sabato 19 gennaio 2008

GLI IDIOTI HANNO PERSO MA PURE LA NOSTRA LIBERTA'

LIBERO 18 GENNAIO 2008
di RENATO FARINA
Chi ha vinto ieri? I comunisti universitari del "Pane e le rose" gracchiavano trionfo: siamo riusciti a impedire al Papa di penetrare in uno spazio laico e progressista. Hanno ragione, hurrà. Non hanno mica torto: hanno avuto il potere, pur essendo in quattro gatti, di togliere un bel pezzo di libertà a Benedetto XVI e a tutti noi (la libertà è indivisibile).

E bisogna dire che hanno avuto per alleata l'ignavia delle autorità politiche, brave a manifestare solidarietà e a gridare allo scandalo a danno fatto; ed anche un po' il tiepidume della maggioranza degli studenti, una maggioranza sparpagliata, che solo in Comunione e liberazione e in Azione giovani trova dei punti di slancio ideale positivo. Però.

Obiettivo fallito
Però l'obiettivo principale dei gruppazzi e dei loro mandanti invisibili è fallito. Volevano muovere le mani, buttarsi per imbrattare il Papa, mettere paura, costringerlo a tacere mentre era lì. E comunque addebitargli i pestoni presi dalla polizia intervenuta a difenderne la sicurezza. C'è stato chi ha evocato con gusto, nell'attesa dell'evento, le gesta della plebaglia romana che voleva gettare nel fiume la salma di Pio IX. Magari, eh. Be', il colpo non è riuscito, lo schiaffo di Anagni ripetuto davanti alle telecamere dell'universo ha fatto cilecca. Le immagini dell'inaugurazione dell'anno accademico all'Università romana "La Sapienza" dicono di una teppa guidata dal rifondarolo no global Francesco Caruso bloccata ai cancelli. Urlavano scandendo slogan, spintonavano, ma gli mancava la grinta, si vedeva che questo era solo il piano B. Dichiararsi felici di aver chiuso la porta al Papa, imbastire un casino moderato.

Ma il piano A è andato a ramengo, e questo gli ha tolto baldanza rivoluzionaria consegnandoli alle urla da osteria: gli era stata sottratta la preda numero uno, il nemico principale della loro opera da idioti violenti: il Papa tedesco.

Così possiamo dirlo. Meno male che Benedetto XVI non ci è andato. Deo gratias al titolo preveggente di Libero: domenica avevamo annunciato in prima pagina un agguato al Papa in fase di preparazione. Gli intellettuali, copioni di internet e delle sue falsificazioni, avevano fornito proiettili al boicottaggio armato, citando in una lettera aperta un Ratzinger inesistente, per renderlo odioso. E i ragazzotti da G8 avevano usato il tamburo dei blog per prepararsi alla battaglia, con la simpatica réclame fornita gratis da Repubblica e dal Manifesto, come se fosse un atto di coraggio fisico accusare il Papa di delitti mai commessi, tipo aver condannato Galileo.

Gli idioti sono rimasti con un pugno di mosche in mano. Non c'era il Pontefice cui dare l'assalto per passare alla storia, e hanno provato invano a incattivirsi lo stesso. Hanno premuto addosso alla polizia. Potevano entrare se avessero voluto, mollando gli attrezzi da corteo in piazza. Bastava esibissero il tesserino universitario. Ma tanti devono essere professionisti della spranga più che del libro. E hanno deciso di star fuori a lamentarsi dell'emarginazione: li si notava di più se facevano casino fuori facendo gli agnelli impediti di esprimersi.

Povera Italia. E dentro l'aula magna? Mamma mia com'è stata inutile, infelice, in fondo carica di retorica infantile, questa inaugurazione senza Papa. Le uniche cose interessanti per cui andarci e ascoltare potevano essere proprio le sue parole - come onestamente riconosciuto dal ministro Fabio Mussi. Ed invece è stata una lagna, la solita broda universitaria di lezioni inascoltabili e di giustificazioni della propria inappetenza culturale.
Intellettuali invisibili


Alla fine i 67 famosi professori, firmatari della lettera di anatema contro Ratzinger, non si sono visti tra i manifestanti o mescolati al pubblico. In fondo sono intellettuali. Loro hanno tirato il sasso, è rimbalzato bene sulle acque della stupidità dei loro allievi più pratici del bar e delle cantine che dei laboratori: non vanno a lezione, ma leggono Repubblica e il Manifesto.

Note positive. Alcuni studenti di Comunione e liberazione hanno manifestato compostamente nell'aula magna, mettendosi un bavaglio, ed esibendo alcuni grandi fogli con la scritta: «Nega- no la libertà, e pur si muove».

Se non altro hanno citato correttamente Galileo, c'è insieme la costernazione per la negazione di un incontro e la speranza. Non ha vinto il Papa: a lui sarebbe piaciuto andar lì.

È vero che la "allocuzio ne" è stata letta e diffusa. I discorsi dei Papa però non valgono solo per la carta su cui sono scritti e per i concetti che comunicano, ma per la presenza di qualcuno che dice quelle parole, la sua faccia, il segno che rappresenta per milioni di uomini.

L'esserci con il corpo e con il suo sorriso è un'altra cosa: e questa è stata irreparabilmente tolta alla nostra vita universitaria e alla nostra cultura.
In piazza della Minerva gli studenti di Azione giovani hanno chiesto le dimissioni del rettore poco magnifico, il quale aveva addirittura accondisceso ai gruppazzi che avevano occupato il rettorato concedendo loro di manifestare contro il Papa purché compostamente.

I telegiornali avevano descritto benevolmente l'episodio parlando di «occupazione pacifica». Come se esistesse un'illegalità pacifica, come se la rottura delle regole di convivenza potesse essere mite.

Che disgrazie capitano in Italia. Che Paese. In tutto questo si fa più forte l'eco della convocazione in San Pietro, a Roma, per domenica all'Angelus di mezzogiorno. L'invito non è solo per i fedeli di Cristo, ma anche per i devoti della libertà e della passione civile.

PIAZZATA I contestatori avrebbero potuto manifestare dentro l'università: bastava esibire il tesserino. Ma si vede che molti di loro sono professionisti del bastone, non del libro

NOTE POSITIVE Gli studenti di azione universitaria hanno invitato il rettore a dimettersi. Giusto, non si può trattare coi violenti legittimando chi infrange le regole



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