giovedì 11 settembre 2008

DIARIO DI UN MASSACRO

Le suore hanno i documenti che attestano la loro responsabilità verso i piccoli bisognosi di cure. 7 – 8 - 9 settembre: vengono attaccate, distrutte e incendiate 6 chiese; centinaia di case di cristiani venogno devastate e poi bruciate, mentre aumentano i fuggitivi e gli scomparsi. Secondo notizie giunte dalla diocesi di Bhubaneshwar, i cristiani morti sono 27, almeno 400 i feriti gravi e decine di migliaia gli sfollati. La maggior parte dei cristiani fugge nella foresta o nei rifugi di fortuna approntati dal governo; altri subiscono ritorsioni e minacce. Un consigliere del governo afferma che la situazione attuale è “sotto controllo”.


Asia - mer 10 set
di Vincenzo Faccioli Pintozzi
Tratto da cronache di Liberal del 10 settembre 2008


Il pogrom anti-cristiano che attraversa in questi giorni l’Orissa sembra non avere termine. Secondo la Chiesa locale, sono 27 le vittime cristiane accertate; oltre 400 i feriti in condizioni gravi; decine di migliaia gli sfollati che scappano da nuove violenze. Un’escalation che è quasi impossibile tenere sotto controllo, con dati e notizie che si rincorrono.





Ecco il diario, purtroppo ancora senza una fine, del massacro. Sabato 23 agosto: intorno alle 22 viene ucciso il leader fondamentalista indù Swami Laxanananda Saraswati e cinque suoi adepti. Un’ora dopo, si registra il primo attacco contro i cristiani dello Stato orientale dell’Orissa: due suore della congregazione del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo a Kothaguda vengono fermate da un gruppo di assalitori, che le fanno scendere da un’auto e le picchiano insieme al conducente. Quasi in contemporanea, un’altra vettura che trasporta delle religiose vicino a Ainthapally, nel Sambalpur, è fermata e data alle fiamme. Domenica 24 agosto: cominciano gli assalti alle chiese di alcuni distretti dell’Orissa.

È il preludio ad un’escalation di violenza che si registrerà lungo tutta la giornata: verso le 17. 30 viene assaltato il Centro sociale dell’arcidiocesi di Cuttack Bhubaneswar; la folla incendia auto, moto e tutti i documenti. Alle 18. 00 la folla incendia il Centro di Divya e poi attacca il presbiterio di Baliguda, nel cuore del distretto di Kandhamal. Gli assalitori danneggiano il convento e il centro d’accoglienza adiacente. Attacchi simili si registrano verso le 18. 30 dello stesso pomeriggio alla chiesa cattolica di Kanjamedi, seguita da altre tre chiese, sempre nella zona. Nella notte vengono dati alle fiamme anche 12 negozi appartenenti a cristiani dalit (fuori casta). Violenza sessuale ai danni di una suora della diocesi di Cuttack Bhubaneswar che lavorava per i servizi sociali di Nuagaon, a Kandhamal: i fondamentalisti bruciano l’edificio. Lunedì 25 agosto: alle 7 del mattino alcuni seguaci di Saraswati prendono d’assalto la chiesa di Phulbani, causando gravi danni all’edificio. Sempre la mattina del 25 agosto attaccano la casa vescovile e la curia di Bhubaneswar. Nel pomeriggio vengono uccisi la missionaria laica Rafani Majhi (21 anni), bruciata viva e un uomo, anch’egli bruciato vivo a Kandhamal. Nell’attacco viene ferito in modo grave anche un prete. Padre Thomas Challan, direttore del Centro per la pastorale diocesana a Kanjimendi, e suor Meena vengono feriti gravemente durante l’assalto al Centro pastorale.

In serata viene saccheggiata e distrutta anche la parrocchia di Sankrakhol. Il parroco, padre Alexandar Chandi, cerca di fermare gli assalitori. Padre Bernard Digal, si trova dinanzi la folla inferocita e scappa. Viene nuovamente aggredito a fine agosto ed ora è in gravissime condizioni in ospedale. Attaccato anche il convento di S. Giuseppe. Nel distretto di Bargarh, una folla composta da duemila fanatici assalta e distrugge molte chiese, prendendo di mira preti e suore. A Padampur, padre Edward Sequira viene picchiato in maniera barbara: non ha ancora ripreso conoscenza.

Da Tiangia arriva la conferma della morte di Vikram Nayak, letteralmente fatto a pezzi da una folla inferocita. Martedì 26 agosto: tre persone muoiono asfissiate a causa degli incendi appiccati alle loro abitazioni a Tiangia. Verso le 11. 30 una folla distrugge la chiesa di Badimunda e cinque case sono date alle fiamme. Verso le 21. 30 si registrano scontri a fuoco fra fondamentalisti indù e forze dell’ordine, nei pressi del villaggio di Barakhama: sotto i colpi muoiono altre quattro persone.

A Kandhmal vengono distrutti centinaia di edifici e proprietà appartenenti ai cristiani, oltre al danneggiamento di numerose chiese. Dalla zona giunge anche notizia di una emergenza umanitaria che si fa sempre più grave. Lunedì 1 settembre: vengono bruciate la chiesa battista a Durgaprasad; la chiesa cattolica di Chadiapally; le chiese cattolica e battista di Balligada. Lo stesso giorno, alle 4 del pomeriggio, anche la chiesa cattolica di Mondasore, una costruzione artistica di oltre un secolo, è stata attaccata, razziata e poi data alle fiamme. Venerdì 5 settembre (anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta): quattro Missionarie della carità (l’ordine fondato dalla Beata di Calcutta) vengono aggredite da una ventina di attivisti del Bajrang Dal alla stazione ferroviaria di Durgh (Chhattisghar).

I radicali indù le fanno scendere con la forza dal treno, consegnandole agli agenti di polizia mentre inneggiavano slogan anti-cristiani. I fondamentalisti indù accusano le suore di “sequestro e conversione forzata” di quattro bambini, di età compresa fra uno e due anni, che le religiose stavano portando dalla loro casa di Raipur al centro Charity Shishu Bhava, a Bhopal.

Le suore hanno i documenti che attestano la loro responsabilità verso i piccoli bisognosi di cure. 7 – 8 - 9 settembre: vengono attaccate, distrutte e incendiate 6 chiese; centinaia di case di cristiani venogno devastate e poi bruciate, mentre aumentano i fuggitivi e gli scomparsi. Secondo notizie giunte dalla diocesi di Bhubaneshwar, i cristiani morti sono 27, almeno 400 i feriti gravi e decine di migliaia gli sfollati. La maggior parte dei cristiani fugge nella foresta o nei rifugi di fortuna approntati dal governo; altri subiscono ritorsioni e minacce. Un consigliere del governo afferma che la situazione attuale è “sotto controllo”.

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