mercoledì 10 giugno 2009

PADRE ALDO CI SCRIVE

.....Stando con questi bambini pensavo a quanto il Papa ha detto ai funerali di Giussani: “nella sua casa c'era poco pane ma molta musica”. Come nella selva Chiquitana: i bambini non hanno pane ma suonano il violino, il contrabbasso, il flauto, l'arpa, la viola. Ciò che da voi é una scuola per chi può economicamente, qui é un fatto che ogni bimbo vive. Si può stare senza mangiare, ma non senza il violino.
Dio mio, davvero nella selva ho incontrato il movimento, un movimento come quello di Marcos e Cleuza, come questo di San Rafael, un movimento dove quello che é chiamato la “spazzatura” del mondo, vive commosso, aspettando la morte. Aspettandola con la musica o dipingendo come la testimonianza che vi mando documenta. Quanto Carron ci diceva agli Esercizi, parlando della positività delle circostanze, che per me sono il sorriso, la tenerezza di Dio, lo vivo con passione ogni giorno e ne esperimento la bellezza, come quei bambini indio, che suonano il violino, dentro delle circostanze per noi impensabili......




FOTO 1: Amici... ed è qui che soffre aspettando la morte cioè la vita
nella sua pienezza


FOTO 2: “Le cose belle e sincere nascono dal cuore e non muoiono mai”
FOTO 3: “Che tristezza mi dà colui che non vede le meraviglie che Dio regala per vedere”
Marziana con metastasi in tutto il corpo: “la vita é bella...padre sto molto bene”.
Cari amici

di ritorno dalla Bolivia, dove sono stato a rivedere l'esperienza di fede iniziata dai gesuiti 300 anni fa nella selva della Chiquitania e ancora oggi visibile nella gente che, nonostante la teologia della liberazione, segue vivendo il quotidiano come il modo piú bello e concreto della personale relazione con Cristo



Ho visto bimbi sporchi, affamati, suonare il violino, il contrabbasso, l'organo a pedali, originario. Ho visto questi bimbi dai 5 ai 10 anni, macilenti suonare il violino guardando lo spartito de “La donna é mobile” di Verdi. Capite, che commozione! Nella selva, dove ci sono solo capanne e una chiesa bellissima frutto della fede dei gesuiti e degli indios, a tre navate, attorniata di casupole di fango e paglia. Non strade ma viottoli. Come nel Medio Evo: un popolo generato dalla fede che vive in capanne povere, disgustose, fra le quali spicca la maestosità e bellezza della Chiesa.
Stando con questi bambini pensavo a quanto il Papa ha detto ai funerali di Giussani: “nella sua casa c'era poco pane ma molta musica”. Come nella selva Chiquitana: i bambini non hanno pane ma suonano il violino, il contrabbasso, il flauto, l'arpa, la viola. Ciò che da voi é una scuola per chi può economicamente, qui é un fatto che ogni bimbo vive. Si può stare senza mangiare, ma non senza il violino.
Dio mio, davvero nella selva ho incontrato il movimento, un movimento come quello di Marcos e Cleuza, come questo di San Rafael, un movimento dove quello che é chiamato la “spazzatura” del mondo, vive commosso, aspettando la morte. Aspettandola con la musica o dipingendo come la testimonianza che vi mando documenta. Quanto Carron ci diceva agli Esercizi, parlando della positività delle circostanze, che per me sono il sorriso, la tenerezza di Dio, lo vivo con passione ogni giorno e ne esperimento la bellezza, come quei bambini indio, che suonano il violino, dentro delle circostanze per noi impensabili.

