lunedì 6 luglio 2009

LIBERTAS ECCLESIAE E DINTORNI

Libertas ecclesiae significa la possibilità che ognuno incontri Cristo, nell’esperienza del popolo cristiano, cioè che abbia la possibilità di vivere l’appartenenza alla Chiesa. Per fare questo incontro dobbiamo innanzitutto poter paragonare quel che ci accade con le nostre esigenze ed esperienze elementari, con quello che chiamiamo cuore.




Dal sito di Anna
Sulla libertas Ecclesiae
Forse è bene riflettere su cosa si intende per libertas Ecclesiae e l'articolo della home di Stranocristiano è davvero illuminante anche se non immediato:


Libertas Ecclesiae e dintorni
“Gli illuministi non volevano abolire i valori cristiani [ ….] ma non volevano seguire la Chiesa, non volevano continuare a riconoscere Cristo come decisivo per la vita. Allora difendevano i frutti che Cristo aveva portato separandoli dall’origine; hanno voluto fare un cristianesimo senza Cristo, difendendo i valori cristiani a prescindere dalla fonte, dalla sorgente di questi valori”. E’ uno stralcio da Romano Guardini, citato da Don Carròn, per spiegare che non hanno senso le battaglie sui “valori” di per sé – la vita, la famiglia – se non se ne afferma l’origine e il significato.



lunedì, 06 luglio 2009



E’ profondamente vero, ed è il motivo per cui, per esempio, non abbiamo seguito l’amico Giuliano Ferrara quando alle scorse elezioni politiche ha presentato la lista contro l’aborto, pur condividendone - ovviamente – lo scopo: non sono i discorsi sulla sacralità della vita che fanno cambiare idea ad una donna decisa ad abortire.

Noi chiediamo innanzitutto la libertas ecclesiae, la libertà della Chiesa di esistere, e usiamo questo come criterio per scegliere, ad esempio, quale partito votare o quali candidati scegliere alle elezioni.

Ma dobbiamo capire bene cosa significa adesso, ai nostri giorni, chiedere la “libertas ecclesiae”, nel nostro paese, altrimenti rischiamo di equivocare quanto detto finora.

Alcuni miei amici dicono che Libertas ecclesiae significa poter costruire le nostre opere – dalle scuole, al Banco Alimentare, al Meeting – per fare esperienza e testimoniare la bellezza dell’incontro fatto.

Ma allora dovremmo anche ammettere che se domani, ad esempio, la Corte Costituzionale consentisse anche la diagnosi preimpianto degli embrioni, o la fecondazione eterologa, per le nostre opere non cambierebbe niente: ci sarebbe lo stesso il Meeting, faremmo ugualmente la Colletta Alimentare, le nostre scuole continuerebbero ad esistere.

E d’altra parte nella Spagna di Zapatero l’introduzione del matrimonio omosessuale non ha impedito certo ai cattolici di andare in piazza – ci sono andati a milioni – ai vescovi di parlare, ai movimenti e alle famiglie cattoliche di esistere e di operare, di continuare ad esempio le loro opere di carità.

Quindi leggi di questo tipo non impediscono la libertas ecclesiae, se con questa espressione si intende semplicemente la possibilità di costruire le nostre opere, e testimoniare pubblicamente.

Allora, le possibilità sono due: o questi fatti nuovi (fecondazione artificiale, etc.) non hanno niente a che fare con la libertas ecclesiae, e quindi possiamo ignorarli ed andare avanti sulla nostra strada – e allora tutte le conferenze episcopali del mondo stanno sbagliando – oppure dobbiamo chiederci se abbiamo capito cosa significa libertas ecclesiae.

Libertas ecclesiae significa la possibilità che ognuno incontri Cristo, nell’esperienza del popolo cristiano, cioè che abbia la possibilità di vivere l’appartenenza alla Chiesa. Per fare questo incontro dobbiamo innanzitutto poter paragonare quel che ci accade con le nostre esigenze ed esperienze elementari, con quello che chiamiamo cuore.

Ma per la prima volta nella storia dell’umanità – per la prima volta, è bene sottolinearlo – sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo: si stanno sovvertendo tutte le categorie fondamentali dell’esperienza elementare. Si sta distruggendo l’umano nelle sue fondamenta.

Un esempio: in Spagna qualche settimana fa è stata data la notizia di due donne lesbiche che, sposate fra loro, hanno avuto due figlie. Ognuna delle due ha donato i propri ovociti all’altra, con lo sperma di un donatore sono stati fecondati, e ognuna ha portato nel suo utero la figlia “genetica” dell’altra.

