lunedì 16 febbraio 2009

L'ARCIITALIANO

....Perché bisogna ribadire in questo caso lo statuto dimenticato di quel che è la persona umana. Non è la proiezione del nostro amore protettivo, non possiamo decidere per lei, rifiutarla o accettarla a seconda di una sentenza di legge.
Un corpo in vita, per quanto gravato dal massimo handicap che è la perdita della coscienza vigile, deve essere rispettato in nome di un’idea di carità e di cura che trascende le storie singole, i profili individuali, e ci riguarda tutti. La vita non è disponibile, questo è il punto. Non si può trattare la vita e sindacarla, mai, in nessun caso, come fosse una cosa, una particella della natura invece che la funzione sacra di un soggetto personale......


L’arcitaliano (FERRARA)

Sono un individualista naturale, fatto così, di carattere, e da individualista mi comportavo

perfino quando ero comunista, nei vent’anni, oltre un quarto di secolo fa. Ma Ponzio Pilato è un’altra cosa. Ci sono quelli che dicono: lasciate che il padre decida per e in nome di Eluana Englaro, lasciate che l’autorizzazione a disidratare quel corpo caldo e vitale faccia il suo corso, e siate tolleranti in nome della libertà nel momento in cui serbate per voi e per i vostri cari il diritto di comportarvi diversamente, non assoggettate al pensiero cristiano o peggio ai voleri etici del clero la libertà dei costumi e delle decisioni personali.
Questo “ciascuno faccia come crede” è un argomento pervasivo, efficacissimo, l’argomento decisivo di cui si nutrono e ci nutrono, spesso con inarrivabile petulanza, i guru della cosiddetta modernità etica. Ma non mi persuade. Né quando si parla di embrioni né quando si parla di aborto né quando si parla di leggi o sentenze che autorizzano l’eutanasia. È formale, l’argomento, è fallace. Sa di pilatismo, di indifferenza, di ideologia (cioè falsa coscienza della realtà).
Noi non siamo soli (e un individualista radicale potrà anche aggiungere: purtroppo!). Non lo siamo, questo è il fatto. Siamo frutto e centro di relazioni, in quanto persone, sia dal punto di vista naturale, generazione e famiglia, educazione e linguaggio, sia dal punto di vista storico, e qui parlo di politica e di cultura e di tutto quello che insomma fa di noi quel che noi effettivamente siamo, animali sociali.
Il padre di Eluana, con argomenti fortificati e riscaldati dal suo amore per la figlia e dalla sua intelligenza delle cose, fattori che gli meritano il rispetto nell’interlocuzione ma non un indifferente assenso, vuole convincerci del fatto che le sentenze della Cassazione e della corte civile d’appello sono “ad personam”, sono cioè cucite sul caso della donna che da 16 anni è in condizione di coscienza non vigile, per le conseguenze di un incidente stradale, e che sotto la sua tutela dovrebbe ora passare dallo stato di vita a quello di morte per decisione di un giudice.
Sono cose che non ci riguardano, insomma. Così anche Adriano Sofri, sulla Repubblica, dice che la situazione è in sostanza indecidibile: non si può scegliere né in un senso né in un altro, per legge, e solo si può ascoltare il cuore di un padre e tutore, e assecondare comunque sia il suo impulso, come hanno fatto i magistrati della Cassazione. Molti pensano: lasciateli in pace, fate far loro quello che desiderano fare, e lasciateci in pace anche a noi. Questa storia è per molti, in una civiltà che esclude la morte dal novero delle possibilità da contemplare in vita, un tormento simbolico dal quale scappare più in fretta e più lontano possibile.
Io sono convinto in coscienza del contrario e penso che si debba portare acqua a Eluana, sottrarla (simbolicamente almeno) al suo destino così mal scritto. Perché non è possibile lavarsene le mani. Perché bisogna ribadire in questo caso lo statuto dimenticato di quel che è la persona umana. Non è la proiezione del nostro amore protettivo, non possiamo decidere per lei, rifiutarla o accettarla a seconda di una sentenza di legge.
Un corpo in vita, per quanto gravato dal massimo handicap che è la perdita della coscienza vigile, deve essere rispettato in nome di un’idea di carità e di cura che trascende le storie singole, i profili individuali, e ci riguarda tutti. La vita non è disponibile, questo è il punto. Non si può trattare la vita e sindacarla, mai, in nessun caso, come fosse una cosa, una particella della natura invece che la funzione sacra di un soggetto personale.

1 commento:

terry ha detto...

Ciao,
condivido pienamente il tuo post.
Non vedo annozero, lo considero un programma fazioso, se fosse per me non lo manderei più in onda.
Avevo però già questo video, e anche all'ora mi arrabbiai oltre a dispiacermi. E' incredibile come si possa falzare la realtà per i propri usi e consumi.
La vita rimane un valore sempre qualunque sia il suo stato.
Mi è piaciuto però ciò che ha detto Formigoni, le sue parole sono state chiare, precise e concrete.
PS.:trovo il tuo blg molto interessante, se per te non è un problema metterei il tuo link nel mio blog, perché conto di venirti a trovare ancora.
un abbraccio
terry