martedì 20 ottobre 2009

INCONTRO SULL'EDUCAZIONE CON DON GIORGIO PONTIGGIA

Don Giorgio e' morto mentre lo preghiamo puo' far piacere a molti leggere alcuni incontri inediti non rivisti dall'autore

Seminario di Montericco
26 marzo 2004
Non c’è niente nella vita più importante dell’educazione! È lo sviluppo della generazione. L’uomo mette al mondo esseri umani che hanno uno scopo: non sono bestie! L’educazione è la realizzazione di ciò che è stato generato, non puramente procreato, addestrato. L’educazione è tirar fuori quello per cui quell’essere è nel mondo: non ammaestrarlo, ma farlo diventare se stesso.



Non è educazione una istruzione per l’uso, l’educazione sessuale, ecc...
Il pericolo maggiore oggi è che l’educazione possa essere interpretata come addestramento all’ambiente, così come lo vorrebbe lo stato. Come la Francia che pretende di decidere se uno può mettere un crocefisso o no. In Svezia e in Olanda, che sono portate come esempio di civiltà, con una legge hanno proibito agli impiegati statali di mettere al lavoro le calze bianche perché è segno di trasandatezza.
L’educazione, invece, non è fare un cittadino, ma fare un uomo!
Basta vedere cosa è successo allo stadio di Roma durante il derby: bastano due cretini e tutti vanno dietro. Non c’è più la ragione, il popolo, ma la folla! L’educazione dopo la generazione è la cosa più importante!! La generazione è quella che ci avvicina di più al Padre, ma si mette al mondo qualcuno perché raggiunga lo scopo.
In Cina impediscono di fare figli e limitano il numero di maschi e di femmine: vi sentireste liberi così? Generare è la libertà in atto! Se non posso generare, cosa è la libertà? La libertà coincide con l’educazione, con la possibilità di compiere ciò che si genera! Questo processo dell’educazione come avviene? Semplicemente, nell’impatto con la realtà che colpisce l’uomo, la strada lo provoca e l’uomo nel tentativo di rispondere a questa provocazione capisce sempre di più qual è la realtà e scopre chi è lui. È la provocazione della realtà che fa muovere ognuno verso ciò per cui è fatto e nella provocazione della realtà approfondisce sempre di più chi è lui. Un bambino in una stanza da solo senza nessuno, senza finestre, ma col cibo diventa un bruto e si lascia morire.
La famiglia è il primo luogo della educazione e la scuola è un aiuto; per capire la realtà bisogna avere un senso unitario della realtà stessa. Se non aveste mai visto una bicicletta e vi portassi un raggio di una ruota non capireste che cos’è! Il senso della realtà è il nesso fra un particolare e il tutto; è questo nesso che fa capire a cosa serve il raggio, altrimenti lo userò per grattarmi, per altro.
Se l’educazione è introduzione nel tempo alla realtà, bisogna avere una ipotesi totale, altrimenti i singoli particolari non si capiscono. Una scrittrice convertita, Ada Negri, ha scritto una poesia, “Mia giovinezza”: ogni istante porta con sé la responsabilità dell’universo ( non esiste la neutralità!! Chi lo afferma o è scemo o vi vuol fregare!).
Negli anni settanta le femministe urlavano: “L’utero è mio e lo gestisco io!” Ma l’utero è tuo? L’hai fatto tu? Te lo sei dato tu? Dovresti usarlo per quello che l’ha fatto un altro.
Occorre dare un senso al particolare: per questo un padre e una madre non sono tali solo perché hanno messo al mondo un essere umano, ma sono padre e madre del senso che comunicano a chi hanno messo al mondo. Gesù diceva: “Chi sono mio padre e mia madre? Coloro che fanno la volontà del Padre mio, chi dà il senso del mio essere al mondo”.
L’educazione è prerogativa di tutto! Non ci sono specialisti dell’educazione perché è implicita di ogni rapporto umano.
Io mi sono convertito a 18 anni. I miei genitori erano atei e quando tornavo a casa dal seminario (e andavo all’oratorio d’estate) mi accoglievano in questo modo: “Ecco il grande lavoratore! Cosa hai guadagnato oggi?” È vero che mangiavo sulle spalle di mio padre. Una sera ero provocato e arrabbiato e ho detto: “Se la vita ha il senso di fare i soldi hai ragione, non ho guadagnato niente; ma se ha un altro senso, allora l’unico che ha guadagnato qualcosa oggi sono io!”.
L’educazione è la comunicazione di questo senso del particolare! I ragazzi devono cogliere il senso dello studio in relazione al senso della loro vita.
Don Milani scriveva: “ Lo scopo che voi offrite ai giovani non è nobile, pieno di significato e per questo li inducete a odiare la scuola ed essi acquisiscono la coscienza della inutilità di quello che proponete”.
Perché uno deve studiare? Potrebbe anche morire! Ne ho accompagnati cinque in Paradiso! Hanno buttato via il tempo? Quello che faccio ha senso per quello per cui sono fatto. L’educazione è la generazione dell’umano, fatta da una persona matura! È la comunicazione di sé, dell’esperienza che uno fa, del senso dell’esperienza che uno fa, e non c’è niente di neutrale! Alle superiori i ragazzi entrano interessati ed escono insicuri, relativisti, “sport – musica – soldi”.
