mercoledì 3 agosto 2011

CERCATORI DEL GRAL

........Cercatori del Graal, Cavalieri di Sobieski, Barca di Pietro, Cavalieri di San Gennaro, Rematori di Lepanto… Nomi che evocano epoche, avvenimenti e personaggi della storia cristiana. Nomi importanti e non poteva essere diversamente per chi ha deciso di prendere sul serio la proposta cristiana… anche a undici, dodici e tredici anni. Questa, infatti, è l’esperienza che negli ultimi quindici anni è fiorita in tutta Italia - e anche all’estero - tra i ragazzini delle medie inferiori. A volte si ritrovano negli oratori, a volte a scuola, a volte… in uno scantinato messo a disposizione. Attraverso gesti concreti come lo studio, la lettura di un libro, il gioco, le gite, le vacanze, insieme ad adulti - insegnanti, preti, ma anche mamme e papà -, che con loro si implicano fino in fondo, scoprono che l’avventura cristiana è il modo più affascinante per vivere la vita....

.....la proposta non poteva essere ridotta a un discorso, ma avvenisse dentro un’amicizia in cui potessero “venire e vedere” quest’esperienza affascinante. I ragazzi si accorgono della bellezza che noi viviamo, solo se abbiamo l’attenzione di “fare con” loro. Per questo lo studio insieme, le uscite, che non hanno niente a che vedere con le gite scolastiche, le vacanze»......


Medie inferiori
L'avventura dell'ideale
Paola Bergamini
Una proposta per i ragazzi delle medie, nata quindici anni fa per creare un ambito dove vivere l’esperienza cristiana. Oggi i gruppi sono tanti, sparsi in tutta Italia e all’estero. Per gli adulti che si coinvolgono un’occasione di crescita e consapevolezza dell’incontro fatto



Cercatori del Graal, Cavalieri di Sobieski, Barca di Pietro, Cavalieri di San Gennaro, Rematori di Lepanto… Nomi che evocano epoche, avvenimenti e personaggi della storia cristiana. Nomi importanti e non poteva essere diversamente per chi ha deciso di prendere sul serio la proposta cristiana… anche a undici, dodici e tredici anni. Questa, infatti, è l’esperienza che negli ultimi quindici anni è fiorita in tutta Italia - e anche all’estero - tra i ragazzini delle medie inferiori. A volte si ritrovano negli oratori, a volte a scuola, a volte… in uno scantinato messo a disposizione. Attraverso gesti concreti come lo studio, la lettura di un libro, il gioco, le gite, le vacanze, insieme ad adulti - insegnanti, preti, ma anche mamme e papà -, che con loro si implicano fino in fondo, scoprono che l’avventura cristiana è il modo più affascinante per vivere la vita. Per essere felici. Tanto da comunicarlo ai propri compagni di classe, agli amici del cortile, ai genitori, a tutti. Negli incontri settimanali si mette a tema ciò che in quel momento è più stringente: la difficoltà di un amico a scuola, l’affettività. Perché Gesù centra proprio con tutto. E nel rapporto con gli adulti i ragazzi chiedono non un’amicizia formale, ma un coinvolgimento totale. A cui non ci si può tirare indietro… anche quando magari ti telefonano la sera tardi per chiedere un consiglio, un aiuto.
Per documentare la vivacità di questa esperienza abbiamo voluto fotografare alcuni momenti a cui ci è capitato di partecipare o di cui è pervenuta la testimonianza.

