lunedì 22 novembre 2010

LA PERDITA DELLA FEDE CAUSA LA PRATICA DELL'EUTANASIA

....Il Papa stesso ha detto che «l'amore alla giustizia, la tutela della vita dal suo concepimento al termine naturale, il rispetto della dignità di ogni essere umano, vanno sostenuti e testimoniati, anche controcorrente». Benedetto XVI ha comunque sottolineato la centralità della fede, perché la giustizia si promuove solo «quando si accoglie la vita dell'altro e ci si assume la responsabilità per lui, perché in lui si coglie il volto stesso del Figlio di Dio»....

Benedetto XVI lo ha detto ieri al pontificio consiglio per gli operatori sanitari. Per Maurizio Sacconi, queste parole sono valide per tutti i decisori istituzionali, credenti e non

di Benedetta Frigerio
Il Papa ha parlato ieri al Pontificio consiglio per gli operatori sanitari. E ha ricordato in che cosa consiste il lavoro del medico e da dove venga una vera tutela della salute. L'ha fatto contro l'eutanasia e la fecondazione assistita. Leandro Aletti, primario di ginecologia all'ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo, sottolinea che «il problema centrale da cui il Papa è partito, e per cui esistono sia la fecondazione assistita sia l'eutanasia, è la perdita della fede».



Anche laici come Maurizio Sacconi hanno sostenuto il Papa. Il ministro, ad esempio, ha detto che «le parole contro l'eutanasia e la manipolazione genetica non sono destinate soltanto agli uomini di fede, ma a tutti i decisori istituzionali, credenti e non, che devono avvertire il dovere di tenere viva la società attraverso la sua capacità di riprodursi naturalmente e la promozione in essa di quella vitalità che si produce solo nel riconoscimento della ricchezza della persona». Per il dottor Aletti questo accade perché «una società fondata sulla carità e la giustizia, di cui il Santo Padre ha parlato, è auspicabile per ogni uomo, anche non credente. Per questo non si deve avere paura di difenderla ache se si è in minoranza».

Il Papa stesso ha detto che «l'amore alla giustizia, la tutela della vita dal suo concepimento al termine naturale, il rispetto della dignità di ogni essere umano, vanno sostenuti e testimoniati, anche controcorrente». Benedetto XVI ha comunque sottolineato la centralità della fede, perché la giustizia si promuove solo «quando si accoglie la vita dell'altro e ci si assume la responsabilità per lui, perché in lui si coglie il volto stesso del Figlio di Dio». Secondo Aletti questo è il punto centrale, «la vera roccaforte della dignità della vita che suscita nel credente e di riflesso anche negli altri che gli vivono di fianco, “l'esigenza del rispetto e della cura” di cui ha parlato il Papa». Molti, infatti, hanno paura della morte e del sacrificio «perché nelle cure manca il calore della fede in Colui che ha vinto la morte per noi con il suo sacrificio». Non a caso il Pontefice ha concluso richiamando alla conversione: «Occorre lo sforzo di tutti – ha detto –, ma occorre soprattutto una profonda conversione».

E' proprio per questa fede che, nell'Adelchi di Alessandro Manzoni, una Ermengarda moribonda può dire: «Oh mai! Ma quella via su cui passa il ciel, correrla intera convien». E come può «parlare di convenienza una che sta patendo», si chiede Aletti? «Non è soltanto il dovere religioso – continua Ermengarda – è l'espression del suo amor per lo Sposo». Per il medico è «questo amor il solo antidoto all'eutanasia moderna».




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