DITELO A DON CRANIO CHE LA VISIONE DI UN FILM NON CAUSA DANNI!!!!
Medici «ottimisti». Ma non è fuori pericolo
La comunità parrocchiale di Santa Marcella si è stretta intorno al parroco preso di mira da un folle
DA ROMA LUCA LIVERANI
Ore ancora difficilissime per don Canio Calitri, il parroco di Santa Marcella a Roma accoltellato lunedì da uno squilibrato. Il primario del reparto rianimazione del Cto della Borghesiana, dove il sacerdote è ricoverato, al sindaco Gianni Alemanno che s’è recato ieri mattina a visitarlo ha detto però di essere «cautamente ottimista»: le prossime 24 ore – ha spiegato il professor Francesco Dauri – saranno fondamentali per capire se il sacerdote è fuori pericolo. Le coltellate alla gola miracolosamente non hanno leso nessun organo vitale, ma gli hanno fatto perdere molto sangue. È sempre in coma farmacologico. Fuori pericolo invece l’ex-prefetto Antonio Farrace, l’anziano parrocchiano intervenuto in difesa del sacerdote e finito anche lui sotto il coltello del folle. Il sindaco Alemanno ha voluto portare ai familiari di don Calitri – il fratello Mario e le sorelle Raffaella e Domenica – la solidarietà e la vicinanza di Roma e del Campidoglio, sottolineando l’importante lavoro sociale del sacerdote svolto in questi anni sul territorio. Già martedì sera al capezzale del prete era arrivato verso le 19 il cardinale vicario, Agostino Vallini, che aveva dovuto attendere la fine del lungo intervento - sei ore - durante il quale al sacerdote sono stati applicati oltre 200 punti di sutura, interni ed esterni. In parrocchia intanto l’incredulità e il dolore sono palpabili. Nell’ufficio parrocchiale di Santa Marcella al quartiere Miani, tra via Marco Polo e San Saba, zona Piramide Cestia, il padre verbita Giancarlo Girardi, vicario cooperatore, smista telefonate e visite: «La gente è molto solidale – dice – e vengono in tantissimi a informarsi su don Canio. Martedì alla messa vespertina feriale la cappella era insolitamente stracolma». Padre Girardi conferma che «l’intervento chirurgico è riuscito. La ferita più grave è quella sotto la mandibola, dove la lama ha lesionato la lingua e forse un occhio». Fuori pericolo l’altro ferito, Antonio Farrace. Sconcerto e incredulità per le assurde motivazioni che hanno spinto il giovane Marco Luzi a sfiorare la mattanza. Oltre al parroco e al parrocchiano, il 23enne nella sua fuga ha anche ferito alla schiena - in maniera lieve - Rosemary Sotero Rivera, una baby sitter peruviana che ha fatto scudo alla bambina con lei.
E ha colpito all’addome, senza conseguenze gravi, Luca Gori, agente dei 'Falchi', i motociclisti della mobile, che l’ha affrontato a mani nude - «troppa gente per usare le armi» – assieme al collega Francesco Santilli. «Ho cercato di parlare con la famiglia di Marco Luzi – racconta padre Girardi – sia per telefono che a casa, ma non mi ha mai risposto nessuno. Lo vedevo alla messa delle 11 e 30, quella celebrata da don Canio. Un ragazzo taciturno: si metteva in un banco isolato, rispondeva con un mugugno al mio saluto. Era andato a scuola dalle suore francescane, poi aveva frequentato l’oratorio della parrocchia di San Saba.
Quest’estate l’avevo visto in giro, come sempre non si fermava a parlare con nessuno». Solitudine e incomunicabilità che, chissà per quali vie, l’hanno spinto a mettere insieme un armamentario di testi e immagini sataniste e anticristiane: suoi i testi deliranti trovati in casa firmati «666», numero del demonio, e «Io l’anticristo». Sua la riproduzione dell’Ultima cena di Leonardo, opera al centro del discusso best seller Il Codice Da Vinci, da cui è stato tratto il film che il giovane lunedì sera ha visto in tivù. «Una suora che è stata sua insegnante – racconta ancora l’aiuto-parroco – l’aveva incontrato due settimane fa assieme alla mamma. 'Ti ricordi della suora? Non la saluti?' era stato l’invito - inascoltato - della madre. 'Vede suora, questo ragazzo ormai non parla più con nessuno', s’era sfogata la mamma».
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