Le bambine nate hanno quindi due mamme, di cui una genetica, che ha dato l’ovocita, e l’altra che l’ha portata in grembo, e l’ha registrata all’anagrafe a suo nome. Non hanno padre, legalmente.

Un fatto come questo scardina tutti i rapporti umani naturali esistenti dagli albori dell’umanità. Significa che quel rapporto uomo-donna su cui si basa L’UMANO non è più un dato di fatto oggettivo, un’esperienza umana fondante, ma una delle possibili varianti dell’umanità.

Tecnicamente, un bambino oggi può avere fino a sei genitori, di cui tre fornitori del patrimonio genetico (una donna fornisce l’ovocita, un’altra i mitocondri dell’ovocita, un maschio lo sperma, e quindi il patrimonio genetico del bambino proviene da tre persone), e poi una terza donna mette a disposizione l’utero, una quarta sarà la madre “sociale”, che lo registra all’anagrafe come figlio suo, insieme ad un secondo maschio, il sesto genitore, che sarà il padre sociale.

Qual è l’esperienza elementare di questo bambino? Quale è la sua “certezza morale” o “certezza esistenziale”?

Immaginiamo di raccontare a questo bambino l’esempio che ci faceva Don Giussani per spiegarci la “certezza morale”: se vai a casa e tua madre ti dà il risotto, tu non ti poni il problema di analizzarlo per verificare se è avvelenato, prima di mangiarlo, sarebbe irragionevole. Per il bambino con sei genitori, invece, il problema è capire se ha una mamma e chi è, prima ancora del risotto potenzialmente avvelenato, o no. L’esempio non vale più. (E chi conosce il libro “il senso religioso”, può provare a scorrere il testo e domandarsi quali degli esempi valgono ancora per il bambino con sei genitori).

Non è una questione di “valori” – il valore della famiglia, il valore della vita – ma sono in gioco i fondamenti dell’antropologia.

Paradossalmente possiamo dire che il problema non è l’aborto o il divorzio: che l’aborto fosse un grande male lo sapeva anche Ippocrate, e la fedeltà coniugale senza l’esperienza cristiana è un’eroica eccezione. Adesso aborto e divorzio sono praticati su larga scala, ma fanno parte della carne e del sangue dell’esperienza umana, così come le guerre, gli omicidi, e tante altre manifestazioni del male che la storia dell’uomo conosce, da sempre, e che il cuore dell’uomo – queste sì – pure riconosce.

Ma lo scardinamento del rapporto uomo-donna e la possibilità di creare la vita in laboratorio in forme nuove, e di disporne, questo no, non è mai successo. Così come l’eutanasia – l’uccisione per pietà – c’è sempre stata, più o meno, mentre non si è mai teorizzato il diritto a morire, la scelta di morire quando si vuole.

Mentre per quelli della mia età i sei genitori possibili sono aberrazioni evidenti, dobbiamo essere consapevoli che per i nostri figli e nipoti questa sarà una variante dell’esperienza umana, e anche se non sarà la loro esperienza personale, sarà quella che vedranno nei compagni di scuola, o in televisione. E quanto resisterà, il loro “cuore”?

Non sono solo temi etici, insomma, quelli di cui abbiamo parlato, ma le fondamenta dell’umano. Non sono i “valori” ad essere in gioco, e la differenza fra la Spagna e l’Italia non è che loro hanno Zapatero e noi solo Prodi; la differenza è il Card. Ruini, che ha capito che siamo di fronte a una questione epocale, la questione antropologica. Ed è stato in grado di affrontare la situazione in modo adeguato ed efficace.

La libertas ecclesiae è in pericolo quando si impedisce o si rende comunque difficile il paragone con l’esperienza elementare, perché in questo modo si impedisce l’esperienza cristiana.

Credo che spesso la nostra idea di “libertas ecclesiae” sia legata agli anni passati, quando il problema era avere il diritto di cittadinanza, pubblicamente: appendere un volantino, mettere su il Banco Alimentare, fare le scuole libere. Ma adesso la situazione è cambiata, e non è più questo il problema.

Si potrebbero dire molte altre cose, ma per ora mi fermo qua.

Credo sia importante cominciare a riflettere su tutto questo, se vogliamo capire meglio cosa sta accadendo intorno a noi, e cosa significhi adesso la “libertas ecclesiae”.

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