venerdì 10 aprile 2009

IL GALLO CANTO' GESU' NON ERA PIU' LI'

.....Non c’era altro che lo sguardo di Gesù, e in questo sguardo, alla luce di questo sguardo, Pietro rivide tutto quello che aveva vissuto col Maestro: il lago, la barca, la prima pesca, risentì tutte le parole del Signore e le sue a Lui: “ prendi il largo”; “ Ma sulla tua parola…” ; “ allontanati da me che sono un peccatore!”; “ D’ora in poi sarai pescatore di uomini”; “ ti chiamerai Cefa”; “Comanda che io venga da te sulle acque”; “ Signore, salvami!” ; “ Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente”; “ beato te Simone…”; ”lungi da me Satana!”; “ E’ bello per noi stare qui”; “ per me e per te”; “quante volte dovrò perdonare?” ; “ “Signore, da chi andremo?”; “ non mi laverai mai i piedi!”; “ darò la mia vita per te”; “ restate qui e vegliate con me”; “ Simone, dormi?”; “ rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”; “ non canterà il gallo, prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte!”…..


(da Simone chiamato Pietro, P.Mauro Giuseppe Lepori, pag 100-102)
“Pietro si sentì perduto.
Tremava e guardava ciascuno di coloro che venivano a scrutarlo da vicino puntando le loro dita accusatrici contro di lui.
Disperato urlò e giurò: “ Non sono dei suoi! Non sono quello che dite! Non conosco quell’uomo!”


Le guardie stavano per arrestarlo, ma proprio in quel momento dignitari e guardie uscirono con Gesù legato in mezzo a loro; così, senza volerlo, Pietro si trovò a urlare il suo ultimo rinnegamento non rivolto alle faccie arcigne e minacciose delle guardie, ma fissando Gesù che a sua volta lo fissava. Faceva già abbastanza giorno perché lo sguardo del Signore raggiunse Simone con tutta la sua profondità.Per un istante – ma quanto dura un istante sotto lo sguardo dell’Eterno- tutto sparì attorno a Pietro.
Le guardie, le serve,il cortile e il palazzo del sommo sacerdote, il fuoco, il freddo…: tutto sparì.

Non c’era altro che lo sguardo di Gesù, e in questo sguardo, alla luce di questo sguardo, Pietro rivide tutto quello che aveva vissuto col Maestro: il lago, la barca, la prima pesca, risentì tutte le parole del Signore e le sue a Lui: “ prendi il largo”; “ Ma sulla tua parola…” ; “ allontanati da me che sono un peccatore!”; “ D’ora in poi sarai pescatore di uomini”; “ ti chiamerai Cefa”; “Comanda che io venga da te sulle acque”; “ Signore, salvami!” ; “ Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente”; “ beato te Simone…”; ”lungi da me Satana!”; “ E’ bello per noi stare qui”; “ per me e per te”; “quante volte dovrò perdonare?” ; “ “Signore, da chi andremo?”; “ non mi laverai mai i piedi!”; “ darò la mia vita per te”; “ restate qui e vegliate con me”; “ Simone, dormi?”; “ rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”; “ non canterà il gallo, prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte!”…..
Ma tutte queste frasi, tutti questi avvenimenti, non erano, negli occhi di Gesù, che una storia d’amore, e per la prima volta, forse, Pietro capì, anzi vide, quanto Gesù lo amasse, quanto gli era amico. Le parole del suo rinnegamento- “ non conosco quell’uomo!” – si riverberavano come un’ eco negli occhi pieni di amore e di sofferenza del Maestro, e ricadevano nel cuore di Simone come sale su una ferita.
Non aveva mai veramente amato l’amore di Gesù, e misurò nel suo proprio cuore tutta la solitudine, tutto l’abbandono, del suo unico Amico e Padre. No, non erano i Giudei, non erano i Romani che ferivano Gesù in quella notte, ma lui, Pietro!

L’abbandono degli amici è una ferita più amara dell’ostilità degli amici.

Ora Pietro avrebbe dato veramente la vita per il Signore.

Ora capiva che era disposto a perdere tutto per Lui. E in questo istante senza fine – che non finirà mai- gli occhi di Simone domandarono a Gesù di poter morire con Lui.

E in questo istante senza fine, lo sguardo del Signore gli rispose: Non ora! Più tardi!

E in questo istante senza fine, Pietro non sollevò nessuna obiezione e accettò il dono dell’impotenza, il dono di non poter far nulla, il dono del fallimento della sua volontà,la grazia dell’impotenza del suo amore. Simone, chiamato Pietro, accolse la ferita dello sguardo non-amato di Gesù e sentì sgorgare nel suo cuore una sorgente amara.
Il gallo cantò.

Gesù non era più lì.

Pietro era già fuori, versando per Gesù il sangue delle lacrime.”



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