lunedì 18 gennaio 2010

PADRE ALDO TRENTO 11 GENNAIO 2010

...Il cuore della vacanza era contenuto nel messaggio Natalizio di Carròn. Non ci sono state testimonianze ma l'andare a fondo, cercare le ragioni, assimilarle, di ciò che i testimoni fra noi,lì presenti, ci facevano vibrare. Non credevamo ai nostri occhi che vedevano concreto, vivo in Foz de Iguazù, "diventato Betlemme" -come ci disse Padre Alberto- "la Presenza di Gesù". Siamo tornati a casa come i pastori, i magi, con il cuore traboccante di letizia perchè davvero è possibile così. E' possibile guardare l'umano che è in noi come cammino a Gesù, come condizione per lasciarci guardare da Lui.....



Cari Amici,
sono tornato a casa dopo una settimana di vacanze con 900 persone tra adulti e bambini del Brasile, Argentina, Paraguay e due (Padre Alberto e Stefania) dell'Ecuador. La prima volta da quando esiste il movimento in America Latina che tanta gente di paesi diversi si riunisce intorno ad un fatto: l'amicizia di alcuni amici che con affetto e semplicità e decisione hanno preso sul serio cosa significa seguire Carròn, facendo un lavoro nella scuola di comunità.


Quella che per un anno è stato il lavoro affascinante per un gruppetto, in compagnia di Julian De La Morena è diventata una proposta per tutti. Una proposta così bella che è stato sufficiente il "passa-parola" perchè la libertà di 900 persone dicessero "si".Le vacanze sono state la possibilità concreta di rifare ogni giorno il percorso. Partendo dall'umano immerso nella realtà, guidati da questo gruppetto di amici, ognuno ha potutto toccare con mano cosa voglia dire "Tu, oh Cristo, mio". Gesti semplici, adeguati a tutti, in un clima tropicale che il solo muoversi era sudare, tenendo presente le esigenze di tutti, hanno aiutato a vivere guardando in faccia Gesù. I richiami essenziali, precisi di Julian De La Morena, la compagnia di Marcus e Cleuza, ci hanno permesso di non dare nulla per scontato, ma di fare un lavoro. Quel lavoro a cui non eravamo abituati ed educati e di cui Carròn ci è di guida nel modo con cui fa la scuola di comunità. Il cuore della vacanza era contenuto nel messaggio Natalizio di Carròn. Non ci sono state testimonianze ma l'andare a fondo, cercare le ragioni, assimilarle, di ciò che i testimoni fra noi,lì presenti, ci facevano vibrare. Non credevamo ai nostri occhi che vedevano concreto, vivo in Foz de Iguazù, "diventato Betlemme" -come ci disse Padre Alberto- "la Presenza di Gesù". Siamo tornati a casa come i pastori, i magi, con il cuore traboccante di letizia perchè davvero è possibile così. E' possibile guardare l'umano che è in noi come cammino a Gesù, come condizione per lasciarci guardare da Lui. Da sempre si parlava di unità Latina Americana ma solo in questi giorni è accaduto un fatto nuovo, imprevisto, non immaginato: l'unità concreta di popoli diversi (pensate che abisso con l'Argentina...!) è fiorita intorno ad un Avvenimento, il "si" di un piccolissimo gruppo di amici che da un anno si ritrovano assieme a San Paolo ogni 15 giorni per lavorare assieme sulla scuola di comunità. Tutto è così semplice come per i primi che lo seguivano. Il punto è prenderlo sul serio, seguirlo nella modalità con cui si presenta.
Amici che bello partire dalla propria umanità e poter dire "Tu, oh Cristo, mio".
Tornato a casa con il cuore pieno di quella Bellezza, dopo dieci minuti due persone muoiono nella clinica. Ancora una volta quella bellezza "Tu, oh Cristo, mio" vince la stanchezza e mi permette di stare in compagnia dei miei infermieri, brindare con tutto l'affetto che viene da Cristo, l'assistenza necessaria perchè tutto manifesti la Sua Gloria. Spesso mi chiedono: ma non sei stanco? Io rispondo: la stanchezza cammina con la ragione che, si o si, ti compromette con la realtà, per cui ti capita di dormire un'ora in più e dopo sei già sveglio come un grillo. Al contrario, quando non è la ragione a guidarti, quando non è il cuore incarnato nella realtà, è la fantasia, l'immaginazione, i nostri schemi a farle da padroni e la conseguenza è lo stress, che neanche andando a Punta dell'Este o in Sardegna,viene sconfitta. Solo prendendo sul serio il cuore e la realtà ci si stanca, al contrario ci si stressa. Quanto più il cuore lavora tanto più riposa, quanto meno lavora tanto più ci stressiamo. Così sono andato a letto contento e il giorno dopo nella clinica c'e' stata la festa perchè un infermo terminale ha celebrato il suo matrimonio. Che gioia quando si sono detti la cosa più bella che può dire il cuore: "Prometto di amarti e di esserti fedele per sempre". Quel "per sempre" detto dai miei ammalati terminali ci dice la verità più bella di una relazione: l'amore è o non è, e se è, non ha data di scadenza. Si divorzia chi mai si e' sposato (direbbe Chesterton) chi mai ha amato. Anche qui il problema è la vita  e il suo significato, anche qui si tratta di fare un cammino come per me, per i miei ammalati, per i 900 amici delle vacanze. Fare una esperienza che ci permetta  di dire Tu al Mistero. E come per me, per i miei ammalati, per gli imprevisti, a volte sgradevoli che hanno caratterizzato una vacanza di 900 persone, tutto fa parte di quel lavoro che ci chiede Carròn per poter arrivare a dire:"Tu" a Cristo.
E' un cammino come quello di Santiago e Lourdes (vedi foto) che, grazie al cancro, il loro cuore ha sentito l'urgenza di una definitività nel loro amore, coscienti dei mesi che gli rimangono, che ciò che li unisca con il sacramento è eterno; così come il cuore di un ragazzo che si innamora dice alla sua ragazza: "Ti amo per sempre" - "Tuo per sempre". Siamo sinceri, non c'è cosa più bella di quel "sempre" perchè il cuore è fatto per il "sempre", per "l'eternità".
Padre Aldo



Nessun commento: