domenica 26 aprile 2009

ALL'INVITO RISPONDONO

Per discrezione e su richiesta dello scrivente sono stati tolti i nomi e ogni riferimento.Ringrazio per la lettera rinnovo ancora l'invito e spero di poter rispondere personalmente al piu' presto.


"Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo - dice il Signore - progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza "(Geremia 29,11)


Carissimi Tiziana e Claudio,

sono p di V, sposo di L e papà di 1 2 3 bimbi
Da quando vi ho conosciuto durante .......................del 2008 leggo spesso il vostro blog.

“Alza lo sguardo” è un nome che mi piace. Mi da un respiro ampio, mi apre un orizzonte di infinito, mi spinge a tenere gli occhi puntati verso l’alto, verso Dio.

Anche in questo momento della mia vita, soprattutto in questi ultimi sei mesi, da quando cioè sappiamo che il nostro primogenito 1 è affetto da distrofia muscolare (non sembra essere la forma più grave, ma la mazzata è arrivata forte), e questo nuovo dolore si aggiunge a quello che provammo nei mesi e anche negl’anni seguenti alla nascita della nostra secondogenita 2 che adesso ha 9 anni ed è affetta da un ritardo motorio generalizzato e non diagnosticato.

Inizialmente la prima reazione è stata quella di incredulità, di smarrimento, di angoscia, di rifiuto e poi abbiamo cercato una spiegazione razionale, ma non ci sono parole che possono dare una spiegazione, un senso. Umanamente non lo trovo un senso. Devo dire che pensavo in cuor mio di aver già dato, che il peso che portiamo con .... già fosse sufficiente, invece la vita non fa sconti, non guarda in faccia, non esiste una giustizia, almeno così come la intendiamo noi. A chi tocca, tocca.

Che cosa è giusto? Chi può dire ciò che è giusto? Forse che il dolore di tanti papà e mamme che hanno sofferto o soffrono per la malattia, per la disabilità o per la scomparsa di un figlio, ha meno valore del nostro dolore? Non posso pensare questo. Non ho la presunzione di pensare questo. Noi non ci meritiamo nessun privilegio. Non esiste neanche un modello retributivo. Io mi comporto bene, sono un bravo uomo, sposo, padre e allora questo mi mette al riparo da delle disgrazie. Non funziona così. Ho già visto che non è così. La vita è bella ma è anche dura; accadono degli eventi e sotto il peso di questi eventi si può rimanere schiacciati.

Oppure si può crescere e diventare più forti. Posso trasformare questo dolore assurdo, sterile in qualcosa di fecondo che porta vita. Non da solo, io da solo non ne sono capace.

Abbiamo già sperimentato che c’è una via di vita anche di fronte alla sofferenza. I primi anni di 2, che hanno coinciso anche con la morte di mia suocera, sono stati anni durissimi durante i quali anche la nostra coppia è stata messa a dura prova. Questo dolore lo abbiamo affrontato e allora, proprio grazie a S(e non nonostante) abbiamo incontrato il Signore Gesù e il suo Spirito, che Gesù stesso chiama il Consolatore. Lo abbiamo incontrato nelle persone, nei cammini di vita che abbiamo intrapreso, nei papà e nelle mamme di bimbi disabili che abbiamo incontrato, che si sono aperti con noi; lo abbiamo incontrato nella Chiesa che è Sposa e Madre, nelle coppie di fidanzati, nelle coppie di sposi (alcune in difficoltà) che sono passati dalla nostra casa. Lo abbiamo incontrato nell’Eucarestia domenicale condivisa con i fratelli, soprattutto con i più deboli e poveri. Abbiamo scoperto che la relazione con le persone è dono di Dio ed è l’unica cosa (sebbene faticosa) per cui vale la pena vivere.

Ora questo cammino che abbiamo fatto in questi anni, ciò che di noi stessi abbiamo donato agl’altri ci viene restituito e allora non passa settimana senza che qualcuno si faccia sentire, ci scriva, ci dica una parola di conforto, ci metta una mano sulla spalla o ci dia la sua spalla sulla quale piangere (non metaforicamente).

Noi vogliamo continuare a vivere così, in pienezza, stando vicini a Gesù perché abbiamo sperimentato, toccato con mano, che solo Lui da un senso al nostro andare, solo Gesù fa nuove tutte le cose. Questo non ci toglie la fatica e il dolore di certi momenti, perché come scrive C.S. Lewis (l’autore delle cronache di Narnia, scrittore cristiano) nel suo “Diario di un dolore” non è possibile cambiare il soffrire in non soffrire “Stringi i braccioli della poltrona del dentista o tieni le mani in grembo, la cosa non cambia. Il trapano continua a trapanare”. Questa frase, quando l’ho letta ho detto “ecco io sto proprio così, seduto sulla poltrona del dentista”; ma so che prima o poi il dentista terminerà il suo lavoro. Nel frattempo tengo alto lo sguardo su Gesù e traggo forza da Lui perché “tutto posso in Colui che mi da la forza” e so che niente mi separerà dal Suo Amore, ne la spada ne la tribolazione. Andiamo avanti gustando la vita, e da qualche sabato una bimba di 2 anni è con noi perché la mamma deve lavorare e fa i turni. Noi andiamo avanti.

Come sarà la vita di 1? Prima pensavamo di saperlo, ora non più. Credo però che nessuno possa dire o sapere come sarà la propria vita o quella del proprio figlio. Credo che quello che conterà veramente sarà quanto amore avrà ricevuto da noi e da chi sarà con lui. Questo amore saprà anche dargli la forza di affrontare la sua malattia. Questo è almeno quello che ci auguriamo e per cui prego ogni giorno.

E quando il dolore è forte (e lo è stato vi assicuro, tutt’ora lo è e penso che lo sarà per molto tempo davanti a me), io grido “Signore non mi abbandonare, parlami, perché se non mi parli io sono come chi scende nella fossa”. Io so poche cose, ma sono certo che Dio non ci abbandona, trasformerà anche questo male sterile e doloroso in un albero fecondo che porta vita.

Per esempio abbiamo fatto stampare il libro di filastrocche che 1e 2 hanno scritto in collaborazione con una amichetta, e per ogni copia venduta o regalata abbiamo deciso di donare 2 Euro per un progetto sulla ricerca delle malattie genetiche; di questo libro ne sono già state vendute/regalate oltre le 100 copie, molto più di quello che ci aspettavamo.

Anche la nostra 2 con la sua volontà e la sua forza è per noi un grande esempio: recentemente è stata ad una “due giorni” con gli scout, e se 7/8 anni fa qualcuno ci avesse detto che lei sarebbe stata in grado di stare via da sola una notte senza di noi, quella persona l’avremmo considerata pazza. Invece è accaduto e questo ci insegna che non possiamo mai sapere cosa succederà, nel male ma neanche nel bene. Noi confidiamo nel bene.

Concludo questa mia lettera con le parole di S. Paolo che si trovano nel capitolo 4 della 2a lettera ai Corinzi:

Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.

Io vi abbraccio, e con me L. Affidiamo la vostra famiglia al Signore Gesù e nella preghiera ricordiamo Giovanni nel giorno della sua Prima Comunione.
Con affetto

........




Scrivi qui il resto dell'articolo

Nessun commento: