giovedì 26 febbraio 2009

PREGHIERA E DIGIUNO

LAURA CI HA SEGNALATO

di Massimo Camisasca 25/02/2009
Il tempo quaresimale è tempo di preghiera e di vigilanza.
La preghiera cristiana è una sola: «Venga il tuo Regno» (Mt 6, 10), «Vieni Signore Gesù» (Ap 22, 20). L’attesa di Cristo consiste nel grido: «Si compia ciò che hai iniziato fra di noi» (Fil 1, 6). È il desiderio che si manifesti più compiutamente, in modo più vero per noi e per gli altri, ciò che egli ha operato: l’edificazione della sua Chiesa.




La preghiera è anche richiesta a Dio di cose giuste, dice san Tommaso, ma è vera solo dentro l’attesa del suo Regno, del suo compimento, della manifestazione più profonda di ciò che tra di noi è iniziato. La preghiera deve essere il cuore del tempo che passa: è uno sguardo al passato (memoria dell’Alleanza) e al futuro (desiderio che l’Alleanza si compia) vissuti nel presente. Per questo il grido quaresimale è: “Signore, convertici, non lasciarci in balia di noi stessi, donaci di godere il frutto il cui seme tu hai seminato”.
Il digiuno è necessario, perché è il distacco nella sua forma più concreta: uno vorrebbe mangiare e non mangia, vorrebbe correre e va piano, vorrebbe abbracciare e se ne astiene. Esso ci ferisce nella nostra naturalezza, perché la natura umana desidera un rapporto con le persone o con le cose, dimenticandosi che il rapporto esauriente è quello con il Signore. La tendenza a compiersi ed esaurirsi nelle cose, in ciò che immediatamente ci colpisce, porta a essere posseduti dalle cose; questa è l’idolatria: ciò che dovrebbe essere strada a Dio diventa dio.
Il digiuno è il paradosso della vita cristiana: chi si perde si ritrova nella sua concretezza (cfr. Mt 10, 39). La mortificazione nel rapporto con le cose o con le persone permette di intravedere in esse la Presenza vera ed esauriente (cfr. 2 Cor 7).

estratto da "Il tempo che non muore", Edizioni San Paolo 2001, pp. 48-49.


Nessun commento: