martedì 22 maggio 2012

TERREMOTO/ Lettera da Onna (L'Aquila): ripartite come noi dalla speranza e dalla fede



TERREMOTO/ Lettera da Onna (L'Aquila): ripartite come noi dalla speranza e dalla fede
Foto: InfoPhoto

TERREMOTO EMILIA ROMAGNA: LA LETTERA DEL PARROCO DI ONNA (L'AQUILA) - Cari Amici, quando ho saputo quanto accaduto in Emilia-Romagna mi è sembrato di rivivere tutto ciò che ha vissuto la comunità di Onna quel 6 aprile di tre anni fa, quando il terremoto ha tolto la vita a 309 cittadini abruzzesi. In momenti come questi non è mai facile parlare ma forse è sempre meglio dire qualcosa che possa in qualche modo aiutare. Le nostre parole devono innanzitutto essere rivolte a Dio affinché ci aiuti ma soprattutto ci dia la forza per affrontare con il massimo della speranza tutte le conseguenze di un terremoto devastante. La speranza deve proseguire anche oltre e non fermarsi mai: a Onna ancora non possiamo rientrare nelle case e quelle più antiche non sono state ancora ricostruite, ma anche di fronte a situazioni così complesse e difficili, con l’aiuto di Dio tutto può essere visto in un’altra ottica. E’ da qui che si ricavano le forze per andare avanti e per superare ogni difficoltà.


In un momento come questo è importante che la popolazione emiliana riscopra la solidarietà, la fraternità e il farsi coraggio l’uno con l’altra. I cittadini devono guardarsi in faccia e capire che bisogna rimanere uniti e impegnarsi per andare avanti, senza che la paura o la disperazione possano avere la meglio. Di fronte a un disastro simile i dubbi e la tristezza cercheranno di farsi avanti e dominare, proprio per questo è importante che ci sia sempre qualcuno che dica di andare avanti, di non fermarsi e di cominciare a ricostruire un nuovo futuro grazie alle forze di tutti. Soprattutto in un momento del genere bisogna sempre di più essere portatori di speranza: quando si osserva la propria casa distrutta, dopo averla costruita nel tempo con grandi sacrifici, sembra che in quel momento tutto sia finito e che non ci sia più una speranza. Ma non è così, perché tutti dobbiamo essere portatori di speranza anche quando la stessa persona che parla di speranza può avere qualche dubbio. Bisogna rimanere uniti, perché solo dove c’è unità c’è la forza di ricostruire, di sperare e di giungere ad una situazione migliore.
In Abruzzo, a seguito del terremoto, quasi tutte le chiese sono rimaste inagibili. Sono per lo più edifici antichissimi, i primi a cadere a seguito di una scossa così forte.  Però, nonostante la chiesa sia un edificio di culto, sono più importanti le persone che si trovano intorno, pronte a ricostruirlo. Questo è possibile solamente stringendosi l’uno con l’altra, affrontando ogni difficoltà che ci si pone davanti e ricostruire tutti insieme il tempio cristiano. Prima ancora, è necessario però che ognuno di noi ricostruisca sé stesso e il suo cuore, perché solo dopo potrà rinascere tutto il resto.  
Ai cittadini dell’Emilia-Romagna, prima delle parole, vorrei dare un abbraccio di conforto e incoraggiamento. Solo dopo direi che è proprio nelle situazioni difficili che si scoprono i grandi valori di ognuno di noi. Scoprite dunque questi grandi valori e andate avanti, sconfiggendo la disperazione e la voglia di abbandonare tutto. Quando si resta uniti, nessuno ostacolo è invalicabile
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