Due circostanze in particolare, in questi giorni mi hanno educato a vedere la positività della realtà:
1- oggi, una giovane mamma con due figli, da alcuni anni emigrata solo in Spagna, é rientrata, in coma, con un aereo che la pietá cristiana di alcune suore le hanno pagato. E' arrivata viva per miracolo ed ora é già nella nostra clinica. L'arrivo é stato doloroso per i suoi due bimbetti che l'avevano visto partire per la Spagna, in cerca di fortuna, sana. Che potevo dirli? Abbracciarli e fare loro sentire la tenerezza di Gesù che, anche se in condizioni “finali” ha permesso loro di rivederla viva.
Certo le domande sono tante...una giovane mamma obbligata a emigrare, la durezza del soggiorno in Spagna, i bambini lontani, soli ed infine la malattia e il coma...Uno non può non chiedersi dove é la positività in tutto questo. E allora mi torna in mente la scuola di comunità li dove Giussani parla del “desiderio de un bene arduo”, della la “inevitabile incertezza”, del “cammino che é caratterizzato dalla fatica” e “la forza di Gesù”. Come dire che il positivo di questa situazione é per me vivere queste parole del Giuss, vivere la certezza che Cristo é il senso di tutto (malattie e salute) e per questo il cammino é lo stesso di Gesù nel calvario. E' una certezza, pieno di rabbia a volte, di oscurità, come Gesù nel Getsemani, ma é una certezza per cui anche la rabbia della impotenza e delle solitudine diventa “Non la mia, ma la Tua volontà sia fatta” o “nelle Tue mani affido il mio spirito”. “La tua grazia vale più che la vita”. Tutte le settimane preghiamo così nelle “ore”, ma qui é l'attimo che ci “obbliga” a riconoscere questa verità.
Allora se la grazia, Cristo, vale più della vita, capite il perché non esiste dolore, sofferenza, che non sia positivo.
Allora capite perché questa donna l'abbiamo accolta dalla Spagna, come si accoglie Gesù, in coma.
“La tua grazia vale più che la vita”. Il nostro ospedale é la memoria di questo.

2- Marziana, una bella ragazza che sta morendo di cancro, 20 anni. Vi allego la sua testimonianza.
Se Dio non fa un miracolo i suoi giorni sono contati. Eppure é felice, nella certezza di essere al traguardo. Guardate gli ultimi quadri dipinti in questi giorni, con una fatica enorme, con gli occhi pieni di letizia anche se pieni di dolore.
Metastasi totale, dolori enormi. Non é la morfina a calmare i dolori ma la fede più forte del granito.
Ripete: “la vita é bella...padre sto molto bene”.
Dipinge con fatica, sostenuta dal papà e dipinge con colori vivi, dipinge la realtà. Non é astratta la sua pittura perché lei vive la realtà, vive il cancro, vive ogni circostanza con l'intensità del colore dei lapacho (piante tropicali) gialli, bianchi e rosa quando fioriscono.
Per lei la pittura o descrive la realtà o non lo é, perché la malattia che vive non é astratta, é concreta, concretissima e non permette di sognare, di fuggire dalla concretezza delle fitte terribili della metastasi ossea. I suoi quadri sono bellissimi perché affermano ciò che esiste, la realtà e in questa coscienza lo sguardo di Marziana gridano, dipingendo ciò che vive: Lui esiste.
Sentite ciò che mi ha scritto e alcune frasi scritte con due dediche dietro i 2 quadri di cui vi mando le foto.

“Mi chiamo Marziana Elizabeth Estigarribia, ho 20 anni di etá, sono stata abbandonata dalla mia mamma quando sono nata. Sono ho cresciuta con la mia nonna paterna, con lei ho avuto una infanzia bella e non mi aveva mai fatto mancare niente, finché lei e morta. Per prima volta avevo sperimentato il dolore più grande della mia vita, con la mia “mamma” morta (come chiamavo la mia nonna). Sono andata a casa del mio babbo e lui mi continuava a dare tutto il calore che noi essere umani abbiamo bisogno nella nostra vita.
Il mio calvario: alcuni giorni prima di Natale 2008 si hanno manifestato i primi sintomi della mia malattia. Passato Capodanno, mi sono fatta alcune analisi con cui mi hanno scoperto il male (epatocarcinoma). Siamo stati in ospedali pubblici e privati, e ora siamo rimasti senza nessuna risorsa, il mio babbo non poteva lavorare più e le mie medicine costavano di più per il mio trattamento.
Mio padre nella sua disperazione cominciò a vendere i miei quadri che avevo dipinto per saldare le mie spese. Però la mia situazione era ogni volta più critica.
Alla sera pregavamo insieme a Dio e alla Madonna chiedendole aiuto per la mia salute e per tutti i bisognosi. Il Signore ci ha ascoltato e guidato fino a questa Clinica dove sono circondata da gente meravigliosa. Grazie a loro sto migliorando e chiedo a Dio che mi dia forza di continuare a fare cose belle fino al ultimo momento della mia vita.
Il mio affetto speciale al Padre Aldo per avermi offerto tanto amore nel momento più difficile della mia vita. Che Dio infonda su di lui abbondanti benedizioni per continuare ad aiutare gli ammalati.
Che Dio vi benedica.”

1 commento:

Morto di fame :( ha detto...

Tutto sta nel trovare l'equilibrio giusto.Io lo cerco disperatamente in questo mondo, che ancora non ho trovato.