mercoledì 10 giugno 2009

IL NOBEL MA ANCHE NOI TUTTI A SCUOLA DEL MISTERO

....Euresis con la sua esperienza ci mostra che chi si perde il grande dramma dell’uomo che ricerca, in realtà si sta perdendo il meglio dell’esperienza della ricerca. Insomma, per “vederci chiaro” non è possibile pretendere di eliminare dalla scena il soggetto che conosce....


martedì, 09 giugno 2009

Da Il Sussidiario:
«Noi siamo insieme per approfondire l’origine e ampliare l’orizzonte della nostra comune passione per la scienza»: questo “refrain” affiora spesso alle labbra di Marco Bersanelli, per 11 anni presidente dell’Associazione Euresis, e ora presidente del comitato scientifico. Intuizione geniale la sua, che da un lato spazza via la tentazione di fare dell’interesse per la scienza qualcosa al servizio di un attivismo ideologico, per il quale ci si dovrebbe “armare” per difendere certe tesi, e dall’altro tiene desto il desiderio e la passione per la conoscenza della realtà, “dato” che muove il ricercatore in un’avventura in cui nulla è mai completamente esauribile dalle nostre forze, ma tutto è carico di indizi, suggerimenti verso quell’“insondabile mistero” tanto caro ad Einstein.



I due poli di questo interesse sono la persona e la realtà fisica, indagata sotto lo stretto ma impegnativo angolo di visuale della ricerca scientifica, colti nel loro drammatico rapporto: l’uomo che cerca di guadagnare la conoscenza dei segreti della natura, e la natura che cede di fronte alle avances del ricercatore solo sotto certe condizioni. La cosa per noi, portati quasi istintivamente a intendere il cammino della conoscenza secondo la visione meccanicistica che gran parte del pensiero moderno ha imposto, può suonare sicuramente originale.

Per comprendere meglio il motivo di questa originalità è illuminante un passo di Romano Guardini a riguardo di ciò che si è inteso per conoscenza negli ultimi quattro-cinque secoli: per i moderni, diceva il teologo in un saggio su Dante, “la conoscenza sembra il risultato impartecipe di un apparato impersonale”, tremendo risultato di un lento ma inesorabile cammino di allontanamento affettivo del cuore dell’uomo dalla realtà. Una quasi-anestesia, potremmo dire, che giustifica tale progressivo distacco esigendo che il contenuto della conoscenza - prosegue sempre Guardini - “sia compreso sempre più in purezza e che la sua chiarificazione avvenga in modo sempre più esatto; e che, di conseguenza, venga via via eliminato ciò che contraddice a tale oggettività e razionalità, soprattutto la concreta soggettività del conoscente”. Viene da chiedersi se tale pretesa razionalista renda conto di ciò che realmente avviene nella misteriosa e affascinante lotta dell’uomo per la conoscenza della realtà, anche solo di una sua piccola parte, come nel caso della ricerca scientifica.

Euresis con la sua esperienza ci mostra che chi si perde il grande dramma dell’uomo che ricerca, in realtà si sta perdendo il meglio dell’esperienza della ricerca. Insomma, per “vederci chiaro” non è possibile pretendere di eliminare dalla scena il soggetto che conosce.

La storia di Euresis è piena di tentativi di comunicare quanto in realtà questo affascinante dramma sia continuamente sollecitato nel lavoro di ricerca: le mostre, che toccano gli argomenti di punta di tutti i campi della ricerca scientifica, gli incontri, che coinvolgono personalità di primo livello sul piano mondiale, i progetti, i prodotti editoriali... hanno tutti dentro un “fuoco” particolare. Le accurate e rigorose ricostruzioni dei comportamenti climatici, delle caratteristiche della Via Lattea, dei fattori che rendono unico il nostro pianeta sono proposte con una apertura difficile da rintracciare altrove. Proprio tale apertura suscita nei visitatori delle mostre le grandi domande di ogni uomo: da dove viene, e che senso ha tutto ciò? Chi o che cosa ha fatto in modo da fare emergere un punto di autocoscienza nella realtà? Che posto abbiamo, noi esseri umani, nell’universo? Come è possibile che la realtà sia conoscibile? Domande che toccano chiunque, il Premio Nobel come l’uomo della strada, il grande manager come il bambino dell’asilo; domande alle quali la scienza non sa dare risposta, ma che il cammino della ricerca contribuisce ad acuire e a rendere più coscienti e profonde.

Diceva a questo proposito Max Planck, uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi: “colui al quale la buona fortuna ha permesso di cooperare all'erezione dell'edificio della scienza esatta, troverà la sua soddisfazione e intima felicità nella coscienza di aver esplorato l'esplorabile e di aver venerato silenziosamente l'inesplorabile”. Altro che “eliminazione del soggetto”! Ai limiti estremi della ricerca scientifica, è chiaro che la ragione, l’affetto, la libertà umane sono più che mai tese e in gioco. Ma questo avviene non solo alla fine del cammino: come spesso Bersanelli ama ripetere, «ogni passo che si fa è carico dello stupore dell’inizio, e il cammino della ricerca non contraddice lo stupore iniziale, ma lo approfondisce». Gli fa eco il Nobel Rubbia, quando dice che «questa sensazione di stupore, di meraviglia, il ricercatore, che vede l’interno delle cose, lo sente ancora più forte, molto più intenso».

