martedì 9 febbraio 2010

I DIARI DI FIAMMETTA

.....Alessandro compie 2 anni. È una strana giornata, triste per la distanza di Alessandro, ma lieta, perché lo so vivo, sano e in ottime mani. La distanza è difficile, stride con l’essere madre. Fa capire come non siamo padroni della nostra vita. Spero un giorno di poter ricordare con Alessandro questo suo secondo compleanno come un momento speciale in cui anche lui a soli due anni ha combattuto per un mondo migliore.....


Fiammetta: il primo giorno di scuola “normale” tra tende e macerie
www.ilsussidiario.net

venerdì 5 febbraio 2010
 
La vita procede, a Port-au-Prince. I campi, pieni di sfollati, sono tenuti in piedi e organizzati dai volontari delle ong e delle forze di soccorso. La precarietà rimane, ma una sistemazione, anche provvisoria, permette di ritrovare quel minimo di stabilità e di normalità di cui la vita ha bisogno per andare avanti. Lo ha scritto più volte Fiammetta, cooperante di Avsi ad Haiti, nel suo diario: difficile non è sgombrare le macerie o tirar su case nuove, ma ricostruire la speranza, soprattutto di chi non ha niente. Ecco perché ricominciare la scuola, come è accaduto ieri, è tutt’altro che scontato.
 
4 febbraio, Port-au-Prince, Haiti
 
Oggi al campo sfollati di Place Fierte (si vede anche su google hearth!) è iniziata la scuola. Con quattro giorni di ritardo sul calendario, a 23 giorni dalla catastrofe. Con il direttore che non vedevo da tre anni e i tre bauli di libri.
Due tende pluriclasse: prima, seconda, terza e quarta quinta sesta. Sono un po’ fitti i ragazzini, ma nei prossimi giorni montiamo altre due tende della Protezione civile per suddividerli.
 
A Martissant, l’altro quartiere dove AVSI fa accoglienza e sostegno ai senzatetto, quando siamo arrivati alla piccola struttura dove siamo basati, c’era un gruppo di una decina di mamme con i loro neonati in braccio. Bimbi nati dopo il terremoto. Hanno accolto Jean Philippe e me dicendo: “Ci han detto che questo è l’ufficio delle mamme”. Cioè hanno identificato quel luogo come un punto cui poter appoggiare se stesse e la propria maternità.
 
 
Abbiamo dato loro un materasso, lenzuola, bacinelle. Per domani prepareremo per loro degli alimenti: abbiamo ricevuto un piccolo stock di “razioni k”. Sì, quelle dei militari! Le apriremo e le prepareremo adeguatamente al loro essere mamme e non militari, poi gliele daremo. Dobbiamo fare in modo che si nutrano per poter allattare i loro bambini, altrimenti con l’acqua così inaccessibile e così impura, alimentare i neonati diventa un’impresa.
Le persone adulte vanno sostenute. Spesso ne incontriamo alcune evidentemente perse. Non hanno punti di riferimento, vagano nel campo senza meta o orientamento. Hanno perso i loro punti cardinali. Per questo si possono capire coloro che stanno con le loro tende improvvisate davanti alle macerie della propria casa: è una parte del loro vissuto fisicamente presente, anche se inagibile o ridotta in macerie.
Per questo stiamo organizzando i lavori, attrezzandoci per iniziare a fare in modo che ciascuno trovi un compito. Come costruttori di cattedrali.
 
Fiammetta
Fiammetta: quando il terremoto e una tenda blu ci fanno tutti più uomini
Redazione
giovedì 4 febbraio 2010
 
Fiammetta Cappellini, cooperante Avsi ad Haiti, invia a ilsussidiario.net una nuova puntata del suo diario. Le tende blu all'interno degli accampamenti permettono di curare le persone, a cominciare dai bambini, che per la prima volta dopo il terremoto tornano a fidarsi e a incontrare persone che si prendono carico di loro.
 