Gli amici di Annalisa
Napoli. La notizia è su tutti i giornali. Durante una sparatoria tra camorristi è rimasta uccisa una ragazzina di tredici anni, che uno dei delinquenti aveva usato come scudo durante lo scontro a fuoco. Si chiamava Annalisa ed era amica dei Cavalieri di San Gennaro. La sua amica Patrizia ha scritto qualche giorno dopo: «Io Annalisa la conoscevo da quando eravamo all’asilo. Abbiamo fatto insieme tutte le elementari, tutte le medie, fino a quel maledettissimo sabato. Quando ho saputo che quel colpo aveva colpito Annalisa, mi sono sentita malissimo. Il martedì suor Giovanna ci ha portato al Bosco di Capodimonte, dove sono venuti anche don Paolo e Mimmo. Abbiamo parlato di Annalisa e don Paolo ci ha detto, citando una canzone di Claudio Chieffo: “Ma non aver paura, non ti fermare mai perché il mio amore è fedele e non finisce mai; queste sono le parole che adesso ci dice Annalisa”. Poi ha continuato dicendo che Annalisa si è sacrificata misteriosamente per gli altri proprio come Gesù per i peccatori, perciò dobbiamo pregarla perché ci aiuti a essere forti. Poi mi ha detto: “Non hai perso un’amica, ma hai guadagnato un’amica in cielo”, e queste parole mi hanno dato conforto e mi hanno aiutato a capire che Annalisa sta bene perché adesso è lì vicino a Gesù. Poi di questi appunti ho preso le cose più importanti e li ho portati a scuola dove abbiamo fatto la messa per Annalisa e li ho letti. Quando stavamo in classe avevamo un’aria triste, poi, dopo che abbiamo letto gli appunti di don Paolo, siamo risaliti e tutto è cambiato: sembrava che Annalisa fosse lì e mi dicesse: “Fatti forza che io sto bene, sto vicino a Gesù”. Io stavo malissimo, ma la nostra compagnia e lo stare insieme mi ha dato il coraggio ad andare avanti».

Gli angeli e Edimar
« Gloooooria, in...». «No, no, così ragazzi non va bene - interrompe don Marcello -. Voi siete gli angeli che annunciano ai pastori la nascita Gesù. La notizia più bella che si può aspettare. È la notte di Natale! Anche oggi. Marco, hai capito? Mattia, sputa la cicca. Ricominciamo e seguite chi vi dirige». Il salone rimbomba del canto di ottanta “angeli” tra gli undici e i tredici anni. «Bene. Adesso ci dividiamo per l’incontro. Ci vediamo qui tra 30 minuti per il giocone. Il mio gruppo giù, nell’altra stanza». Mentre scendono le scale Giovanni dà di gomito al suo amico: «Ma che angeli, noi siamo cavalieri! Il don si confonde. Abbiamo appena fatto la promessa». Intorno al tavolo don Marcello fa l’appello chiamandoli per nome a uno a uno. «Maria? Non c’è? Va bene, chi l’avvisa di quel che abbiamo fatto oggi? Chi è suo amico? Ci pensi tu, Alessia. Roberto? Perché non c’è?». «Don, è in castigo, sua madre non lo fa uscire». «È stato sospeso». «Fa confusione anche qui». «Calma, calma. Cosa possiamo fare per aiutarlo? È nostro amico, no? Ricordate Edimar? Tirate fuori il libretto, rileggiamo la pagina degli occhi azzurri. Avanti, tirate fuori le idee. Con la mamma ci penso io, che sono prete. Ma per lui cosa possiamo fare? Cosa farebbe Gesù?». Non c’è silenzio, tutti hanno qualcosa da dire, uno corregge l’altro. Trenta minuti trascorsi a parlare di un amico che non c’è. Di un amico che ha gli stessi desideri, le stesse ansie e forse qualche problema in più. Alla fine, don Marcello: «Bene, mi sembra che oggi abbiamo imparato qualcosa di importante. Prendete il quaderno che scriviamo questi due appunti (Stefano, la prossima volta portalo, ’sto quaderno!): 1. La nostra regola dice di prendersi cura degli amici come faceva Gesù. Che si commuoveva quando incontrava una persona. 2. Quando uno viene guardato così cambia e diventa più capace di vivere la vita. Bene. Allora siamo d’accordo: voi dieci andate a turno da Marco a studiare un’ora tutti i giorni. A studiare, beninteso. E adesso, Cavalieri di Sobieski, andiamo giocare e… facciamoli neri».

