giovedì 13 maggio 2010

DAL PAPA IL 16 MAGGIO

AVVENIRE
a voi la parola
Caro direttore, vado a Roma perché ho più di cin quant’anni, una moglie, due bravi fi gli già adulti e la vita mi ha insegnato molte cose, la prima è che ancora non ho trovato chi davvero possa scaglia re la prima pietra; la seconda invece è che esiste un luogo, che è la Chiesa, in cui uomini miseri come me sono amati per quel che sono e per grazia dello Spirito fanno cose davvero gran di. In questo tempo di «giustizieri e giustizialisti» che ancora gridano –

Crucifige! – io preferisco questa Chiesa; voglio seguire chi la guida e fargli sapere che sono, anzi siamo con lui! Grazie Santo Padre per quello che ci stai insegnando!

Medardo Benghi

DAL PAPA IL 16 MAGGIO / 2 «PER SANARE LA FERITA»

Caro direttore, sono a scriverle e a condividere il perché ho deciso di accogliere l’invito del 16 maggio a pregare con e per il Pa pa. Sono tre i punti fondamentali. Pri mo: come mi insegnano la fede, Cristo e la Chiesa, io non decido nulla di ciò che accade. Partecipare al Regina Coeli è prima di tutto affermare che voglio seguire il Mistero di Dio nella modalità che Lui decide. Ora mi chiede di andare dal Papa. Ieri di andare alla processione, domani a scuola ecc... c’è un «prima» che si impone ed è la realtà. Don Giussani mi ha sempre insegnato e fatto notare questo «prima». È un’obbedienza alla realtà e alla chiesa che mi spinge a dire sì. Secondo: il Papa è per me il «dolce Cristo in terra» (S. Caterina da Siena). Andare da lui, dopo averlo visto tan te volte alle Gmg, è per me riafferma re che Dio si è incarnato, che Dio è presente. Pregare, meditare e raffor zare la mia fede affermando che l’av venimento cristiano è per me, ora. C’è un punto, un volto dove il cielo e la terra si toccano. Un volto a cui guar dare e domandare la pace, la giusti zia e la misericordia. Questa unità ho nel cuore, questa unità ho incontra to, questa unità voglio testimoniare. Dio con noi. Terzo: un pellegrinaggio per le ferite della Chiesa. Proprio per ché devo rispondere alla realtà, ora mi trovo con confratelli e laici che so no feriti per i peccati commessi o su biti. Io non ho fatto nulla, ma forse Dio mi chiede di offrire la mia vita proprio per sanare questa grave feri ta della Chiesa. È come quando in fa miglia un fratello incomincia a stare male perché ha subito un incidente. Non è colpa tua, ma gli stai accanto, lo aiuti, lo curi. Ti prendi a carico il suo dolore e offri. Come Cristo ha of ferto la sua vita per la nostra salvez za. Questo pellegrinaggio è un’offer ta per la Chiesa, per il corpo di Cristo. Si parla tanto di educazione. Questo gesto, già fin da ora, mi sta educando a dare le ragioni del presente. Per me non è facile andar via dalla parroc chia di domenica, ma ringrazio il par roco per questa attenzione e questa disponibilità. Segno concreto di una comunione più profonda.

don Samuele

DAL PAPA IL 16 MAGGIO / 3 «15 MINUTI DI COMPAGNIA»

Caro direttore, il 16 maggio andrò a Roma dal Papa. Mi è stato proposto in università dai miei amici. Ho scelto di andare proprio perché accompagnata da loro. Una proposta «volutamente sproporzionata » della quale non comprendo totalmente la portata, ma capisco che è un’occasione per conoscere di più il luogo a cui appartengo: la Chiesa. Un luogo che mi fa amare tutto quello che c’è, anche il Papa. Pur sentendolo come lontano da me, fa parte dell’origine dell’esperienza che vivo. Andare a Roma è l’occasione per non scordarmi di questo. Ho accetta to di fare un lungo viaggio in pullman per far compagnia al Papa appena per 15 minuti. Questo è possibile grazie all’amore che ricevo tutti i giorni da alcune persone che oggi, nelle dram matiche circostanze che stiamo vi vendo, mi chiedono di andare con loro da quell’uomo senza il quale la compagnia che vivo non ci sarebbe.

M. Agnese

DAL PAPA IL 16 MAGGIO / 4 «IL NOSTRO SÌ A PIETRO»

Caro direttore, non appena nel mio gruppetto di Fraternità di Cl è stato proposto di andare il 16 maggio a dimostrare la no­stra affezione a Benedetto XVI, ab biamo quasi tutti detto subito «sì». Il Papa, per me, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI, indica la rotta, o come dice la canzone di Claudio Chieffo, 'La strada': abbiamo accettato serenamente la faticaccia del viaggio a Roma per pregare il Regina Coeli in Piazza San Pietro con l’obiettivo di testimoniare al mondo (non solo quello geografico) la grazia dello Spirito do nataci con la Pentecoste. Sono certo che i richiami potenti di Benedetto X VI rappresentano un ostacolo anche a certi gruppi di potere ideologico, e conomico e politico, presenti anche in Italia, ecco perché dobbiamo dire il nostro «sì» a Pietro ora più che mai, per salvare anche le giovani generazioni dai pericoli incombenti su loro e su ciascuno di noi.

Ugo Tapponi

DAL PAPA IL 16 MAGGIO / 5 «MIO FIGLIO MI HA SPINTO»

Caro Direttore, domenica prossima andrò in pullman a Roma al Regina Coeli del Papa: partiremo da Bologna alle 4 e torneremo alle 20. Dato che ho quasi 58 anni, so che sarà un viaggio molto faticoso e la mattina del lunedì dovrò andare a scuola per 5 ore. Ero titubante, ma mio figlio ha insistito perché mi decidessi: il desiderio di essere là per far capire al Papa, che è stato tanto in giustamente offeso, che siamo con lui, è stato grande e mi ha fatto superare la mia preoccupazione. In questi anni ho avuto tante occasioni di conoscere il suo pensiero leggendo encicliche e discorsi: sono stata molto colpita dalla sua capacità di spiegare in modo semplice e vero la proposta cristiana che coincide con il bene ve ro dell’uomo. Mi sono decisa anche perché ho grazie da chiedere per la salute di un mio familiare e di una mia alunna e penso che qualche santo mi ascolterà di più se porto questa domanda fino in Piazza San Pietro.
Annalisa Pezzi

Caro direttore, quando mi è stato proposto, non ho avuto esitazione: vado a Roma per ché la persona del Papa è il segno tangibile della presenza di Gesù.

Daniele Bassi

Caro direttore, domenica prossima non vedo l’ora di andare al Regina Coeli dal Papa. Voglio stare con lui in questo momento così delicato e difficile. Mi chiedo come fa a reggere, cosa lo sostiene, cosa lo rende così certo. È la mia stessa domanda di fronte a tutto ciò che accade. Sarò a Roma domenica per guardare quello che lui guarda, per guardare Cristo come lui lo guarda, per sostenerci assieme in quello sguardo, l’unico che ci salva dalla barbarie incipiente.

P. Filippo Belli

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