Amicone
Tratto da Tempi dell'1 agosto 2011

Mai come quest'anno l'evento Meeting viene suo malgrado sfidato a rappresentarsi in tutta la sua estensione, scomoda per i comunicati stampa, ma quanto mai apprezzabile in quest’ora confusa. Meeting di Rimini per l’Amicizia tra i Popoli. E sono passati trentadue anni dal suo primo palcoscenico allestito da gente indigena con il bernoccolo di Dio e il piacere della buona vita. Il titolo di quest’anno vuole indicare che una certa storia è arrivata al dunque? «E l’esistenza diventa un’immensa certezza». Chissà. Resta che l’affermazione è piuttosto impegnativa. Almeno davanti a quel che passa l’attualità.


Ma non strampalata per chi ha avuto l’occasione anche solo di inciampare nell’ultima grande festa di popolo rimasta in Italia. D’acchito, come racconta in queste pagine Hossam Mikawi, giudice presidente di Corte d’assise del Cairo, di un tale fenomeno colpisce la pasta umana. “Educata” e “ordinata” si sorprende a notare tanto il musulmano, quanto chiunque di noialtri ci sia stato anche di passaggio. Si venga dalla provincia italiana o dalla celebrata piazza Tahir, da dove, per il secondo anno consecutivo, torna a Rimini una delegazione di giovani intellettuali islamici, colpisce sempre «l’energia che i volontari dimostrano, come se fossero chiamati a rappresentare l’intero popolo italiano» (Mikawi). Educazione, ordine, energia, popolo. E con queste parole si sarebbe detto tutto. Se non che, queste parole rappresentano una descrizione dell’esatto opposto di ciò che si vede generalmente in Italia.

C’è voluto un terremoto finanziario per convincere la politica a fare quadrato anche solo sull’approvazione della legge fondamentale che tiene in piedi la baracca comune. Non è bastato neppure il presidente della Repubblica per convincere le corporazioni a promuovere coesione e non disgregazione sociale. E ancora adesso, dopo vent’anni, non basta la gloria a persuadere pezzi importanti del potere togato a non infierire sul già fin troppo impazzito paese con una giustizia da matti. Poi, sempre per ciò che riguarda il disordine diseducato che riempie il mondo, c’è guerra e gran movimento in tutto il Mediterraneo. E, diciamolo, neppure dall’Adriatico al Pacifico le nazioni si sentono tanto bene. Perciò, quando si vedono cose come il Meeting, questa insistenza nell’unire, connettere, costruire, guardare oltre il capriccio individualistico e l’interesse di bottega, fa bene al cuore. E fa bene all’Italia. Una mostra di Madonne abruzzesi ricorda con nitida maestosità che il cristianesimo non è una moneta di valori kantiani, ma è un figlio che ha cominciato in una pancia, che ha succhiato latte da sua madre e poi, più in là, ha investito il mondo con la sola forza del fascino di una personalità che non si trova da nessuna parte. E, appunto, qui comincia l’educazione e tutto il resto. In questa testarda personalità cristiana (che è la ragione sociale dell’evento Rimini) c’è da ammirare una certezza senza misura. Proprio qui e adesso dove tutto si pretende misurabile. Insomma, di immenso c’è quasi più niente in giro. Se non quel mondo lì, di google e di facebook, di twitter e di tutte le altre potenze virtuali fissate da un desk e degne comari di un universo rimasto all’asciutto, arido, deserto di carne e di senso. Così, è in questo modo, ancora troppo poco conosciuto, che il Meeting parasafra lo sconosciuto di Lagerkvist e, in un certo senso, colma il resto del pianeta della sua assenza.

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