lunedì 22 febbraio 2010

Down: COSI' REAGISCE LA "RETE BUONA"

Non si contano gli attestati di solidarietà verso le famiglie e verso chi ha denunciato il gruppo su Facebook

MILANO - Tam tam, passaparola, solidarietà: questa la reazione del web «buono» dopo la «provocazione» del gruppo contro i bambini con sindrome di Down. La Rete infatti da tempo è veramente «una rete» per il mondo del volontariato, delle associazioni, del terzo settore in generale, e delle persone con disabilità in particolare.

«FERMARE LA BARBARIE» - Prende posizione, ad esempio, su Vita.it, il magazine on line del non profit, Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari: «Molte voci si sono alzate, indignate, per bloccare le pagine, per perseguire i responsabili, per impedire, insomma, una barbarie che oggi sembra inarrestabile. Si tratta di un segnale di allarme che non deve essere banalizzato né sottovalutato: è vero che "sulla rete circola tutto e il contrario di tutto”, ma proprio per questo non è tollerabile che il disprezzo della dignità della persona umana si esprima senza conseguenze: non sono ragazzate, non sono atti goliardici: sono parole indegne di un Paese civile, che non hanno alcun diritto di cittadinanza – ha scritto ieri - E che il nostro sia, o possa essere, un Paese civile lo testimoniano invece le migliaia di famiglie che accolgono i propri figli disabili (molte delle quali aderiscono al Forum attraverso le loro associazioni) oggi certamente ferite nella loro vita quotidiana: quelle famiglie che riescono a dire, con coraggio e dignità, che i loro figli disabili non sono un problema, ma sono il loro tesoro più grande. A queste famiglie ogni famiglia del Forum è e sarà sempre vicina, oltre la solidarietà, nella compagnia e nella condivisione: anche così si combatte la violenza, l'idiozia e la barbarie di questi terribili tempi».

IL CASO «GRANDE FRATELLO» - Superabile.it, il portale dedicato da Inail alla disabilità, riporta in home page altre dichiarazioni forti: Letizia Pini, presidente dell'Associazione genitori e persone con sindrome di down onlus commenta: «È aberrante. Noi associazioni tanto facciamo per l'integrazione ma è inutile se poi abbiamo a che fare con persone che istigano alla violenza. Si deve intervenire, eventualmente anche a livello legale se ci sono gli estremi». Dura anche l'associazione Capirsi Down: «L'ignoranza non ha fondo - ha affermato la presidente Manuela Colombo -. Finché in tv passano certi messaggi e al Grande fratello il termine "mongoloide" vola a destra e a manca, non ho molte speranze». Bella la proposta che si legge nel sito di Aipd, l'Associazione italiana Persone Down: «Sarebbe un bellissimo traguardo, a questo punto, se una parte - anche piccola - delle migliaia di persone che hanno espresso solidarietà “virtuale” alla nostra causa volesse sostituire al facile gesto di un click davanti al computer un’azione nel mondo reale. Quella di incontrare e conoscere le persone con sindrome di Down, di scoprire i progetti delle tante associazioni italiane che lavorano sul territorio, di dedicare qualche ora del proprio tempo come volontari. E trasformare così la solidarietà virtuale in una solidarietà autentica, quella utile a garantire l'esistenza quotidiana delle associazioni e il sostegno di cui hanno bisogno le persone con sindrome di Down. Il prossimo 21 marzo sarà la Giornata Mondiale delle persone con sindrome di Down, dedicata quest’anno all'inserimento scolastico dei bambini e adolescenti con sindrome di Down. È l'occasione giusta per un gesto concreto».

ANCHE LO SPORT SI SCHIERA - E nel sito di Special Olympics Italia, il movimento dello sport per atleti con disabilità intellettiva, sotto il titolo «Facebook, il peso dei bersagli e delle parole, si legge: «C'è un modo per contrastare derive culturali e sociali tanto illogiche quanto negative? Proprio mentre usciva questa terribile notizia viene lanciata in tutto il mondo da Special Olympics la Campagna R-Word, contro l'uso delle parole RITARDATO e RITARDO MENTALE, per offendere e denigrare persone don Disabilità intellettiva (http://www.r-word.org/). Ci auguriamo che questo triste episodio avvenuto su Facebook generi un momento di riflessione utile a tutti, studenti ma anche, perché no?, ad insegnanti e giornalisti che, di fronte a fenomeni di disabilità hanno ancora atteggiamenti di distanza, indifferenza o ignoranza».

Franco Bomprezzi - Corriere - http://www.corriere.it/salute/disabilita/10_febbraio_22/facebook-bambini-down-rete-reagisce_e9688256-1fca-11df-b445-00144f02aabe.shtml

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