domenica 14 settembre 2008

SITUAZIONE DELLA CHIESA IN INDIA

Siccome i cristiani dovrebbero formare un corpo solo, la persecuzione e la morte di altri nostri fratelli è un problema che ci tocca in prima persona, è come se fossimo martirizzati noi stessi.

Gli Approfondimenti di Alessandro Pagano, Domenico Bonvegna e Vincenzo Siragusa

Questa notizia è dedicata soprattutto a coloro che si informano soltanto attraverso il TG1 delle 20. Costoro infatti, ancora non sanno che in India, più precisamente nello stato dell'Orissa, si è scatenata la caccia al cristiano da parte dei fondamentalisti indù.



Finora il bilancio parla di 14 morti, una cinquantina di chiese distrutte, centinaia di case bruciate o distrutte, villaggi messi a ferro e fuoco, decine di migliaia di sfollati.

Le violenze anti-cristiane in Orissa vanno avanti da molto tempo, ma l'ondata scatenatasi in questi giorni non ha precedenti. Ad innescarla la morte di un leader religioso indù, pretestuosamente attribuita ai cristiani proprio per scatenare la reazione. A fomentare le violenze sono i gruppi estremisti indù, che mescolano il fondamentalismo religioso al nazionalismo più estremo, ma le autorità locali appaiono compiacenti mentre il governo centrale non sembra avere né la forza né la volontà di fermare le violenze.

Per questo motivo la Chiesa indiana ha chiuso per protesta le 25mila scuole cattoliche dell'India, un pilastro del sistema educativo indiano. La protesta intende ricordare la carneficina dei cristiani nell'Orissa sottolinea il Card. Osvaldo Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana, in un articolo acuita dall'incapacità del governo centrale di fermare le violenze, mentre nel Paese monta un sentimento anti-cristiano e i fedeli sono torturati e uccisi.

Il Prelato afferma di voler mandare un segnale chiaro non solo all'India, ma in tutto il mondo sull'importanza della presenza della comunità cristiana, da sempre in prima fila nel sociale, nell'educazione e nell'opera di assistenza verso i bisognosi. Un'opera ancora più significativa in India perché non tiene conto della differenza di casta e abbraccia tutta la popolazione.

Ed è proprio quest'ultimo uno dei motivi fondamentali dell'odio anti-cristiano: la minaccia che i cattolici portano a quella forma di schiavitù che è il sistema delle caste, difeso con forza dai gruppi nazionalisti indù.

Monsignor Fisichella Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e rettore della Pontificia Università Lateranense, accennando alle violenze e all'intolleranza dei fondamentalisti indù nella regione dell'Orissa in India, ha affermato che "la Chiesa è violentata e beffeggiata", anzi "Questo è ancora il tempo dei martiri, per la Chiesa", Monsignor Fisichella critica la civiltà occidentale, in particolare l'Europa che non rispetta le proprie radici culturali e storiche che sono quelle cristiane e in particolare impassibilmente si assiste ad episodi di violenza e intolleranza inaudite.
Siccome i cristiani dovrebbero formare un corpo solo, la persecuzione e la morte di altri nostri fratelli è un problema che ci tocca in prima persona, è come se fossimo martirizzati noi stessi.

Nell'intervento tenuto il 29 agosto in occasione dell'incontro dal titolo "Chiesa e modernità: il dialogo necessario", monsignor Fisichella aveva detto: Siamo credibili, perché siamo capaci di dare dei martiri.


Alessandro Pagano
Domenico Bonvegna
Vincenzo Siragusa

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