.......Nella Vita di san Benedetto scritta da san Gregorio Magno, si dice che san Benedetto,
desideroso di piacere solo a Dio, nei primi anni della sua vocazione si ritirò in una grotta sui monti di Subiaco e lì vi rimase tre anni, fino a quando il suo nascondiglio fu scoperto da alcuni pastori.
Questi, vedendolo così malandato nelle vesti e nell’aspetto, lo scambiarono prima per una bestia,ma quando lo udirono parlare si scoprirono loro bestiali nel cuore. Così cominciarono a frequentarlo e a portargli i loro figli, affinché li istruisse secondo la sua sapienza. Segno, questo,che quei tre anni che Benedetto passò in solitudine, non li passò senza fare niente, annoiato, non li passò per fuggire le problematiche sociali, ma per vivere più profondamente la responsabilità
personale di fronte al mistero di Cristo, per tutti gli uomini. Questo l’ha fatto aderire potentemente alla realtà, tanto è vero che san Benedetto non ha letto questo suo essere stato scoperto con la preoccupazione di proteggere un passato, ma come l’inizio di una risposta nuova davanti al Mistero presente. Che libertà!.....
10 aprile 2010 Stefano Giorgi
Come dicevamo nell’invito per la Scuola Opere di Carità di quest’anno il nostro obiettivo,con la realizzazione di una scuola, è quello di «introdurre [chiunque ne avverta il bisogno] al metodo di lavoro che caratterizza le opere di carità: metodo incentrato sulla condivisione del bisogno e sulla costruzione di luoghi di reale accoglienza».Dallo scorso anno, raccogliendo la sfida che ci fece don Carrón nell’assemblea conclusiva dell’edizione che aveva come titolo “La carità alla radice della risposta ai bisogni”, la modalità con cui procede la nostra Scuola è quella di lezioni che affrontino un tema cruciale per la vita delle opere a partire dal racconto di un’esperienza viva in atto.