giovedì 9 dicembre 2010

ARCIDIOCESI DI PALERMO CENTRO PASTORALE DISABILI

......E’ importante diffondere una cultura dell’integrazione e il delegare l’attenzione alle persone diversabili solo a un gruppo, significa ignorare che la persona prima di essere in situazione di handicap è appunto una persona e come tale, ad esempio, se è giovane ha bisogno di gruppi non a parte. Purtroppo non è raro che alcune famiglie si ritrovino improvvisamente a sperimentare il dramma dell’handicap, in questo caso diventa importante l’avere incontrato delle persone che nonostante la disabilità continuino ad avere una vita di buona qualità.......

Un'amica di Palermo ,incontrata alla "lega del filo d'oro"ad Osimo ,mi ha fatto pervenire questo documento che credo possa essere interessante leggere e diffondere.

Una azione pastorale con le persone disabili non può non avere la famiglia al suo centro. Chi vive una situazione di deficit ha, nella maggior parte dei casi, una limitazione nell’autonomia e più questa limitazione è grave più i familiari si trovano, spesso da soli, a dovere sostenere quotidiani disagi. La loro presenza rischia di diventare iperprotettiva e “sostitutiva” quando l’ambiente all’esterno è inadeguato. La Chiesa madre, consapevole di essere chiamata a testimoniare l’amore misericordioso di Dio in ogni circostanza, non può non mettere in atto ogni strategia per favorire in ciascun uomo la sua piena appartenenza. In essa la parrocchia “famiglia di famiglie” e non “maschera di comunione” ha un ruolo insostituibile.