3 febbraio, Port-au-Prince, Haiti
 
Ieri è stata la giornata di Chiara, il nostro pediatra. Ha visitato almeno 200 bambini del campo di Place Fierté e anche alcune mamme. La sua dedizione e la sua esperienza decennale in Nigeria e altri Paesi del continente africano si è proprio vista all’opera.
Nell’ambulatorio che abbiamo avviato nella tenda donata dalla Protezione civile italiana, con farmaci che si è procurata chiedendo in qualche tenda dei donatori (anche gli uffici ONU sono allestiti in tende), con un assistente medico volontario argentino reclutato allo stesso modo, ha passato al setaccio una prima parte dei più piccoli e di quelli che hanno bisogno di cure. Chiara ha coinvolto anche il nostro staff locale di infermieri e agenti di salute comunitari.
La nostra équipe era entusiasta, tanto che Simone (che non è medico, neppure infermiere, ha studiato tutt’altro!) ha detto che desidera dedicarsi ai progetti di salute. Dice che danno molta più soddisfazione che quelli educativi, si vedono subito i risultati e le persone sono subito contente.
Per chi vive in condizioni di necessità, sentirsi oggetto di cura, sapere che c’è qualcuno di cui fidarsi che si fa carico di te restituisce alla tua persona quel valore che era rimasto sepolto sotto le macerie.
 
Così, dal campo vicino, quello di cui tra poco dovremo occuparci (sono 3.500 persone di cui nessuno si è ancora preoccupato, cosa facciamo, li lasciamo lì?) sono venuti a dire che anche loro vogliono la tenda. Noi ci siamo stupiti perchè ci aspettavamo che volessero il medico. Ma poi chiedendo se volevano anche loro la tenda blu, ci hanno risposto di sì, volevano "la tenda blu, quella con dentro il dottore...". Allora abbiamo capito meglio: sono venuti a chiederci "la tenda blu", riferendosi all’ambulatorio, cioè tenda ma anche quel che c’era dentro, medici e infermieri e farmaci!

I colleghi dall’Italia mi hanno fatto avere la lettera aperta che Giulia, Federica, Francesco e Teresa mi hanno scritto nell’ambito di un approfondimento sui terremoti. Hanno scritto delle iniziative loro e dei loro compagni nella loro scuola, il Malpighi di Bologna, per sostenere le azioni a favore di Haiti.
Sono molto grata per me, per AVSI e anche per questo popolo; è veramente bello vedere che ci sono ragazzi che si preoccupano del bene degli altri, del bene comune, che sanno apprezzare i beni di cui godono (come i cellulari ultimo modello!) ma sanno anche pensare che altri coetanei lottano per le cose più scontate, come cibo, acqua, casa, scuola.

Questo filo che ci lega ci porta molta letizia e ci sostiene. E in fondo ci ricorda che è proprio nella natura dell’essere umano il desiderio di contribuire a un mondo migliore, dove tutte le persone possano esprimere la propria dignità. Peccato che sia necessario un tremendo terremoto per ricordarci questa tensione che ci è donata in quanto esseri umani.
giovedì 4 febbraio 2010

Carissima Fiammetta,

                   abbiamo letto i tuoi diari in cui racconti ciò che hai visto tu lungo le strade di Haiti, tra la gente. Sappiamo che hai trovato e aiutato quattro fratellini dispersi e che hai già trovato 60 dei tanti bambini adottati a distanza mediante l’Associazione AVSI di cui tu sei cooperante, che ospiti oltre 300 bambini mentre i genitori vanno a cercare parenti e le proprie cose e ti ringraziamo perché ci hai fatto capire meglio cosa è accaduto ad Haiti.

Noi vediamo le immagini in TV ma tu vedi cosa fa la gente durante tutto il giorno. Dalle immagini noi non ci rendiamo “veramente” conto della situazione in cui state vivendo, ma sappiamo lo stesso dalle tue lettere che tutti i giorni vi muovete per fare qualcosa per i terremotati: cercate i dispersi, riuscite a trovare cibo, acqua, date alloggio a chi non ne ha e, in qualche modo, un aiuto “da vicino”.

