lunedì 1 febbraio 2010

PADRE ALDO

lettera 27 gennaio 2010
Cari amici,
quante volte Giussani ci ha ripetuto che il movimento è una amicizia, una compagnia guidata al destinoe così Carròn, definendolo “volti tesi verso l’Infinito.” La grazia di sperimentare ogni giorno questa verità sta all’origine di un Avvenimento mai accaduto prima in America Latina: 900 persone del Brasile, Argentina, Paraguay, Ecuador, si sono ritrovati a condividere assieme un gesto semplice come è una vacanza estiva. Il compito di descrivervela, lo lascio ad altri però, a me, il desiderio di condividere con voi, amici, alcune cose:


1- All’origine di questo fatto che ha fatto crollare tutte le frontiere del continente è stato il prendere sul serio l’amicizia, le provocazioni di Carròn. Da questo lavoro è sbocciata un’amicizia operativa, concreta, appassionata, fra alcuni di noi: Marcus, Cleuza, Juliàn De La Morena, il sottoscritto e altri. Quando Carròn, nell’ottobre 2008, ci disse di guardare alcune persone e luoghi, Marcus e Cleuza furono i primi a prendere l’aereo e a venire qui, sorprendendomi perché non mi ero ancora reso conto di ciò che stava accadendo. Da quel giorno, 17 novembre 2008, lo sguardo per me si è incrociato con Marcus e Cleuza (Julian De La Morena già lo conoscevo ed eravamo già amici) anche loro definiti da quel “Tu” che ci fa ad ogni momento. Ecco tutto è partito da una drammaticità che in ogni istante ci fa vibrare di una febbre di vita che è diventata una calamita che ci permette di vederci ogni 15 giorni. Per fare che? Per raccontarci come stiamo seguendo Carròn, i passi che facciamo, le difficoltà che incontriamo, le domande che suscita la scuola di comunità. Un’amicizia come quella degli apostoli con Gesù. Sapeste che commozione stare assieme a “guardare in faccia Gesù”, senza togliere mai lo sguardo a Lui! Facciamo mille di km per guardare assieme in faccia a Gesù, per poter dirgli personalmente “Tu, oh Cristo mio”. È un entrare ogni giorno di più in una intimità con Lui, da cui è nata la vacanza d’Iguazù, da cui nasce quell’impeto che ci porta dal Messico all’Argentina, chiamati da altri amici desiderosi di dire “Tu” a Gesù.
2- E così un giorno con De La Morena ci siamo detti: “Perché non proponiamo ciò che ci accade tra noi,ovvero, questa familiarità con Dio e quanto viviamo al continente? Mai ci saremmo aspettati 900 persone… senza contare quante, da ogni paese, avrebbero desiderato venire se non fosse stato per la distanza e il costo. Siamo un gruppo di amici che dicono ad altri: “Venite e vedete”; come quel giorno sul fiume Giordano, un gruppetto di amici desiderosi di condividere cosa significa “guardare in faccia a Gesù”, dirGli “ Tu, oh Cristo mio”. E così è accaduto il miracolo.
3- Il miracolo di fare assieme il percorso della conoscenza , della fede, lavorando sul messaggio natalizio di Carròn. Lavorare significa verificare anche dentro i casini (non mancavo mai e poi in Sud America!)cosa vuol dire fare esperienza, fare i conti con la realtà (900 persone… e a 40°, clima tropicale, con l’ aria condizionata che andava come poteva etc…), guardare la nostra umanità con simpatia, gustare la bellezza della libertà etc… è un lavoro, non qualcosa di confezionato. Provocazioni continue e non risposte immediate e a buon prezzo. Si trattava di percorsi in prima persona, in ogni cosa. Gesti essenziali e il quotidiano continuamente verificato con il cuore.
