venerdì 3 ottobre 2008

DAL NOSTRO INVIATO A MONTREAL

John Zucchi: non c’è soltanto l’offensiva dell’anticlericalismo alla radice di questa mutazione antropologica
«La rivoluzione silenziosa e la ’resa’ dei cattolici»



Avvenire, 2 ottobre 2008

E da quest’anno, a scuola, l’Etica di Stato. Per i cattolici uno schiaffo, ma forse anche una sfida.

Marina Corradi



Era un Paese profondamente cattolico. Ogni villaggio, ogni fiume del Québec rurale porta il nome di un santo. Negli anni Venti, dicono le statistiche, addirittura una donna maggiorenne su 11 era suora. Da qui alla frequenza alla messa del 5%, cosa è successo in Québec?

John Zucchi, docente di Sto¬ria alla Mc Gill University e traduttore in Canada dei li¬bri di don Giussani, spiega: «Prima della guerra, tutto in Québec era in mano alla Chiesa: ospedali, sindacato, scuola, tanto che solo nel ’64 è nato il ministero dell’I¬struzione. Tra il 1935 e il 1959 i governi del conserva¬tore Maurice Duplessis ave- vano stretto con la Chiesa cattolica un’al¬leanza forte, ma anche strumentale. Poi, ne¬gli anni Sessanta scoppia quella che noi chia¬miamo la 'rivoluzione tranquilla'. L’influs¬so della cultura marxista e l’esplosione del¬lo statalismo incrociano l’impatto del Con¬cilio Vaticano II. Numerosi sacerdoti ab¬bandonano la veste. La Chiesa pare ritirarsi su sé stessa. Prende piede, nella generazio¬ne che oggi ha 50 anni, un visibile rancore verso ciò che è cattolico. Nel 1985 all’uni¬versità io non potevo permettermi di parla¬re positivamente della Chiesa, gli studenti, francofoni e cattolici di origine, non lo tol¬leravano. La nostra è la generazione più a¬mara ».

Quella che, anagraficamente, ora è al go¬verno, e nei media, marcati da un netto an¬ticlericalismo…

Sì, anche se occorre dire che non tutta la lai¬cizzazione del Québec è opera di una cultu¬ra radicale. Le leggi su aborto e divorzio so¬no dovute a governi liberali, moderati, a po¬litici anche cattolici. Fino a questa legge che bandisce l’insegnamento confessionale dal¬le scuole, e che pure viene da un governo moderato. Uno degli estensori del progetto del nuovo Corso di etica, George Leroux, as¬sume in fondo la tesi kantiana dello Stato che si appropria della religione, per farne u¬na religione di Stato.

In Québec con il forte flusso dell’immigra¬zione si affronta anche il problema della convivenza religiosa…

Ci sono state molti processi concernenti la 'accoglienza ragionevole', la conciliazione degli usi degli immigrati con quelli tradizio¬nali. Poi il Governo ha commissionato una grande indagine nel Paese, alla ricerca di possibili soluzioni. In realtà però i nuovi ar¬rivati in genere non mostrano alcun fastidio per le croci sugli edifici. Il multiculturalismo è usato come alibi da una cultura laicista che vuole semplicemente ridurre la fede reli¬giosa a uno spazio privato.

L’aggressività del laicismo, soprattutto fra gli intellettuali e nei giornali, basta a spiegare il crollo della pratica cattolica in Québec?

Da un lato, nell’onda della 'rivoluzione tranquilla' e poi del ’68 la Chiesa qui si è sentita messa ai margini, irrilevante. E forse si è andata anche dimenticando del fondamento, della sua prima radice. Oggi, gli adulti sono ancora spesso ostili. I ventenni, invece, del cristianesimo non sanno quasi niente, e sono più disposti ad ascoltare. A volte però il rischio è il pietismo, un cristianesimo privato che rinunci a incidere sulla realtà.


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