martedì 14 ottobre 2008

LETTERA DI PADRE ALDO

Cari amici,
non solo la depressione è una grazia, ma anche la pazzia. (padre Aldo)


Metto la lettra di padre Aldo e la dedico in particolare a Martino.
Penso sia un assiduo lettore visto che molto spesso manda commenti.
Caro Martino
desidererei vedere il tuo volto mentre leggi queste righe.
Chi e' questo padre Trento?
Quello che descrivevi forse nel tuo ultimo commento?
Forse non e' riuscito a passare gli esami ma credo che questa lettera sia una grande lezione di vita.
Non voler immediatamente commentare lasciandoti prendere dall'istinto.
Tu cosa desideri dalla vita?
Incontrare un uomo come Padre Aldo che sa abbracciarti in toto senza porre alcuna limitazione o un uomo in carriera super laureato con tanto di master che non trova nemmeno il tempo di ascoltarti?

all'interno la lettera



13 ottobre 2008


Cari amici,
non solo la depressione è una grazia, ma anche la pazzia.

Lo dico per la grazia di sapere che domenica 13 ottobre il Papa santificherà la madre e il papà di S.Teresina del bambin Gesù. Tutti conosciamo la vicenda drammatica del papà che alternava momenti di pazzia e di lucidità, vivendo fra il manicomio e la casa.

Quello che una volta anche per la chiesa era un impedimento alla santità riconosciuta ufficialmente adesso diventa una grazia. Che bello! Vuol dire che non c’è nessuna condizione che impedisca all’uomo il minimo di libertà necessaria che gli permetta di riconoscere il Mistero, di essere rapporto con l’Infinito.

Mi commuove tutto questo, perché ricordo bene quando negli interminabili anni della depressione mi spaventava l’idea della pazzia. Ricordo che tremore quando passavo davanti ad un manicomio o mi parlavano di pazzia. Eppure nel tempo ho visto il miracolo che tutto è grazia, fino al punto, oggi, di fare teneramente i conti con i malati di mente.

Vi racconto l’accaduto di questi giorni. Abbiamo nella clinica una paziente terminale di cancro schizofrenica che ha tentato di togliersi la vita. Ha 36 anni, 14fratelli, papà e mamma…ma tutti l’hanno abbandonata. Nessuno la visita. L’hanno portata qui e sono spariti.

Dopo alcuni giorni i segni della sua schizofrenia ci hanno messo in difficoltà, anche perché il nostro ospedale non è fatto per questi casi. Però la realtà che ci si presenta è questa e non quella scritta sui regolamenti che si o si dobbiamo fare i conti sempre con la realtà, come ci insegna la parabola del buon Samaritano.

Riuniamo il comitato di bioetica. Studiamo attentamente ogni dettaglio. Ricoverarla in manicomio? Sedarla per farla dormire sempre? Una bella discussione piena di umanità. Personalmente sono intervenuto alla fine e ho detto, tagliando così la testa al toro: “amici, mandarla al manicomio sarebbe la soluzione più comoda e più inumana perché ci libereremo di un problema che si o si ci coinvolgerebbe fino all’osso.

Sedarla, doparla perché dorma sempre e così eviteremmo qualunque rischio, ma questo non sarebbe già introdurre un inizio di eutanasia? Un modo come il primo per sbarazzarci di lei, per non coinvolgere il proprio io in una relazione impossibile all’uomo o per lo meno stancante.

Ebbene, amici, è la realtà che ci deve guidare e la realtà, pensando alla mia storia, mi fa capire che lei è una grazia. Una grazia per lei perché nei momenti lucidi riceve anche la comunione e si è confessata.

In nessuna persona noi possiamo pensare che il Mistero non possa operare e che il paziente non tenga un secondo di lucidità, di libertà che gli permetta di riconoscere la grande Presenza.

E’ una grazia per noi, perché lasciandola sveglia, pur usando tutti i farmaci adeguati, ci obbliga a stare al suo fianco le 24 ore del giorno. E’ una grazia perché ci educa alla gratuità, ci educa a riconoscere il Mistero, quel Mistero, come più volte testimoniato, che mediante la nostra presenza amorosa al suo fianco le permette perfino di stare tranquilla lì nella camera, senza quelle reazioni schizofreniche che manifesta quando è sola.

Insomma amici, Irna, è il suo nome, come il piccolo Victor, sono una grazia perché ci ricorda che non esiste condizione umana che non sia umana, che impedisca a chi soffre, conosciuti o no e a chi l’assiste, di vivere il nesso con il Mistero”.

La riunione è terminata con una preghiera: Signore dacci un cuore grande per amare. E da giovedì Irna non è più dopata come prima e totalmente addormentata, è sveglia e amorosamente assistita a turno da noi. E il suo volto è un altro.

“L’uomo non può vivere senza amore, sarebbe incomprensibile” scriveva Giovanni Paolo II, ma “l’amore è Gesù Cristo”. Per questo solo un incontro con Lui permette questi miracoli.

Un abbraccio, domenica vivo con gioia la beatificazione dei genitori di S.Teresina del bambin Gesù.
P.Aldo


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