lunedì 11 ottobre 2010

HANNO VINTO LA MALATTIA


Credo che parlare della difesa della vita sia oggi un dovere civile”. “Sui temi eticamente sensibili – ha detto Cavallari – si è molto discusso, ma in maniera astratta. Con questo libro ho inteso focalizzare l’attenzione sulle tante persone che di fronte alla malattia hanno scelto la vita, dando voce a chi in genere non ce l’ha perché vivere non fa notizia”.


La Prealpina – domenica 10 ottobre 2010
Bisuschio – Ha voluto raccontare la storia di persone e famiglie, che do fronte alla malattia, hanno deciso di lottare per la vita. Sono numerose, non fanno notizia. Fabio Cavallari, giornalista che collabora con il settimanale “Tempi”, ha raccontato le testimonianze in un libro: “Vivi – Storie di uomini e donne più forti della malattia”, in uscita il 21 ottobre per le edizioni Lindau e che venerdì sera, su invito del parroco don Silvano Lucioni, è stato presentato a Bisuschio, nel salone del cinema San Giorgio.
Di: Roberto Sala



A condurre la serata, Emanuela Spagna, giornalista della Prealpina. “Sono rimasta molto colpita dalle storie contenute nel libro – ha detto – perché, in una società che impone modelli di salute e perfezione, dimostrano l’unicità ed il valore di ogni individuo, quali siano le sue condizioni. Sono storie di vita e di speranza, ma sempre improntate al realismo. Credo che parlare della difesa della vita sia oggi un dovere civile”. “Sui temi eticamente sensibili – ha detto Cavallari – si è molto discusso, ma in maniera astratta. Con questo libro ho inteso focalizzare l’attenzione sulle tante persone che di fronte alla malattia hanno scelto la vita, dando voce a chi in genere non ce l’ha perché vivere non fa notizia”. Alcune persone le cui storie sono raccontate nel libro sono intervenute per portare la loro testimonianza. Alla serata di venerdì erano presenti Tiziana e Claudio Caggioni, genitori di Giovanni, un bambino affetto dalla sindrome di down, mentre in un precedente incontro hanno raccontato la storia di Massimiliano, un giovane risvegliatosi dal coma dopo quasi dieci anni, i suoi genitori Lucrezia ed Ernesto Tresoldi, che alle condizioni del figlio non si sono mai arresi.



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