mercoledì 30 novembre 2011

37 anni matrimonio

Ciao Babbo e Mamma, Buon Anniversario !!!
Mentre aspettiamo con trepidazione la vostra visita, vi mandiamo gli
auguri di Buon Anniversario.
Un abbraccio
Francesco, Ale, Michele, Anna e Paolo !!!

Ciao
Auguri per l'anniversario!
Grazie per la testimonianza che ogni giorno, anche se a volte inconsapevolmente, ci date.

Ciao,
Lorenzo, Sabina e Giacomo

Non abbiamo tanto bisogno dell'aiuto degli amici,quanto della certezza del loro aiuto
Tantissimi auguri buon anniversario con affetto
Betty e family

domenica 27 novembre 2011

Il governo dei monaci



lunedì 14 novembre 2011
Certamente lo scorso 9 novembre avevamo altro da pensare che non celebrare la Giornata mondiale della libertà, ricorrendo in quel giorno l’anniversario della caduta del muro di Berlino. Eppure la coincidenza dell’inizio della crisi di governo con la data della fine dell’impero sovietico ha qualcosa di evocativo. Si è parlato di «fine del berlusconismo» e lo si è connesso col tramonto di tutto il mondo occidentale, che scopre sempre più acutamente le sue debolezze, la perdita del primato planetario, la fragilità del suo modello esistenziale, la vacuità della sua proposta culturale. Così, dopo la fine - per fortuna non sanguinosa -
dell’utopia marxista nella sua versione sovietica, stiamo assistendo al declino della versione capitalistica della modernità, caratterizzata da cieca fiducia nel progresso, da stili di vita gaudenti, dall’abbandono della tradizione, da quello che è stato chiamato «nichilismo gaio».

Il governo dei monaciFoto Fotolia

Qual è il compito dei cristiani in un simile frangente? La nostra lunga storia ha già presentato situazioni analoghe, e forse quella che più chiaramente ha mostrato i fattori in gioco è la crisi dell’impero romano. Cos’hanno fatto, allora, i cristiani? Rispondo con le parole di Alasdair MacIntyre: «Un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l’imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale imperium. Il compito che invece si prefissero (spesso senza rendersi conto pienamente di ciò che stavano facendo) fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita morale potesse essere sostenuta, in modo che sia la civiltà sia la morale avessero la possibilità di sopravvivere all’epoca incipiente di barbarie e di oscurità. Ciò che conta, in questa fase, è la costruzione di forme locali di comunità al cui interno la civiltà e la vita morale e intellettuale possano essere conservate attraverso i nuovi secoli oscuri che già incombono su di noi. E se la tradizione delle virtù è stata in grado di sopravvivere agli orrori dell’ultima età oscura, non siamo del tutto privi di fondamenti per la speranza. Questa volta però i barbari non aspettano al di là delle frontiere: ci hanno già governato per parecchio tempo. Ed è la nostra inconsapevolezza di questo fatto a costituire parte delle nostre difficoltà. Stiamo aspettando: non Godot, ma un altro San Benedetto, senza dubbio molto diverso».

Il compito dunque è che nel buio della crisi continui a splendere una luce, una luce pur piccola come quella di un accendino, ma irriducibilmente diversa dall’oscurità. Non la luce di una teoria più sgamata o di un’analisi più raffinata; la luce di una diversità umana già in atto, già sperimentata. Esattamente come quella che brillava nei nascenti monasteri benedettini, dove uomini normali mostrarono possibile la stabilità in un mondo travolto da irrefrenabili migrazioni, la fraternità in mezzo alla violenza, la costruttività alternativa al crollo di tutto. E poco importa se i professionisti della politica diranno che è un’illusione e gli intellettuali che è un’ingenuità. Resta il fatto: quei monaci hanno costruito, senza neppure pensarci, una civiltà.











Cattolici senza Cristo




mercoledì 23 novembre 2011

Cattolici senza CristoFotolia

Rachel Maddow è una delle persone più istruite (dottorato in Scienze politiche all’Università di Oxford) nel mondo dei notiziari politici delle TV via cavo. È anche una persona arguta, tagliente, ma tranquilla e divertente, capace di analisi e con verve satirica. E moderatamente political correct.

Il suo show va in onda sul canale MSNBC ogni sera dal lunedì al giovedì in prime time, e viene ripetuto in tarda serata. Poi c’è la moltitudine di blog, suoi, contro di lei, che lei apprezza o detesta, etc. La sua ideologia è senza dubbio di sinistra o progressista, come si può immaginare, ma con una dimensione intellettuale che manca ad altri commentatori politici nelle TV, sia progressisti che conservatori.


La settimana scorsa, Maddow ha incluso nel suo show un’analisi del recente documento vaticano intitolato “Per una riforma del sistema finanziario internazionale nella prospettiva di un’Autorità pubblica a competenza universale", emesso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Per quanto ne so, questa è solo la seconda volta che nei notiziari delle TV via cavo si parla a fondo di questo documento, anche se i media conservatori hanno spesso riportato notizie sul suo rifiuto da parte di ambienti conservatori, specialmente cattolici. L’altra discussione favorevole sul documento è avvenuta alla CNN da parte di Wolf Blitzer.

Non sono rimasto sorpreso per l’opinione favorevole di Maddow, perché su alcuni punti il documento è, in effetti, “alla sinistra” dell’attuale pensiero progressista americano. A quanto pare, Maddow è cresciuta in un ambiente cattolico conservatore, ma adesso, come molti altri intellettuali cattolici progressisti, è in forte disaccordo con l’insegnamento della Chiesa sulle questioni relative alla vita e alla sessualità. Infatti, nella stessa occasione in cui ha elogiato il documento vaticano, ha anche attaccato duramente i vescovi cattolici americani per non aver dato a questo documento un’importanza primaria nella loro dichiarazione sulle materie rilevanti per la scelta di voto dei cattolici nelle prossime elezioni, preferendo invece dare evidenza al problema dell’aborto, ad altri temi collegati alla vita, alla contraccezione e alla natura del matrimonio. (La dichiarazione dei vescovi è stata resa pubblica durante l’annuale assemblea tenuta a Baltimora la scorsa settimana).


Non indignati, ma costruttori

Non indignati, ma costruttori

giovedì 24 novembre 2011

Ci saranno i vecchi e i giovani. Pensionati, casalinghe, operai, impiegati. Italiani e stranieri. E tanti studenti. Senza cartelli, senza striscioni, senza slogan. Senza viva e senza abbasso. Né indignati, né rassegnati, ma costruttori. Tutti lì, davanti a centinaia di supermercati di tutta Italia, a chiedere di donare un po’ della spesa per chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Sono gli uomini e le donne che sabato prossimo, come accade da tanti anni, daranno vita alla Colletta nazionale promossa dal Banco alimentare.

