.....«il Signore è la mia Roccia» -, qualunque sia la situazione in cui ci troviamo, vecchi e acciaccati come sono io adesso o nel pieno della giovinezza. E prima di tutto lo fu per Pietro, che dopo il suo sì, «Signore, tu lo sai che ti amo» (Gv 21,15), è stato reso fondamento, garanzia della vita della Chiesa.
La chiamata di cui siamo stati fatti oggetto, la vocazione cristiana è l’inizio di un cammino verso il compimento, verso la felicità, che non significa assenza di fatica, sacrificio e sofferenza, ma letizia nella fatica, nel sacrificio e nella sofferenza perché Gesù vive, Lui che ha sopportato su di sé un così grande dolore per vincere la morte......
«Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16,18). Le parole di Gesù nel Vangelo esprimono il disegno del Padre di costruire la Sua casa nel mondo, destinata a ospitare tutti gli uomini, così che nessuno rimanga solo e abbandonato sulla sua strada. Noi siamo stati raggiunti da questo annuncio, resi parte di quella compagnia umana che abbraccia tutto il mondo e che si chiama anche “popolo di Dio”, guidato dal Papa, successore dell’apostolo Pietro e argine stabilito per la nostra vita di fede. Nella Chiesa di oggi Giovanni Paolo II con la sua stessa vita grida che la sua forza è solo Cristo morto e risorto, Lui solo sicurezza nel cammino verso il destino di santità preparato per ciascuno di noi. «Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12,10), dice San Paolo
Gesù Cristo è il fondamento certo di ogni esistenza - «il Signore è la mia Roccia» -, qualunque sia la situazione in cui ci troviamo, vecchi e acciaccati come sono io adesso o nel pieno della giovinezza. E prima di tutto lo fu per Pietro, che dopo il suo sì, «Signore, tu lo sai che ti amo» (Gv 21,15), è stato reso fondamento, garanzia della vita della Chiesa.
La chiamata di cui siamo stati fatti oggetto, la vocazione cristiana è l’inizio di un cammino verso il compimento, verso la felicità, che non significa assenza di fatica, sacrificio e sofferenza, ma letizia nella fatica, nel sacrificio e nella sofferenza perché Gesù vive, Lui che ha sopportato su di sé un così grande dolore per vincere la morte.Così la vita è come un lungo pellegrinaggio verso una meta certa, che non riguarda solo l’aldilà, ma che inizia a realizzarsi in ogni passo del cammino, aumentando in noi il desiderio di quel bel giorno in cui la gloria di Cristo sarà totale, quando Egli «sarà tutto in tutti», come dice San Paolo. E ogni istante delle nostre giornate, ogni parola detta, ogni gesto compiuto sono un’offerta al Signore per il compiersi della Sua volontà.
«Il tuo popolo in cammino cerca in te la guida» dice un canto della tradizione popolare cristiana. Senza guida, infatti, non c’è sicurezza nel cammino, come mi appare tante volte questo nostro povero mondo, che avendo voltato le spalle a Cristo, ha perso la strada, e si è ritrovato come un bambino sperduto in un fitto bosco, e grida, grida con sgomento e angoscia.
Ma il Signore non ha mai abbandonato il Suo popolo e al culmine della storia antica ha compiuto un prodigio ben grande. Di mezzo al popolo ha scelto una ragazza di quindici-sedici anni per farsi conoscere dagli uomini, per diventare compagnia all’uomo, visibile, udibile, incontrabile. E’ entrato nel mondo attraverso il “sì” di Maria di Nazareth, “Vergine Madre”, come dice il bellissimo inno nel canto XXXIII del Paradiso di Dante, concepita senza peccato, cioè nelle condizioni originali in cui Dio aveva creato l’uomo e la donna, totalmente disponibile all’annuncio dell’Angelo.
Maria non ha obiettato a quella notizia incredibile, non ha opposto nulla alla libertà del Signore che le chiedeva di diventare la madre del Figlio di Dio. Veni Sancte Spirtus, veni per Mariam (Vieni Santo Spirito, vieni per Maria), dice un’antica giaculatoria divenuta per noi invocazione quotidiana. Non dimentichiamoci mai che la salvezza, la speranza e la gioia sono entrate nella vita di ciascuno di noi attraverso la Madonna, «umile e alta più che creatura», scelta per portare nel mondo il fiore della salvezza, un uomo in carne e ossa, Gesù di Nazareth. Maria lo ha visto nascere, crescere, percorrere le strade polverose della Galilea, morire per risorgere e lei era là, sotto la croce, col suo pianto. E quel pianto, da quel giorno, si è ripetuto un infinito numero di volte durante tutte le apparizioni che hanno accompagnato la vicenda del popolo cristiano fino a oggi: il pianto della Madonna è il pianto stesso di Dio, che si commuove per il Suo popolo e versa lacrime sugli uomini che si dimenticano di Cristo, Colui per il quale vale la pena alzarsi al mattino, andare al lavoro o essere curati, per cui è umana anche la sofferenza, ciò che il mondo considera semplicemente follia. Disse un giorno Madre Teresa al giornalista che le domandava perché le sue suore si occupavano dei diseredati di Calcutta: «E’ a Gesù che esse fanno tutto». A quel Gesù che, quando si imbatté in una donna vedova che accompagnava al sepolcro l’unico figlio appena morto, disse: «Donna, non piangere!», partecipando a tutto il suo dolore umano, e poi le restituì il ragazzo vivo. Quale fu il miracolo più grande? Chi mai avrebbe potuto dire quelle parole a una madre inconsolabile?
Questo è il motivo di ogni gesto di carità che compiamo, come quello di accompagnare i malati al santuario di Lourdes: una condivisione senza confini del destino del fratello uomo, ben consapevoli che solo Cristo è la risposta al bisogno di ciascuno. Lourdes, che cos’è questo luogo se non un grande segno che per grazia di Maria ha reso evidente la presenza di Dio nella storia? Meta di milioni di persone che chiedono il miracolo: cioè, che Cristo sia presente e vivo, compagnia di Dio all’uomo, così che si possa rendere grazie per una desiderata guarigione e soprattutto per la scoperta che tutto ha un destino buono, che una positività inesorabile domina le nostre giornate, per cui possiamo dire con le parole del vecchio Anna Vercors nel romanzo di Paul Claudel L’Annuncio a Maria: «Vivo sulla soglia della morte e una gioia inesplicabile è in me».
Ma per riconoscere questo occorre povertà di spirito. Quella di cui parlò Gesù nel discorso della montagna alla folla che faceva ressa intorno a lui per vedere i miracoli ed essere sfamata: «Beati i poveri di spirito, perché di loro è il Regno dei cieli» (cfr Lc 6,20). Nel mese di maggio la preghiera alla Madre di Dio sia questa: che abbiamo a essere ogni mattina poveri come lo fu lei davanti all’Angelo, così che l’inizio di ogni giornata sia un sì al Signore che ci abbraccia e rende fertile il terreno del nostro cuore per il compiersi della Sua opera nel mondo, che è la vittoria sulla morte e sul male, come ci ha ricordato il nostro grande Papa Giovanni Paolo II nel messaggio per la giornata mondiale della pace: «All’inizio di un nuovo anno voglio ricordare l’antica massima: Omnia vincit amor (l’amore vince tutto). Alla fine l’amore vincerà! Ciascuno si impegni ad affrettare questa vittoria. E’ ad essa che, in fondo, anela il cuore di tutti».
Luigi Giussani
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