giovedì 25 febbraio 2010

DON GIUSSANI MAESTRO DI UMANITA' E DI VITA CRISTIANA

.....Giussani: "Mi apparve allora chiaro che una tradizione, o in genere un'esperienza umana, non possono sfidare la storia, non possono sussistere nel fluire del tempo, se non nella misura in cui giungono a esprimersi e a comunicarsi secondo modi che abbiano una dignità culturale". Ma questa dignità culturale "è impossibile se non a partire dall'esperienza di un soggetto, personale e comunitario, ben identificato nei suoi tratti ideali ma inserito nella storia, che si proponga, con semplicità e senza complessi, all'uomo in forza delle sue ragioni intrinseche. Un simile soggetto non teme un confronto a tutto campo". Per il patriarca di Venezia, in definitiva, don Giussani volle dimostrare "la cum-venientia del fatto cristiano" con quell'"insopprimibile senso religioso con cui la ricerca del destino dell'uomo coincide". E "per riformulare la proposta cristiana egli ha esaminato i fattori che caratterizzano la vicenda culturale e sociale moderna e contemporanea"......

Un moderno testimone di umanità e un maestro di vita cristiana per la Chiesa e la società. Così, a cinque anni dalla morte (22 febbraio 2005) viene ricordato don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e liberazione (Cl). In questi giorni centinaia di messe vengono celebrate in Italia e nel mondo in memoria del sacerdote lombardo e in occasione del ventottesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Cl.



Ieri sera, in Duomo a Milano, in diecimila hanno partecipato alla celebrazione presieduta dal cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi. Grande partecipazione, sempre ieri sera, anche a Roma nella chiesa di Santa Sabina all'Aventino per la messa celebrata dal cardinale José Saraiva Martins. Mentre questa sera a Genova, nella chiesa di Santa Marta, la celebrazione eucaristica sarà presieduta dal cardinale arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Secondo l'indicazione di don Julián Carrón, il successore di don Giussani alla guida del movimento, tutte le messe vengono celebrate secondo la seguente intenzione: "Il Signore aiuti la Fraternità di Cl a realizzare il proprio scopo: mostrare a tutti, secondo il carisma di don Giussani, la pertinenza della fede alle esigenze della vita". L'attualità di don Giussani, "interprete straordinario del suo tempo e dello spirito del concilio Vaticano ii", è ricordata anche in un messaggio del presidente del Senato italiano, Renato Schifani.
Nella sua omelia il cardinale arcivescovo di Milano ha come prima cosa ringraziato il Signore "per i doni che, attraverso la vita e le opere di don Giussani, hanno arricchito e continuano ad arricchire la Chiesa e la società": il nostro "è un ricordo, un riandare con il cuore alla figura di don Giussani come uomo, cristiano, sacerdote, insegnante, educatore, maestro di vita cristiana nella Chiesa e nella società, amico e padre". Un riandare con il cuore - ha proseguito il porporato - "che si fa responsabilità e impegno: tocca a noi, e non solo, continuare nel tempo la fioritura e la maturazione del carisma ecclesiale di don Giussani, sia custodendo quanto egli ha detto, scritto e fatto, sia e soprattutto lasciandoci ispirare e stimolare, e in qualche modo rimodulare in rapporto alle nuove situazioni della Chiesa e della società, dalla viva eredità spirituale, pastorale, educativa e umana ch'egli ci ha lasciato".
Tettamanzi si è poi soffermato su alcuni punti qualificanti della spiritualità e dell'azione educativa di don Giussani: il mistero della misericordia divina, che "resta l'ultima parola anche su tutte le brutte possibilità della storia", insieme a quelli dell'incarnazione e della resurrezione della carne. "Proprio su questa interpretazione del nucleo centrale dell'esperienza cristiana - ha detto il cardinale - si è sempre radicata e sviluppata in modo singolarmente lucido e forte la spiritualità che don Giussani ha vissuto e della quale ha contagiato i suoi discepoli e amici. Il cristianesimo non è semplice teoria, non generico moralismo, non tentativo di autorealizzazione umana, ma è "l'incontro personale-personalissimo" di Cristo con ciascuno di noi: incontro che diviene "presenza", "sguardo", "dialogo", "comunione" sino a diventare "unità": "una carne sola", nel senso più alto possibile". In questo senso, "in una incisiva espressione della prima enciclica di papa Benedetto XVI" si può rintracciare "quello che può definirsi il filo rosso della vita e della passione educativa di don Giussani e di Comunione e liberazione: "All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva" (Deus caritas est, 1)".
Al termine della messa anche don Carrón ha voluto ricordare don Giussani: "Siamo pieni di gratitudine al Signore per la sua vita e perché questa realtà che da lui è nata è viva e ci impegna a immedesimarci sempre di più con il suo carisma. Più passa il tempo, più ci rendiamo conto che è la risposta adeguata alle circostanze che stiamo vivendo. È impressionante come lui continui a essere presente e continui ad accompagnarci con tutto quanto ci ha lasciato e con tutto ciò che opera in noi e per noi nel presente". Un particolare ricordo di don Giussani è proposto anche da uno dei suoi primi discepoli, il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola. Con un articolo pubblicato dal "Sussidiario.net", Scola sottolinea l'acutezza di giudizio di Giussani sulla situazione del cristianesimo in Italia all'inizio degli anni Cinquanta. "Una situazione - sono parole di Giussani - che vedeva i cristiani autoeliminarsi educatamente dalla vita pubblica, dalla cultura, dalle realtà popolari, fra gli incoraggianti applausi e il cordiale consenso delle forze politiche e culturali che miravano a sostituirli sulla scena del nostro Paese". Così, "quando il mondo cattolico sembrava ancora occupare in modo imponente la società, Giussani percepisce con lucidità l'ondata di secolarizzazione che si sta per abbattere sull'Italia cattolica, i cui effetti saranno visibili, macroscopicamente, a partire dal 1968".
Da dove poteva nascere, si domanda il patriarca di Venezia, un simile, profetico giudizio? "Dalla percezione - risponde - che tale pre-senza massiccia non era che l'eredità inerziale di un passato". Scola, infatti, ricorda anche queste parole di Giussani: "Mi apparve allora chiaro che una tradizione, o in genere un'esperienza umana, non possono sfidare la storia, non possono sussistere nel fluire del tempo, se non nella misura in cui giungono a esprimersi e a comunicarsi secondo modi che abbiano una dignità culturale". Ma questa dignità culturale "è impossibile se non a partire dall'esperienza di un soggetto, personale e comunitario, ben identificato nei suoi tratti ideali ma inserito nella storia, che si proponga, con semplicità e senza complessi, all'uomo in forza delle sue ragioni intrinseche. Un simile soggetto non teme un confronto a tutto campo". Per il patriarca di Venezia, in definitiva, don Giussani volle dimostrare "la cum-venientia del fatto cristiano" con quell'"insopprimibile senso religioso con cui la ricerca del destino dell'uomo coincide". E "per riformulare la proposta cristiana egli ha esaminato i fattori che caratterizzano la vicenda culturale e sociale moderna e contemporanea".

Nessun commento: