sabato 26 giugno 2010

CHI SI RICORDA PIU' DEL VULCANO ISLANDESE?

....D’un tratto è chiaro per tutti che le cose non stanno come vogliamo noi. I nostri irrinunciabili appuntamenti possono aspettare. È evidente a tutti la fatica immane che il nostro mondo fa per farci dimenticare che noi dipendiamo totalmente: è sufficiente un ingranaggio inceppato e tutto il meccanismo dell’autosufficienza salta.
La consapevolezza che noi non siamo nulla non genera disperazione, o risentimento, ma una strana pace. Questo strano nulla, concetto impossibile per i filosofi, è la materia di cui siamo fatti, aveva ragione Shakespeare. Questo non genera disperazione (come pensano gli intellettuali) ma piuttosto sprigiona la nostra capacità affettiva. Tra aeroporti e stazioni ho visto una grande quantità di persone scambiarsi il numero di cellulare, l’indirizzo e-mail. Sentiamoci, scriviamoci, vediamoci.....


Chi si ricorda più del vulcano islandese?
Ci sono dei fatti nella nostra vita che ci costringono a riflettere e ci fanno capire ciò che, senza di essi, non avremmo mai capito. Ma poi le vita incalza con i rinnovati impegni e la saggezza di un momento cade nel dimenticatoio.
Ma cosa dovrebbe succadere per renderci finalmente saggi?
O non è forse che ogni fatto, ogni realtà è in sé in grado di suscitare la nostra autoconsapevolezza, ma siamo noi che ci manteniamo impermeabili a tutto pur di... vegetatre... né più, né meno degli animali?

Da Tracce una riflessione di Luca Doninelli:
La nube buca la cortina di menzogna. ma ci ricadiamo


Adesso è solo un vago ricordo, perché si sa che il tempo macina tutto, però la nube gettata nel cielo d’Europa il mese scorso da un vulcano islandese dal nome impronunciabile qualche segno deve averlo lasciato. Per una strana coincidenza, in quei giorni tre quarti della mia famiglia si trovava in viaggio, tra cui anche il sottoscritto. La lista dei disagi è nota a tutti: voli cancellati, treni e pullman in tilt, mezzo mondo nel caos. A voler contare la quantità di appuntamenti saltati, di impegni non mantenuti, di merci consegnate in ritardo o non consegnate, a poter quantificare il danno economico c’è da farsi venire il capogiro.
Trovandomi in viaggio, ho dovuto sostare a lungo in diversi aeroporti (tre) e stazioni ferroviarie (quattro). La cosa che mi ha colpito di più è stata la totale mancanza delle solite scene isteriche dovute al prolungato disagio e al sospetto, sempre strisciante non soltanto in Italia, che se le cose non funzionano è sempre colpa di qualcuno che non fa il suo dovere o addirittura approfitta della difficoltà generale per far valere le sue rivendicazioni particolari.
Niente di tutto questo. Quasi dappertutto ho visto file ordinate, nessuna protesta. L’idea che qualcosa di primordiale, che conduce la nostra fantasia verso immagini preistoriche, abbia invaso lo spazio aereo, genera molti pensieri ma nessuna isteria. D’un tratto è chiaro per tutti che le cose non stanno come vogliamo noi. I nostri irrinunciabili appuntamenti possono aspettare. È evidente a tutti la fatica immane che il nostro mondo fa per farci dimenticare che noi dipendiamo totalmente: è sufficiente un ingranaggio inceppato e tutto il meccanismo dell’autosufficienza salta.
La consapevolezza che noi non siamo nulla non genera disperazione, o risentimento, ma una strana pace. Questo strano nulla, concetto impossibile per i filosofi, è la materia di cui siamo fatti, aveva ragione Shakespeare. Questo non genera disperazione (come pensano gli intellettuali) ma piuttosto sprigiona la nostra capacità affettiva. Tra aeroporti e stazioni ho visto una grande quantità di persone scambiarsi il numero di cellulare, l’indirizzo e-mail. Sentiamoci, scriviamoci, vediamoci.
Ma è un sentimento di breve durata. La nube si disperde e con essa i pensieri che ha suscitato. Erano così veri quei pensieri, e adesso ci sembra tutto un sogno. Altre nubi si stendono sull’Europa: Grecia, Portogallo, Spagna, debito pubblico insanabile, banche centrali preoccupate, futuro instabile. Se il vulcano aveva qualcosa da insegnarci, l’abbiamo dimenticato.
Questa è la forza terribile del mondo! Quella di far sembrare la verità un sogno. Per questo è così importante l’amicizia tra noi: non per giustificarci vicendevolmente, ma per bucare sempre, in ogni occasione, la cortina di menzogna alla quale, spesso senza accorgercene, uniformiamo i nostri pensieri e le nostre azioni.





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