Un gesto semplice, che costa poco e vale molto. Vale perché permette di sfamare migliaia di bocche - sempre di più, in questi tempi amari - nelle mense per i poveri, nelle case di accoglienza, nei luoghi abitati dalla miseria. Vale perché dimostra - con un fatto, non a parole - che ci sono tante persone che non chiudono la porta e il cuore di fronte al bisogno. E che si può stare di fronte alla realtà con uno sguardo positivo, lasciandosene provocare, non rinchiudendosi nel lamento o nel cinismo, ma facendo della crisi un’occasione di cambiamento, per sé e per chi ci sta attorno.

Scrive Hannah Arendt che “la crisi ci costringe a tornare alle domande, esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto; e si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, ossia pregiudizi, aggravando così la crisi e per di più rinunciando a vivere quell’esperienza della realtà, a utilizzare quell’occasione per riflettere, che la crisi stessa costituisce”.

È un gesto totalmente laico, la Colletta. Ma non è un caso che nasca da un humus cristiano, e che trovi così forte rispondenza nella nostra società (saranno almeno 120mila i volontari all’opera). Come a testimoniare che nella memoria profonda di questo Paese è impressa una traccia che lo ha segnato in maniera indelebile. Una traccia lasciata dal popolo cattolico e che ha contagiato molti perché corrisponde al sentire profondo, alle esigenze elementari di giustizia e di bene che abitano le profondità di ogni cuore.





Non indignati, ma costruttori

Non indignati, ma costruttori

giovedì 24 novembre 2011

Ci saranno i vecchi e i giovani. Pensionati, casalinghe, operai, impiegati. Italiani e stranieri. E tanti studenti. Senza cartelli, senza striscioni, senza slogan. Senza viva e senza abbasso. Né indignati, né rassegnati, ma costruttori. Tutti lì, davanti a centinaia di supermercati di tutta Italia, a chiedere di donare un po’ della spesa per chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Sono gli uomini e le donne che sabato prossimo, come accade da tanti anni, daranno vita alla Colletta nazionale promossa dal Banco alimentare.

Un gesto semplice, che costa poco e vale molto. Vale perché permette di sfamare migliaia di bocche - sempre di più, in questi tempi amari - nelle mense per i poveri, nelle case di accoglienza, nei luoghi abitati dalla miseria. Vale perché dimostra - con un fatto, non a parole - che ci sono tante persone che non chiudono la porta e il cuore di fronte al bisogno. E che si può stare di fronte alla realtà con uno sguardo positivo, lasciandosene provocare, non rinchiudendosi nel lamento o nel cinismo, ma facendo della crisi un’occasione di cambiamento, per sé e per chi ci sta attorno.

Scrive Hannah Arendt che “la crisi ci costringe a tornare alle domande, esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto; e si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, ossia pregiudizi, aggravando così la crisi e per di più rinunciando a vivere quell’esperienza della realtà, a utilizzare quell’occasione per riflettere, che la crisi stessa costituisce”.

È un gesto totalmente laico, la Colletta. Ma non è un caso che nasca da un humus cristiano, e che trovi così forte rispondenza nella nostra società (saranno almeno 120mila i volontari all’opera). Come a testimoniare che nella memoria profonda di questo Paese è impressa una traccia che lo ha segnato in maniera indelebile. Una traccia lasciata dal popolo cattolico e che ha contagiato molti perché corrisponde al sentire profondo, alle esigenze elementari di giustizia e di bene che abitano le profondità di ogni cuore.





La ragione profonda della carità


.....“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono… un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione”. La nostra civiltà occidentale è intrisa, più ancora che dei segni di violenze e guerre, delle tracce del Buon samaritano, di San Martino che dona metà del suo mantello al povero che ne ha bisogno. La tradizione cristiana chiama tutto questo “carità”, dono di sé commosso per il bene dell’altro, perché non ci si può dimenticare che tutto quel che abbiamo ci è stato donato da un Dio che si è fatto uomo e ha accettato di soffrire e morire per salvarci......


Giorgio Vittadini venerdì 25 novembre 2011

Che senso ha, sabato 26 novembre, regalare parte della propria spesa a uno sconosciuto, uno dei 120mila volontari della Rete Banco Alimentare, che la farà arrivare a uno o più persone tra il milione e 400mila indigenti, attraverso più di 8mila strutture caritative sostenute? Che senso ha farlo in un momento di crisi in cui per molti anche un euro è prezioso per sopperire ai problemi della disoccupazione o dei difficili bilanci familiari? E poi non ha forse più ragione chi, confidando sui poteri taumaturgici della finanza e della “politica dei giusti” ha ripetuto per anni che “non serve la carità, ci vuole la giustizia”? Sono domande a cui paradossalmente questa crisi mondiale aiuta a trovare risposta.

COLLETTA ALIMENTARE

L'operaio Fiat e lo "spettacolo della carità" Gianluigi Da Rold sabato 26 novembre 2011

Al via la giornata della carità nei supermercati di tutta Italia La ragione profonda della carità
Quando don Luigi Giussani evocò con una bellissima immagine la Giornata della Colletta alimentare, “lo spettacolo della carità”, l'ultimo sabato di novembre era già una realtà, un'evidenza sotto gli occhi di milioni di italiani. Ma “lo spettacolo della carità” consegnava a chi aveva voglia di guardare e ragionare qualche cosa in più. Davanti ai moderni centri di distribuzione, a questi nuovi “templi” del consumo di massa della società postindustriale, della società della comunicazione globale, si rinnovava perfettamente il gesto antico, bimilennario, della tradizione cattolica e italiana della carità.

Il semplice atto di donare del cibo a una persona che ha bisogno. Un'esperienza senza tempo, che sta nel fondo del cuore degli uomini e che fa dimenticare qualsiasi crisi economica, qualsiasi tipo di contrarietà si debba affrontare nella vita quotidiana. Ad esempio, questa mattina, un operaio Fiat ha partecipato come volontario alla Colletta davanti a un supermercato («Non so se l'anno prossimo potrò ancora farlo - ha esclamato -, ma voi del Banco non mollate perché mi date speranza»).


martedì 22 novembre 2011

AMBIENTE «NORMALE» O «PROTETTO»?

- ......«Se prima erano un’esigua minoranza, oggi si stanno di nuovo diffondendo perché i genitori non trovano nella scuola risposte adeguate per i loro figli - dice Salvatore Nocera, vicepresidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) - . Pensano, infatti, che possano essere meno discriminati e meglio seguiti in scuole speciali». Insomma, più protetti. Eppure si scelse l’integrazione perché si preferì inserire i ragazzi disabili in un ambiente normale piuttosto che protetto. Una scelta all’avanguardia e vincente, a dire degli esperti. Spiega Renzo Vianello, docente di psicologia dello sviluppo e disabilità cognitive all’università di Padova e presidente del Cnis (Coordinamento nazionale degli insegnanti specializzati): «È vero che nel nostro Paese ci sono molti problemi, ma i genitori farebbero un errore gravissimo a mandare i loro figli alle «speciali». Decenni di studi dimostrano che la variabile «vivere nella normalità» compensa questi difetti rispetto all’alternativa «ambiente protetto» delle scuole speciali. Abbiamo constatato, infatti, che i ragazzi con sindrome Down inseriti in classi normali presentano un quoziente intellettivo superiore ai coetanei di altri Paesi che frequentano invece scuole speciali –continua l’esperto - . La presenza in classe di ragazzi normodotati aiuta a sviluppare l’intelligenza ma ha anche un effetto «surplus» sull’età mentale, ovvero, rispetto a quello che predicono i test di intelligenza, sono migliori sia le prestazioni scolastiche sia le capacità di adattamento nella vita».

PROBLEMA DI COSTI? - Aggiunge Raffaele Iosa, ispettore scolastico in Emilia Romagna: «In Germania dove i ragazzi down, inseriti nelle scuole speciali, hanno un quoziente intellettivo inferiore del 30% rispetto ai coetanei italiani, si spende comunque il doppio rispetto al nostro Paese». Già, i costi: stanno davvero condizionando l’istruzione italiana, mettendo a rischio anche l’integrazione scolastica? «Di sicuro il mondo della scuola sta vivendo una fase di sofferenza e le famiglie ne risentono – dice Beniamino Lami della Cgil scuola - . Diminuiscono insegnanti, compresenza, tempo scuola, mentre aumentano in aula sia gli alunni normodotati che quelli disabili. Ma il ritorno alle scuole speciali sarebbe un rimedio peggiore del male».

AULE SOVRAFFOLLATE E CLASSI « H» – L’attuale normativa prevede che in una classe con 20- 25 alunni possa essere inserito un solo studente disabile, se invece ci sono due alunni disabili la classe deve essere composta da meno di 20 ragazzi. «Nessuna classe che accoglie alunni disabili sarà costituita da più di 20 alunni e non sarà diminuito il numero degli insegnanti di sostegno», ribadiva una nota diramata l’anno scorso dal Ministero della pubblica istruzione. «Di fatto, però, non è stato così – ribatte Nocera -. Le classi sovraffollate sono un po’ dappertutto. Secondo gli stessi dati del Ministero, aggiornati allo scorso gennaio, sono ben 5500 le classi in cui sono presenti più di 2 alunni disabili». «In Campania, secondo un monitoraggio dell’assessorato all’istruzione, ci sono oltre 950 classi composte da tre o più alunni disabili e da oltre 30 alunni normodotati - aggiunge Antonio Nocchetti, presidente di Tuttiascuola, associazione che raggruppa genitori di ragazzi disabili - .La situazione prefigura il ritorno alle classi differenziali». Già agli inizi dell’anno scolastico la Fish aveva denunciato la presenza in diverse scuole italiane di 5-6 bambini disabili concentrati in una sola classe. Significa che «gli insegnanti difficilmente possono occuparsi degli alunni con disabilità per cui i genitori chiedono più ore di sostegno - fa notare Nocera -. Ma, d’altro canto, anche un eccesso di ore sarebbe contrario all’integrazione».

FORMAZIONE CARENTE - Il bambino disabile, infatti, va preso in carico da tutto il team scolastico, come prevedono anche le linee guida ministeriali. Ma la formazione sulle tematiche della disabilità spesso è carente: riguarda appena il 30% dei dirigenti scolastici e degli insegnanti curricolari, secondo dati 2006 dell’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione). «Non c’è nessun obbligo, così capita che docenti impreparati sull’integrazione scaricano i problemi sui colleghi di sostegno. E, se questi mancano o continuano a cambiare, i genitori giustamente sono disperati – dice Paolo Fasce, insegnante di sostegno e rappresentante del comitato precari liguri della scuola - . La scarsa continuità didattica, però, pesa maggiormente proprio sui bambini più fragili».

SOSTEGNO DIMEZZATO – Altra nota dolente: le ore di sostegno dimezzate. I genitori hanno fatto ricorso ai Tar di tutta Italia, ottenendo quasi sempre il ripristino delle ore di sostegno. Dice Marisa Melis del forum nazionale «Genitori tosti in tutti i posti»: «Mia figlia aveva avuto 9 ore di sostegno invece delle 18 dell’anno scorso. Ho fatto ricorso al Tar e ho vinto. Purtroppo, a volte devi scontrarti con dirigenti scolastici che non conoscono la normativa o non vogliono applicarla. Per esempio, l’assistente all’igiene personale manca quasi dappertutto. Chi accompagna il bambino al bagno? Per i collaboratori scolastici erano previsti dei corsi di formazione; non essendo obbligatori, li hanno fatti in pochi».


SENTENZA DELLA CORTE IN GAZZETTA – A ribadire il diritto allo studio degli alunni disabili è intervenuta anche la Corte Costituzionale. In una recente sentenza, la n. 80 del 26 febbraio, ha dichiarato illegittimi sia il limite massimo fissato per i posti di insegnante di sostegno sia il divieto di assumerli a tempo determinato, in deroga al rapporto tra docenti e studenti stabilito dalla normativa, nel caso in cui ci siano studenti disabili gravi in classe. La sentenza è stata pubblicata il 3 marzo in Gazzetta Ufficiale «La Corte riafferma che non ci sono bilanci che tengano in presenza di un diritto costituzionale garantito, qual è quello allo studio – commenta Nocera -. Qualcosa dovrà cambiare, se non ora, almeno col nuovo anno scolastico».

giovedì 17 novembre 2011

Il governo Monti è "politicissimo". Buon lavoro e speriamo di votare prima del 2013

....Cosa dovrebbero augurarsi gli italiani? Secondo noi che la parentesi di ultrapolitica per vie indirette sia breve, circoscritta al “tutto economico” e, insistiamo con Marco Pannella, a quel supremo atto di giustizia e di pacificazione nazionale che solo in momenti eccezionali come questi si può realizzare: l’amnistia...