4- Lo stupore con cui ognuno è tornato a casa: “Finalmente il nostro cuore ha vibrato come quando quasi 20 anni fa’, quando Don Giussani veniva in America Latina. Quello che era per noi un vecchio desiderio, un sogno, si è fatto realtà. Non più Latino Americano come cuore, come identità, ma Lui. Chi poteva immaginare di mettere assieme gli Argentini con il resto? ?? Solo un Avvenimento che ci ha trascinato tutti. Oggi il continente è una febbre di vita… Sono uomini che si spostano, siamo diventati come i pastori, come i Magi quel giorno. Davvero le cascate dell’Iguazù, bellissime, sono state come un a goccia d’acqua rispetto a quanto accaduto. Siamo tornati a casa certi che possiamo finalmente dare del “Tu”al Mistero e per questo non più tante piccole isole, ma una grande compagnia con gli occhi spalancati sull’Infinito. Personalmente sono commosso, perché “tocco con mano” ogni giorno il fatto che, quando il cuore è di Cristo, risorge la vita. E bastano quattro amici innamorati di Gesù perché accada un “terremoto”, ma un terremoto che mette “sottosopra” la vita, come quel giorno sulle rive del Giordano, quando Giovanni e Andrea hanno incontrato Gesù. E per di più la novità, grazie a Carròn, di sperimentare che il movimento non è un “club” che fa dei gesti, iniziative, obbedisce a un capo, ma la libertà dell’ “io” che, colpita e commossa per una tenerezza, per uno sguardo, comincia a guardare in faccia al Mistero. Così adesso vedo compiuto il mio desiderio: anche i miei malati di AIDS, omosessuali o travestiti, i miei vecchietti e i bambini sono movimento. Non siamo più solo io e loro. “Allora -mi dicono- quello che tu vivi è possibile anche per noi, che non possiamo partecipare a nessun gesto, che non possiamo pagare le decime, che non potremo mai andare in vacanza… Anche per noi che ne abbiamo fatte “di cotte e di crude”, per noi la cui fine è vicina. Dio mio, quasi 40 anni ho dovuto aspettare per capire, grazie a Carròn, che questo è il movimento, come sempre il Giuss (con il suo sguardo a 360° e il suo abbraccio) ci ha educati a viverlo. Capite cosa vuol dire, che avremmo forse fatto del movimento un club? Ora, che bello, i 100000 di Marcus e Cleuza, i miei bambini, i miei ammalati, i miei barboni, i miei moribondi finalmente abbiamo scoperto di essere un corpo vivo, un movimento! Non solo, ma i politici, il vicepresidente (ormai di famiglia), centinaia di persone ricche e povere, i “Zaccheo”, le prostitute (come ai tempi di Gesù), sono una grande famiglia commossa e che dice: “Ma quanto Carròn scrive e dice, è ciò che il nostro cuore desiderava, cercava”. Per questo porto dentro di me la certezza che, se un’opera, un ospedale (per esempio) non esiste per nutrire il cuore dell’uomo, è meglio chiuderlo, perché il fine dell’ospedale è che l’uomo possa dire “Tu, oh Cristo”. E questo dipende da me, perché la grazia opera sempre. Ma se per me medico, prete, infermiere o chiunque sia, la familiarità con Cristo è tiepida (e questo lo si vede), uno che ci sta a fare in ospedale? A illudere la gente posticipando di qualche anno la morte. Un ospedale serve se un uomo che lavora o è ricoverato in ospedale ha la grazia di poter dire “Tu, oh Cristo mio”. Nel mio ospedale arriva di tutto, adesso c'è un uomo N.N. ma anche a lui è stata data la grazia di dire "Tu, oh Cristo mio". Non parla, ha degli occhi persi nel vuoto e così gli ho dato il battesimo sotto condizione. Ma poi c'è chi si sposa, chi riceve i sacramenti, chi torna alla fede cattolica. C'è la bella dottoressa che è Mennonita, angelica, che partecipa alla Messa. Cioè tutto è strutturato perchè la libertà dica "Tu, oh Cristo mio". Miracolo del direttore sanitario: "il Santissimo Sacramento esposto è al lavoro le 24 ore del giorno". E' solo una questione di fede, ma di fede, per cui dici a un albero: "Togliti di mezzo e questo si toglie". E' questione di un chicco di fede come dice Gesù nel Vangelo. Pensate che Cleusa si è compromessa di parlare di Gesù almeno a 10 persone ogni giorno.Proviamo anche noi.
P. Aldo




1 commento:

Jose Ramon Santana Vazquez ha detto...

...traigo
sangre
de
la
tarde
herida
en
la
mano
y
una
vela
de
mi
corazón
para
invitarte
y
darte
este
alma
que
viene
para
compartir
contigo
tu
bello
blog
con
un
ramillete
de
oro
y
claveles
dentro...


desde mis
HORAS ROTAS
Y AULA DE PAZ


TE SIGO TU BLOG




CON saludos de la luna al
reflejarse en el mar de la
poesía...


AFECTUOSAMENTE:
ALZA LO SGUARDO


DESEANDOOS UNAS FIESTAS ENTRAÑABLES OS DESEO FELIZ AÑO NUEVO 2010 Y ESPERO OS AGRADE EL POST POETIZADO DE LA CONQUISTA DE AMERICA CRISOL Y EL DE CREPUSCULO.

José
ramón...