giovedì 24 febbraio 2011

GIUSSANI UN CARISMA CHE CONTINUA A FIORIRE

....Il sesto anniversario della morte del fondatore cade a poche setti­mane dalla beatificazione di Gio­vanni Paolo II, che ha avuto un ruolo fondamentale nella valo­rizzazione del carisma del movi­mento. Come ha scritto di recen­te Carrón in una lettera inviata a tutti gli aderenti al movimento, «sappiamo quanto, fin dall’inizio del pontificato, fosse stretto il le­game di Giovanni Paolo II con don Giussani e Cl, fondato su u­na consonanza dello sguardo di fede a tutta la realtà, nella passio­ne per Cristo centro del cosmo e della storia. Se qualcuno ha un e­norme debito di riconoscenza nei confronti di Giovanni Paolo II, questi siamo proprio noi»....

Sei anni fa a Milano moriva il fondatore di Cl. Centinaia di Messe in tutto il mondo per ricordarne la figura e l'opera. La scuola di comunità, esperienza di catechesi popolare che coinvolge migliaia di persone
di Giorgio Paolucci
Tratto da Avvenire del 22 febbraio 2011

Il 22 febbraio di sei anni fa mo­riva don Luigi Giussani. L’e­redità che ha lasciato lo ren­de ancora vivo per i molti che lo hanno conosciuto e per quanti continuano a incontrarlo in tan­ti modi: attraverso i volti del po­polo di Comunione e liberazio­ne, nei suoi libri, nelle opere ca­ritative, educative e culturali na­te dal suo carisma.


In questi gior­ni in tutto il mondo vengono ce­lebrate centinaia di Messe in sua memoria: così a New York, Mon­treal, Lima, Nairobi, Mosca, Ma­drid, Lisbona, Varsavia, Bucare­st. Questa l’intenzione proposta dal movimento: «Nella luce del carisma di don Giussani, do­mandiamo al Signore la grazia che 'l’intelligenza della fede di­venti intelligenza della realtà' (come ha ricordato Benedetto X­VI)». Si pregherà anche per i cri­stiani perseguitati nel mondo.

Decine gli appuntamenti in Ita­lia, tra i quali quello del 1° mar­zo a Genova con il presidente della Cei, cardinale Angelo Ba­gnasco, mentre il 28 febbraio il cardinale Dionigi Tettamanzi presiederà la celebrazione nel Duomo di Milano, che il 24 feb­braio di sei anni fa ospitò un im­ponente funerale di popolo (50mila persone) alla presenza del cardinale Joseph Ratzinger, inviato da Giovanni Paolo II e do­po poche settimane suo succes­sore al soglio pontificio.

È una memoria viva e vitale, quel­la che continua ad accompagna­re la figura di Giussani. Una me­moria che invita alla conversione e all’azione. E che si esprime an­zitutto in una dimensione edu­cativa, come dimostra il grande seguito che riscuote la 'scuola di comunità', probabilmente l’e­sperienza di catechesi popolare più partecipata in Italia. Pochi giorni fa ottomila persone hanno gremito il Palasharp di Milano per ascoltare don Julián Carrón, che dopo la morte del fondatore gui­da la Fraternità di Cl, mentre al­tre 60mila lo seguivano in tele­conferenza da 180 città. In quel­l’occasione Carron ha rilanciato «Il senso religioso», uno dei testi fondamentali del pensiero gius­saniano pubblicato per la prima volta nel 1957 e tradotto in 19 lin­gue, proposto quest’anno come testo di riferimento per le scuole di comunità che si tengono negli ambienti di lavoro, in scuole, u­niversità, quartieri, parrocchie e perfino in alcune carceri.

La modalità con cui Giussani ri­propone il cristianesimo come avvenimento che cambia la vita e che esalta il connubio tra fede e ragione, continua ad affascinare persone di ogni età, condizione sociale e cultura, e suscita curio­sità e interesse anche tra persone di differenti tradizioni religiose, come documenta Tracce, il men­sile di Comunione e liberazione. Wael Farouq, intellettuale musul­mano e docente all’American U­niversity del Cairo, scrive rivol­gendosi al popolo di Cl: «La cosa più importante che don Giussa­ni ha offerto a me siete voi. Voi che avete vissuto insieme a me l’esperienza dell’amore, trasfor­mando una sublime astrattezza in realtà tangibile e vita vissuta». Il giurista ebreo americano Jo­seph Weyler descrive così il fasci­no per Giussani, nato dopo la par­tecipazione al Meeting di Rimini nel 2003: «Ha combattuto la po­sizione di tanti studenti che so­stenevano che essere cattolici è solo una questione di fede, men­tre la ragione è altro. Già negli an­ni Cinquanta, Giussani risponde­va: no, se non si può rendere ra­gione della propria fede con tut­ta l’intelligenza che si possiede, è meglio lasciar perdere. Una cosa assolutamente ammirevole».

Il sesto anniversario della morte del fondatore cade a poche setti­mane dalla beatificazione di Gio­vanni Paolo II, che ha avuto un ruolo fondamentale nella valo­rizzazione del carisma del movi­mento. Come ha scritto di recen­te Carrón in una lettera inviata a tutti gli aderenti al movimento, «sappiamo quanto, fin dall’inizio del pontificato, fosse stretto il le­game di Giovanni Paolo II con don Giussani e Cl, fondato su u­na consonanza dello sguardo di fede a tutta la realtà, nella passio­ne per Cristo centro del cosmo e della storia. Se qualcuno ha un e­norme debito di riconoscenza nei confronti di Giovanni Paolo II, questi siamo proprio noi».


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