domenica 21 marzo 2010

L'AVVENTURA EDUCATIVA

Incontro col cardinale Angelo Bagnasco
Milano, Palasharp - 18 marzo 2010

Testimonianza
Stefano Facchini studente universitario

Sono Stefano e frequento il quarto anno di Fisica a Milano.
Per dire chi sono vorrei innanzitutto raccontare ciò che mi è accaduto quando ho incontrato il cristianesimo. Quando avevo 14 anni, mentre ero in vacanza con un gruppo di amici, uno di questi morì in un incidente. Per un lungo periodo cercai di eludere la domanda di significato che questo tragico evento mi poneva, in quanto non riuscivo nemmeno ad immaginare una possibile risposta. Un anno dopo incontrai un prete del movimento di Comunione e Liberazione che non ebbe paura di raccontare davanti a 6.000 persone (erano infatti gli Esercizi spirituali di Gs) ciò che era accaduto quell’estate. Quel giorno mi accorsi di essermi imbattuto in qualcosa di assolutamente eccezionale, in qualcuno che non aveva paura della morte, e in particolare in qualcuno che non aveva paura della mia domanda di significato di fronte ad essa. L’incontro con quel volto particolare è stato per me l’incontro con Cristo, con una Presenza che mi ha ama e mi stima così profondamente da permettermi di guardare a tutta l’immensità e insondabilità delle esigenze che mi costituiscono strutturalmente.
L’esperienza che vivo in università nasce innanzitutto dall’aver incontrato una Presenza, una compagnia, un luogo in cui le esigenze del mio cuore sono incessantemente prese sul serio e provocate. Il Movimento infatti per me è una realtà umana in cui sono continuamente abbracciato e quindi sfidato a paragonare tutto ciò che accade con queste esigenze. È un’educazione continua della mia umanità, un’educazione a sperimentare che cosa c’entra la fede con ogni aspetto della vita. La serietà nel vivere l’università nasce da questo incontro: siamo mossi a investire tutta la realtà, a partire dallo studio, con le domande che il rapporto con Cristo vivo ridesta. Papa Benedetto XVI nel discorso che avrebbe dovuto tenere alla Sapienza di Roma scrive: «Che cosa è l’università? Qual è il suo compito? Penso si possa dire che la vera, intima origine dell’università stia nella brama di conoscenza che è propria dell’uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda». Questa brama di verità caratterizza il nostro essere presenti in università, seguendo i corsi, sostenendo gli esami, interloquendo con i professori.
L’instancabilità nel giudicare la realtà che impariamo nella immanenza alla vita della comunità ha fatto nascere iniziative e incontri inaspettati, sorprendenti, con persone di grande spessore culturale ed umano, per cui siamo diventati testimoni della verità di una frase di don Giussani: «C’è una insospettabile consanguineità tra chi veramente cerca e chi ha sinceramente trovato». Vorrei citare qualche esempio di questo ultimo periodo. Da qualche anno nell’Università degli Studi di Milano, a seguito della riforma che ridimensiona drasticamente lo studio di Dante Alighieri, alcuni di noi organizzano una lettura integrale della Divina Commedia, invitando docenti da tutto il mondo per delle conferenze in università. Un docente di Princeton, Robert Hollander, tra i maggiori esperti mondiali di Dante, qualche giorno fa a cena con gli organizzatori di Esperimenti Danteschi (questo è il nome dell’iniziativa) ha affermato: «Il gusto con cui studiate è una cosa che ho sempre cercato e che mi manca. E invidio la vostra amicizia perché non si ferma allo studio ma coinvolge tutta la vita». O un altro famoso dantista, John Scott, dopo aver partecipato a uno di questi incontri, ci ha scritto: «Voglio assolutamente dirvi quanto io abbia apprezzato e gradito tutto quello che ho sperimentato a Milano: l'accoglienza, l'ambiente simpaticissimo, la vostra passione per Dante. Valeva la pena di vivere 77 anni per avere questa esperienza eccezionale!». O, da ultimo, Edward Nelson, noto matematico dell’Università di Princeton, che ha deciso di venire in Italia per confrontarsi con noi in un incontro pubblico sui teoremi di Godel dando questa motivazione: «L’esperienza di gioia radiosa presente al Meeting di Rimini è indimenticabile. La gioia non può essere contraffatta; è una testimonianza inconfondibile». Questi incontri ci hanno resi ancora più consapevoli della novità che il fatto cristiano porta nel mondo: con le parole di Hollander, è un’amicizia che coinvolge tutta la vita, attraverso cui è possibile vivere un gusto altrimenti impossibile.
In queste settimane in molti atenei sono sorte numerose iniziative di raccolta fondi a sostegno dei terremotati di Haiti. Al Politecnico di Milano improvvisandoci cuochi e ristoratori abbiamo preparato una cena per 140 docenti, tra cui il Rettore, a cui è seguita una testimonianza di un volontario Avsi che si era recato sull’isola. È davvero un’amicizia che coinvolge tutta la vita. Al termine, increduli e commossi, 140 professori hanno offerto 6.000 euro per i terremotati.
Ciò di cui sono testimone in questi anni è l’accadere in me di un soggetto nuovo, di una cultura nuova, inconfondibile, che non può essere contraffatta. Il nostro impegno, la nostra presenza dentro il mondo, dentro l’università, nasce dalla gratitudine per essere stati conquistati da Cristo, senza aver fatto nulla per meritarlo, ed è il frutto di un’appartenenza cosciente. Don Giussani nel 1980 diceva ad alcuni universitari: «Presenza è un debordamento della coscienza religiosa di sé. La nostra presenza è il riecheggiare nella storia la Presenza, in una compagnia». Il debordamento della coscienza di essere stati afferrati da Cristo è anche la ragione per cui siamo implicati negli organi accademici e di governo dell’università, per cui organizziamo incontri pubblici su tematiche che affrontiamo nel percorso di studi, per cui abbiamo creato una cooperativa che procura libri a prezzi scontati per tutti gli studenti.
La presenza contemporanea di Cristo nella concretezza della mia vita è una continua educazione della mia persona perché la mia umanità sia piena e la notizia della sua Presenza raggiunga tutti i miei fratelli uomini.

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