sabato 7 febbraio 2009

PARLA L'ATEO JANNACCI ALLUCINANTE FERMARE LE CURE

.......interrompere una vita è allucinante e bestiale».....


«La vita è importante anche quando è inerme e indifesa. Fosse mio figlio mi basterebbe un battito di ciglio»

MILANO - Ci vorrebbe una carezza del Nazareno» dice a un certo punto, e non è per niente una frase buttata lì, nella sua voce non c'è nemmeno un filo dell'ironia che da cinquant'anni rende inconfondibili le sue canzoni. Di fronte a Eluana e a chi è nelle sue condizioni — «persone vive solo in apparenza, ma vive » — Enzo Jannacci, «ateo laico molto imprudente», invoca il Cristo perché lui, come medico, si sente soltanto di alzare le braccia: «Non staccherei mai una spina e mai sospenderei l'alimentazione a un paziente: interrompere una vita è allucinante e bestiale».










È un discorso che vale anche nei confronti di chi ha trascorso diciassette anni in stato vegetativo? «Sono tanti, lo so, ma valgono per noi, e non sappiamo nulla di come sono vissuti da una persona in coma vigile. Nessuno può entrare nel loro sonno misterioso e dirci cosa sia davvero, perciò non è giusto misurarlo con il tempo dei nostri orologi. Ecco perché vale sempre la pena di aspettare: quando e se sarà il momento, le cellule del paziente moriranno da sole. E poi non dobbiamo dimenticarci che la medicina è una cosa meravigliosa, in grado di fare progressi straordinari e inattesi».
Ma una volta che il cervello non reagisce più, l'attesa non rischia di essere inutile? «Piano, piano... inutile? Cervello morto? Si usano queste espressioni troppo alla leggera. Se si trattasse di mio figlio basterebbe un solo battito delle ciglia a farmelo sentire vivo. Non sopporterei l'idea di non potergli più stare accanto».
Sono considerazioni di un genitore o di un medico? «Io da medico ragiono esattamente così: la vita è sempre importante, non soltanto quando è attraente ed emozionante, ma anche se si presenta inerme e indifesa. L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque. Decidere di interromperla in un ospedale non è come fare una tracheotomia...». Cosa si sentirebbe di dire a Beppino Englaro? «Bisogna stare molto vicini a questo padre». Non pensa che ci possano essere delle situazioni in cui una persona abbia il diritto di anticipare la propria morte? «Sì, quando il paziente soffre terribilmente e la medicina non riesce più ad alleviare il dolore. Ma anche in quel caso non vorrei mai essere io a dover "staccare una spina": sono un vigliacco e confido nel fatto che ci siano medici più coraggiosi di me».
Come affronterebbe un paziente infermo che non ritiene più dignitosa la sua esistenza? «Cercherei di convincerlo che la dignità non dipende dal proprio stato di salute ma sta nel coraggio con cui si affronta il destino. E poi direi alla sua famiglia e ai suoi amici che chi percepisce solitudine intorno a sé si arrende prima. Parlo per esperienza: conosco decide di ragazzi meravigliosi che riescono a vivere, ad amare e a farsi amare anche se devono invecchiare su un letto o una carrozzina». Quarant'anni fa la pensava allo stesso modo? «Alla fine degli anni Sessanta andai a specializzarmi in cardiochirurgia negli Stati Uniti. In reparto mi rimproveravano: "Lei si innamora dei pazienti, li va a trovare troppo di frequente e si interessa di cose che non c'entrano con la terapia: i dottori sono tecnici, per tutto il resto ci sono gli psicologi e i preti". Decisero di mandarmi a lavorare in rianimazione, "così può attaccarsi a loro finché vuole"... ecco, stare dove la vita è ridotta a un filo sottile è traumatico ma può insegnare parecchie cose a un dottore. C'è anche dell'altro, però».
Che cosa? «In questi ultimi anni la figura del Cristo è diventata per me fondamentale: è il pensiero della sua fine in croce a rendermi impossibile anche solo l'idea di aiutare qualcuno a morire. Se il Nazareno tornasse ci prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo meritiamo, eccome, però avremmo così tanto bisogno di una sua carezza».

Fabio Cutri

1 commento:

rita ha detto...

Carissimi Tiziana e Claudio, sono Rita di Ostra (AN) la mamma di Carlo,ho scritto queste parole, sono una mia reazione, non so se sono utili o troppo arrabbiate,vedete voi.



Sto piangendo, sono sola nel mio ufficio, piango per Eluana, come dice margherita Coletta “ho un pugnale nel cuore”.
Piango per me, per la mia famiglia, per mio figlio Carlo (cerebroleso grave), per l’altroo figlio Luigi che sta ricevendo un alezione eduacativa che non condivido e mi spaventa.
“La vita è arcigna con chi le mette il muso…” (Muonier)
Questa frase, che apre il blog ”Alza lo sguardo”, è stata scelta da cari amici che mi hanno fatto la carità di guardare al mio rapporto con la realtà quotidiana “senza muso”.
Da quando la vicenda di Eluana Englaro occupa la prima pagina dei giornali e dei notiziari, mi si sono affacciate due riflessioni a dir poco bellicose.
Ora mi spiego.
1. La prima riflessione la vorrei indirizzare al sig. Englaro, proprio perché ha sempre “il muso” e la vita nei suoi confronti è sicuramente “arcigna”, viste le persone che lo circondano e la grancassa che producono. Poiché è una persona in grado di intendere e di volere e non può sopportare una figlia come Eluana, che non si può esprimere secondo i canoni della normalità,
perché non smette Lei di mangiare e bere?
Vada lei incontro alla morte come ha scelto per Eluana,assistito da tutti quelli che si sono offerti di fare assistenza a Udine.
Terminerebbe così la sua sofferenza non più sopportabile, ma senza arrogarsi il diritto di far morire Eluana, che ha bisogno di essere accudita, pulita e nutrita.
2. La seconda riflessione è per i componenti del Partito Radicale che urlano e intorbidano l’aria dove vivono,per creare quella “notte degli imbrogli “ di manzoniana memoria.
Come mai diversi vostri esponenti (Pannella,Bonino ecc.) hanno fatto scioperi della fame e della sete, ma senza arrivare (provvidenzialmente) a estreme conseguenze per la loro vita? Forse i medici li hanno sottoposti a trattameni salvavita, contro la loro volontà pubblicamente espressa e sbandierata con tutti i mezzi di comunicazione? Come mai la loro volontà al rifiuto dell’intervento medico non è stata rispettata? Oggi volete un “Testamento biologico” per Legge che è una condanna a morte senza appello.
Non siete sempre voi quelli che hanno proposto e perorato con grande…..la moratoria ONU sulla pena di morte?
Come sostenete all’interno del vostro Cuore posizioni così laceratamene opposte?
In questo periodo così triste,solo la Chiesa, per bocca del suo massimo rappresentante Papa Benedetto XVI, è dalla parte della vita sempre. Le opere assistenziali come quella di Lecco, dove era assistita Eluana, ci insegnano attraverso la dedizione discreta e silenziosa che una persona è sempre degna di amore e di rispetto anche se non “Ha tutti i bollini di qualità”.