Il governo Monti è "politicissimo". Buon lavoro e speriamo di votare prima del 2013
Monti è un’invenzione astuta e geniale (e solo lievemente pilatesca) per fare quella Grosse Koalition di cui l’Italia ha disperato bisogno e che l’Italia oggi si può permettere solo per le vie indirette. Quindi, buon lavoro. Poi, però, si torni a dare la parola agli elettori. Per ricostruire l’Italia e rifare l’Europa ci vuole un governo e capi politici che abbiano un popolo dietro le loro spalle.

Di Luigi Amicone
inInterni
16 Nov 2011

Benvenuto al governo Monti e un commento al volo: in tutta apparenza sembrerebbe che, al contrario di quanto molto modestamente auspicato da questo giornale, la politica abbia deciso di starsene ferma un giro e di attestarsi su un esecutivo di rappresentanza del mondo delle professioni. O, forse, meglio, di un esecutivo costruito sul profilo di una società per azioni. Sì, ma che tipo di società per azioni?

lunedì 14 novembre 2011

CORONA AVVENTO

Prima domenica di Avvento Candela del profeta
Candela della Speranza
Seconda domenica di Avvento Candela di BetlemmeCandela della chiamata universale alla salvezza
Terza domenica di Avvento Candela dei Pastori
Candela della gioia
Quarta domenica di Avvento
Candela degli angeli Candela dell’amore
Certamente questa spiegazione puo' essere utile alle mamme che desiderano far vivere l'avvento ai propri bimbi con maggior consapevolezza.
La corona viene preparata insieme ai bambini.
Si vanno a raccogliere rami di pino abete agrifoglio alloro bacche ecc
La base della corona puo' essere fatta direttamente con i rami d'abete o si puo' fare una base con la paglia .
Le candele sono 4 e all'interno ho messo il significato di ciascuna.
Viene posta al centro del tavolo ed e' di richiamo per la preghiera in famiglia.
Il figlio piu' piccolo accende la candela e insieme si prega.
Ogni domenica ,prima della grande venuta, viene accesa una candela in piu'.
Con questa presenza e' piu' facile richiamarci all'attesa.

Che cosa è la corona di Avvento?
Ecco cosa risponde Mara Powers:
"… Poi la Signora Brandon spiegò il significato delle quattro candele: Questa prima candela si chiama Candela del Profeta. Ci rammenta che molti secoli prima della nascita del bambino Gesù, uomini saggi chiamati profeti predissero la sua venuta.

Un profeta di nome Michea predisse perfino che Gesù sarebbe Nato a Betlemme!

La seconda candela, chiamata Candela di Betlemme , ci ricorda la piccola città in cui nacque il nostro Salvatore.
Noi raffiguriamo Maria e Giuseppe mentre stancamente vagano da una locanda all'altra, senza riuscire a trovare un posto dove riposare, finchè alla fine sono condotti al riparo di una stalla. Poi, nella più sacra tra le notti, mentre risposavano nella stalla insieme ai miti animali, il figlio di Maria, il bambino Gesù, nacque!

La terza candela è chiamata la Candela dei pastori, poiché furono i pastori ad adorare il bambino Gesù e a diffondere la lieta novella.

La quarta candela è la Candela degli Angeli per onorare gli angeli e la meravigliosa novella che portarono agli uomini in quella notte mirabile.

Sebbene non possiamo ne vederli né sentirli, sono ancora gli angeli che ci portano il messaggio di Dio con pensieri d'amore e di pace, di gioia e di buona volontà"

La sua funzione
Data la sua origine, la corona di Avvento ha una funzione specificamente religiosa: annunciare l'avvicinarsi del Natale soprattutto ai bambini, prepararsi ad esso, suscitare la preghiera comune, manifestare che Gesù è la vera luce che vince le tenebre e il male. Il consumismo moderno se ne è impadronito, ne ha predisposte di tutte le forme, ne ha fatto un motivo ornamentale natalizio che si trova non solo nelle case e nelle chiese, ma anche nei negozi, nelle piazze, durante i concerti. Si pensi alla grande corona di Avvento nella piazza centrale di Strasburgo. Comunque, data la sua struttura e il contesto in cui è inserita, essa non perde il suo valore simbolico e, come ogni simbolo, non finisce mai di dire, di interrogare, di sollecitare alla ricerca di senso. Proprio per questa sua valenza, essa si è radicata e diffusa in un tempo abbastanza breve.
Il simbolismo della Corona
La corona di Avvento è un inno alla natura che riprende la vita, quando tutto, sembrerebbe finire, un inno alla luce che vince le tenebre, un inno a Cristo, vera luce, che viene a vincere le tenebre del male e della morte. La corona di Avvento ha una forma circolare. Il cerchio è, fin dall'antichità, un segno di eternità e unità; qui indica il sole e il suo ciclo annuale, il suo continuo riprodursi, senza mai esaurirsi; esprime bene il riproporsi del mistero di Cristo. Come l'anello, che è tutto un continuo, la corona è anche segno di fedeltà, la fedeltà di Dio alle promesse. Dato questo suo significato la corona di Avvento deve mantenere la sua forma circolare e non divenire una qualsiasi composizione floreale con quattro candele. La corona è inoltre segno di regalità e vittoria. Nell'antica Roma si intrecciavano corone di alloro da porsi sul capo dei vincitori dei giochi o di una guerra. Anche oggi al conseguimento della laurea viene consegnata una corona di alloro. La corona di Avvento annuncia che il Bambino che si attende è il re che vince le tenebre con la sua luce. I rami sempre verdi dell'abete o del pino che ornano la corona sono i segni della speranza e della vita che non finisce, eterna appunto. Per questo la vera corona non dovrebbe essere di terracotta, ceramica, pasta e sale… Questi rami richiamano anche l'entrata di Gesù in Gerusalemme, accolto con rami e salutato come re e messia. Ancora oggi la liturgia ambrosiana pone nell'Avvento, il racconto dell'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Per ornare la corona si usano nastri rossi o violetti: rosso o rosa, simbolo dell'amore di Gesù che diventa uomo; violetto, segno della penitenza e della conversione per prepararsi alla sua venuta.


Quando accendere le candele.

