martedì 7 dicembre 2010

SIAMO FATTI PER DONARE

...... Da un lato, infatti, il gesto del donare qual­cosa sfugge a qualsiasi calcolo. È bello fa­re doni anche se si ha poco. Anche se le ri­sorse diminuiscono. Donare è un atto non superfluo. Si può rinunciare a parecchie cose, ma non a donare. Perché fa parte della nostra natura umana. Un uomo che non dona è diventato meno uomo. Nella gratuità 'assurda' di fare un regalo anche quando sono aumentati i nostri bisogni, nella gratuità che va contro ogni logica di tornaconto pur in un momento in cui si devono più attentamente fare i conti, ri­siede un barlume di vero intorno alla no­stra natura: l’uomo è fatto per donare, per donarsi. C’è un impeto positivo che fa par­te della nostra natura, prima e sopra ogni altro. Questo barlume di verità – così pic­colo ma evidente e tenace – può illumi­nare non solo il piccolo e breve episodio del periodo dei regali di Natale, ma po­trebbe indicare qualcosa di importante a riguardo della vita sociale.....


Natale, la crisi, un’inquietudine
di Davide Rondoni
Tratto da Avvenire del 5 dicembre 2010
C’è qualcosa di nuovo nell’aria, anzi di antico. Un fenomeno consueto ma che ha connotati nuovi, a cui bisogna trovare un nome nuovo. Intendo quella u­suale eccitazione che sale piano in questi giorni e riguarda: i regali di Natale. Ma for­se bisognerà trovare dei nomi nuovi. Per­ché le cose cambiano.


E se pur occhieg­giano da vetrine e spot i soliti inviti, le 'cla­morose' offerte, i 'mai visti' sconti e le 'sensazionali' proposte, c’è qualcosa di nuovo nell’aria. La solita bella eccitazio­ne si sta forse venando di una pondera­tezza nuova. Insomma, è come se la nor­male, abituale eccitazione di pensare a co­sa regalare a figli amici parenti, fosse abi­tata da una nuova inquietudine, da un so­spetto, o meglio da una domanda.

Mentre si comincia a dare un’occhiata, ancora senza troppo impegno, a vetrine e promozioni, mentre si fanno i primi sva­gati sondaggi su desideri e gusti, un pen­siero rintocca nel profondo: ma cosa ha davvero senso regalare? Certo, la crisi ci ha insegnato a misurare con altra attenzio­ne il denaro, a valutare con più senso cri­tico il valore vero di oggetti, di beni che a volte beni veri e propri non sono, ma sfi­zi, lussi piccoli o grandi, e a riconoscere come superfluo quel che ieri ci pareva ne­cessario. Ma non è solo una sorta di 'com­plesso morale' determinato dalle notizie sulla crisi e dalla realtà di minori risorse a muovere questa strana cosa nuova e an­tica che chiamerei 'eccitazione pensosa' al regalo. Credo che ci sia qualcosa di più profondo. Come se la circostanza della crisi avesse almeno in parte aiutato a met­tere a fuoco meglio anche il valore del far­si regali. Da un lato, infatti, il gesto del donare qual­cosa sfugge a qualsiasi calcolo. È bello fa­re doni anche se si ha poco. Anche se le ri­sorse diminuiscono. Donare è un atto non superfluo. Si può rinunciare a parecchie cose, ma non a donare. Perché fa parte della nostra natura umana. Un uomo che non dona è diventato meno uomo. Nella gratuità 'assurda' di fare un regalo anche quando sono aumentati i nostri bisogni, nella gratuità che va contro ogni logica di tornaconto pur in un momento in cui si devono più attentamente fare i conti, ri­siede un barlume di vero intorno alla no­stra natura: l’uomo è fatto per donare, per donarsi. C’è un impeto positivo che fa par­te della nostra natura, prima e sopra ogni altro. Questo barlume di verità – così pic­colo ma evidente e tenace – può illumi­nare non solo il piccolo e breve episodio del periodo dei regali di Natale, ma po­trebbe indicare qualcosa di importante a riguardo della vita sociale.
Occorre scommettere su questo indirizzo positivo della nostra natura. Lo stesso su cui si fondano tante iniziative di valore so­ciale pubblico per tutti, nei campi del­l’assistenza e dell’educazione e in altri set­tori. Sul fatto che l’uomo è un essere che dona, si può fondare una visione della so­cietà e della sua organizzazione non più improntata al sospetto e alla mortifica­zione burocratica e impositiva della so­cietà. Dall’altro lato, questa eccitazione pensosa che ci prende nel periodo di Na­tale è una sottolineatura del bene che so­no i legami, le relazioni che compongono concretamente ed esistenzialmente la vi­ta di una persona. L’uomo è un essere che dona e ha legami. Il fatto che tali legami siano oggetto di at­tenzione particolare, di scambio di doni, ci fa vedere come la risorsa principale del­la nostra vita (anche in un’epoca di crisi) non stia nella chiusura egoistica, pauro­sa e calcolatrice in termini di diritti e do­veri. Si ha vera società intorno non al­l’uomo che come una monade isolata pensa a se stesso, misurando o inventan­do bisogni e diritti in astratto, ma alla per­sona come nodo di relazioni viventi, nel­le quali si evidenziano non solo potenti indicazioni della natura, ma anche limiti e rispetto.

L’uomo che dona e non è fatto per la so­litudine è il regalo di Natale che tutti pos­siamo ricevere mentre iniziamo a pensa­re quali regali belli fare, ma belli davvero, siano essi piccole cose graziose o beni che vogliamo restino come nostra eredità.



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