Guardando immagini e video, ci siamo accorti che i bambini di Haiti si accontentano e sono felici con niente rispetto a noi, che abbiamo anche il coraggio di chiedere l’ultimo nuovo cellulare. Siamo rimasti molto colpiti da questo comportamento. Abbiamo anche sentito dire in TV che i bambini feriti si lasciano curare senza piangere: devono aver proprio sofferto molto! Sappiamo che hai deciso di rimanere ad Haiti per aiutare i bambini e le loro famiglie invece di tornare in Italia con tuo figlio, mentre qui avresti potuto ritrovare una vita “facile e normale”.
 
Abbiamo immaginato cosa proveremmo noi nei vostri panni, pensiamo a tutte le cose che alcuni di voi hanno perso: la famiglia, gli amici, la casa, la scuola, senza pensare a quanto la gente fosse povera già prima del terremoto. Ma come farete a continuare a vivere? Grazie anche al tuo aiuto e alla tua associazione, molti riusciranno a ricostruirsi una vita in cui avranno una nuova casa e riuniranno la famiglia, ma non riusciranno mai a dimenticare quel giorno, quindi hai fatto proprio bene a rimanere perché quella gente non si senta abbandonata.

I nostri insegnanti ci hanno proposto due iniziative che abbiamo accettato volentieri. Molti di noi hanno inviato col cellulare uno o più messaggi ai numeri suggeriti per sostenere la Croce Rossa. Inoltre nella nostra scuola è in atto una lotteria il cui ricavato verrà donato alla tua associazione. Era stata organizzata per sostenere la scuola, ma ora è più importante aiutare voi, così i ragazzi del liceo si stanno molto impegnando nella vendita dei biglietti e anche noi abbiamo pensato di dare il nostro contributo. Salutiamo te e tutti gli haitiani, in particolare i bambini. Giulia Martera, Federica Babbi, Francesco Del Conte e Teresa Babini.
Fiammetta: miracolo, Jean Philippe scova tre casse di libri e la scuola ricomincia
Redazione
mercoledì 3 febbraio 2010
Continua il diario di Fiammetta Cappellini, cooperante di Avsi ad Haiti. Sono passati poco più di venti giorni dal violento terremoto che ha colpito Haiti e in particolare la capitale Port-au-Prince, facendo centinaia di migliaia di vittime e riducendo la popolazione superstite, che già viveva in condizioni difficili e di grande povertà, in uno stato di ulteriore sofferenza. Ma a ben guardare, come ha avuto modo di raccontare Fiammetta nelle sue lettere, se non ci si lascia troppo ingannare dalla apparenze della miseria economica e della distruzione, si scopre in chi è rimasto una tenacia e un attaccamento alla vita che hanno molto da insegnarci.
Al campo si lavora senza sosta, ma la buona volontà non basta, perché il disastro è troppo grande. Accade così che siano le circostanze a far intravedere un lampo di quella benevolenza che il nostro animo mai si aspetterebbe: «piccole cose - racconta Fiammetta - che in altri momenti non avrebbero avuto grande significato e che invece ora diventano decisive». Come un aiuto insperato, o il maltempo che incredibilmente si allontana.
 
2 febbraio, Port-au-Prince, Haiti
 
A volte capita che anche nelle peggiori situazioni ci arrivino dei segnali di speranza, delle piccole cose che in altri momenti non avrebbero avuto grande significato e che invece nel contesto del momento diventano decisive.
Tra ieri e oggi sono capitati ben due episodi.
Il primo: ieri il cielo si è rannuvolato in modo preoccupante, grossi nuvoloni neri che qui vogliono dire una sola cosa: pioggia torrenziale. Siamo stato nervosi tutto il giorno, pensando ai nostri tendoni blu, cosi precari, di fronte alla violenza delle piogge caraibiche... Invece! Miracolo! Non è piovuto! D’accordo, lo so, voi direte che capita un sacco di volte, ma non qui: quando da queste parti si rannuvola così, piove SEMPRE. Quindi davvero abbiamo tirato un sospiro di sollievo!
 