Le candele vanno accese una per settimana, al sabato sera o alla domenica, quando tutta la famiglia è riunita. Di solito l'accensione è riservata al più piccolo, proprio perché questa tradizione è nata per preparare i bambini al Natale. Durante la settimana si possono accendere le candele (una per la prima settimana, due per la seconda ecc.) quando si prega o si mangia insieme, quando arriva un ospite…

COMMENTO

Grazie per aver spiegato così bene il significato della corona dell'avvento... sarebbe molto bello associare una preghiera all'accensione di ogni candela... avete delle idee?
SABINA

domenica 13 novembre 2011

LETTERA DI ASSUNTINA MORRESI

Assuntina Morresi scrive

Caro Silvio Berlusconi

novembre 13th, 2011 Posted in Uncategorized | Commenti disabilitati

Caro Silvio Berlusconi,

sono una qualsiasi dei milioni dei tuoi elettori.

Ho visto le immagini di stasera: quattro scalmanati cresciuti a odio e Santoro, che non riuscendo mai a vincere le elezioni ( e chi li vota?) si sono ridotti a festeggiare le dimissioni di una persona che invece le ha vinte tante volte. Quattro scalmanati che salutano come salvatore della patria un banchiere mai votato da nessuno (Monti), indicato da un comunista mai pentito di aver sostenuto le peggiori dittature del secolo scorso (Napolitano).

Allora ho deciso di scriverti, per ringraziarti, invece, dei vent’anni di libertà che ci hai regalato.

Ti ringrazio, perché scendendo in campo nel ’94 ci hai salvato dalla “gioiosa macchina da guerra” che avrebbe voluto fare dell’Italia un paese governato da alcune procure. Le stesse che ti hanno perseguitato per vent’anni, e se adesso quei poteri sembrano aver vinto, sappi che non potranno avere la meglio come sarebbe stato vent’anni fa, perché nel frattempo le tue incredibili vicende ci hanno aperto gli occhi. Non praevalebunt.

Ti ringrazio, perché ci hai liberato dagli inciuci della Prima Repubblica, e ci hai fatto vedere che noi cittadini possiamo scegliere il nostro premier, e anche la coalizione che ci governa. E se ci stanno riprovando, le stesse facce di allora, a ripetere la storia – figliocci della “parte oscura” della DC – adesso siamo consapevoli del fatto che quella non è l’unica politica possibile.

Ti ringrazio perché ci hai fatto vedere che quelli del cosiddetto salotto buono del paese – a partire dai direttori del Corriere, di Repubblica, insieme a tanti sussiegosi e vuoti editorialisti, incapaci di costruire alcunché nella loro vita, e insieme a vili servi dei potenti, assoldati come giornalisti “anticasta” (ma la loro è la vera casta) – ecco, quelli del cosiddetto salotto buono sono solo vogliosi di potere, sprezzanti del popolo, e per loro è insopportabile che gente al di fuori della loro cerchia possa avere accesso alle istituzioni.

Per questo non ti hanno mai tollerato: tu non sei mai stato asservito a loro, non sei uno di loro, non sei quello che ha le parole giuste, le amicizie giuste, i vestiti giusti, i modi giusti, insomma, tutto giusto al posto giusto. Tu parli come uno di noi, e, paradossalmente, pur immensamente ricco, sei uno di noi. Per questo non ti tollerano.

Ti ringrazio perché hai cercato di salvare Eluana Englaro, con un coraggio che pure certi illustri prelati se lo sognano. Chi salva una vita, o cerca di salvarla, salva il mondo intero, e Dio te ne renderà merito. Solo tu avresti potuto farlo, quel tentativo disperato, e sta’ certo che comunque in tanti non lo dimenticheremo mai, come non dimenticheremo il vile timore di tanti che sono pronti a riempirsi la bocca di parole in difesa della vita, e che allora, invece, erano atterriti dallo scontro con il compagno Napolitano.

Un grande cardinale ha spiegato che è meglio essere contestati che irrilevanti. Te lo voglio ripetere, in questa sera amara e dura, non per consolarti ma perché questa è la sorte di chi nella storia ci entra con tutti e due i piedi, e ci mette la sua faccia, sbagliando pure, e magari pure sbagliando tanto, ma mettendo in gioco tutto se stesso, come hai fatto tu, che di tanto puoi essere accusato ma non certo di irrilevanza.

In questi tre anni per fermarti hanno fatto di tutto, approfittando certo anche di tuoi errori, ma non è questo il punto: sei stato alla mercè delle procure, ti hanno origliato come neanche in Unione Sovietica, coperto di fango e svillaneggiato, poteri forti e circuiti mediatici e giudiziari che pur di farti fuori hanno messo in seria difficoltà il paese, e adesso, gli stessi, dicono di volere un altro governo per il bene dell’Italia. Quell’Italia che loro, e non tu, hanno gettato nel ridicolo agli occhi del mondo.

Voglio ringraziarti perché ti sei battuto come un leone, fino alla fine.

Abbiamo assistito obtorto collo ad un golpe. Non avresti potuto fare diversamente: saresti stato il capro espiatorio dello spread, dei mercati, e di tutte le altre diavolerie che hanno lanciato contro l’Italia per farti fuori, e farci fuori. Votare adesso, subito, avrebbe significato votare sotto le bombe, col terrorismo mediatico sul paese che sprofondava, e tutta la colpa sarebbe stata tua. La democrazia è stata momentaneamente sospesa.

Ma non finisce qua. Adesso comincia. Noi, intanto, teniamo gli occhi ben aperti, su Monti & C..

Per ora, un grande, grandissimo e affettuoso abbraccio: siamo in piedi sulle sedie, in tanti, a salutarti “o capitano mio capitano”, ma a questo film, stavolta, un seguito ci sarà.

Assuntina Morresi

LA SQUADRA DI MICHELE A BOSTON


FORZA MICHELE FRA UN PO' ARRIVANO ANCHE I NONNI E GLI ZII A TIFARTI!!!

sabato 12 novembre 2011

Mia figlia Lainey è down e mi ha insegnato la «redenzione nell'imperfezione»

.....Prima insegnavo a mia figlia la gratitudine forzandola a dire grazie... con Laine mi domandavo sempre se facevo giusto o sbagliato, se farla piangere negandole un gioco... Ora mi scopro sempre meno preoccupata della lista dei doveri, mi accorgo invece sempre più della grazia che è casa mia, dell'istante presente, ho coscienza del bene (...) voglio che i miei figli si accorgano di come mi commuove il mondo, solo così potranno imparare ad apprezzare anche loro le piccole cose. Come il cielo azzurro pennellato di rosa alla mattina, come il profumo calmante che il cotone sprigiona nell'asciugatrice... Mia figlia mi chiede “sai cosa amo di questo istante? Amo quella nuvola a forma di farfalla”. Così ribatto: “Io amo quella piccola forcina che ti tira indietro i capelli e ti fa somigliare a quando eri più piccola”. “Grazie mamma” (...)


