martedì 6 maggio 2008

E ANCHE ASOR ROSA SI INCHINA A DANTE MA PRENDENDOLO PER IL VERSO SBAGLIATO

La seconda cosa di cui prendo atto è che Asor Rosa continua a capire poco di Dante. Tanto è vero che in quell’articolo finisce per abbrac­ciare Dante come un proprio simile. Essendo Asor Rosa un marxista fallito che sa di esser­lo, ecco che trova fraterno Dante in quanto 'visionario fallito'. Dante avrebbe inventato inferno, purgatorio e paradiso perché la me­diocrità dei tempi gli avrebbe fatto «scoprire che non c’è accordo possibile fra ciò che si de­sidera e ciò che accade». Tutto qui?

Minima di Alfonso Berardinelli
Tratto da Avvenire del 3 maggio 2008

Leggendo una recensione di Alberto A­sor Rosa al libro di Guglielmo Gorni su Dante ( Il sogno di Dante, visionario fal­lito, La Repubblica, 16 aprile), prendo atto che Asor Rosa comincia forse a rendersi conto, in età avanzata, che l’autore della Commedia non è da sottovalutare,

non c’è bisogno di con­trapporgli per polemica la sublime eleganza di Petrarca né l’amoralismo di Boccaccio, e che ritenere Dante il più grande scrittore ita­liano non significa che ha sempre ragione quel moralista e patriota di De Sanctis, che Asor Rosa per tuta la vita ha cercato invano (ana­cronisticamente) di 'superare'. Dante è da più di due secoli il poeta europeo più im­prescindibile, riletto dalla critica romanti­ca (che in Italia culmina con De Sanctis) non­ché studiato e amato, nel Novecento da Eliot, Auerbach, Contini, Montale, Mandel’štam, Auden e innumerevoli altri. Il petrarchismo ha prodotto la lirica pura, il dantismo ha in­coraggiato la mescolanza degli stili, la poesia di pensiero realistica e teologica.

La seconda cosa di cui prendo atto è che Asor Rosa continua a capire poco di Dante. Tanto è vero che in quell’articolo finisce per abbrac­ciare Dante come un proprio simile. Essendo Asor Rosa un marxista fallito che sa di esser­lo, ecco che trova fraterno Dante in quanto 'visionario fallito'. Dante avrebbe inventato inferno, purgatorio e paradiso perché la me­diocrità dei tempi gli avrebbe fatto «scoprire che non c’è accordo possibile fra ciò che si de­sidera e ciò che accade». Tutto qui?
Bella sco­perta. Ci voleva Dante, ci voleva una vita per capirlo? Certo è che per Dante e per il Me­dioevo l’aldilà non era un’invenzione, era una realtà: qualunque commentatore della Com­media lo sa bene. E comunque al marxista fal­lito Asor Rosa non si aprono vie d’uscita. Non vedrà il paradiso, né l’inferno, forse. Anche se per i professori ossessionati dal potere come lui, andrebbe inventato, direbbe Kierkegaard, un piccolo inferno apposito: l’inferno di chi vuole comandare e non ci riesce.

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