lunedì 18 gennaio 2010

PADRE ALDO TRENTO 15 GENNAIO 2010

Escuela de Comunidad Clínica Divina Providencia
Cari Amici,
questa è la mia scuola di comunità con gli ammalati terminali. Ogni mercoledì dalle 11 a mezzogiorno. Oggi è stata commovente la testimonianza di Ilda, 35 anni, ammalata di cancro.
Marco, un ragazzino anche lui con cancro e con alle spalle una storia da brividi tanto che mi fa drizzare i capelli ogni volta che mi viene in mente ( a 5 anni era già nella strada dove ha vagabondato fino a quando il cancro lo ha preso, cosa che neanche la polizia era riuscita a fare...!) aveva detto:"Il cancro ha cambiato la mia vita perchè mi ha obbligato a venire qui dove ho incontrato la CASA (lui non ha mai avuto una casa...) di Dio. Sono contento perchè questa è la CASA di Dio. Sono felice perchè Gesù mi ha portato qui.


Io andavo a vivere nella strada, sono stato per tre volte in carcere. Un giorno sono saltato giù dal terzo piano dell'ospedale dov'ero ricoverato perchè ero ricercato dalla polizia e sono riuscito a scappare, senza farmi male, ho partecipato a tentativi di omicidio, ho assaltato, ferito... hp provato droga di ogni tipo etc.. Ma adesso Gesù mi ha condotto qui e, mentre i primi giorni volevo scappare, adesso sono felice. Qui ho fatto la prima comunione e la cresima (vi ricordate la foto di qualche settimana fa?). Questa è la CASA di Dio e per questo sono felice. La differenza tra questa CASA di Dio, il carcere, gli ospedali in cui sono stato, è che qui è presente Gesù."
Che commozione questa insistenza sulla “casa di Dio” che lo ha cambiato. Mi ricorda il Christe cunctorum, perchè Marco si è salvato solo stando nella Casa di Dio come Lui chiama la clinica.
Irma riprende quanto Marco ha detto e dice:"No solo è la CASA di Dio perchè Lui è presente ma anche perchè siamo educati a vivere ogni dettaglio, ogni istante come grazia, a valorizzare ogni cosa e a volerci bene. Per esempio qui ho imparato a valorizzare un bicchiere d'acqua, l'amicizia dei miei amici ammalati, qui ho ritrovato il gusto del ricamo, del lavoro. Così la mia fantasia è educata a non fantasticare: quanto tempo mi resta libero è la gravità del mio male.
Vedo le compagne morire, soffro, però poi arrivano altre e quelle che sono morte continuano a vivere nelle nuove che occupano i loro letti. Lavoro con gioia. Questo mi aiuta a vivere bene la realtà, la mia realtà. Al contrario vivrei piangendo e con la ribellione, cosa molto brutta.
Vivere la realtà,la mia realtà adesso è questa, sono ammalata e per questo mi sento utile. Vivere ogni istante e vedere com'è bello vivere, valorizzare ogni attimo della vita. E' solo per Dio che seguo, vivo e per questo prego, chiedo per apprendere a vedere la positività di tutto."
 
P. Aldo   
 

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