sabato 7 aprile 2012

la caduta di Bossi e la crisi della politica





La triste verità è che pur di delegittimare una maggioranza, come quella eletta nel 2008, si è iniziato un gioco al massacro che ha  delegittimato tutta la politica. Una politica che da parte sua ha fatto tanti errori, certo, ma che sicuramente oggi è investita da un odio e un livore che finiscono per minacciare la democrazia e il vero potere di scelta dell’elettore. (SOCCI)
6 Aprile 2012

Lo hanno scritto tutti, perché è evidente: con le dimissioni di Bossi, nella sua personale settimana di passione, è finita un’epoca, quella nata dopo tangentopoli. Bossi e Berlusconi finiscono insieme, come dicevano quando erano nel pieno del loro potere politico “quando cadrai tu, cadrò anch’io”, e anche questo oggi i giornali lo hanno ricordato.
Sulla faccenda, condivido la puntata di ieri di Radio Londra, che invito tutti a vedere: onore delle armi a Bossi.
Ci occuperemo presto delle importanti questioni della corruzione e del finanziamento pubblico ai partiti. Oggi, però, salutiamo un leader politico che è caduto, purtroppo nel modo peggiore.
Sinceramente nessuno avrebbe potuto immaginare qualcosa del genere, nel 2008 – quattro anni fa, pare un secolo – quando il centrodestra vinse le elezioni.


E adesso? E’ caduto, nel bene e nel male, l’ultimo leader politico. Piaccia o no, questo era Bossi, e adesso il rischio è che la sua rovina trascini con sé un sistema, quella dei partiti, che non lascia eredi, e in politica, si sa, è molto pericoloso quando si creano dei vuoti.
Nel momento in cui il governo dei sedicenti tecnici ha in mano il paese, la Lega, l’unico partito all’opposizione, subisce un colpo devastante. Fra un mese, fra l’altro, si voterà per le amministrative, in tanti comuni, e i partiti sono al minimo della stima degli italiani.
A questo proposito, ecco qua un commento di Antonio Socci, di domenica scorsa, su Libero.


I media sostengono alla grande il governo Monti, perdonando quel che per qualunque altro governo sarebbe stato imperdonabile: una politica estera inesistente – dai marò prigionieri in India all’ostaggio ucciso dagli incursori inglesi, fino alle gaffes di Monti in Cina – una serie impressionante di suicidi per disperazione: dagli imprenditori che non riescono ad ottenere i crediti dallo stato, ai pensionati come la signora Nunzia, che si è buttata dalla finestra perché la pensione era calata da 800 a 600 euro, roba che in altri tempi avrebbe occupato giornali e tv per settimane, con folle furiose nelle piazze. E poi i costi insostenibili della benzina, e la prossima stangata dell’ICI, e una serie di manovre recessive da mettere paura.
Perché allora i partiti sostengono Monti? Perché non ne possono fare a meno. Perché, adesso, non ne possiamo fare a meno. Perché nessuno può prendersi la responsabilità di far finire prima la legislatura, perchè destra o sinistra da soli non hanno la forza di fare le riforme, in parlamento, e devono stare insieme, con la copertura del compagno Napolitano, che ormai avalla tutti i decreti legge, quegli stessi che prima non avrebbe mai firmato.
Ma perché i partiti non hanno la forza? Questo è il punto. Improvvisamente tutti incapaci? Una paralisi neuronica generale? No. La più grande crisi economica internazionale dal 1929? Non sarebbe stata sufficiente.
La triste verità è che pur di delegittimare una maggioranza, come quella eletta nel 2008, si è iniziato un gioco al massacro che ha  delegittimato tutta la politica. Una politica che da parte sua ha fatto tanti errori, certo, ma che sicuramente oggi è investita da un odio e un livore che finiscono per minacciare la democrazia e il vero potere di scelta dell’elettore.
Ma su questo parleremo ancora, perché è IL problema, adesso.
C’è chi dice che è proprio il governo dei tecnici a rappresentare la luce in fondo al tunnel in cui ci siamo cacciati. Fermo restando che anche io penso che adesso questi ce li dobbiamo tenere, sul concetto di vedere adesso la luce in fondo al tunnel ho qualche perplessità: non vorrei fosse quella del treno che ci sta per venire addosso.

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