Il primo luogo dell’educazione è la famiglia, perché è lì che uno incontra la positività della realtà e il senso, perché incontra ciò che lo precede, la tradizione. Se nella famiglia non incontra questo senso totale il ragazzo rimane in balìa di se stesso, non potrà mai dire che quel pezzo di ferro è il raggio di una ruota di bicicletta e a cosa serve: lo userebbe secondo l’istintività del momento, ed ora l’istintività la educa la TV, è dipendente dalla mentalità dominante attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Se non ci fosse la famiglia nella quale si guarda la realtà nel rapporto col significato, ci sarebbe una dipendenza da chi ha il potere di condizionare l’istintività.
Anni fa portavo i ragazzi in gita e , girando tra i corridoi e le camere , vidi un ragazzo di I liceo scientifico con un orsacchiotto di peluche perché aveva paura di dormire al buio
(aveva visto tanti film dell’orrore, perché tutti li guardavano!).
Ma uno deve guardare quello che corrisponde di più alla sua vita! Se vivi nella paura vuol dire che tu non sei fatto per i mostri, ma per la bellezza! Se hai bisogno dell’orsacchiotto vuol dire che non sei fatto per i mostri!
Se non sono aiutati a riscoprire un senso ultimo che corrisponde alla loro natura,… è la TV che li aiuta!
L’uomo è fatto per la bellezza, per la bontà. L’uomo è fatto per la giustizia! Altrimenti è a disagio. Il primo luogo è la famiglia, dove trova un’ipotesi positiva, così è aiutato a non essere in balìa di se stesso e delle sue reazioni alimentate dalla mentalità dominante.
Ciò non avviene per diritto, ma per un’attrattiva che l’altro prova per il modo in cui vivo io. La proposta di questo senso ultimo non è comunicata se non è vissuta per una coerenza ideale, per una tensione.
Un ragazzo di II media, genitori cattolici, sette figli, sta vivendo la separazione dei genitori: è una grande sofferenza per lui e questo lo rende violento. Vuole cambiare classe perché non va d’accordo con il compagno (come la madre ha lasciato il padre): ma l’errore di un altro non è una giustificazione, e devi cercare di vivere come vorresti vivessero i tuoi genitori. È una coerenza ideale. Se non c’è un senso perché un uomo e una donna stiano insieme anche se non vanno d’accordo, che senso è?
L’educazione è la comunicazione di un senso ultimo della realtà che illumina il particolare; o si educa o si diseduca. Avviene per osmosi, come un modello esemplare!
Pasolini, nel suo libro Gennariello ( in Lettere luterane), fa l’educatore: se qualcuno ti ha educato lo può aver fatto solo con il suo essere, non con quello che dice. Così disse Ignazio di Antiochia: “Si educa con quello che si dice, ma anche con quello che si fa e ancor di più con quello che si è”. È la forma del rapporto che per un padre e una madre è una convivenza. Per gli insegnanti significa educare alla ragione. Genitori e insegnanti educano in una forma diversa, ma attraverso le loro persona e tutti corrono il rischio della libertà, perché parliamo di esseri umani, cioè liberi.
La parola più importante nella parola educazione è la parola libertà, cioè energia, forza, attrattiva che l’uomo ha di compiere la sua vita, la sua felicità. L’animale ha attrattiva per avere ciò che serve al suo sostentamento e basta. La mucca non guarda il Cervino, ma solo l’erba. L’uomo è un essere libero e la libertà è un’energia affettiva con cui l’uomo tende alla sua pienezza, alla sua felicità.
L’uomo mette alla prova quello che noi suggeriamo: vede se corrisponde di più alla sua esigenza e ci sarà la fatica della compagnia.
Quando uno si convince? Quando tiene presente quello che dici e scopre che questo valore corrisponde alla sua esigenza. La convinzione è scoprire la corrispondenza tra ciò che è offerto e ciò che desidera e ciò può avvenire solo nella libertà. Quando il rischio della libertà è troppo forte, allora posso impormi. Ma è un atteggiamento momentaneo. Un sedicenne può andare a un week-end con la ragazza? No! Deve sperimentare che il suggerimento che gli diamo noi corrisponde alla sua esigenza. Amare è volere il bene dell’altro. Se siete sinceri sentite che corrisponde a come siamo fatti. È vero anche se chi lo dice non lo fa, perché corrisponde alla sua esigenza. Che guadagno ha l’adulto a educare? Non c’è niente nella vita che faccia crescere come educare un altro. L’educazione scarnifica l’educatore, è una sfida che ci fa crescere. Se non cresciamo noi significa che stiamo istruendo, non educando. O si cammina insieme oppure non si cammina. Se non avessi questi che mi tallonano non potrei crescere. Accettiamo la sfida! Per crescere noi. Niente educa di più della responsabilità di rispondere a un altro.
Il modo in cui la libertà si gioca è la pazienza, è una libertà più complessa, non si può saltare la modalità, i tempi attraverso cui l’educando assimila, accetta, rifiuta. Nel tempo: a tre mesi un bambino non può mangiare la pasta asciutta! “È la crocifissione dell’educatore, la libertà dell’altro”(don Giussani): è il dolore che Dio ha verso di noi. Dio è morto per quello, il rapporto tra Dio e l’uomo è un immenso tragico rischio educativo. Dalla pazienza si misura l’amore. Dio è paziente. Senza pazienza non si può educare. Dio ha pazienza con noi; è nell’adolescenza che il genitore manifesta il suo amore ed è lì gioca la sua libertà.

