venerdì 3 dicembre 2010

VIVERE IL SACRIFICIO DELLA TENSIONE A CRISTO FINO IN FONDO


Ma provate a pensare alle suore del Cottolengo: (..) sono cinquant’anni che sono là, cinquant’anni con gli ‘scemi’. Una ne conosco che ha fatto cinquant’anni solo nel lavare cose sporche giù in lavanderia. Portare una cosa del genere per amore: questa si chiama santità, perché non è necessario che ci sia l’aureola, è una cosa grande.
Allora, se uno vuol bene a un’altra persona, dovrebbe, con questa persona, essere appassionato e chiedere a Dio appassionatamente di vivere con questa persona -proprio perché le vuol bene- come viveva quella suora lì: di vivere cioè il sacrificio della tensione a Cristo fino in fondo. Quanto più ci si vuol bene, tanto più bisogna chiedere a Cristo la capacità di sacrificarsi fino in fondo per l’altro.
Perciò il fatto della compagnia comune, Anna, genera una prossimità da cui si origina la difficoltà più grande che ci sia: d’altra parte è il motivo più acuto che c’è per fare il sacrificio.
Luigi Giussani, “Tu” o dell’amicizia,
BUR

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