Questo potrebbe essere una buona approssimazione di ciò che è il nucleo, il cuore dell’associazione Euresis. Composta da alcune centinaia di soci, disseminati in Italia, in Spagna, negli Usa e in alcuni altri paesi, le sue attività sono guidate da un gruppo ristretto di amici che indagano continuamente nuove possibilità per approfondire contenuti di punta della ricerca scientifica di base, cercando di comunicarli nel modo più semplice possibile, innanzitutto per sé. È un vero lavoro di ricerca, che dall’interno di esemplificazioni significative conduce a riscoprire il valore che la scienza ha, o potrebbe avere, per tutti.

Questa passione ha portato alla realizzazione di 12 mostre, che vengono esposte in anteprima al Meeting di Rimini e in seguito sono a disposizione per noleggi da parte di scuole e soggetti pubblici e privati, a una miriade di incontri in tutta Italia, nelle scuole, in centri culturali, al Meeting di Rimini e all’estero, all’allestimento di un sito web ricco e variegato, alla pubblicazione della rivista Emmeciquadro, dedicata all'educazione scientifica, e da alcuni anni all’organizzazione a San Marino di un convegno internazionale a porte chiuse, in collaborazione con la John Templeton Foundation, cui prendono parte una dozzina di scienziati e filosofi provenienti da ogni parte del mondo (grandi filosofi e scienziati, tra cui vari premi Nobel, premi Templeton, Medaglie Fields). I temi trattati nelle produzioni e negli eventi curati da Euresis sono i più ampi: dalla storia della scienza alla climatologia, dalla cosmologia alle origini della vita, all’evoluzione, alla fisica, all’innovazione tecnologica, al rapporto tra scienza e verità, tra ragione e infinito, tra ricerca e creatività.

Eppure Euresis non è una associazione di natura professionale, non è un’associazione di professori universitari o di ricercatori. Il carattere eccezionale di Euresis è infatti la variegata provenienza dei suoi membri, e chi partecipa alla realizzazione di una delle mostre lo sa bene: accanto a titolati professori universitari può trovare semplici studenti, matricole o dottorandi, insegnanti di ogni ordine e grado - dalla materna al liceo -, professionisti, giornalisti, lavoratori e dirigenti di imprese in abito tecnologico, semplici appassionati. È un’originale comunità intellettuale in cui ciò che conta è la tensione al vero, un po’ come avveniva nelle universitas medievali: in questo clima non è assurdo che il più piccolo possa insegnare al più grande.

Infatti ciò che domina non è la capacità o la bravura del singolo, ma la passione perché nella conoscenza di aspetti più o meno nuovi e particolari della realtà cresca la coscienza del loro rapporto con la totalità. In questa crescita ciascuno può trovare un modo più umano e più vero di affrontare il proprio lavoro.

Se infatti “scoperta” è la traduzione italiana del termine greco “éuresis”, e se la scoperta è anche il fine, la meta del cammino dello scienziato e del ricercatore, chi partecipa della vita di Euresis sa che riscoprire uno sguardo aperto, attento alle cose, ai nessi fra di esse e teso al loro significato non manca di rendere più interessante anche il lavoro di chi deve occuparsi non di grandi progetti di ricerca, ma per esempio di vendere componenti elettronici. È in qualche modo un tentativo paradigmatico, che ha un suo campo specifico, quello della ricerca scientifica, ma che in modi imprevedibili può dire qualcosa a tutti. Ecco perché chiunque abbia un briciolo di interesse per le scienze cosiddette “esatte” può farne parte. Euresis è anzi interessata e aperta a conoscere e coinvolgere chiunque nutra un genuino interesse per la scienza, ed è desiderosa di comunicare quanto di bello ci sia nell’attività della ricerca: questo è un bene per tutta la società, anche per chi non è direttamente coinvolto nella ricerca scientifica. È un bene per tutti perché ha un grande valore culturale per la persona.

Provate a consultare il sito (www.euresis.org), o a leggere uno dei cataloghi delle mostre o un numero di Emmeciquadro. Vi si ritrova il gusto per l’avventura della scoperta così come ne parlava il grande Feynman: “a una maggiore conoscenza si accompagna un più insondabile e meraviglioso mistero, che spinge a penetrare ancora più in profondità. Mai preoccupati che la risposta ci possa deludere, con piacere e fiducia solleviamo ogni nuova pietra per trovare stranezze inimmaginabili. Certamente una grande avventura!”

Cosa c’è di più bello che condividere questa avventura con degli amici che da ormai 25 anni sono “sul pezzo”?

(Nicola Sabatini, direttore Associazione Euresis)

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