mercoledì 3 febbraio 2010

Il secondo episodio: da giorni litigo col personale dicendo di non mandare amici e conoscenti a portare il curriculum perche in questo momento abbiamo bisogno di assistenti sociali, formati, capaci, con esperienza. E null’altro. E da giorni infatti non intervisto altro che queste persone. In vece oggi, a sorpresa, proprio mentre i bambini per l’ennesima volta chiedevano a gran voce la scuola, mi si materializza davanti un ex impiegato direttore didattico che non vedevo da almeno tre anni. E cosa mi dice? Che la scuola non c’è più e lui non potrà più insegnare, e che ha perso la casa e ora vive con tutta la famiglia nel nuovo campo sulla route neuve. Beh, sembrava fatto apposta. Lo abbiamo ingaggiato immediatamente e da domani... si comincia! Il solito Jean Philippe ha scovato tre casse di libri e quaderni e Simone ha promesso che monterà a tempo di record altre due tende. Domani, scuola. Non vediamo l’ora!
 
Fiammetta
 
Fiammetta: il compleanno "speciale" di mio figlio Alessandro
Redazione
martedì 2 febbraio 2010
Due brevi lettere quelle arrivate questa notte alla redazione de IlSussidiario.net da Fiammetta Cappellini da Haiti. E' dal giorno successivo al sisma che ha squassato Port Au Prince che Fiammetta ci racconta dolori, speranze e gioie in questa lotta per la vita di fronte a un evento tanto devastante e tanto vicino, dopo la terribile notte del 6 aprile 2009 che ha ferito L'Aquila e tanti abruzzesi.
 
Oggi però Fiammetta torna a parlare di speranza nella ripresa di un lavoro che fino al momento del terremoto stava portando avanti a favore dei bambini, a cui il terremoto ha tolto anche quel poco che avevano. Ma non la speranza di ritrovare un punto di normalità nella scuola con l'aiuto di Avsi.
 
E di un compleanno molto speciale, quello di Alessandro, che con i suoi due anni contribuisce, nella modalità in cui lo può fare, alla battaglia ideale e umana di Fiemmetta per Haiti.
 
Lunedì primo febbraio
 
Oggi è il giorno della riapertura delle scuole di Haiti.
 
Dai primi giorni dopo le vacanze di Natale, ci stavamo preparando a questo giorno. Provvedere al materiale scolastico, verificare le scuoline di Cité Soleil, parlare con gli insegnanti, preparare le liste di iscrizione, e poi visitare tutti i bambini, soprattutto i “restavek” per fare in modo che potessero andare a scuola. I restavek sono bambini che vivono presso famiglie che li ospitano in cambio di un impegno lavorativo domestico. Sono quindi bambini destinati a non andare a scuola, a fare una vita di serie b (o forse c, o anche d).
Comunque ad avere meno degli altri bambini delle bidonvilles. Per questi bambini negli ultimi anni abbiamo lavorato molto, per convincere le famiglie ospitanti a dar loro delle opportunità reali. Ricordo giornate liete con alcune famiglie che avevamo coinvolto in un percorso per trasformare questa ospitalità con un prezzo, in accoglienza vera e propria, imparando il valore della vita, il prendersi cura dei bambini, di tutti i bambini.
 
Ieri un bambino è corso incontro a Simone e gli ha detto: “Simone quando riapre la scuola?”. La sua scuola non c’è più. Per ora abbiamo preparato classi miste nel tendone della Protezione civile di Place Fierte, ancora con attività ricreative. Per la scuola ci vorrà ancora un po’ di tempo.
 
Martedì 2 febbraio
 
Alessandro compie 2 anni. È una strana giornata, triste per la distanza di Alessandro, ma lieta, perché lo so vivo, sano e in ottime mani. La distanza è difficile, stride con l’essere madre. Fa capire come non siamo padroni della nostra vita. Spero un giorno di poter ricordare con Alessandro questo suo secondo compleanno come un momento speciale in cui anche lui a soli due anni ha combattuto per un mondo migliore.
 
Fiammetta

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