DOMANDE:
D. Come ritrovare la forza nella fatica?
R. Quando i genitori non vanno d’accordo tra loro sublimano il rapporto con il figlio. Non c’è soldo, stipendio, è pura gratuità, cioè la ragione di quello che faccio è più grande delle cose che faccio. Noi abbiamo un alleato: Dio. Ci ha fatti Lui! Pertanto desideriamo la verità, la bellezza, l’amore. Per questo occorre la pazienza, perché nel tempo noi vinciamo, perché evochiamo qualcosa che è dentro loro. Esiste un uomo che non vuole amare, che non vuole conoscere la verità?! Prima o poi vinceremo. Io non ricordo con chi ho litigato, discusso, perché ho fatto venir fuori delle cose non mie... Non speculiamo sulle loro esigenze. Noi diciamo che non debbono amare come il “grande fratello”: andando avanti se ne accorgeranno.
Noi siamo nelle mani di Dio; se non c’è la meta non so cosa vuol dire camminare; se non c’è lo scopo! Lo scopo li ha messi al mondo! “Se voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli ...” (Mt 7,11): è la certezza che il loro destino è più grande di noi; noi proponiamo ciò che c’è già in loro,
E-duchiamo, evochiamo in loro ciò che la natura ha dato loro.
Uno guarda l’altro come guarda se stesso. “E’ l’impegno con il mio destino che mi fa maestro di umanità”(Paolo VI)
L’educatore pensa spesso che l’educazione sia portare i ragazzi per es. al Cervino, con le varie istruzioni ….e non partono mai. Portateli sul sentiero insieme a voi, fate un pezzo di strada con loro, indicate la strada , ….attenti alle buche!
O fai un pezzo di strada con loro o non hai più niente da dire. Non si può far venire voglia di andare sul Cervino con le riunioni tattiche, ma bisogna che qualcuno cammini con loro. I ragazzi hanno tanti professori dal Maurizio Costanzo Show a Grande Fratello, ma nessuno che fa la strada con loro; tutti dicono cosa devono fare. Se fanno un pezzo di strada insieme viene fuori la loro umanità. Si prova insieme.
Non c’è la crisi dei giovani. E’ la crisi degli adulti !!
I giovani se trovano qualcuno da seguire gli vanno dietro!!Al triduo pasquale ci sono più di 6000 iscritti! Forse c’è qualcosa che corrisponde a quello che il loro cuore desidera. Non si può vivere da soli: c’è una forma comunitaria perché da soli non si riesce e questa ci apre e ci sostiene nella fatica dell’andare. Ci si deve trovare per cercare di capire chi si è , cosa vuol dire tirare su dei figli. I governi sono sempre caduti sulla scuola,.ma lasciare la libertà di fare o non fare il tempo pieno è puro statalismo!
Anni fa Berlinguer disse ai “quadri” della scuola : “Dobbiamo emancipare i ragazzi dai loro genitori e la scuola è ciò che li può sottrarre”. Perché devo dare mio figlio alla scuola?!
Aiutiamoci in queste cose, per avere scuole libere che possano verificare della ipotesi.
Una professoressa di Filosofia ,con cui ho litigato, spiegava San Francesco D’Assisi ai ragazzi, tacendo invece su san Tommaso D’Aquino. La sua concezione della vita , della natura, dell’uomo padrone della natura le faceva amare San Francesco d’Assisi, trascurandone però molti aspetti importanti, mentre San Tommaso d’Aquino , la ragione e la fede , venivano lasciati purtroppo in disparte. Questo lo dico per far capire che i ragazzi , non sapendo a priori qual è la concezione della vita di un insegnante, apprendono solo il suo giudizio o gli autori che questo vuol far conoscere, magari in una accezione particolare che può stravolgerne il significato.
Ci si può aiutare solo stando insieme.
(appunti non rivisti dall’autore)

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