C'è un blog negli Stati Uniti di una madre che insegna ad altre madri cosa significhi amare i figli. «Qualche volta mi lamento perché non ho il parquet di legno che vorrei. La mia Nella è il mio promemoria costante: la vita non è questione di parquet. No, la vita è una questione d'amore e di conoscere e sperimentare la bellezza vera. Quella per cui siamo stati creati»
di Benedetta Frigerio
Tratto da Tempi del 10 novembre 2011
«Grazie per avermi dato un luogo dove trarre spunto ed esempio»; «ringrazio Dio che tu, Nella, Lainey e il resto della tua famiglia siate entrati nella mia vita, anche solo via internet»; «hai davvero cambiato il modo con cui guardavo all'imperfezione»; «sono felice di aver scoperto questo blog in cui seguirti nel tuo cammino. Tu fai la differenza, per Nella, mia figlia, e altri innumerevoli bambini con la sindrome di Down».


sabato 5 novembre 2011

INCLUSIONE SCOLASTICA CON RISERVA

La scuola è un’opportunità di inclusione per i bambini down, ma non per quelli più gravi. Altri problemi per i ragazzi cominciano soprattutto quando finisce il percorso scolastico e si aggravano verso i 25 anni, quando lavora solo una persona down su tre, di solito in laboratori o cooperative sociali. Di questi, circa il 30%, però, non percepisce alcun compenso. Gli altri ragazzi, circa il 70%, non trovano lavoro e stanno a casa, spesso in completa solitudine.

ANCHE LE PERSONE DOWN CRESCONO - L’attenzione pubblica riservata di solito alle persone Down si concentra sui bambini. Ma anche loro crescono. Oggi in media una persona down vive 62 anni. Con gli anni la disabilità diventa più vincolante per le famiglie. Il “dopo di noi” preoccupa i genitori, anche perché le possibilità al di fuori del nucleo familiare sono quasi inesistenti.

'Down e felice': Eleonore mette in crisi la Francia di Daniele Zappalà. Fonte: Avvenire 15-7-2010 - è vita, pag. 3

....Contro ogni pronostico, la forza della testimonianza e degli argomenti di Eleonore hanno fatto rapidamente breccia, innescando in poche settimane una valanga di adesioni all'associazione, di visite al suo sito Internet, di conferenze pubbliche e faccia a faccia fra la combattiva portavoce e personalità politiche di primo piano. Incontriamo Eleonore, i suoi familiari e un altro membro del collettivo proprio nel bar di fronte all'Assemblèe nationale, la camera bassa del Parlamento, dove la piccola delegazione è stata appena ricevuta da Jean Leonetti, il deputato neogollista che coordina tutto il processo di revisione legislativa sulla bioetica su mandato del presidente Nicolas Sarkozy. l'incontro ha offerto spiragli positivi e Leonetti 'pare condividere molti degli argomenti dell'associazione', assicurano Eleonore e gli altri....
'Down e felice': Eleonore mette in crisi la Francia
di Daniele Zappalà. Fonte: Avvenire 15-7-2010 - è vita, pag. 3

Eleonore Laloux, 24 anni, è una sorridente ragazza francese che si è battuta più degli altri per un lavoro.

Nella pittoresca cittadina di Arras, non lontano da Lilla, è regolarmente impiegata presso gli uffici amministrativi di una clinica privata. Ormai a suo agio con i colleghi, si rende conto in genere solo all'uscita dall'ufficio che nonostante tutto resta spesso una persona 'anormale' negli sguardi dei

passanti che incrocia.


Sguardi che le fanno male, perchè la classificano in un batter d'occhio in una casella giudicata a priori priva di speranza: quella delle persone down. Senza neppure sospettare la ricchezza di una vita piena d'aspirazioni, sentimenti, voglia e sforzi quotidiani per quella piena integrazione che ad Eleonore, ormai, pare a portata di mano.


Persone down, rifiuto e amore

....Concludo dicendo che non è la disabilità che fa paura alle madri o alle famiglie delle persone disabili ma il contesto della società moderna, inaccessibile per chi non ha una marcia in più, un contesto sociale in cui diventa svantaggiato anche chi è semplicemente lento!...


Caro direttore,
le scrivo dopo aver letto e riflettuto sulla pagina che durante il Meeting di Rimini Avvenire ha dedicato a «l’uomo che riscattò la dignità dei bimbi down». Sono genitore di una persona down (perché non restano sempre "bimbi", crescono e diventano adolescenti e adulti come tutti gli uomini del mondo) e professionista sanitario che da 35 anni si occupa di riabilitazione. Senza nulla togliere alla scoperta del genetista Lejeune che, da scienziato, si è chiesto perché e ha trovato la risposta, volevo dirle che le parole della figlia del dottore non rendono giustizia a tutti quei genitori e familiari che fin dal concepimento del loro figlio devono ancora lottare contro pregiudizi, medicalizzazione, tagli ai servizi sociali e sanitari, alla scuola, ai fondi regionali per la disabilità; perché non basta riconoscerlo alla nascita come persona, bisogna farlo tutti i giorni, tutti i minuti della giornata, tutti gli anni della sua vita.

PAPA AI DISABILI

.....Non è il sano che va verso un malato per prestargli assistenza, ma l’incontro tra due malati che si riconoscono bisognosi di aiuto; non è il forte che si china verso il fragile per soccorrerlo, ma l’incontro tra due fragilità che si amano. “Considerato il momento di grande sofferenza, anche fisica, che il Papa sta vivendo - dice suor Liviana Trambajoli, direttore delle case di assistenza – non mi stupisce che abbia insistito per venire al Cottolengo, perché quando si sta male si è molto più vicini alla sofferenza altrui.”

Il momento più commovente della visita pastorale del pontefice a Torino è proprio il contatto con le disabilità fisiche ed intellettive presenti all’interno chiesa dedicata ai santi Antonio Abate e Vincenzo de Paoli. Il Papa si china e bacia un’anziana in carrozzina, una delle 400 ospiti disabili ed anziane della Piccola Casa della Divina Provvidenza. Poi si avvicina ad un bimbo disabile gravissimo, immobilizzato in barella, tenuto teneramente in braccio dalla madre; un bimbo che peserà in tutto 15 chili, non parla, non risponde, piange quando sente i rumori. Nella scuola pubblica nessuno lo voleva, perché troppo grave; ora frequenta la scuola dell’obbligo interna al Cottolengo, adorato e protetto dagli altri compagni. “Passio Christi - Passio hominis” (la passione di Cristo e la passione dell’uomo) non è solo quella impressa sul telo della Sindone, ma è tangibile all’interno della Piccola Casa della Divina Provvidenza.

