domenica 14 giugno 2009

RITRATTO DI MONSIGNOR GEORG GAENSWEIN

...Don Georg in maniera diretta e senza mezzi termini fu esplicito: “la vita, la si può guadagnare soltanto perdendola come insegna il Signore!”. E aggiunse in maniera schietta: “il momento della decisone di cosa fare della propria vita è importantissimo. Se si decide qualcosa bisogna farlo con tutto il cuore dal profondo dell’anima. Per questo è importante saper dare tutto di noi stessi e non soltanto un pezzetto. Solo così si raggiunge la pienezza”.....

ALESSANDRA BORGHESE:
per i suoi 25 anni di sacerdozio
Gente, 11 giugno 2009

Conosco Monsignor Georg Gaenswein dai tempi in cui lavorava alla Congregazione per la Dottrina della Fede, prima ancora che diventasse il segretario dell’allora cardinale prefetto Joseph Ratzinger e poi come noto segretario particolare di Sua Santità Benedetto XVI. Questo per dire che la mia simpatia e stima nei confronti di questo giovane e colto sacerdote risalgono a tempi non sospetti. Negli anni ho avuto diverse occasioni per incontrarlo informalmente anche grazie ad amici comuni.



Ciò che mi affascina di più di don Georg è il suo bel volto aperto con un sorriso rassicurante e sobrio. L’altro giorno ho ricevuto un suo e-mail d’invito. Con il suo stile silenzioso, asciutto ed essenziale mi comunicava che il 1 giugno alle 19 ( oggi per chi legge), avrebbe celebrato una Santa Messa nella Chiesa di Santo Stefano degli Abissini in Vaticano, dopo la celebrazione ci saremmo ritrovati, amici e famigliari, per cena nella Casina di Pio IV. Una frase semplice e chiara spiegava la motivazione dell’invito, mi colpì perché -se pur breve- era carica di emozione: “25 anni fa sono stato ordinato sacerdote!”.Per don Georg questo anniversario è un momento di ringraziamento e riflessione. La sua decisione di diventare sacerdote si è sviluppata coerentemente, non è stato di certo un fulmine a ciel sereno. Verso i diciotto anni chi lo conosceva bene intravedeva già nel suo modo di essere chiaro e trasparente una piccola radice nei confronti del sacerdozio. “Radice che poi negli anni è cresciuta portando buoni frutti”, come ama lui stesso dire.
Inizialmente la sua famiglia non era così convinta della sua scelta religiosa. Poi capendo che la vocazione di Georg era vera e sincera l’atteggiamento si è modificato.
Decisivo e fondamentale è stato il suo rapporto con la madre che è ancora fortissimo. Don Georg infatti descrive sua madre come “una donna che non ha mai chiesto e imposto, ma che ha soprattutto saputo dare delle risposte alle domande dei figli”.
Verrebbe spontaneo provare a tirare le somme di questi primi 50 anni di vita -di cui 25 spesi al servizio della chiesa- di uno dei monsignori più in vista del Vaticano. Conoscendo don Georg questa importante ricorrenza è per lui più un punto di partenza che un punto di arrivo. Il giovane Gaenswein non aveva di certo pianificato di approdare a Roma per poi diventare addirittura il più stretto collaboratore del papa. Tanto è vero che non ha mai nascosto la sua emozione e sorpresa nel ritrovare il “suo” cardinale e capo come papa. In più di un’occasione gli ho sentito raccontare di non aver mai fatto programmi precisi ma piuttosto di aver seguito gli ordini dei superiori. Ricordo una volta, di averlo ascoltato parlare ad un gruppo di giovani impauriti da un eventuale scelta radicale di vita quale il sacerdozio.

Don Georg in maniera diretta e senza mezzi termini fu esplicito: “la vita, la si può guadagnare soltanto perdendola come insegna il Signore!”. E aggiunse in maniera schietta: “il momento della decisone di cosa fare della propria vita è importantissimo. Se si decide qualcosa bisogna farlo con tutto il cuore dal profondo dell’anima. Per questo è importante saper dare tutto di noi stessi e non soltanto un pezzetto. Solo così si raggiunge la pienezza”. Pensai tra me, Monsignor Gaenswein ha di certo un incredibile chiarezza dottrinale!
In questi anni il suo comportamento esteriore è cambiato per causa di forza maggiore. All’inizio il suo atteggiamento aperto e cordiale con tutti è stato forse un po’ ingenuo, lasciando spazio a commenti superficiali nei suoi confronti, per questo adesso è diventato molto più prudente. Non ha mai però nascosto agli amici la sua costante e sorprendente emozione nel seguire il papa malgrado le difficoltà dell’incarico. Perché essere vicino al papa non è soltanto un compito glamour, ma vuol dire innanzitutto servizio, umiltà e devozione totale. Tutto ciò che si fa, lo si fa per una altra persona dovendo così rinunciare a se stessi e ai propri desideri. Malgrado la mole di lavoro ed i pressanti impegni ed incontri in agenda per fortuna non mancano dei momenti d’intimità tra il Santo padre e don Georg. Come la Santa messa mattutina, la recita del rosario pomeridiano e le piccole chiacchiere dopo mangiato tra una passeggiatina e l’altra in terrazzo o in giardino. Nell’immaginario collettivo si è spesso cercato di comparare don Georg a padre Ralph del famoso film Uccelli di Rovo: bello e impossibile. Lui sa bene che l’aspetto fisico -benché sia una dote ricevuta e gratuita- può essere utile anche per la vita pastorale e l’annuncio del Vangelo. Ma di certo non può essere una forma di orgoglio e superbia. Anche per questo è spesso invidiato e vittima di gelosie di Palazzo. Don Georg cerca così di distinguere tra la sua persona e ciò che la gente può volere attraverso di lui. Il suo metodo di discernimento si basa sulla sincerità delle relazioni. Per lui “la sincerità si scopre infatti con il tempo e non si lascia nascondere facilmente”. Forse la sua dimensione meno nota al pubblico è quella accademica, laureato nel famoso Istituto di Diritto Canonico a Monaco, già professore all’Università di Santa Croce ha infatti pubblicato ben 17 scritti di ricerca canonica e teologica
Il suo essere sportivo credo lo abbia formato moltissimo da un punto di vista umano. Perché secondo lui “lo sport da la possibilità di competere con altri in forma positiva. Un sano modo di relazionarsi e confrontarsi”. Ovviamente la mancanza della “sua” amata Foresta Nera si fa sentire, quando ne parla si può scorgere nei suoi occhi un velato sentimento di nostalgia verso quei luoghi cari e lontani.Le sue doti principali sono la serietà , la caparbietà e la perseveranza. Se dobbiamo trovargli un difetto, potrebbe essere identificato nella poca pazienza. Nel senso che tale è il suo desiderio di fare e di veder realizzate le cose in maniera perfetta che deve sforzarsi a pazientare per vederne il risultato. Per concludere, Monsignor Gaenswein è uomo completo e realizzato che malgrado ammetta “di non avere sogni nel cassetto”, non finirà di far parlare di sè e sono certa continuerà a distinguersi nel suo servizio alla chiesa.









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