In una situazione nella quale si rischia l’isolamento e la solitudine è importante riuscire a trovare un punto di riferimento dove gradualmente si sviluppi un sentirsi appartenenti. Il senso di appartenenza ad un gruppo nasce nel momento in cui il gruppo stesso diventa luogo dove si sperimenta l’essere compresi e accolti. Mettendo da parte l’attrattiva dei grandi numeri e delle azioni dettate da una logica di massa bisogna incontrare la persona con semplici e discreti gesti: il sorriso, l’ascolto, il contattare quando per qualche tempo non ci si incontra. Importante ed efficace a questo scopo appare la presenza di un gruppo che in parrocchia, in maniera particolare la domenica, si dedichi in modo specifico al delicato servizio dell’accoglienza o dei gruppi parrocchiali che vi si dedichino a turno. Una comunità parrocchiale che vive un rapporto sereno e aperto tra i diversi gruppi diventa più facilmente e in maniera naturale più accogliente.
Spesso la persona diversabile e chi gli vive accanto sperimenta la difficoltà nel relazionarsi e questa difficoltà il più delle volte, si fonda su pregiudizi, luoghi comuni e sulla novità del “diverso” che ci fa sentire inadeguati e, d’altra parte, chi vive il deficit finisce, di illusione in delusione, per trincerarsi dietro barriere che solo una presenza costante e paziente possono abbattere. Illuminante a proposito questo esempio di accoglienza: una mamma dopo molti anni ricordava ancora con grande emozione che alla nascita della figlia affetta dalla sindrome di down il primo che aveva fatto una visita gioiosa, dopo una lunga sequela di “visite di lutto”, era stato un sacerdote.
Per sostenere le comunità parrocchiali e i gruppi e movimenti ecclesiali nell’accoglienza e sostegno alle famiglie e persone disabili il nostro centro propone questo anno degli incontri di sensibilizzazione e informazione nelle diverse parrocchie. Questi incontri sono rivolti a tutta la comunità parrocchiale e non solo ai gruppi Caritas e San Vincenzo. E’ importante diffondere una cultura dell’integrazione e il delegare l’attenzione alle persone diversabili solo a un gruppo, significa ignorare che la persona prima di essere in situazione di handicap è appunto una persona e come tale, ad esempio, se è giovane ha bisogno di gruppi non a parte. Purtroppo non è raro che alcune famiglie si ritrovino improvvisamente a sperimentare il dramma dell’handicap, in questo caso diventa importante l’avere incontrato delle persone che nonostante la disabilità continuino ad avere una vita di buona qualità. Dal 14 Marzo con l’Ufficio Catechistico e il Movimento Apostolico Ciechi si avvierà uno sportello informativo per sostenere l’inserimento catechetico e comunitario di soggetti diversamente abili nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali. In collaborazione con sacerdoti, diaconi, catechisti, insegnanti di religione e altri operatori pastorali si desidera creare dei percorsi personalizzati di integrazione ecclesiale per essere testimoni autentici di Gesù Risorto speranza del mondo con chi non sente, non vede, ha difficoltà di movimento e di comunicazione o disagio mentale.Telefono 0916077233 il Martedì dalle 16.00 alle 19.00 e il Venerdì dalle 9.30 alle 12.30 .
Un’altra iniziativa tesa alla sensibilizzazione è nata dalla collaborazione con la Caritas diocesana. Destinatari di questa sono giovani adulti, affetti da disturbo mentale, tra i 20 e i 45 anni. Essi saranno sostenuti nel loro reinserimento sociale da due operatori d’appoggio, un educatore e un volontario. I minigruppi parteciperanno alla ideazione ed esecuzione di uno spettacolo teatrale che itinerante nelle nostre comunità parrocchiali, speriamo possa finire per abbattere le dannose barriere del pregiudizio. Inoltre è una occasione di formazione sul campo per operatori pastorali e non.
Continuano le attività dei due C’entro Anch’io. Il C’entro Anch’io 1, in collaborazione con l’Associazione Apriti Cuore e il comune di Palermo, ospita al momento circa quaranta minori dei quali circa la metà sono in situazione di handicap. Il C’entro Anch’io 2, in collaborazione con la Caritas Diocesana, ha al momento come destinatari 10 adulti diversamente abili, ma il numero è in breve destinato a crescere. Le attività sono preminentemente di socializzazione e di sviluppo dell’autonomia.
In seguito ad una collaborazione tra la nostra diocesi e la diocesi di New York si sta sostenendo, insieme all’associazione Quelli della Rosa Gialla, l’avvio di un corso ad orientamento gestaltico che, prendendo spunto dagli avanzati modelli utilizzati nella città statunitense e, probabilmente, sotto una loro supervisione, vuole formare degli operatori per persone con deficit cognitivi ed emotivi. In questi modelli al centro è la famiglia.
Per quanto riguarda il cammino dell’Iniziazione Cristiana ricordiamo l’importanza del partecipare alla vita ordinaria della comunità anche nei casi in cui la persona vive una grave situazione di deficit. Quando ci siano difficoltà oggettive per la famiglia a recarsi in parrocchia, che allora membri della comunità si facciano presenti con costanza e discrezione. E’ utile ribadire l’importanza del fatto che i sacramenti non vengano impartiti a parte e senza che la famiglia non sperimenti la tenerezza della madre chiesa. Purtroppo accade ancora che, nel caso in cui si presenti una famiglia nella quale è presente una persona in situazione di grave handicap, il parroco amministri la prima comunione o la cresima in forma non comunitaria e senza un cammino con la famiglia e la persona stessa. Anche la persona in grave situazione di handicap percepisce l’amore e l’accoglienza. Che senso avrebbe il proclamare la meraviglia di Gesù Cristo che, pietra scartata è divenuta testata d’angolo e che ringrazia il Padre per il suo rivelarsi ai piccoli, se poi non crediamo e testimoniamo fino in fondo ciò che porterà San Paolo ad esclamare che “le membra più deboli sono le più necessarie” (1 cor 12). Quest’anno a questo proposito è nata una collaborazione più stretta con il Servizio Catecumenale della nostra diocesi.
In seminario in collaborazione con l’ENS un gruppo di seminaristi e due sacerdoti partecipano a un corso di lingua LIS.
Per quanto riguarda la preparazione al matrimonio abbiamo potuto sperimentare l’interesse delle coppie in formazione per la testimonianza di una fede che, anche se con difficoltà, tuttavia non si spegne di fronte alla fatica della vita: lo scandalo della croce non finisce di interpellare l’uomo di ogni epoca. Inoltre è importante che le coppie sappiano, a fronte dei non rari aborti, impropriamente detti “eugenetici”, che il valore della vita è al di sopra di tutto, anche della salute.
Il ruolo specifico di una famiglia che vive una situazione di handicap è proprio quello della testimonianza, la testimonianza della sofferenza che vissuta alla luce di Cristo e della Parola e nella Chiesa, diventa feconda. Inoltre nelle nostre comunità diventa preziosa la capacità di accoglienza e di ascolto di chi ha vissuto in prima persona una forte esperienza di dolore.
Il cammino dell’integrazione e dell’accoglienza è a volte faticoso ma è necessario. Giovanni Paolo II concludeva la Salvifici Doloris augurandosi che sotto la Croce del Calvario …”convengano tutti gli uomini di buona volontà, perché sulla Croce sta il Redentore dell’uomo, l’Uomo dei dolori, che in sé ha assunto le sofferenze fisiche e morali degli uomini di tutti i tempi, affinché nell’amore possano trovare il senso salvifico del loro dolore e risposte valide a tutti i loro interrogativi. Insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la Croce, ci fermiamo accanto a tutte le croci dell’uomo d’oggi. …Proprio a voi, che siete deboli,chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l’umanità.”

Per eventuali informazioni Telefono 0916077233 il Martedì dalle 16.00 alle 19.00 e il Venerdì dalle 9.30 alle 12.30 .

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