La ragione di Vasco
Siena. È la sera prima della promessa. Nel salone riecheggia la voce di Vasco Rossi «…voglio trovare un senso a questa vita, ma la vita un senso non ce l’ha». Tutti in piedi i ragazzi cantano a squarciagola. Si spegne l’ultima nota e poi la voce di don Alberto: «Se Vasco ha ragione, noi cosa siamo qua a fare? Siamo tutti pazzi?». Brusio. «No, don, aspetta». Tutti hanno qualcosa da dire. In un angolo Giulia mormora ogni cinque minuti: «Ha ragione Vasco». Caterina la sente: «Andiamo da don Alberto a dirglielo. O lui o Vasco hanno ragione». «La mia vita fa schifo, lo sai, con tutti i problemi che ha la mia famiglia, quindi non ha senso… ma io non sono pazza. Andiamo». Don Alberto la ascolta: «Senti, la tua vita è come un campo arido, eppure il Signore ha piantato dei semi che presto fioriranno, altrimenti non saresti qua. E poi quest’altro anno, alle superiori, perché non vieni nella mia scuola?». Il giorno dopo il suo «Eccomi» vibra tra le navate della abbazia di San Galgano.
La sera della promessa è una gran festa. Giulio non sta fermo un secondo, chiacchiera, urla. Caterina a un certo punto non ne può più e lo porta fuori. «Che cosa hai? Cosa ti rode?». «Io sono contento, è tutto bello, ma ho appena saputo che mio fratello ne ha combinata una delle sue. È in carcere. Perché questo non è anche per lui? Per tutti? Io voglio che sia per sempre». Il miracolo di un incontro che irrompe semplicemente nella vita dandole una nuova prospettiva. E abbraccia tutto.

Le patatine e la matematica
Messi via libri e quaderni dei compiti, inizia l’incontro. Durata massima, 20 minuti. A tema c’è l’affettività. Da tempo i ragazzi ne vogliono parlare. La domanda è semplice: cosa vuol dire essere voluti bene? Molti di loro hanno situazioni familiari disastrate. Paolo prende la parola: «Io lo so quando uno mi vuole bene. Chi mi fa fare le cose che servono a me e non solo a lui». «Spiegati». «Se uno mi dice: “Vai a rubare le patatine”, è evidente che la cosa a me non fa bene. Invece se uno mi dice: “Studia la matematica” e così io scopro che questa materia è affascinante e pure mi piace, è chiaro che questo è un amico che mi vuole bene. Mi ha fatto scoprire una cosa nuova, bella e interessante». Chiarissimo.
L'esperienza dell'adulto
Tutto ha inizio nel 1990. Don Giorgio Pontiggia lancia l’idea ad alcuni insegnanti dell’Istituto Sacro Cuore di Milano: costruire un ambito per i ragazzi delle medie inferiori in cui proporre l’esperienza cristiana. Non una “piccola” Gs, un’altra cosa perché diverse sono le esigenze e i bisogni di questa fascia d’età. Lucio, Franca, Giovanni ci stanno. Propongono l’idea di due giorni in montagna ad alcuni loro studenti. Nasce così il primo gruppetto. A cui dare un nome che immediatamente riverberi la tensione verso l’ideale. Ecco la scelta dei Cercatori del Graal e poi tutti gli altri nomi. «Da subito abbiamo compreso - racconta Lucio - che tutto si giocava nel rapporto personale con i ragazzi. Che la proposta non poteva essere ridotta a un discorso, ma avvenisse dentro un’amicizia in cui potessero “venire e vedere” quest’esperienza affascinante. I ragazzi si accorgono della bellezza che noi viviamo, solo se abbiamo l’attenzione di “fare con” loro. Per questo lo studio insieme, le uscite, che non hanno niente a che vedere con le gite scolastiche, le vacanze». «Una mattina - continua Gloria - ho raccontato quest’esperienza al don Giuss. Dei “gemellaggi” nati fra alcuni gruppi, per cui gli adulti si aiutavano, dove i ragazzi dell’uno diventavano i ragazzi degli altri. Commosso aveva detto: “Questo è quello che io avevo indicato come punti vivi. Bisogna sempre seguire i “punti vivi”. Ditelo a tutti”. Ecco, quello è stato un momento fondamentale per noi adulti perché abbiamo preso consapevolezza della grandezza dell’esperienza che stavamo vivendo. Noi più che i ragazzini. Infatti la cosa interessante, e che stupisce, è scoprire che questo è un ambito vocazionale per ciascuno di noi. In questo ci aiutiamo ritrovandoci una volta ogni mese e mezzo a rileggere alcuni testi di Giussani».


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