“In questo luogo comprendiamo meglio che se la passione dell’uomo è stata assunta da Cristo nella sua passione nulla andrà perduto” - dice il Papa rivolgendosi alle centinaia di disabili, anziani e malati presenti in chiesa - “per questo non dovete sentirvi estranei al destino del mondo, ma tessere preziose di un bellissimo mosaico che Dio, come grande artista, va formando giorno per giorno anche attraverso il vostro contributo.”........

IL PAPA AI DISABILI

..... "La nostra società, nella quale troppo spesso si pone in dubbio la dignità inestimabile della vita di ogni vita, necessita di voi: voi contribuite decisamente a edificare la civiltà dell'amore". È questo il messaggio che Benedetto XVI affida ai disabili della Fondazione "Istituto S. José" di Madrid che il Papa ha voluto incontrare prima della veglia con i giovani tenutasi questa notte all'aeroporto militare Cuatro Vientos di fronte a oltre un milione i giovani. Ad accogliere il Santo Padre nella struttura è stato Fr. Rafael M Martinez e i dirigenti dell'istituto oltre ai circa 200 bambini disabili. "La misura dell'umanità - ha detto il Papa - si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente, è una società crudele e disumana"......

Persone Down, nuove speranze


da avvenire del 3 novembre
......Mobley e le decine di altri scienziati americani alla ricerca di medicinali che migliorino la vita di bambini e adulti Down sono convinti che non sia fantascienza. Perché la ricerca negli Stati Uniti non è mai stata così vicina a produrre una terapia che aiuti le 350 mila persone affette dalla sindrome nel Paese a vivere più a lungo e con meno problemi di salute. Ma i ricercatori devono muoversi alla svelta. La loro sfida è produrre risultati prima che la sindrome di Down scompaia per sempre dai Paesi sviluppati.......

....Se questi numeri saranno confermati (la stessa società nel 2009 era stata travolta da uno scandalo dopo aver falsificato i risultati di un simile studio) si tratterebbe di un metodo più accurato e precoce di quelli offerti finora e che, la storia dei test prenatali insegna, porterebbe a un drastico aumento degli aborti di feti Down. Il tasso di interruzioni di gravidanza per motivi cosiddetti "terapeutici" (dopo l’identificazione di abnormalità nel feto) si impenna infatti all’indomani dell’introduzione di ogni nuovo strumento diagnostico. Questa volta la decimazione della popolazione Down coinciderebbe con la concreta possibilità di una vita indipendente e dignitosa per chi è affetto dalla sindrome.

​William Mobley, presidente del dipartimento di scienze neurologiche dell’Università della California a San Diego, ha un sogno. Un dottore riceve una coppia che ha appena ricevuto la diagnosi prenatale di sindrome di Down per il figlio che aspetta. «So che siete confusi e preoccupati – dice loro il medico – ma la scienza ha fatto progressi enormi negli ultimi anni. Vi assicuro che vostro figlio nascerà bene, non avrà malattie cardiache, lascerà l’ospedale velocemente, crescerà, andrà a scuola con gli altri bambini, andrà all’università, troverà lavoro, guiderà una macchina e si sposerà. E non si dovrà mai preoccupare di avere il morbo di Alzheimer. Penso che dobbiate saperlo prima di prendere una decisione».

Mobley e le decine di altri scienziati americani alla ricerca di medicinali che migliorino la vita di bambini e adulti Down sono convinti che non sia fantascienza. Perché la ricerca negli Stati Uniti non è mai stata così vicina a produrre una terapia che aiuti le 350 mila persone affette dalla sindrome nel Paese a vivere più a lungo e con meno problemi di salute. Ma i ricercatori devono muoversi alla svelta. La loro sfida è produrre risultati prima che la sindrome di Down scompaia per sempre dai Paesi sviluppati.

GIOVANNI


LA VISITA E' ANDATA BENE.ERO SPAVENTATISSIMO TEMEVO CHE MI FACESSERO NUOVAMENTE ADDORMENTARE !!
LA DOTTORESSA HA DETTO CHE QUANDO FACCIO COSI' INVECCHIA DI DUE ANNI!!!
ADESSO NON LA VEDO FINO IL 9 DI DICEMBRE.
SARA' ANCORA UNA SEMPLICE VISITA .
MI LASCIA ANDARE A TROVARE I MIEI NIPOTINI!!HA CHIESTO SOLO DI NON DIMENTICARCI DI ASSICURARCI PER EVITARE PROBLEMI CON LA SANITA'!!
A GENNAIO VUOLE VEDERMI IN ANESTESIA !!
INTANTO GODIAMO IL GODIBILE ANCHE SE FACCIO ANCORA FATICA A SOPPORTARE ALCUNE LUCI E MI INFASTIDISCE IL FREDDO.

venerdì 4 novembre 2011

IL BISOGNO DELL'UOMO

L'uomo non ha bisogno di strumenti, per belli che siano, come certi libri e certe musiche, ma ha solo bisogno di uno sguardo.

Padre Aldo Trento

PREGHIERA PER QUANDO SI E' TRISTI E STANCHI

Le due grazie che il Signore dona sono:
la tristezza e la stanchezza.
La tristezza perchè mi obbliga alla memoria
e la stanchezza perchè mi obbliga alle ragioni per cui faccio le cose.

Fà, o Dio
che una positività totale guidi il mio animo,
in qualsiasi condizione mi trovi,
qualunque rimorso abbia,
qualunque ingiustizia senta pesare su di me,
qualunque oscurità mi circondi,
qualunque inimicizia, qualunque morte mi assalga,
perché Tu, che hai fatto tutti gli esseri,
sei per il bene.
Tu sei l'ipotesi positiva su tutto ciò che io vivo.

Luigi Giussani

GIOVANNI

DOMANI ANZI ORMAI E' OGGI VADO AL CONTROLLO
GLI OCCHIETTI ANCORA MI FANNO UN PO' MALE
SPERIAMO COMUNQUE CHE TUTTO STIA PROCEDENDO VERSO IL MEGLIO

VI FARO' SAPERE

CINCINNATI

BELLISSIMI!
IN BACIONE DALLA NONNA

DA BOSTON

CIAO SIETE BELLISSIMI
LA NONNA VI MANDA
UN BACIONE !

