martedì 24 gennaio 2012

FRANCESCO SCRIVE

L'incidente di Matteo e i «sedici mesi più belli della mia vita»
23/01/2012 - Un'auto che piomba su un bar. L'inizio del calvario di un giovane neo-maturato. Fino alla sua morte. Fatti che, riguardati oggi, hanno il sapore della Grazia...

La copertina de <br>''Il senso religioso''.
Carissimo Julián,
finalmente mi sono deciso a raccontarti una storia grande che sta capitando a me e ad altri amici. È impressionante la coincidenza del lavoro che stiamo facendo su Il senso religioso come verifica della fede.



Nell’estate 2010, mentre Matteo stava festeggiando con la fidanzata il diploma di maturità seduto al tavolino della terrazza di un bar, un'auto - guidata spericolatamente da un suo coetaneo - precipitando da un tornante 60 metri più in alto, gli è piombata addosso investendolo. Miracolosamente le decine di persone coinvolte sono rimaste quasi illese, tranne Matteo che dopo diversi mesi trascorsi tra la vita e la morte è tornato a casa dall’ospedale in stato semi-vegetativo.
I genitori di Matteo hanno chiesto aiuto ad una amica della comunità di Cl che avevano conosciuto alcuni anni prima, avendo bene in mente che questa strana combriccola di persone fossero unite in una comunione più grande della somma di tutti i singoli.
È così iniziata la caritativa da Matteo, che ha coinvolto una ventina di amici che hanno deciso di offrire un po’ del loro tempo per far compagnia a Matteo e alla sua famiglia. La cosa che ha sorpreso tutti è stata l’importanza di questa caritativa per la vita personale di ciascuno. Importanza data dalla tangibile testimonianza di fede manifestata da questa famiglia.
La diciottenne Dori, fidanzata di Matteo, lo ha accompagnato ogni giorno, facendosi cento chilometri di viaggio, per aiutarlo nella fisioterapia e per sollecitarlo continuamente ad esprimersi e a cercare di comunicare. In tutti questi mesi Matteo ha avuto diverse gravi crisi, ma le ha superate tutte brillantemente. È stato incredibile constatarne i continui miglioramenti che nessun medico aveva nemmeno lontanamente potuto immaginare. Come dice Saverio, il papà di Matteo: «Anche se lei non lo riconosce ancora pienamente, l’amore tenace di cui è stata capace questa ragazzina non può che essere stato possibile grazie all’amore di Dio».
Ogni sabato che sono andato da Matteo, ho sperimentato attraverso suo padre e sua madre come un “pregiudizio positivo” sul fatto che siamo amati e fatti per un bene. Il papà ha sempre ripetuto che pur dentro un grande dolore, la realtà rimaneva positiva per il semplice fatto che suo figlio c’era, era lì, respirava, mangiava, dormiva. E Matteo rispondeva a questo bene, aveva imparato a dire “sì” o “no” strizzando gli occhi. È stato incredibile constatare di persona che razza di terapia sia l’amore di chi sostiene con te il tuo desiderio. Quando nella Scuola di comunità abbiamo riletto la questione della recondita partenza ho subito pensato alla posizione di Saverio, alla sua povertà di spirito, alla sua moralità che ha affascinato tutti noi. Alla fine di ogni turno di caritativa Saverio ci chiedeva: «Ragazzi, ma com’è che ogni volta anziché essere io che ringrazio voi per il vostro aiuto siete voi che ringraziate me?».
Dopo un po’ di mesi, Cettina, la mamma di Matteo, ci ha chiesto se era possibile iniziare a fare insieme a loro Scuola di comunità, l’abbiamo invitata alla Giornata di inizio d’anno.
Da lì in poi l’amicizia si è fatta più stringente, ci siamo ritrovati a mangiare insieme e a raccontarci ognuno le cose che aveva più a cuore. Alcuni amici hanno aiutato Saverio a costruire una grotta di mattoni per poter ospitare l’enorme statua della Madonna di Lourdes dopo un improvvisato pellegrinaggio d’agosto. Finita la grotta hanno pure abbattuto uno dei pochi alberi del giardino, affinché Matteo, sdraiato nel letto, potesse vedere la statua attraverso la finestra.
Intanto a novembre Matteo è stato finalmente accolto in un importante centro di riabilitazione fisioterapica per pazienti nel suo stato. Dopo una settimana di ricovero, Matteo ha contratto una banalissima infezione e il suo fisico non ha retto, il 21 novembre Matteo è stato accolto in cielo. È stato incredibile pensare all’assurda dinamica dell’incidente di 16 mesi prima e poi all’altrettanto assurda dinamica di come Matteo ci ha lasciati, un’infezione... È stato evidente come il Signore abbia proprio deciso di prenderlo definitivamente con sé. Qualcuno di noi ha detto: «Con la stessa grande fede dei suoi genitori anche noi pensavamo che Matteo potesse uscire dal quel centro quasi camminando... E invece il Signore gli ha voluto ancora più bene, perché lo ha fatto volare!».
Durante il Rosario recitato insieme la sera della morte del figlio, Saverio ci ha confessato che sorprendentemente questi ultimi 16 mesi successivi all’incidente sono stati i più belli della sua vita. Lo diceva senza censurare nulla del dolore e della fatica, diceva che il Signore aveva concesso a suo figlio altri 16 mesi perché lui, suo padre, potesse riconoscere che la vita ci è donata per un compimento positivo, ci ha detto di poter affermare questo per i moltissimi segni che gli sono accaduti.
E ringraziava il Signore di tutti questi segni, perché è proprio vero che senza rapporto col Mistero tutti noi saremmo sempre dominati dalle circostanze.
Ora i genitori di Matteo vengono con noi al collegamento della Scuola di comunità, stiamo camminando insieme per imparare a rallegrarci sempre più non per il fatto che «siamo in grado di convertire i diavoli», ma perché anche noi come Matteo e come i Santi Innocenti, in modo sempre misterioso, siamo stati presi, preferiti e scelti per la salvezza nostra e del mondo.
Francesco


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