domenica 14 giugno 2009

VERE E FINTE REALTA' SULLE TRACCE DI CARTESIO

....Un puro dato non ha uno scopo, non è bene, ma semplicemente è. Non chiede il mio rispetto o la mia obbedienza, ma può essere trattato come un cumulo di pura materia, disponibile a qualsiasi fine. Abbiamo trattato così il ferro; ora trattiamo così anche le cellule.
La prospettiva biblica è profondamente diversa: mentre Dio dà all’uomo il “dominio” sul mondo, gli dà anche la responsabilità di nominare, coltivare e custodire il creato. Un conto è essere “padrone e possessore”. Ben altro è essere custode.....


Jonah Lynch
domenica 7 giugno 2009
www.ilsussidiario.net
Descrivere una situazione non è ancora giudicarla.
Ieri abbiamo visto, attraverso qualche esempio, che tutte le cose che entrano nel nostro orizzonte cambiano il nostro modo di percepirci e di percepire ciò che sta fuori di noi. La mia tesi per oggi è che ciò avviene in un modo particolarmente potente nelle nuove tecnologie, proprio perché mutano la percezione fondamentale del rapporto tra uomo e realtà. Ma andiamo per gradi.


Nel 1637 Cartesio pubblicò il Discorso sul metodo, in cui scrisse che la nascente scienza della fisica portava a conoscenze “utilissime alla vita” e che “invece di quella filosofia meramente speculativa che s’insegna nelle scuole, se ne può trovare una pratica, … e renderci così quasi padroni e possessori della natura”. Il progetto è analogo in Bacone e sicuramente ha radici lontane, forse in Duns Scoto e Suarez.
Lasciando da parte la questione delle origini, registriamo nella frase di Cartesio una decisione di fondo: il mondo è un dato, che si può capire (o almeno descrivere) con gli strumenti quantitativi della matematica e sul quale si può intervenire con la potenza della tecnica, per realizzare gli scopi che si vogliono.

Ora, ci sono due modi fondamentali di vedere il mondo: o è un dato, o è un dono. Affrettiamoci a dire che il primo caso, la posizione della scienza moderna, non è una posizione illecita, ma parziale. Chi scrive ha la laurea proprio in fisica, e conosce bene il fascino dell’indagine matematica della realtà. Ma è una prospettiva limitata.
Un puro dato non ha uno scopo, non è bene, ma semplicemente è. Non chiede il mio rispetto o la mia obbedienza, ma può essere trattato come un cumulo di pura materia, disponibile a qualsiasi fine. Abbiamo trattato così il ferro; ora trattiamo così anche le cellule.
La prospettiva biblica è profondamente diversa: mentre Dio dà all’uomo il “dominio” sul mondo, gli dà anche la responsabilità di nominare, coltivare e custodire il creato. Un conto è essere “padrone e possessore”. Ben altro è essere custode.

Un altro aspetto della filosofia di Cartesio, rilevante per nostro discorso, è la scissione tra corpo e anima (o intelletto). Noi cristiani crediamo che l’uomo è un tutt’uno di corpo e anima; alcune delle esperienze che abbiamo esaminato nel precedente articolo implicitamente affermano il contrario. Astraendo dallo spazio, il cellulare tende a diminuire la percezione che uno ha di stare solidamente in un solo luogo alla volta. Sembra invece che la nostra essenza, l’elemento di continuità, sia il solo cervello, capace di relazionarsi simultaneamente con mondi del tutto sconnessi fisicamente.
Oppure nel caso della televisione: chi non conosce quel senso di alienazione che viene quando, in vacanza d’estate, alle quattro di pomeriggio guardi un poliziesco girato tutto di notte - e poi quando finisce il film sembra strano che il sole sia così alto nel cielo. Quello smarrimento momentaneo è il passaggio tra due “realtà”. Ma “in realtà”, c’è solo una vera realtà, quella appunto in cui sta il mio corpo.
Per concludere il percorso di oggi, ci sono due livelli di considerazione. Primo, c’è la costatazione che le tecnologie cambiano la percezione della realtà. In alcuni casi questo cambiamento ci porta a percepire il mondo con caratteristiche che, in realtà, non ha. In questi casi, si può parlare di una non-verità, di un “falsare” la realtà, e quindi di un elemento cattivo intrinseco a quella particolare tecnologia, di cui bisogna essere consapevoli.
La seconda considerazione è che le nuove tecnologie nascono da una scienza che si limita a osservazioni puramente quantitative e da una filosofia che esplicitamente ritiene che il mondo è un dato e non un dono. Da qui deriva l’idea della neutralità, l’idea che il fine viene determinato dall’utente, e non già dalla struttura della cosa utilizzata. Se invece il mondo è un dono, ha anche una finalità, può essere usato bene o male. Proprio perché è un dono, con uno scopo, si può usare male il mondo.Domandiamoci pure: lo scopo della vita è (come per Cartesio) manipolare la realtà per eseguire certi azioni con la minima spesa di tempo e soldi? O non è piuttosto lo stabilire rapporti veri con il mondo e con le persone, aiutarsi ad accettare e a gustare la realtà che ci è donata, fosse anche il rimprovero della mamma, un barbone a Rimini, o la Sla?
Infine arriviamo al dunque per quanto riguarda Facebook.


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