PER RICORDARCI IL VALORE DELLA PERSONA

Don Aldo Trento restituisce l'onorificenza a Napolitano

Aldo Trento è dal 1989 uno dei più noti missionari della Fraternità San Carlo Borromeo in Paraguay. Ha sessantadue anni ed è responsabile di una clinica per malati terminali di Asunción. Il 2 giugno scorso il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli aveva conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella della solidarietà. Ieri Trento ha restituito l’onorificenza a Napolitano a causa della mancata firma del decreto che avrebbe arrestato il protocollo medico per Eluana Englaro. “Come posso io, cittadino italiano, ricevere simile onore quando Lei, con il suo intervento, permette la morte di Eluana, a nome della Repubblica italiana?”. “Ho più di un caso come Eluana Englaro”, racconta Aldo Trento al Foglio. “Penso al piccolo Victor, un bambino in coma, che stringe i pugni, l’unica cosa che facciamo è dargli da mangiare con la sonda. Di fronte a queste situazioni come posso reagire al caso Eluana? Ieri mi portano una ragazza nuda, una prostituta, in coma, scaricata davanti a un ospedale, si chiama Patrizia, ha diciannove anni, l’abbiamo lavata e pulita. E ieri ha iniziato a muovere gli occhi. Celeste ha undici anni, soffre di una leucemia gravissima, non era mai stata curata, me l’hanno portata soltanto per seppellirla. Oggi Celeste cammina. E sorride. Ho portato al cimitero più di seicento di questi malati. Come si può accettare una simile operazione come quella su Eluana? Cristina è una bambina abbandonata in una discarica, è cieca, sorda, trema quando la bacio, vive con una sondina come Eluana. Non reagisce, trema e basta, ma pian piano recupera le facoltà. Sono padrino di decine di questi malati. Non mi interessa la loro pelle putrefatta. Vedesse i miei medici con quale umiltà li curano”. Don Aldo Trento dice di provare un “dolore immenso” per la storia di Eluana Englaro. “E’ come se mi dicessero: ‘Ora ti prendiamo i tuoi figli malati’. Il caso di Udine ha sconvolto tutti, medici e infermieri. L’uomo non si può ridurre a questione chimica. Come può il presidente della Repubblica offrirmi una stella alla solidarietà nel mondo? Così ho preso la stella e l’ho portata all’ambasciata italiana del Paraguay. Qui il razionalismo crolla lasciando spazio al nichilismo. Ci dicono che una donna ancora in vita sarebbe praticamente già morta. Ma allora è assurdo anche il cimitero e il culto dell’immortalità che anima la nostra civiltà”.

giovedì 3 novembre 2011

Udienze ed Angelus


“Dietro il presente non c’è il nulla. E proprio la fede nella vita eterna dà al cristiano il coraggio di amare ancora più intensamente questa nostra terra e di lavorare per costruirle un futuro, per darle una vera e sicura speranza”.

Benedetto XVI all'udienza generale: dopo la morte non c'è il nulla ma l'amore di Dio, l'uomo ha bisogno di eternità

Ricordare i propri morti è come compiere “un cammino segnato dalla speranza di eternità”. Nel giorno che la Chiesa dedica alla commemorazione dei fedeli defunti, Benedetto XVI ha voluto dedicare a questo tema la catechesi dell’udienza generale di questa mattina, tenuta in Aula Paolo VI. “Dietro il presente – ha affermato il Papa – non c’è il nulla e proprio la fede nella vita eterna dà al cristiano il coraggio” per amare “intensamente” la terra e di “costruirle un futuro”. Il servizio di Alessandro De Carolis:


L'incontro con Elvira Parravicini

.....da tutti gli angoli degli Stati Uniti e dal Canada diversi amici e conoscenti portano idee, ipotesi di lavoro e interventi per la Medconference. Così è nata la prima, nel 2009, con il titolo “Perché ci curiamo degli altri?”. «La medicina è nata dalla carità – spiegava nella prima Medconference Giancarlo Cesana, medico del lavoro, ai presenti – Ma poi è diventata sempre più un business». È questo il problema chiave della sanità che viene discusso nell’ambito della Medconference. Dalla prima del 2009 alla più recente che si è tenuta dal 21 al 23 ottobre 2011, moltissimi medici, infermieri, ma anche personalità in ambito non sanitario sono intervenute: come Pierre Mertens, di origine belga, laico e non credente, che, dopo la morte della figlia malata di spina bifida e sconcertato dall’atteggiamento di molti medici che volevano lasciarla morire, ha fondato un’associazione per questi malati e per difendere la vita, specie dei più deboli. Ancora, Padre Aldo Trento, missionario in Paraguay, dove è anche responsabile di una clinica per malati terminali. E l’anno scorso, Vicky, madre di tre figli, sieropositiva, che vive a Kampala, in Uganda, e ha testimoniato il cambiamento che ha investito la sua vita grazie all'incontro e all'accoglienza dal Meeting Point International in Uganda.....


Dagli Stati Uniti all’Italia, medici dallo sguardo umano IL FATTO/ Dagli Stati Uniti all’Italia, medici dallo sguardo umano

martedì 1 novembre 2011

Curare e guarire: solo tecnica scientifica o c’è in gioco altro nelle professioni del medico e dell’infermiere? Questa la domanda al centro di un incontro organizzato nei giorni scorsi da “Amici di Cesare”, un’associazione ancora in nuce, che ha avuto come ospite d’onore Elvira Parravicini, neonatologa e promotrice a New York della Medconference, giunta alla sua terza edizione. Due realtà che da un lato all’altro dell’oceano condividono un unico scopo: mostrare che è possibile uno sguardo umano, oltre che scientifico e tecnico, verso il malato e che si può riscontrare la bellezza anche in luoghi dove il dolore e la sofferenza sono la quotidianità.

"Preghiamo per l'Italia in pericolo". Cosa disse don Giussani nel 1996

"Preghiamo per l'Italia in pericolo". Cosa disse don Giussani nel 1996
Ripubblichiamo un'intervista al fondatore di Comunione e Liberazione apparsa quindici anni fa sulla Stampa. Rispondendo alle domande di Pierluigi Battista, il sacerdote tracciava un ritratto della società e della politica italiana che riteniamo fondamentale per comprendere anche l'attuale difficile passaggio del nostro paese.
Di Luigi Amiconef02 Nov 2011